Anime & Manga > Sekai-Ichi Hatsukoi
Segui la storia  |       
Autore: Kirishima Ayato    15/04/2016    5 recensioni
La scuola superiore Mitsuhashi di certo non può essere considerata una scuola come tante altre.
E come potrebbe esserlo, se fra i suoi studenti ci sono scrittori prodigi, futuri artisti, teppisti minacciosi, otaku appassionati, mangaka principianti, tsundere demoniaci e giganti dai visi angelici?
E se si aggiunge che tutti questi studenti si rivelano essere di una bellezza alla stregua dei modelli più idolatrati del momento, allora la Mitsuhashi può con sicurezza dichiararsi essere tutto all'infuori di una normale scuola superiore.
Tratto dal prologo:
Il primo giorno di scuola è un giorno unico.
Può sembrare una cosa banale, ma in realtà è uno degli eventi che segnano per sempre la vita una persona.
Un evento allo stesso livello del matrimonio, insomma.
E tutto questo può essere violentemente rovinato nel momento in cui tu, emozionato ed eccitato per una delle più importanti svolte della tua vita, vieni baciato, nel glorioso e solenne primo giorno di scuola, da un perfetto sconosciuto.
Del tuo stesso sesso.
Davanti a tutti.
{crossover Sekaiichi hatsukoi & Junjou romantica}
[Romantica=Usagi/Misaki, Nostalgica=Takano/Ritsu, Egoist=Hiroki/Nowaki, Domestica=Hatori/Chiaki, Terrorist=Miyagi/Shinobu, Erotica=Yukina/Kisa, Mistake=Isaka/Asahina, Trifecta=Yokozawa/Kirishima, Sentiment=Ijuuin/Yuu]
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutti!
Questa è una storia un po' particolare, perché ha come protagonisti sia i personaggi di Junjou romantica che quelli di sekaiichi hatsukoi e quindi, facendo due calcoli, sono davvero tanti.
Dal momento che la mia ambientazione è una scuola superiore, ho dovuto suddividere i vari personaggi nei vari anni e, dal momento che ci sono un sacco di diverse differenze d'età, ho deciso di usare una normale scuola superiore italiana (quindi cinque anni e non tre) per rendere meglio e rispettare un po' di più i personaggi originali, ma comunque è una scuola che ha al suo interno un po' di cultura giapponese (ci sono i senpai, i club ecc...).
Alcuni personaggi li ho ringiovaniti, altri li ho invecchiati, soprattutto in base al loro aspetto, quindi perdonatemi se escono delle cose un po' strane.
Detto questo, enjoy~
 

Capitolo 1



Il fresco venticello di fine estate soffiava dolcemente fra le fronde degli alberi, staccando le foglie che già si stavano tingendo dei colori del fuoco e spargendo la loro fragranza per tutta la città.
Onodera Ritsu stava in piedi davanti al cancello dell'imponente scuola superiore Mitsuhashi, il cuore che batteva a mille e i pugni che stringevano le bretelle della cartella con così tanta forza che le nocche gli erano diventate bianche.
Nonostante fosse ormai un adolescente nel fiore dei suoi quindici anni non poteva fare a meno di essere emozionato come un bambino delle elementari al suo primo giorno di scuola, e il timido rossore che imporporava le sue guance non faceva che mettere in risalto i suoi bellissimi occhi verdi.
Scosse la testa, con forza.
Non poteva permettersi di non riuscire nemmeno ad entrare a scuola per colpa della sua dannata timidezza.
Alzò lo sguardo, deciso, fece un profondo respiro e oltrepassò con un passo quella linea che avrebbe cambiato completamente la sua vita.

