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Autore: Salya    14/04/2016    3 recensioni
Estratto-1
"Ma cosa succede se due metà si cercano all'infinito senza trovarsi?
Cosa succede se l'altro capo del filo rosso è stato spezzato e porta al nulla? "
Estratto-2 "Yoongi percorreva sempre la stessa strada per andare a lavoro, un lungo e largo stradone, pulito da pubblicità, manifesti, fronzoli, scritte. Un lungo e largo stradone nei toni del marroncino, con i balconi che affacciavano sui marciapiedi, sempre uguale, sempre mancante di qualcosa che attirasse la sua attenzione. Una grande strada spoglia che non cambiava mai."
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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NuovaYoonKook Si dice che in passato, tanto tempo fa, quando gli dei Greci popolavano l'Olimpo, la terra fosse abitata dagli esseri umani, le cui forme e sembianze, a noi, sono completamente estranee. 
Per descriverli in maniera alquanto comprensibile, potremmo dire che erano piuttosto bassi, con un unico corpo tondo ed un collo che, però, presentava due teste, ciascuna delle quali guardava in una direzione diversa e ciò li rendeva sempre vigili, tanto che non si poteva attaccarli a tradimento. Un po' come due creature unite per le spalle, con quattro gambe che gli consentivano di non sottoporsi a sforzi troppo grandi per camminare a lungo, con quattro braccia, 'sì che potessero lavorare di più. Ognuna di queste creature, aveva due genitali: i maschi avevano due genitali maschili; le femmine due genitali femminili; e gli androgini, infine, ne avevano uno maschile ed uno femminile. Quanto erano potenti queste creature? E quanto la loro potenza le redeva superbe..?
Un giorno, stolte, tentarono la scalata dell'Olimpo, con la chiara intenzione di spodestare gli dei, e Zeus, di certo, non poteva rimanere indifferete ad un simile oltraggio. Come avrebbe dovuto punirli? Gli umani gli servivano, dovevano lavorare per lui. Come punirli permettendogli di continuare ad esistere? Li avrebbe tagliati a metà, uno per uno, indebolendoli e raddoppiando il loro numero. Sarebbero stati ancora più utili in questo modo. Ma quelle povere creature, da allora, sono incomplete, perennemente alla ricerca della loro metà, della forza perduta che possedevano solo insieme, di quella capacità di resistere alle cose più dure, alla ricerca di ciò che le rende piene.
Ma cosa succede se due metà si cercano all'infinito senza trovarsi?
Cosa succede se l'altro capo del filo rosso è stato spezzato e porta al nulla?

Yoongi non era mai stato una persona troppo espansiva, ma sapeva divertirsi senza fare sciocchezze. Sapeva andare in giro con gli amici e, quando era necessario, ridere. Sapeva osservare le persone e tirava ad indovinare, al primo sguardo, quanto peso avrebbero avuto nella sua vita. Nessuno. Di passaggio. Costante. Ovviamente non aveva sempre ragione. 
Non aveva mai trovato il "Per sempre". Non aveva mai trovato la sua metà, ma per essere più corretti, non l'aveva mai cercata. Lui semplicemente l'immaginava. Immaginava ed aspettava.
Magari sarebbe stata una bella fanciulla affascinata dal suo sorriso, quando era in compagnia degli amici; magari una moretta che sapeva scavare nell'anima o una lontana straniera  che parlava la lingua del suo cuore. La immaginava fin da bambino questa principessa, ma non si faceva mancare qualche intrattenitrice.
Ed aspettava in camera, mentre svolgeva gli esercizi di matematica steso sul letto, a tredici anni. Ed aspettava correndo e divertendosi per strada con gli amici, a diciassette anni. Ed aspettava stampando uno scontrino sul posto di lavoro, la sera, a ventidue anni, per procurarsi quanto bastava per le tasse uiversitarie. Ed aspettava la mattina, seduto in aula, mentre prendeva appunti con la voce del professore che cullava l'inchiostro scuro che si stampava sulla sua carta.
Ed aspettava, immaginava. Ad un certo punto cominciò ad immaginare anche un ragazzo. Un ragazzo qualunque. Gli piaceva quell'idea. Gli piaceva che qualcuno fosse destinato a lui, e che di quella persona lui non conoscesse neanche il sesso.
Gli piaceva l'idea che fosse tutto una sorpresa, ed era sicuro che quando l'avrebbe incontrata, quella persona, l'avrebbe riconosciuta.
Ed aveva cominciato a cercare, poi, nelle persone che gli erano intorno. Ci provava, cercava, ma nessuno di loro gli faceva pensare di essere la persona giusta.
