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Autore: _cercasinome_    16/04/2016    4 recensioni
Era giusto che lei andasse via.
Ma non poteva proprio sopprimere e nascondere a sé stesso la rabbia che stava provando in quel momento, nel vedere le sue spalle nude, non riuscendo a scendere ancora con lo sguardo, dopo che il master l’aveva fatta spogliare, lì, davanti a tutti, obbligandola a cancellarsi il marchio della gilda.
Non riusciva ad accettarlo. No, come poteva?
Quella era un sua esclusiva.
*Fanfiction partecipante allo StingYu Day, indetto dal forum FairyPiece-fanfiction&images*.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sting Eucliffe, Yukino Aguria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Unworthy of Love
 
                                             

Le leccò lussurioso una guancia, per poi passarsi la lingua sulle labbra affamate e vogliose, chiudendo con un calcio la porta alle sue spalle.
-Puntuale come sempre- ghignò, mentre la studiava con sguardo malizioso: immobile a pochi passi dalla parete, schiena dritta, braccia tese lungo i fianchi, espressione neutra, occhi persi nel vuoto.
Fece qualche passo indietro, in modo da poter guardare meglio la sua figura per intero.
-Spogliati- ordinò, incrociando le braccia al petto nudo e seguendo con lo sguardo il mantello bianco che cadeva mollemente per terra, seguito immediatamente dal vestito che si ammucchiò ai suoi piedi.
Osservò attentamente le sue mani che, con una lentezza straziante, liberavano le gambe dalle calze troppo lunghe, che raggiunsero il resto degli abiti sul pavimento.
Represse l’istinto animale di saltarle addosso e sollevò un sopracciglio.
-Anche quelli- disse, indicandola con un cenno del capo, notando che si era fermata sul più bello.
La vide arrossire leggermente sulle guance, mentre le sue dita tremanti sganciavano il reggiseno, per poi abbassare gli slip e farli scivolare lungo le chiare gambe. Non poté che allargare il suo ghigno, trovando il suo modo di fare dannatamente eccitante. Indossava la solita maschera fredda e impenetrabile, la stessa che aveva quando si era presentata al master chiedendo di entrare a far parte della gilda e la stessa che aveva ogni giorno da quando ai erano conosciuti. Ma quando arrivava quel momento, non riusciva a mascherare quel velato imbarazzo che provava. E la cosa non poteva che soddisfarlo ancora di più.
Si avvicinò di qualche passo e poi, improvvisamente, la spinse contro la parete, schiacciandola con il proprio corpo e intrappolando quelle labbra morbide in un bacio violento.
Non riuscì a trattenere un ringhio eccitato nel sentire i suoi grandi seni premuti contro i propri muscoli, mordendo con ferocia le sue labbra e infilando con prepotenza la lingua nella sua bocca, torturandole il palato.
Si staccò solo quando i polmoni avevano iniziato a bruciare, reclamando un po’ d’ossigeno.
Rimase con le braccia tese ai lai della sua testa, studiando il suo volto. La sua espressione era cambiata: le labbra aperte, in cerca d’aria, già gonfie e con un leggero rivolo di saliva all’angolo destro, gli occhi socchiusi e languidi, adesso vogliosi quasi quanto i suoi.
Ma in realtà, il suo prosperoso seno che si alzava e si abbassava velocemente lo distraeva da tutto il resto.
Si allontanò leggermente dalla parete, strattonandola rudemente per il polso e facendo combaciare nuovamente i loro corpi. Ma questa volta infilò le sue dita tra i capelli bianco-perla, tirandoli con forza, costringendola a piegare il busto verso dietro e facendo cadere la rosa blu incastrata tra quelle ciocche chiare.
La sentì gemere, forse per il dolore, forse per l’eccitazione provocata dai morsi che lasciava sulla pelle nivea del suo collo. Non gli importava veramente. Da qualsiasi cosa fossero causati, quei suoni acuti e striduli lo eccitavano da morire.
Affondò il viso nell’incavo dei suoi seni, inspirando profondamente quell’odore di fiori che l’accompagnava sempre. Giocherellò con la lingua con quei capezzoli scuri e turgidi, facendola sospirare, sempre più forte, di piacere.
Con le braccia la stringeva a sé, impedendole di cadere a causa del tremolio che aveva colpito le sue gambe. Sapeva che la colpa era del suo membro duro, intrappolato ancora nei pantaloni, che sfregava contro la sua intimità già, immaginava con piacere, bagnata.