***

< U-Usami-kun! >
Akihiko si voltò.
Una ragazza dal volto viola per l'imbarazzo gli stava porgendo quella che aveva tutta l'aria di essere una busta, e Akihiko rimase a guardarla, perplesso.
Erano le circolari di inizio anno?
< P-per piacere accettala!! > gridò la ragazza con voce acutissima < S-sono K-Komori della 3^E... H-ho scritto tutti i miei sentimenti per te dentro a questa lettera...N-non pretendo che tu li ricambi, ma, per piacere, almeno leggila! Ti prego!! >
Oh.
Di nuovo?
Akihiko sospirò, cominciando a sbrodolare meccanicamente quella frase che aveva ripetuto così tante volte in quei due anni che ormai la sapeva a memoria.
< Mi dispiace, ma non posso accettare quella lettera. Francamente non so nemmeno chi tu sia, quindi non vorrei darti false speranze e farti soffrire ancora di più quando sarò costretto a respingerti. Nel mondo ci sono un sacco di ragazzi migliori di me. Sono sicuro che ne troverai uno che ti amerà con tutto il suo cuore, quindi non sprecare il tuo tempo con me, va bene? >
La ragazza alzò la testa, spalancando gli occhi per lo stupore.
Akihiko distolse lo sguardo e tornò a concentrarsi sugli avvisi affissi sulla bacheca.
Si rendeva conto di trattarla troppo freddamente, ma per esperienza sapeva che le ragazze non si aspettavano di essere rifiutate subito dopo aver dichiarato i propri sentimenti, e sempre per esperienza aveva imparato che era molto meglio tranciare di netto ogni filo di speranza che portavano in cuore per non farle soffrire ancora di più in seguito.
E se questo si fosse manifestato in una risposta crudele e insensibile da parte sua, sinceramente non gliene poteva fregare meno.
In cuor suo trovava altamente fastidioso il fatto che delle sconosciute con cui non aveva mai parlato blateravano di 'amore vero' e 'uomo della mia vita' quando non gli avevano mai rivolto la parola prima.
Se non lo conoscevano neppure, come facevano ad amarlo?
< A-ah...capisco... > balbettò la ragazza, superato il primo momento di shock, e i suoi occhi cominciarono a riempirsi di lacrime < A-allora...! >
< Akihiko? Che stai facendo? >
Un ragazzo dai capelli ebano li raggiunse davanti alla bacheca dove Akihiko stava guardando gli avvisi prima di essere chiamato dalla ragazza, e li squadrò entrambi prima di comprendere la situazione.
< Di nuovo? > commentò, avvicinandosi ad Akihiko e lanciando un'occhiata alla ragazza con i suoi penetranti occhi nocciola < Siamo solo all'inizio dell'anno, e già tutte queste dichiarazioni? >
< Questa è la prima > ribattè Akihiko, seccato < Non farti strane idee, Masamune >
< Ah, davvero? > sbadigliò l'altro, disinteressato < Facciamo un salto in biblioteca prima delle lezioni? > propose poi, ignorando completamente la ragazza sull'orlo delle lacrime accanto a lui.
< Siamo solo al primo giorno e già vuoi andare a rinchiuderti là dentro? >
< Voglio leggere le tue storie. Mi sembrava fosse chiaro, no? >
< No, non lo era. Scusa, volevi dire qualcosa? > chiese poi alla ragazza, che nel frattempo era riuscita a non piangere ma aveva lo stesso gli occhi leggermente gonfi.
< N-no, nulla. Mi spiace di averti fatto perdere tempo. Allora..c-ci si vede in giro! >
Detto questo scappò via.
< L'hai fatta piangere > commentò Masamune.
< Non posso farci niente >
< Pigliatene una carina ed è fatta, no? >
< Che razza di cafone... sul serio ti sei messo con Tachibana-san solo per tenere lontane le tue spasimanti? >
< Quando mai ho detto questo? >
Akihiko sospirò.
Masamune non sarebbe mai cambiato.
Un lupo solitario dal cuore freddo come il ghiaccio.
Se non fosse stato per le sue storie, probabilmente non avrebbe mai rivolto la parola nemmeno a lui.
< Comunque è strano > disse Akihiko mentre entravano nell'edificio scolastico per andare in biblioteca.
< Cosa? >
< Le ragazze. A parte quella di prima, non ne ho vista nessuna in giro. È presto, però è strano, non trovi? >
< Le poche che sono arrivate sono nel cortile dietro alla scuola >
< Huh? E perché? >
< Hai presente il ragazzo di 2^A artistico? Quello alto, con i capelli nocciola ribelli? >
< Quello con i piercing? >
< Esatto >
< Ho capito il motivo >
Finirono la scalinata e arrivarono al primo piano, dove si trovava l'enorme biblioteca della Mitsuhashi. Akihiko fece per prendere le chiavi appese accanto alla porta, ma stranamente le chiavi non c'erano.
< Qualcuno è già dentro? > si chiese, perplesso. Di solito solo lui e Masamune andavano in biblioteca prima dell'inizio delle lezioni.
< Boh. Entriamo? >
Masamune afferrò la maniglia di metallo ed aprì la porta.
Non si sentiva anima viva nell'aula, il che era molto inquietante perché un minimo di rumore avrebbe dovuto esserci.
< Staranno leggendo > disse scrollando le spalle < In fondo è una biblioteca >
Passarono fra gli enormi scaffali straripi di libri e arrivarono al tavolo dove erano soliti sedersi e lì passare intere ore senza muoversi, Akihiko a scrivere storie e Masamune a leggere libri, immersi in un mondo in cui nessun altro poteva entrare, ma non fecero in tempo a spostare le sedie che una una ragazza, tremante e rossa come un pomodoro, camminò verso di loro.
< Non sarà come la penso io > disse Akihiko, inespressivo < Vero? >
< S-Saga-senpai! > esclamò quella, abbassando lo sguardo e stringendo i pugni.
Akihiko tirò un sospiro si sollievo, mentre Masamune raggelò.
< Questa volta tocca a te, a quanto pare >
< Io ho una ragazza! Ma che diavolo le passa per la testa a questa? >
< No...aspetta un momento... >
Un'altra ragazza era apparsa alle spalle della prima, seguita da un intero branco di dolci fanciulle schiamazzanti. Nessuna di loro sembrava avere una busta in mano...no. Ma in compenso avevano pacchetti e sacchetti dai mille colori, infiocchettati e decorati con cuoricini, brillantini e altre varie cose a cui Akihiko non volle e non riuscì a pensare, troppo terrorizzato per il pericolo incombente che stavano correndo lui e Masamune.
< Non vorranno dichiararsi, vero? Tutte insieme? > mormorò con voce flebile.
< No, non credo...ma hanno in mano quelli che sembrano... >
< Dolcetti? >
< Cosa succede se rifiuti i dolci di una ragazza? > chiese Masamune, più a sé stesso che ad Akihiko.
< Si mette a piangere? > rispose l'altro, incerto.
< E se rifiuti i dolci di un'orda di ragazze? >
Entrambi si voltarono verso l'orda che veniva loro incontro. Negli occhi delle ragazze luccicava una scintilla.
La scintilla della vittoria.
< Oh, merda... >
L'unione fa la forza.
Chi cazzo aveva inventato quel dannato proverbio che ha istigato le ragazze a coalizzarsi?