Yoongi percorreva sempre la stessa strada per andare a lavoro, un lungo e largo stradone, pulito da pubblicità, manifesti, fronzoli, scritte. Un lungo e largo stradone nei toni del marroncino, con i balconi che affacciavano sui marciapiedi, sempre uguale, sempre mancante di qualcosa che attirasse la sua attenzione. Una grande strada spoglia che non cambiava mai.
Arrivava a destinazione, si metteva dietro la cassa e stampava scontrini fino a quando non arrivava il carico di merce da sistemare negli scaffali e così abbondonava la sua postazione, prendeva due scatoloni fra le braccia, ne spingeva uno coi piedi e spariva fra i corridoi e le mensole piene di cibo e vari, lasciando che l'anziano proprietario lo sostituisse momentaneamente alla sua occupazione. Sempre alla stessa ora, minuto in più, minuto in meno.
E quando Yoongi spariva fra gli scaffali per decine e decine di minuti, in un numero a caso fra quelle decine, entrava JungKook per rifornirsi delle gomme che, durante il giorno, la sua sorellina finiva e che, ogni sera, gli richiedeva.
JungKook faceva il suo acquisto, parlava un po' con il vecchio, poi andava via e, dopo un po', Yoongi finiva ciò che stava facendo e tornava  dietro al bancone, scambiava due chiacchiere con il datore di lavoro e poi, insieme, andavano via, chiudendo il piccolo supermarket.
Anche la sera di cui vi sto per raccontare successe la stessa identica cosa. Il loro destino sembrava essere quello di non doversi incontrare mai.
Yoongi aveva finito in fretta, perché le merci da sistemare erano in quantità minore, e ritornò alla cassa giusto in tempo per vedere le spalle di un ragazzo andar via ed il suo capo sorridere divertito mentre scuoteva la testa.
«Ajusshi! Perché ridete a quel modo?» Chiese curioso mentre si toglieva il grembiule, lo piegava accuratamente e lo poggiava su una delle due sedie dietro al bancone.
«E' quel ragazzo, Jungkook. E' sempre così sbadato. Ogni sera torna con un nuovo taglio o livido e mi racconta come se li è procurati, cadendo di qui, o andando a sbattere di lì. Aigoo.. gli ripeto sempre di fare attenzione, ma niente. Ha proprio la testa fra le nuvole!» ed anche l'uomo, mentre parlava, imitò Yoongi liberandosi del grembiule ed invitandolo, poi, ad uscire dal negozio in modo da poter chiudere e  tornare a casa velocemente. Yoongi non se lo fece ripetere due volte e salutando il più anziano corse fuori.
Socchiuse gli occhi e respirò l'aria di Seoul, che tutt'era meno che pura, così diversa dall'aria della sua natale Daegu. Allargò le braccia e lasciò che la leggera e fresca brezza di quella sera gli scivolasse addosso, gli scompigliasse i capelli rosa  e lo superasse, lasciandoselo alle spalle, lasciandolo preda di un'aria simile ma diversa. Un sorriso gli distese le labbra apparentemente morbide e dai colori vivi, infilò le mani in tasca e poi prese a camminare in direzione di casa sua.
Non appena mise piede nell'edifcio, chiudendosi alle spalle il cancello,  qualcuno passò correndo propriò lì davanti, andando per la sua strada.
Doveva correre, JungKook, perché a breve sarebbe iniziato il suo turno al locale, e passare a casa per cambiarsi, anche se necessario, non era stata un'ottima idea.  Sarebbe dovuto fermarsi solo il tempo di recuperare la divisa da cameriere, così avrebbe potuto evitare, almeno quella sera, la solita ed ormai quotidiana ramanzina, ma non ci aveva pensato nemmeno quella volta e, quindi, non gli restava che correre.
Il taglio che si era fatto sull'indice nel tentativo di raccogliere i pezzi di un piattino distrutto la sera precedete era ben coperto da un cerotto color carne,  mentre il livido sulla gamba procuratosi inciampando nei suoi stessi piedi sul marciapiede, era stato ricoperto con una fresca pomata e fasciato  per evitare che gli desse fastidio mentre faceva i turni al locale, girando fra i vari tavoli a raccogliere bicchieri vuoti ed ordinazioni.
Anche il giorno dopo sarebbe andato a lavoro, dopo aver preso il quotidiano pacchetto di gomme. Aveva finalmente finito la scuola superiore ed era libero di lavorare, così da poter aiutare sua madre con le varie spese per la casa e quelle per le cure mediche necessarie alla sua sorellina. Ogni tanto usciva anche lui con qualche amico, ma la sera era dedicata sempre al lavoro in uno dei locali più famosi della zona in cui abitava.