E non poté far altro che ghignare soddisfatto, mentre lei si aggrappava con le unghie alle sue spalle larghe, in modo da rimanere in piedi mentre strusciava sensualmente il ginocchio contro la sua gamba e la sua femminilità contro il suo sesso.
Adorava quando prendeva l’iniziativa, ma non doveva dimenticare chi fosse il sottomesso, lì.
La fece rimettere in piedi, più affannata di prima, e, continuando a guardarla maliziosamente, le girò attorno, come un avvoltoio attorno alla sua preda, fermandosi alle sue spalle. Notò fiero il brivido che le attraversò tutto il corpo, presa alla sprovvista e completamente all’oscuro delle sue intenzioni.
Circondò il suo ventre con un braccio, facendo pressione con l’altra mano sul suo capo e costringendola a piegarsi in avanti.
Si chinò leggermente anche lui, quel tanto che bastava per poggiare le labbra alla base della sua nuca, dove lasciò un leggero bacio che la fece fremere contro di lui.
Le diede un altro morso sul collo con i suoi canini appuntiti da drago, per poi leccare il segno rosso che aveva appena inciso.
Partendo da lì, la sua lingua tracciò un percorso, lungo la linea della colonna vertebrale, fino alla linea dei glutei, dove lasciò un altro morso in risposta ai suoi gemiti incontrollati che rimbalzavano contro le pareti.
La vide piegare il capo all’indietro e i loro sguardi si incontrarono. Cioccolato fuso contro il mare blu. Si stava mordendo sensualmente il labbro inferiore e, con gli occhi, lo stava implorando di smetterla di torturarla in quel modo e di farla immediatamente sua. Preghiera che non espresse a parole perché, sapeva bene, che non glielo avrebbe permesso e, non solo. L’avrebbe punita con i suoi metodi.
Lui sogghignò, mettendosi dritto e sollevando anche lei. Le diede un forte schiaffo a palmo aperto sulla natica sinistra, facendola sussultare, e la spinse con violenza sul suo letto ancora sfatto.
Trattenne un singhiozzo, conscia che lo avrebbe solo fatto infuriare, e si mise seduta sul letto, sgranando leggermente gli occhi e sentendo il cuore perdere un battito quando lo vide, sbarazzatosi dei pantaloni, passarsi una mano fra i capelli biondi, mantenendo quello sguardo ferino e quel ghigno sghembo che la mettevano costantemente a disagio.
Lo vide avvicinarsi a lei, con indosso solo i boxer scuri che mal celavano la sua erezione, e non poté più distogliere lo sguardo dai muscoli scolpiti del suo busto che, fino a quel momento, aveva cercato di ignorare.
Bello come un dio greco.
Ecco perché si trovava in quella situazione, ogni giorno.
Non riuscì ad elaborare più alcun pensiero, perché lui le afferrò le caviglie che penzolavano dal letto e la fece voltare.
Si ritrovò a cavalcioni tra le lenzuola e non riuscì a trattenere un verso di sorpresa misto a piacere, quando percepì le sue mani grandi ancorarsi ai suoi fianchi e il suo membro sempre più gonfio strusciare contro le sue natiche.
Probabilmente aveva tolto anche i boxer. La sensazione della sua pelle contro la propria era inequivocabile.
Strinse con forza tra le dita il lenzuolo bianco, affondandoci il viso.
Era sbagliato. Dannatamente sbagliato. Ma lei non ascoltava più il suo buon senso da quando era entrata a far parte di quella gilda.
Spinse il suo corpo verso dietro, in cerca di un contatto più profondo, incitata dai suoi sospiri più simili a strani versi gutturali.
Quando pensava di non resistere oltre, si ritrovò distesa sulla schiena, sovrastata dal suo corpo statuario.
-Oggi sei pensierosa, Yukino- soffiò sulle sue labbra, per poi scendere a baciarle un seno –Non va bene. Non mi stai dando il piacere che voglio-
Lei deglutì quando i suoi occhi blu iniziarono a scrutarla, forse cercando di capire a cosa stesse pensando.
Non gliene diede il tempo.
Ricominciò a baciarlo appassionatamente, prendendolo alla sprovvista. Le sue dita affilate si infilarono tra i suoi capelli biondi, per poi scendere sul suo collo teso.
Graffiò le sue spalle, per poi scendere fino ai pettorali.
Approfittando della situazione, capovolse le loro posizioni, trovandosi adesso sopra di lui.
Percorse con le dita le linee degli addominali, per poi mettere fine alla loro danza di lingue.