***

< Nii-chan! Ti ho già detto che non devi accompagnarmi a scuola, posso anche arrivarci da solo! >
< Non fare il timido, Misaki! In fondo è il tuo primo giorno di liceo! Non me lo perderei per nulla al mondo! >
< Nii-chan, non devi perdere il tuo primo giorno nella nuova scuola per il mio! >
< Il liceo in cui mi sono trasferito apre i cancelli solo alle nove > rispose Takahiro, sorridendo < E poi volevo anche passare a salutare i miei vecchi amici. Ecco, siamo arrivati! >
Misaki e Takahiro raggiunsero l'entrata della scuola, e Misaki rimase a bocca aperta nel vedere un edificio tanto immenso. Il marciapiede che avevano appena percorso era delimitato da un lato da un muretto di mattoni, ma solo in quel momento Misaki si era reso conto del fatto che quello era anche il muro che delimitava la scuola.
Perfino l'entrata era enorme, e un grande cortile separava la strada dall'edificio scolastico.
La scuola era un palazzo di tre piani, con i muri intonacati di bianco, e il portone d'ingresso era preceduto da un piccolo portico. Ampie finestre erano presenti su ogni piano, e molte di quelle erano già state aperte per far cambiare l'aria.
< Wooow...ma è gigante! >
< In questa scuola ci sono più indirizzi > spiegò Takahiro < Ci sono il liceo scientifico, quello linguistico, quello classico e quello artistico. Ma non ci sono gli istituti tecnici, purtroppo. Entriamo? >
Takahiro condusse Misaki dentro alla scuola, spiegandogli la struttura dell'edificio e indicandogli ogni tanto i luoghi che avrebbe usato da quel giorno in poi.
< Il cortile davanti alla scuola è grande, ma non è nulla in confronto a quello sul retro. La bacheca si trova sotto al portico dell'ingresso, accanto al portone principale > Takahiro gliela indicò con il dito < Al primo piano ci sono le quinte, al secondo le quarte e le terze e al terzo le seconde e le prime. La segreteria e la portineria, insieme agli uffici dei professori e alle aule dei colloqui si trovano tutte al piano terra. Al primo piano ci sono quattro o cinque laboratori, e c'è anche una biblioteca enorme. La mensa si trova al piano terra e...ho detto tutto...? Ah no! Manca la palestra! Abbiamo una palestra grandissima nel retro della scuola. Lì si svolgono tutte le partite dei club sportivi, lo sapevi? >
< Che figata...! Nii-chan, sei incredibile! Come fai a orientarti in questo labirinto? >
< Ti ci abituerai anche tu >
< Meno male che sei venuto, nii-chan. Da solo mi sarei già perso >
Takahiro sorrise, e diede una pacca sulle spalle di Misaki mentre andavano verso la bacheca.
< È mio dovere di fratello maggiore aiutarti. Non esitare mai ad affidarti a me, chiaro? >
< Ora esageri, nii-chan! > protestó Misaki, ma il sorriso sul suo volto non poteva essere più grande.
Giunti davanti al pannello degli avvisi Misaki scorse rapidamente con gli occhi la lista delle classi del liceo scientifico, e scoprì di essere stato messo nella 1^B. La maggior parte dei nomi dei suoi futuri compagni gli erano sconosciuti, ma quando giunse al penultimo alunno dell'elenco i suoi occhi si illuminarono di felicità.
< Nii-chan! Guarda! Anche Chiaki è nella 1^B! >
< Dove? Vediamo...Yaku, Yazumi, Yoshikawa...ah già! Yoshino Chiaki! E anche Chinatsu-chan è con voi...che strano, di solito separano i gemelli in classi diverse >
< Non ci credo...siamo davvero nella stessa classe! Glielo scrivo subito! >
Misaki rovistò frettolosamente lo zaino alla ricerca del cellulare.
Quando lo trovò digitò una breve frase /Siamo nella stessa classe! Yay~/ e inviò il messaggio, ma non riuscì a mettere il cellulare nella tasca che quello vibrò rumorosamente nella sua mano.
Sbloccò lo schermo e visualizzò la risposta di Chiaki.
/Ma davvero? Non-posso-crederci! È fantastico! Ma sei già a scuola? /
Misaki era felice ed eccitato come un bambino al luna park.
Lui e Chiaki erano amici inseparabili fin dai tempi delle elementari.
Una volta Misaki era andato al banco di Chiaki per chiedergli la colla, dal momento che aveva lasciato la sua a casa. E lo vide. Vide lo sticker del suo manga preferito, scintillante in tutta la sua magnificenza, attaccato sul diario del suo compagno.
Non si dissero niente. Misaki, tirata su la mascella che gli era caduta a terra per lo stupore, aveva guardato dritto negli occhi Chiaki, e Chiaki aveva rimandato il suo sguardo.
Non furono necessarie parole.
Misaki tese la mano.
Chiaki gliela strinse.
E da lì non riuscirono più a separarsi.
Digitò febbrilmente la risposta.
/ Si, tu invece? Ti sei appena svegliato?/
/No...Tori è venuto a prenderci a casa nostra e ci ha trascinato a forza a scuola! Sembrava quasi un carabiniere...Misaki, dove sei? Gli amici di Tori lo hanno portato via e adesso io e Chinatsu siamo sperduti nella scuola, non sappiamo dove andare! Dannazione! Solo perché vanno in quarta non hanno il diritto di fregarci il nostro Tori! /
/ Sono con nii-chan all'ingresso principale. Dove siete? Veniamo a cercarvi noi /
< Si sono persi? > Takahiro comparve sopra alla spalla di Misaki trattenendo un sospiro rassegnato.
< Si > rise Misaki mentre il messaggio di Chiaki arrivava con velocità supersonica al suo cellulare.
/ DAVVERO?! Grazie al cielo!! Degli energumeni di quinta ci stanno guardando malissimo... /
< Ahi...perché sono al primo piano? Quello è il territorio delle bestie > fece Takahiro leggermente preoccupato < Chiedigli se vede i biliardini >
/ Riesci a vedere dei biliardini? /
/ Sono proprio accanto a noi. Misaki muoviti...sto morendo di paura...! Quei tipi hanno fatto delle battutine oscene riguardo la lunghezza della gonna di Chinatsu e ora che non c'è Tori Chinatsu non ha motivo per trattenersi...non ha intenzione di andarsene prima di avergli fatto almeno un occhio nero... /
< Cosa hai detto che faceva Chinatsu? >
< Judo >
< Cintura? >
< Marrone. Faremmo meglio... >
< ...a muoverci, si. Misaki, le scale sono di qua >