E proprio una di quelle sere, si ritrovò a recuperare un bicchiere vuoto dal tavolo senza sapere che appartenesse a Yoongi.
Quando uscì dal bagno, Yoongi, era già abbastanza brillo, quindi decise di farsi accompagnare a casa da alcuni dei suoi amici che erano lì con lui, mentre JungKook, di spalle, raccoglieva bicchieri di cocktail vuoti dal tavolo di fronte.
Insomma, si incrociavano più volte in un giorno, tante volte in una settimana e centinaia in un mese, ma non si vedevano mai. Come un buffo scherzo del destino, quando passava uno l'altro era girato, e quando l'altro avrebbe potuto vederlo, l'uno era nascosto dietro persone, pilastri, auto, o qualsiasi altra cosa potesse impedirgli di vedersi e riconoscersi. Due metà destinate a non incontrarsi mai..?
Ma chissà quante volte al giorno, ognuno di noi, scontra o incrocia per caso, senza saperlo, la sua metà. Chissà quante volte siamo passati l'uno accanto all'altro senza riconoscerci e chissà quante volte succederà ancora. Chissà quante volte abbiamo guardato una persona senza sapere quale legame ci avrebbe uniti  a lei, e gli abbiamo dato un peso qualunque, quasi inesistente. Quante volte, sovrappensiero, abbiamo avuto davati agli occhi la nostra metà reale, in carne ed ossa, ma abbiamo visto solo uno sconosciuto qualunque?
Era così anche per loro. Non si conoscevano e cotinuavano a non incrociarsi. Yoongi continuava ad immaginare e JungKook continuava ad essere perso nel suo mondo dove il sorriso era obbligatorio. Perché il suo sorriso doveva essere di esempio alla sua sorellina. Anche lei doveva sorridere sempre, nonostante la malattia la stesse divorando da dentro. E da fuori.
La stava divorando. La divorava a vista d'occhio, e JungKook sorrideva, perché se era lui a farlo per primo, allora anche la sua principessina sorrideva.
Ed andava a lavoro, guadagnava soldi, mancava di qualche secondo Yoongi e poi tornava a casa a far compagnia alla sua piccina, mentre la loro mamma, stanca, riposava.
Sarebbe andato tutto nel verso giusto.
«Quando guarirai ti porterò sulle giostre! Sto guadangnando tantissimi soldi, così posso portartici! Hai sempre voluto andarci.» Glielo ripeteva ogni notte, steso accanto a lei che dormiva, carezzandole il capo nudo e liscio, non prendendo neanche in considerazione che le cose sarebbero potute non andare secodo i suoi piani.
Nessuno avrebbe potuto predere in considerazione una cosa simile. Nessuno avrebbe potuto pensare che tutto il dolore di quella bimba potesse essere reale ed inguaribile. Mortale.
Adesso non c'era più bisogno di sorridere per lei, perché non poteva più farlo. Perché i suoi occhi erano chiusi e le sue labbra fredde perdevano colore insieme alla sua pelle, mentre se ne stava per l'ultima volta, fra pianti e silenziosi dolori, nel grande lettone della sua mamma, condiviso più volte con il suo fratellone. Ma ora quel fratellone non era steso accanto a lei, al suo corpo freddo e senza vita, meraviglioso, come quello di una bambola di porcellana. Suo fratello era di fronte al letto, il viso asciutto e gli occhi inespressivi. Tanto era il dolore che non riusciva neanche a cacciarlo sottoforma di lacrime. Perché delle lacrime così piccole non avrebbero potuto contenere la più microscopica briciola di un dolore così grande.
E mentre JungKook si chiudeva nel suo dolore, si allontanava dalla casa e smetteva di andare a lavoro, Yoongi viveva e lo aspettava senza nemmeno conoscerlo. 
Il tempo passava così. Il più piccolo girava per le strade senza meta, si ritrovava a fare a botte con sconosciuti per stupidi motivi, finendo a terra con le labbra saguinanti e qualche livido a colorargli il viso pallido, si infilava il cappuccio, ed entrava a comprare le gomme nel negozio dove lavorava l'altro, senza più fermarsi a parlare, senza più sorridere. Prendeva le gomme ed andava via. Non gli servivano più, più nessuno gliele chiedeva e non le mangiava nemmeno. Le metteva in tasca e tornava a girare senza meta, fino a quando non arrivava il momento di tornare a casa. E tornava a casa, non dormiva, e se lo faceva, desiderava svegliarsi, perché il dolore negli occhi della sua sorellina che gli appariva in sogno non riusciva a sopportarlo. E poi tutto ricominciava, dal mattino alla sera. JungKook uscì di casa, si stava recando al negozio per comprare le  gomme, camminava senza vita, trascinava un passo dopo l'altro, il cappuccio della felpa tirato fin sul capo, le mani in tasca ed il viso cupo. Camminava a passo lento per la strada, mentre gli occhi si inumidivano a ricordi troppo belli e dolorosi, ma se qualcuo glielo avesse chiesto, avrebbe risposto che era il vento ad infastidirlo. Chi avrebbe mai potuto capire ciò che sentiva?
