Libri > Trilogia di Bartimeus
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Autore: Fauna96    15/04/2016    2 recensioni
In cinquemila anni e passa, si incontrano parecchie persone, sia spiriti che umani. La maggior parte sono degli idioti che non vale la pena di stare a ricordare, ma, ogni tanto, capitano le eccezioni.
_Di pigne, fama e verità [Gilgamesh]
_Di gioielli e bellezze del Nilo [Nefertiti]
_Di vecchie conoscenze e mortalità [Asmira]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bartimeus
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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L’ultima volta che io avevo usato
il numero del vento e degli ululati
era stato per spingere il gigante
Humbaba a entrare in una foresta
di pini, così che il mio padrone
 Gilgamesh potesse aggirarlo di
soppiatto per accopparlo. Stiamo
parlando di qualcosa come il 2600 a. C.
E già allora funzionò soltanto perché
Humbaba aveva più pigne in testa di
tutti i pini circostanti.
 
 
 



Da qualche parte in Mesopotamia, 2600 a. C.
 
 
- Non ci posso credere – il bel giovane si grattò la testa osservando il corpaccione flaccido steso ai propri piedi.
- Dubitavi di me, Bartimeus? – Gilgamesh mi lanciò un’occhiata da sotto le folte sopracciglia.
- No, non è quello – mi aggiustai le lance sulla spalla – La cosa che mi stupisce è che sia cascato in quello stupido trucco degli ululati! Andiamo! Persino un folletto scemo se ne sarebbe accorto, per Marduk! –
Gilgamesh scoppiò in una delle sue risate tonanti. – Stavi decisamente sopravvalutando il vecchio Humbaba, mio buon jinn. Te l’avevo detto che sarebbe bastato poco per distrarlo. –
- Bah, spero solo non si sparga troppo la voce che ho usato quello squallido trucchetto: ho una reputazione da mantenere, io –
Gilgamesh rise di nuovo e si avviò lungo il sentiero che portava nel cuore del bosco. Io lo seguii, le lance tintinnanti sulle spalle.
All’epoca, Gilgamesh era ancora piuttosto giovane e poco conosciuto era il suo nome, pertanto si era messo in testa di girare il mondo, ammazzare chiunque lo infastidisse e, così facendo, acquisire gloria e fama.[1] Anch’io ero stato sulla Terra per relativamente poco tempo e ne ero incuriosito; in più, muoversi spesso era bello, faceva scordare il dolore e la nostalgia di casa.
Per la notte accesi un falò di pigne[2] e mi stravaccai comodamente sulla schiena a guardare le stelle, approfittando dell’inusuale mancanza di loquacità del mio padrone[3]. Effettivamente, era bizzarro tacesse per tanto tempo, soprattutto visto che eravamo intorno a un falò e i falò solleticavano sempre la voglia di Gilgamesh per le storie, specie se a raccontarle era lui. Invece al momento, se ne stava corrucciato a fissare il legno che si carbonizzava insieme alla sua cena.
Ok, quello era decisamente allarmante: non sia mai che Gilgamesh lasciasse bruciare il cibo, perciò tolsi lo spiedo dal fuoco e glielo sventolai davanti al naso. – Non mangi? –
Gilgamesh sospirò, riscuotendosi dalla trance. – Stavo pensando, Bartimeus.
- Incredibile – commentai. – Capisco che l’attività possa risultarti estranea e dunque farti perdere l’appetito... –
Gilgamesh mi lanciò un’occhiata che avrebbe pietrificato tre Humbaba. Io risposi con uno sberleffo.
- Pensavo, mio insolente jinn, a quel che hai detto prima. Sullo spargere la voce – aggiunse in risposta al mio sopracciglio alzato – e su come sia facile farsi conoscere... ma mai nel modo in cui desideri, bensì nel modo in cui ti descrivono gli altri -.
- E dov’è il problema, fintantoché la cosa è a nostro vantaggio? –
Gilgamesh si strinse nelle spalle. – Non so... che magari non sarò ricordato come vorrei. Magari sarò solo un idiota che ammazzava giganti per passatempo? –
Sogghignai. – Ma tu sei solo un idiota che ammazza giganti per passatempo -.
Seguì un momento di silenzio.
- E tu? Tu come vorresti essere ricordato, Bartimeus? –
Risi incredulo. – Credi che mi importi di una cosa così umana? Quando tornerò nell’Altro Luogo, non farà differenza che abbia servito un re o un mago da fiera -.
Con mia sorpresa, l’espressione accigliata di Gilgamesh[4] si sciolse in un sorriso. – Sei un gran bugiardo, Bartimeus. Non c’è niente che ti preoccupi più della tua reputazione tra gli altri spiriti -.
- Be’, non vorrai che mi paragonino a un folletto, no? O a qualche essere in basso nella catena alimentare. Sono un jinn di tutto rispetto, se permetti. E’ una questione di... principio – e il giovane sumero annuì con vigore. – Poi, alla fine, non mi importa granché che tu mi ordini di costruire mura o cucinarti la cena -.
Forse fu a causa delle ombre danzanti del fuoco, ma non riuscii a vedere con chiarezza l’espressione di Gilgamesh; sembrava divertito, ma con un accenno di tristezza e qualcosa’altro che non riuscii bene a definire... ma probabilmente era solo un gioco di luce e ombra, perché un istante dopo si era messo a divorare il suo spiedo e blaterava: - Di’ un po’, ti ho mai raccontato della rissa in cui mi hanno spaccato il naso?
 
[1] Non siatene scandalizzati: all’epoca in cui non c’erano internet e riviste di gossip, quello era il metodo più veloce per avere fan.
[2] Eravamo letteralmente circondati da pigne. Mai viste tante in vita mia. A parte quelle nella testa degli umani.
[3] Gilgamesh adorava sentire il suono della propria voce, specialmente quand’era uno sbarbatello. Ora, anche a me non dispiace scambiare due chiacchiere, lo sapete, ma sentire dieci volte la storia di come si era rotto il naso era un tantino pesante.
[4] Quella poi con cui sarebbe stato ricordato nei secoli a venire. Un peccato per uno che adorava le storielle divertenti da osteria.



Eccomi qui, come promesso! Questa raccolta nasce dal fatto che Bartimeus parla parla e poi si affeziona terribilmente a un sacco di persone, nel corso dei millenni e io ho il cuore di burro quanto lui.
Gilgamesh. Ecco, rileggendo l'Anello di Salomone, ho notato che Bart sembra particolarmente affezionato a Uruk e, di conseguenza tra lui e Gilgamesh ci doveva essere di più di un rapporto schiavo/padrone.Se vi interessa, qui trovate un mio lunghissimo post (in inglese) su questa roba, se no il succo è questo.
La citazione è ovviamente presa dalla Porta di Tolomeo; io non ho mai letto l'Epopea di Gilgamesh, così ho chiesto ad amici che l'hanno letta e a Wikipedia, poi ho ignorato allegramente tutte le informazioni e quindi non ho la più pallida idea di cosa facciano Bart e Gilgamesh nel bosco di cedri. Ho voluto analizzare una delle più grandi contraddizioni di Bart, che nota anche Asmira: il piacere di essere sulla Terra nonostante tutto e anche la voglia di essere ricordato e conosciuto, cosa che lo rende simile al giovane re. Comunque, ora sono molto convinta che quei due siano i tipici compari di bevute e si siano girati tutte le osterie sumere (?) e sappiano tutte le canzoni più volgari e sconce.
Spero continuerete a seguire anche questa raccolta :) Per l'ordine seguirò la cronologia ufficiale che trovate qui
 
A presto!!
  
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