***

< Chiaki! > gridò Misaki correndo incontro all'amico.
< Misaki! Takahiro-san! > esclamò sollevato Chiaki.
< Ma perché non ve ne siete andati via subito? > chiese Takahiro, vedendo il gruppetto di ragazzi decisamente più numerosi di loro dall'altra parte dei biliardi e Chinatsu che li stava affrontando incazzata.
< Io volevo andarmene, ma sai com'è fatta Chinatsu, no? > Chiaki era esasperato < Se non la fermiamo spedirà qualcuno all'ospedale... >
< Allora, sotto il primo! > sbraitò Chinatsu, stringendo un pugno e mostrandolo ai ragazzi.
< Wooo, la gattina ha sfoderato gli artigli! > rise uno di loro < Zen! Cosa facciamo? >
< Uhm...non saprei... > rispose un ragazzo dai capelli ondulati color nocciola, portando una mano al mento e fingendo un'aria pensierosa < Per prima cosa le compriamo un paio di pantaloni, così almeno copre le sue belle gambe...poi magari ci facciamo picchiare, che ne dite? >
< Ahahahaha hai sentito micina? Va via prima che Zen si arrabbi, altrimenti rischierai di farti molto male >
< Cosa hai detto?! >
Chiaki e Misaki sentirono un brivido percorrere loro la schiena.
< Non va bene, non va affatto bene... > mormorò Takahiro.
< Lo sappiamo, nii-chan. Andiamo a fermarla prima che sia troppo tardi >
< No, hai capito male. Può non sembrare, ma quel Zen è un mostro a judo. È perfino finito su un articolo di una rivista sportiva regionale l'anno scorso >
< Che cosa?! > saltò su Chiaki, che senza pensarci due volte corse immediatamente dalla sorella.
Chinatsu certo era brava a judo, ma affrontare un campione regionale era un altro paio di maniche. Non valeva la pena provocare tanto un ragazzo per delle semplici battute, e in fondo anche lei avrebbe dovuto indossare qualcosa di più decente della minigonna per il primo giorno di scuola.
< Chinatsu! Basta! Andiamocene! > gridò Chiaki afferrando il braccio di Chinatsu.
< Tuo fratello è molto più saggio di te > sghignazzò il ragazzo < Sparisci dalla mia vista e non sarò costretto a farti del male >
< Non era mica Zen quello che mi avrebbe fatto male? >
< Non osare riferirti a lui con così tanta confidenza, ragazzina! >
< Cosa sei, il suo lacchè? Leccaculo >
< Come mi hai chiamato?! >
< Leccaculo >
< Sparisci. Ora. Altrimenti giuro che non risponderò delle mie azioni >
< Ah, prima mi insultate e poi pensate pure di cavarvela così?! > sbraitò Chinatsu, cercando di liberarsi dalla presa di Chiaki < Lasciami, onii-chan! >
< Appunto, lasciala, onii-chan > le fece verso il ragazzo < Fatti da parte che dò una lezione a tua sorella >
< Non osare parlare così a mio fratello! >
< CHINATSU! Basta! Andiamocene prima che le cose si facciano serie! >
< Chinatsu-chan, Chiaki ha ragione > intervenne Takahiro < Andiamocene via di qui. Probabilmente tutto questo trambusto avrà attirato l'attenzione dei professori, e venire sospesi il primo giorno di scuola non lascia affatto una buona impressione >
< Cos'è, hai paura, quattr'occhi? >
< Non chiamare mio fratello quattr'occhi! >
Misaki, che si era unito a Chiaki per aiutarlo a tenere a freno Chinatsu, mollò immediatamente la presa e si mise fra il fratello e il ragazzo, paonazzo in volto.
< Ma siamo tutti così sentimentali, qui! Onii-chan, onii-chan, mi fate venire la nausea! >
< Rimangia quello che hai detto o- >
< Chinatsu! Calmati! >
< Provate a ripeterlo- >
< Misaki, basta! > lo fermò Takahiro.
< Ma...nii-chan... >
< Ho detto basta > ripetè Takahiro, e la durezza del suo sguardo fece morire in gola ogni protesta che stava per lanciare Misaki.
Assicuratosi di aver calmato il fratellino, Takahiro si rivolse ai ragazzi, sorridendo serafico.
< Perdonate queste teste calde. Sono appena usciti dalle medie, quindi non sanno bene come funziona il mondo del liceo. Spero sarete abbastanza gentili e maturi da lasciarci andare, per questa volta >
< Ha? Pensi forse di cavartela con delle belle parole, quattr'occhi? Ci hanno provocato e... >
< Ah, mi sono dimenticato di dirvi qualcosa > lo interruppe Takahiro, sempre con un sorriso angelico < Prima, temendo una rissa, ho chiamato la presidentessa >
Un silenzio tombale calò nel corridoio.
< Tu...tu hai... > balbettò il ragazzo indietreggiando.
< E voi sapete > continuò Takahiro < Cosa vuol dire farsi beccare nel bel mezzo di una rissa dalla presidentessa, vero? >
I ragazzi iniziarono a sudare freddo. Perfino Zen, che per tutto il tempo era rimasto in disparte ad osservare, sembrò irrigidirsi all'improvviso.
Si guardarono in faccia, meno baldanzosi e più irrequieti di prima, e alla fine il ragazzo con cui stavano litigando Chinatsu e Misaki borbottò, risentito: < Solo per questa volta >
Takahiro sorrise smagliante.
Misaki riconobbe quel sorriso. Suo fratello lo usava solo quando era certo di avere la vittoria in pugno. Non importa quali mezzi aveva utilizzato per ottenerla. E quel sorriso così luminoso creava sempre in Misaki un terrore angosciante.
< Sono contento che abbiate capito. Misaki, Chiaki, Chinatsu-chan, andiamo? >
Chinatsu aprì bocca per ribattere, ma un'occhiata perentoria di Takahiro la zittì e i quattro scesero le scale senza proferire una parola.
Rimasti soli nel piano, il ragazzo con cui stavano litigando Chinatsu e Misaki diede un calcio ai biliardi, frustrato, e cominciò a lanciare insulti e imprecazioni.
< Quel dannato bastardo, usare un trucco così sporco... >
< Piantala, Takeda. O sul serio volevi picchiare una ragazza? >
< Ma senti chi parla! > rincarò Takeda, seriamente offeso.
< Già! > si inserì un altro < Dove è finito il leone indomabile che da solo ha causato più problemi alla scuola in quattro anni che tutta scuola messa insieme da quando è stata fondata? >
< Si è rintanato nella sua tana da quando la leonessa è diventata la sua compagna > ribatté a tono Zen < Sakura è stata e tutt'ora è la presidentessa dell'istituto scolastico. Preferirei non crearmi troppi problemi, ora che stiamo insieme >
< Ma sul serio, Zen, non avrei mai immaginato che voi due vi sareste fidanzati! > ormai la rabbia aveva ceduto il posto al pettegolezzo < Ogni volta che v'incontravate vi azzannavate il collo a vicenda! >
< Già...neanch'io l'avrei mai immaginato... >
Zen si affacciò alla finestra, stanco, e appoggiò la testa sul vetro appena lucidato dalle bidelle. I suoi occhi vagarono fra gli studenti che chiacchieravano nel cortile, e non ci volle molto che, senza rendersene conto, si fermarono sul viso di un ragazzo che stava parlando con un compagno dai capelli castani ribelli, le sopracciglia che formavano un'unica linea corrucciata sulla fronte.
Sorrise.
Come si faceva ad essere così imbronciati di prima mattina?