Quel giorno le merci, al negozio dove Yoongi lavorava part-time, non arrivarono.
«Ajusshi, oggi non arrivano i carichi?» chiese il ragazzo con tono stranito, ma tutto sommato, contento di non dover occuparsi del lavoro più duro, almeno per quella sera.
«Dovrebbe già essere qui, in realtà. Mi chiedo come mai stia facendo così tardi. Aspettiamo ancora un po', fra mezz'ora chiamo e chiedo informazioni. Spera che arrivino, o domani caricherai il doppio della merce, giovincello.»
Ed aspettarono per qualche ora, in realtà, ma nessuno venne a consegnare i prodotti. Quando il vecchio proprietario chiamò gli venne semplicemente detto che la consegna sarebbe stata fatta per il giorno dopo, in dosi doppie, perché quella sera il veicolo che se ne occupava era stato coinvolto in un incidente e non era stato possibile portarla al termine, dato che la merce era andata persa.
Non avrebbe dovuto sistemare nulla fra gli scaffali, e se il destino non fosse stato così crudele con loro, sarebbe riuscito ad incontrare quella metà che tanto aspettava, ma  proprio quella sera, neanche lei si presentò. 
Yoongi percorreva sempre la stessa strada per andare a lavoro, un lungo e largo stradone, pulito da pubblicità, manifesti, fronzoli, scritte. Un lungo e largo stradone nei toni del marroncino, con i balconi che affacciavano sui marciapiedi, sempre uguale, sempre mancante di qualcosa che attirasse la sua attenzione. Una grande strada spoglia che non cambiava mai, ma che, proprio quel pomeriggio, aveva qualcosa di diverso. Si fermò, fece un passo indietro e si trattenne qualche secondo per leggere quell' insolito pezzo di carta affisso su una centralina elettrica che, al contrario, era sempre stata lì.
E si ritrovò lo stomaco sottosopra e le lacrime agli occhi senza neanche sapere perché mentre leggerva i grandi caratteri che componevano il nome di Jeon JungKook, su quel manifesto di morte.
Si passò una mano sulla guancia, quando si accorse di star piangendo, scosse il capo e proseguì per la sua strada.
Min Yoongi non aveva riconosciuto la sua metà, ma il suo cuore era un passo avanti a lui. Il suo cuore aveva riconosciuto la sua metà e si spegneva lentamente ed in silenzio, consapevole di non potersi più ricongiungere a lei.


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•[Salya's corner]•

Da premettere che io, nel destino, non ci credo, ma dettagli-
Allora, che dire.
Ho scritto questa storia qualche tempo fa, dopo aver riguardato l'mv di I Need U, prologue e mv di Run, uno dopo l'altro.
Insomma, ci ho pensato su e volevo fare una storia struggente in cui entrambi i protagonisti perdevano la vita. Kook nell'incidente, Suga col fuoco.
Però in questo modo non si sarebbe reso il concetto che volevo esprimere, ovvero quello di due anime destinate ad amarsi se solo si trovassero, due metà che formano un Uno, ma che non riescono mai ad incontrarsi. Far morire anche Yoongi sarebbe stato come lasciare che si incontrassero e loro avrebbero vinto su questo Caso che, a caso, muove ogni cosa.
Ed invece ho voluto che loro perdessero, perché chissà quanti, in questo mondo, perdono quella persona giusta e si accontentano. Chissà quanti, in questo mondo, si sfiorano le spalle e vanno avanti, non si vedono. Yoongi e JungKook sono solo due fra tanti. Due che, in mezzo alla folla, non riescono a vedersi, perché se lo facessero allora vincerebbero. Ma non si può vincere sempre, e loro perdono. E niente. Rido. Alla fine li ho separati, ma col senno di poi, anche questa OneShot ha il suo lieto fine, poiché Yoongi è umano ed un giorno o l'altro, morirà.
E per qualche anima romantica sarebbe facile pensare ad una vita nella morte in cui si tengono per mano.
E se invece finiscono nel nulla, perché un regno ultraterreno non esiste, sono nel nulla entrambi. Insieme. È insieme che non esistono più.

E OKAY. CIAO.
Niente. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, sinceramente.
  
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