***

< Nii-chan, sei stato fighissimo poco fa! >
< Tu dici, Misaki? > sorrise Takahiro.
I due fratelli uscirono insieme ai gemelli dall'ingresso principale, Misaki che guardava il fratello con occhi pieni di ammirazione e Chinatsu che camminava a testa bassa, incapace di sostenere lo sguardo preoccupato e arrabbiato di Chiaki. Dopo che Takahiro e Misaki le avevano raccontato del pericolo che aveva corso fino a pochi minuti prima aveva sbollito tutta la rabbia, e non osava fiatare, piena di vergogna e risentimento. Chiaki dal canto suo da una parte era sollevato perché la sorella era riuscita a cavarsela senza farsi nemmeno un graffio ma dall'altra era seriamente infuriato per il fatto che Chinatsu avesse rischiato di farsi veramente male per un motivo tanto stupido.
< Scusami...onii-chan > mormorò flebilmente Chinatsu.
< Dai, è tutto passato, ora! > disse Takahiro cercando di alleggerire la tensione < Non parliamone più! >
Chiaki sembrava voler dire alla sorella un sacco di cose invece, ma si sforzò di cancellare l'espressione corrucciata dal volto e sostituirlo con un sorriso.
< Però, Takahiro-san, c'è una cosa che ha continuato a ronzarmi per la testa > disse, la voce ancora un po' dura per la rabbia mal digerita < Chi è questa presidentessa? Sembravano sul punto di farsela addosso, i tipi di prima >
Takahiro ridacchiò.
< È una storia molto lunga...dovete sapere che quel Zen era solito combinarne di tutti i colori gli anni precedenti. Imbrattava i muri, saltava la scuola, picchiava i primini che gli davano fastidio... > Misaki rabbrividì < Era un delinquente, in pratica. Tutti i maschi lo consideravano il loro capo yakuza. E la presidentessa, Ayuzawa Sakura, ogni volta gliele suonava di santa ragione. Se fai abbassare la cresta al capo, anche il branco si calma...una volta ha spaccato il naso a Zen per aver rotto per l'ennesima volta le finestre della scuola, e tutti hanno capito che era meglio non mettersi contro di lei. Anche se, in realtà, Zen non arrivava mai a fare cose veramente gravi. Sembrava volersi divertire, semplicemente.
Due anni fa, però, per qualche motivo superò tutti i limiti: i ragazzi che tornarono dopo un mese dal ricovero dissero che li aveva menati senza motivo. Non avevo mai visto Ayuzawa-senpai così imbestialita...una roba infernale, ve lo assicuro.
Comunque, sempre per quanto riguarda la presidentessa, da quando una ragazza di terza, una certa Kamijou Hori, è diventata la sua vice, il regime terrorista è aumentato. Sono il duo di demoni, quelle. Vanno allo stesso dojo, se non sbaglio >
Sia Chiaki che Misaki sentirono i brividi scendere dalla schiena ed attraversare tutto il corpo. Chinatsu, invece, dimentica della rissa di poco prima, ascoltava interessatissima il racconto di Takahiro.
< Chinatsu...perché ti si sono illuminati gli occhi? Non vorrai iscriverti come membro della commissione studentesca, vero...? >
< Ma cosa dici, onii-chan! > lo liquidò allegramente Chinatsu, ma la sua espressione eccitata raccontava l'esatto opposto.
Dopo poco incontrarono delle amiche delle medie di Chinatsu e lei se ne andò via con loro.
< Onii-chan, Misaki-kun, ci vediamo in classe! > li salutò mentre si allontanava con le le altre ragazze.
< Non menare nessuno prima delle lezioni! > le gridò dietro Chiaki, e lei rispose con una linguaccia.
Takahiro guardò l'orologio.
< Misaki, Chiaki, quando è la cerimonia d'apertura? >
< Alle otto e mezza, penso >
< Sono le otto...cominciamo ad andare o volete fare un altro giro della scuola? >
< Ehm...direi che per oggi di giri ne ho fatti abbastanza... >
< Concordo... >
< Allora andiamo? >

***

Nel cortile regnava la confusione più totale.
Tutti gli studenti si erano radunati lì per la cerimonia d'apertura e stavano chiacchierando allegramente fra di loro, divisi per anno in zone diverse. Date le dimensioni della scuola probabilmente c'erano più di mille studenti presenti.
Una quantità infinita di voci si sovrapponeva l'una sull'altra, creando un casino pari solo a quello di uno stadio.
< Ugh! Ma quanta gente c'è? >
< Allora vediamo...le prime sono nella fila più esterna a sinistra...sarà impossibile giungere fino a lì! > gemette Misaki, guardando la parete umana che si frapponeva fra loro e la loro agognata meta < Cosa facciamo, Chia- >
< LARGO! FATEMI PASSARE! >
Un ragazzo alto e robusto si aprì letteralmente un varco nel muro di studenti che gli bloccava la strada, sbraitando e spintonando molta gente sul suo cammino e arrancando verso Chiaki e Misaki.
Chiaki, ripresosi dallo spavento, guardò meglio il ragazzo, e riconoscendolo esclamò, sorpreso.
< T-Tori?! >
< Chiaki! Che ci fai...ugh, levatevi di mezzo! >
Senza tanti preamboli Tori travolse i due ragazzi correndo verso l'ingresso della scuola, lasciando Chiaki e Misaki basiti a terra.
< Ma...ma che cavolo gli è preso? >
La risposta arrivò subito. Un gruppo di circa venti ragazze corse verso di loro poco dopo che Hatori si era dileguato, letteralmente spazzando via i poveri studenti che capitavano lungo la loro corsa, strillando e calpestandosi fra di loro per bloccare la strada alle altre.
< Hatori-senpaiiiiiii >
< Senpaiiii >
< Dov'è finito? >
< DOVE CAZZO È FINITO?! >
Se prima Tori era stato burbero nello spingere via gli studenti per passare, ciò che le ragazze stavano usando per crearsi una via era violenza allo stato puro.
Vedendo che la loro preda non era lì le ragazze si spostarono da un'altra parte, sempre menando tutte le persone che intralciavano il loro cammino.
Misaki e Chiaki ne rimasero traumatizzati. Era stata in pratica una vera e propria scena di caccia, quella a cui avevano appena assistito. Non si resero nemmeno conto di essere ancora con il sedere attaccato alle fredde mattonelle del cortile.
< Ah, non ve l'avevo detto? >
Misaki e Chiaki si voltarono verso Takahiro, che li guardava dall'alto, sorpreso per le loro espressioni scandalizzate.
< Però in effetti voi siete ragazzi quindi non poteva interessarvi... > si disse porgendo loro le mani e tirandoli su contemporaneamente < È una storia molto lunga, come potrei spiegarvelo...ecco, lo sapete che il liceo Mitsuhashi è famoso per la disciplina ferrea con cui vengono educati i suoi studenti, vero? >
Misaki e Chiaki annuirono.
< Bene. In realtà, questo liceo è ancora più conosciuto per un altro motivo. Per qualche scherzo del destino, infatti, il liceo Mitsuhashi ha sempre potuto vantare la presenza di...come dire...ragazzi dall'incredibile e indiscutibile bell'aspetto all'interno delle sue mura. E le ragazze ogni anno fanno guerra per conquistare il cuore di questi ragazzi. Sapete che se si tratta di amore le ragazze possono diventare spaventose, no? Con il passare degli anni inoltre hanno capito che, se si vuole avere un vantaggio sulle altre, bisogna attaccare fin dal primissimo giorno. Quanto mi spiace per quelle povere anime >
< Quindi...Tori... >
< Sì. È una vittima. Essendo in quarta ha più esperienza, e non si fa tanti preamboli a ferire qualche studente lungo la sua fuga verso la salvezza. Tanto sa che le ragazze poi faranno molto peggio >
< Nii-chan...voglio tornare a casa... >
< Guarda che, Misaki > rise Takahiro < in realtà i ragazzi che vengono perseguitati fino a questo punto sono pochi. Manami mi ha raccontato che saranno tipo una decina. E poi ci sono metodi più pacifici per risolvere la situazione >
< Tipo? >
< Guardate là >
Takahiro indicò un gruppo contiguo di ragazze un po' distanti da loro. Erano tutte rosse in viso e sospiravano contemplando un ragazzo molto alto dai lunghi capelli nocciola, che lasciavano intravedere fra le ciocche i numerosi piercing che portava alle orecchie. Chiaki e Misaki si alzarono in punta di piedi per vederlo meglio, ma il ragazzo dava loro le spalle e non potevano vedere la sua faccia.
< Non mi sembra un granché > commentò Chiaki.
Come se avesse sentito la sua voce, il ragazzo si girò.
E la reazione di Chiaki e Misaki fu semplice.
< Oh, porca miseria... >
Non era bello.
Era superlativo.
Era perfetto.
Il volto, le sopracciglia, il colore degli occhi...tutto.
Emanava brillantini e scintille.
Madre natura a volte può essere proprio ingiusta.
< Credo sia Yukina-kun del liceo artistico. Quest'anno va in seconda, quindi è la prima volta che vive un'esperienza del genere...però vedete com'è tranquillo? Facendo così anche le fanciulle non si mettono a delirare. E anche quel ragazzo...credo sia Kusama-kun, sempre di seconda...però bisogna proprio essere pacati e gentili per riuscire a sopportare una situazione di questo tipo >
< Ma i professori? Non dicono nulla? >
< Ci hanno provato, un sacco di anni fa...ma hanno rischiato di essere linciati dalle ragazze impazzite, e quindi hanno rinunciato. L'amore è un sentimento che va coltivato, e non c'è amore più meraviglioso di quello non ancora maturo dell'adolescenza. Hanno detto >
< Non ci credo... >
< Questo fa tutto parte del lato oscuro della scuola > Takahiro diede due manate alla schiena di Misaki e Chiaki < Non rovinate l'entusiasmo il primo giorno! Su, andiamo alla zona delle prime o no? >
Detto così sembrava facile, ma cercare di infiltrarsi in un mare di persone, passare fra loro cercando di evitare gomitate improvvise, continuare a urlare 'Permesso' e passare senza venir guardato male dagli altri studenti fu un'impresa così ardua che Misaki pensò di aver appena attraversato la foresta amazzonica al posto della scolaresca della Mitushashi. Quando arrivarono alla fila del liceo scientifico ansimava per la fatica. Chiaki tirò fuori dalla tasca il cellulare e sgranò gli occhi guardando i numerini bianchi dell'orologio digitale.
< Dieci minuti! Dieci minuti per attraversare il cortile! Ma vi rendete conto? >
< Guardate che dieci minuti è già poco, in confronto al mio primo anno > replicò Takahiro divertito < E poi...Ah, ma quello è Usagi-chan! > esclamò, guardando un punto impreciso fra i gruppetti di studenti.
< Usagi-chan? >
< Si...è il mio migliore amico di questa scuola. Non pensavo di trovarlo qui così presto, di solito arriva sempre in ritardo! >
Misaki e Chiaki si sporsero per vedere il cosiddetto Usagi-chan, ma dal momento che Takahiro non aveva fatto nessuna descrizione fisica non riuscirono ad individuarlo fra tutte quelle persone.
< È quel ragazzo con i capelli grigi. Quello con gli occhi viola, lo vedete? >
Misaki e Chiaki provarono a cercarlo di nuovo con lo sguardo, e finalmente riuscirono a riconoscerlo nella folla.
Era ansimante, come se avesse corso tutta strada dalla scuola fino a lì, e si stava guardando a destra e a sinistra, febbrilmente.
Misaki e Chiaki inizialmente rimasero perplessi nel vederlo così affannato, però poi, notando dopo occhiate più attente che il ragazzo non era affatto brutto, compresero che doveva essere una di quelle povere vittime del desiderio delle ragazze e che, come Hatori, stava cercando una via di fuga.
< Poveraccio... > mormorò Misaki.
< Già...ragazzi, tornate qui! > Takahiro afferrò il cappuccio rosso della felpa di Misaki e quello azzurro della felpa di Chiaki e li tirò indietro quasi strangolandoli < Non pensate nemmeno lontanamente di aiutarlo! Verrete uccisi brutalmente da quelle là! >
E infatti non ci volle molto che delle voci, stridule forse per l'inseguimento sfiancante, si udirono al di sopra del chiacchiericcio degli studenti, facendo cambiare immediatamente idea ai due amici.
L'espressione di Usagi-chan passò da sfinito a terrorizzato.
Sembrava un cerbiatto in trappola.
< Forse è meglio se lo chiamo, ora che ci penso. Usagi-chaaaaan...! >
Takahiro mise le mani a coppa davanti alla bocca, ma le sue parole furono presto risucchiate nel mare di voci che riempivano l'aria del cortile.
Guardò i due ragazzi più piccoli e decisero di chiamarlo di nuovo, tutti insieme, ma il loro richiamo morì ancor prima di lasciare la loro gola.
Perché Usagi-chan, senza dare ai tre nemmeno l'opportunità di offrirgli il loro aiuto, si guardò intorno disperato e agguantò il braccio di un ragazzo della fila del liceo classico, e gridò qualcosa che impiegò un paio di minuti per essere assimilato nella mente di Misaki.
Perché non appena quelle parole lasciarono le labbra di Usagi-chan, Usagi-chan si avventò addosso al ragazzo che aveva afferrato e lo baciò, davanti a tutti.
Ed è inutile dire che, nello scandalo generale, l'impressione di Takahashi Misaki, quindici anni, su Usami Akihiko, diciassette anni, non poteva che essere la peggiore di tutta la breve vita che aveva vissuto.

***

< Dannazione! Ma non si stancano mai, queste? >
< Non parlare e pensa a correre! O vuoi che ci raggiungano, idiota? >
Akihiko e Masamune sfrecciavano veloci come saette lungo i corridoi del pian terreno della Mitsuhashi, cercando di raggiungere l'uscita senza farsi fermare dal branco di ragazze che stava loro alle costole, tanto tenaci e resistenti quanto gli atleti delle gare dei mille metri.
Chi fosse stato a riprendersi per primo dallo shock, Akihiko e Masamune non lo sapevano di preciso. Sapevano solo che, non appena le ragazze si erano avvicinate baldanzose al loro tavolo della biblioteca, entrambi avevano ingranato la marcia e si erano fiondati verso la porta della biblioteca.
Non erano mai stati dei bravi corridori ma in quel momento avrebbero fatto mangiare la polvere persino a un centometrista.
Si buttarono fuori dall'edificio scolastico come due esploratori da una piramide maledetta.
< Dove andiamo?! >
< In cortile, c'è una marea di gente lì! Non riusciranno a trovarci! >
Svoltarono a destra non appena superarono il portico e si diressero verso il cortile, ma lungo il loro percorso videro una ragazza dai lunghi capelli mossi, biondi, che era Tachibana Hikaru, la ragazza di Masamune.
E Masamune non ci pensò due volte ad abbandonare l'amico e ad avventarsi sulla sua ragazza, abbracciandola appassionatamente.
< S-Saga-kun! Che cosa...? >
< Sta zitta e non muoverti >
Le labbra di Masamune catturarlo quelle di Hikaru, e la baciò con foga, facendola tremare mentre la costringeva ad aprire la bocca con la lingua.
Masamune drizzò le orecchie. Quando sentì le altre ragazze raggiungerli aprì gli occhi, e, dopo essersi assicurato che tutte lo stessero fissando con occhi increduli e stravolti, lanciò loro uno sguardo glaciale.
'Ecco la mia risposta. Sparite'
Avvilite, dieci ragazze si staccarono dal gruppo e corsero via, mentre le altre quindici si lanciarono all'inseguimento di Akihiko.
Non appena furono tutte andate Masamune si separò da Hikaru, tirando un sospiro stanco. Un po' gli dispiaceva aver abbandonato Akihiko al suo destino, ma in casi del genere era meglio non fare gli eroi ed avere cara la pelle.
E in fondo Akihiko non avrebbe fatto fatica a cavarsela anche da solo.
Però probabilmente non lo avrebbe mai perdonato per questo...alcune volte quel ragazzo sapeva essere viziato come un signorotto.
Beh, in effetti era un signorotto...
Masamune sbuffò, preparandosi a rigettarsi nell'inferno, ma venne trattenuto per un braccio da qualcuno.
< Saga-kun, non hai nulla da dirmi? >
Masamune si voltò, e si rese conto di essersi completamente dimenticato della presenza della sua ragazza accanto a lui. Hikaru, nonostante avesse le guance ancora un po' rosse per il bacio improvviso, aveva il viso imbronciato, e non sembrava aver intenzione di lasciar andare Masamune senza che lui le avesse almeno dato delle spiegazioni.
< Ah. Scusa >
Masamune non disse altro, voltandosi ed evitando gli occhi insistenti di Hikaru.
Non aveva voglia di litigare di prima mattina. Se le avesse detto di averla usata per liberarsi di quelle là, di sicuro si sarebbe messa a piangere. Se invece stava in silenzio e la lasciava nel dubbio, almeno si sarebbe risparmiato metà della seccatura. Le avrebbe permesso di sfogarsi, le avrebbe chiesto scusa e sarebbe finita lì.
< Saga-kun... > mormorò Hikaru, stringendo il lembo di manica con cui stava trattenendo Masamune < Io, almeno un po', ti piaccio o no? >
< Come, scusa? >
La domanda lo colse impreparato. Beh, non proprio impreparato. Ma cosa si può rispondere a una ragazza che ti chiede una cosa così?
< Lasciamo stare! > ricacciando indietro le lacrime Hikaru scappò via, lasciando Masamune solo nel cortiletto.
Lui la seguì con lo sguardo fino a quando non sparì dietro a un muro, poi, sospirando, tornò sui suoi passi e andò a cercare Akihiko.

***

Akihiko ci impiegò almeno cinque minuti per rendersi conto che il suo compagno si era volatilizzato. Continuò a correre come un forsennato, maledicendo quei dannati esseri che gli intralciavano il percorso e pensando disperatamente a un modo per liberarsi delle sue persecutrici.
Per quanto tempo andò avanti a correre e a spingere via persone?
Quando ormai arrivò al punto dove gli studenti erano più bassi di lui di una testa si concedette un momento di pausa, poggiando le mani sulle ginocchia e respirando a fatica. Si guardò intorno, cercando di vedere se aveva seminato quelle indemoniate, ma non aveva ancora ripreso fiato che sentì le loro voci avvicinarsi.
Rabbrividì.
Cosa doveva fare per liberarsi di loro una volta per tutte?
Pigliatene una carina ed è fatta, no?
La voce di Masamune riecheggiò nella sua mente, ma Akihiko scacciò via il suo consiglio: dopotutto, anche se aveva la ragazza, chi era quello che fino a pochi minuti prima era stato costretto a scappare insieme a lui da una mandria inferocita?
Amareggiato, Akihiko fece rassegna di tutte le possibili soluzioni che poteva trovare.
1) Trovare una ragazza
Respinto.
2) Rifiutare i dolcetti
Avrebbero fatto una scenata davanti a tutti.
3) Scappare
E dove?
4) Trovare un modo per rifiutare i dolci senza ferire la sensibilità delle ragazze
Come?
5) Dichiarare di non essere interessato a nessuna di loro
L'ultima idea fu quella che ad Akihiko parve essere la più sensata, ma non aveva la più pallida idea sul come metterla in atto prima che le ragazze potessero mettergli le mani addosso.
Non sono interessato alle ragazze. Cosa poteva fare per farglielo capire?
Di solito bastava dire una cosa una volta perché il messaggio venisse afferrato. Ma ormai erano due anni che ripeteva la stessa solfa a tutte le ragazze che gli si dichiaravano, e se il terzo cominciava in modo così disastroso Akihiko era certo che non sarebbe riuscito a resistere fino a giugno.
Cosa devo dire? Che sono gay, così che la smettano?
Era un'idea che aveva buttato lì così, a caso. Però Akihiko, ripensandoci, si rese conto che se avesse fatto così, non solo si sarebbe liberato delle oche che al momento lo stavano seguendo, ma che da quel momento in poi nessun'altra avrebbe potuto più infastidirlo in alcun modo, che fossero dichiarazioni, lettere o dolcetti.
Era una strategia perfetta, in effetti.
E se lo avrebbero discriminato per omosessualità, sinceramente non poteva fregargliene di meno.
Tanto stava sempre per lo più da solo.
Meglio vivere tre anni in santa tranquillità che diventare un corridore olimpionico.
Si guardò attorno, cercando la sua vittima, e non ci volle molto che lo vide.
Fra i nuovi studenti c'era un ragazzo gracile, dritto come un palo per il nervosismo, il capo chino e le gambe tremanti per l'emozione.
Akihiko decise che era lui quello giusto, e si diresse a passi sicuri verso il ragazzo, fermandosi con fierezza davanti a lui.
Ora o mai più.
< IO SONO > gridò, afferrando il ragazzo per un braccio e accertandosi di avere l'attenzione di tutti i presenti < OMOSESSUALE!! >
Detto questo, senza tanti preamboli prese il viso del ragazzo fra le sue mani e incatenò le loro labbra in un bacio prima che quello avesse il tempo realizzare ciò che stava succedendo.
Il ragazzo spalancò i suoi enormi occhi verdi, troppo sconvolto per reagire, e quando Akihiko, dopo aver deciso qual era il momento più adatto per interrompere il contatto, si separò da lui, nel cortile regnava il più tombale dei silenzi.
Le ragazze, che nel frattempo lo avevano raggiunto, avevano le bocche spalancate, e le loro espressioni erano piene di disgusto e stupore. Gli altri studenti erano semplicemente pietrificati.
Masamune, che era giunto sul posto proprio quando l'amico aveva dichiarato di essere sull'altra sponda, non mostrava in volto nulla di più della solita insofferenza.
Tutto quello che pensò fu “A quanto pare, alla fine abbiamo avuto la stessa idea.”

***

Ritsu non riusciva a capacitarsene.
Fino a pochi secondi prima era in fila nel cortile che aspettava l'inizio della cerimonia d'apertura.
Quando era arrivato il ragazzo dai capelli argentei e gli occhi color malva?
E soprattutto, quando lo aveva afferrato?
Perché si era messo a gridare?
Ritsu non riusciva a ragionare con lucidità.
Tutto quello che sapeva era che in quel momento aveva le labbra di un ragazzo, di un ragazzo, attaccate alle proprie.
E che tutta la scuola lo stava osservando.



***
Angolo autrice:
Ciao a tutti! Questa è in assoluto la prima fanfiction che scrivo da sola, quindi sono davvero emozionata...^///^
Però ho sentito il dovere di scrivere una storia in cui compaiono TUTTI (eh sì, appariranno tutti) i personaggi della fantastica Nakamura-sensei dopo che ho visto gli anime e letto i suoi manga, e quindi è nata questa cosa un po' strana.
Per essere il primo capitolo, è davvero molto lungo...
Se è troppo tedioso o noioso, per piacere, sentitevi liberi di criticare! Ho bisogno di qualcuno che mi faccia notare i miei errori, così che possa imparare e correggerli!
Se invece vi è piaciuto, beh mi fa piacere!! \(^w^)/

Bacioni,
Ayato-sama
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sekai-Ichi Hatsukoi / Vai alla pagina dell'autore: Kirishima Ayato