Piantò le mani sul materasso ai lati della sua testa, sollevandosi leggermente dal suo corpo, notando, leggermente imbarazzata, come fosse stato ipnotizzato dal movimento dei suoi grandi seni davanti al suo volto.
Si chinò nuovamente su di lui, leccandogli l’orecchio, per poi lasciare una scia di baci sulla sua mandibola e sul suo collo.
-Mh… forse ti stai riprendendo- sogghignò, chiudendo gli occhi, accarezzando i suoi fianchi morbidi, e guastandosi quei gesti forse troppo leggeri ma comunque piacevoli.
Gli baciò anche il petto, scendendo fino agli addominali e leccandogli l’ombelico, facendolo fremere.
Si sollevò di nuovo, passandosi un braccio sulle labbra asciugandole dai rimasugli di saliva, facendogli schiudere un occhio.
Lo richiuse subito dopo, prendendosi la testa tra le mani, non appena la vide posizionarsi sopra il suo membro.
-Oh si, ci siamo-
Yukino chiuse gli occhi, penetrandosi totalmente in un solo colpo, sapendo quanto lo eccitasse. E infatti un ringhio spaventoso esplose nella stanza, mischiandosi ai suoi gemiti.
Le ci volle qualche secondo per adattarsi, prima di prendere un ritmo regolare, e iniziò a sollevarsi e abbassarsi, facendo peso sulle braccia tremanti che sembravano voler cedere.
In una manciata di secondi si ritrovò nuovamente sotto di lui, che aumentò il ritmo, dando spinte sempre più veloci alle quali lei riusciva a stento a starci dietro.
-Chiamami in quel modo, Yukino- ringhiò sulle sue labbra, costringendola a sollevare il bacino verso di lui.
-Sti-ah!- provò non appena lui le morse un orecchio – Sting-sama…- sospirò chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare da quel piacere che le stava infiammando il basso ventre.
-Ancora-
-Aaah!... Stin….Sting-sama-
Lui aumentò ancora le spinte, chiudendo anche lui gli occhi al suono della sua voce che pronunciava il suo nome in quel modo, non sapeva perché, dannatamente eccitante.
-Dillo, Yukino-
-Io….io voglio…essere tua- disse con un filo di voce, aggrappandosi con le gambe alla sua vita, facendosi guidare dalle sue spinte, e affondando le dita nei capelli chiari quando lui riprese a baciarla.
-Di nuovo-
-Io voglio…mmh…voglio essere solo tua, Sting-samaaah- gemette tra un bacio e l’altro, non appena una spinta più forte degli altri la fece venire in un grido soffocato dalla bocca di lui.
Un altro paio di poderose spinte e anche Sting raggiunse l’apice del piacere, schiacciandola, sfinito, sotto il suo peso.
-Brava piccola Yukino- sussurrò, uscendo da lei e sporcandole il ventre con il suo liquido, per poi sdraiarsi sul letto al suo fianco.
Yukino sentì il cuore andare veloce come un treno, mentre, affannata, cercava di inspirare la maggior quantità di ossigeno possibile.
Sbirciò con la coda dell’occhio il ragazzo accanto a lei. Il suo petto si abbassava e alzava irregolarmente e lei provò l’impulso di stringersi a lui e poggiare il capo suo busto, per vedere se anche il cuore di Sting batteva così velocemente come il suo.
Ma si trattenne appena in tempo.
Non poteva farlo. Non erano così che andavano le cose.
Ed infatti, come ogni volta, lei si alzò dal letto, pulendosi il ventre con un fazzoletto che, puntualmente, era sul comodino. Raccolse i suoi vestiti da terra, indossandoli in fretta e in totale silenzio.
Lanciò un’ultima occhiata a Sting, ancora disteso sul letto ad occhi chiusi e con le braccia incrociate dietro la testa a mo’ di secondo cuscino.
Distolse lo sguardo, prima che i suoi occhi iniziassero a lacrimare, uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.


Strinse i pugni lungo i fianchi, trattenendo un ringhio, mentre una vena di rabbia pulsava sulla sua fronte. Eppure era ancora lì immobile, con un espressione impenetrabile, a fissare quella schiena nuda.
Non un passo. Non una parola.
Eppure sentiva dentro le budella contorcersi per la rabbia.
Ma non disse o fece niente.
Il motivo? Credeva perché fosse forte. Solo in futuro avrebbe capito che in realtà non era intervenuto perché era debole. Dannatamente debole.
Aveva sempre rispettato il suo master. Obbediva ad ogni suo ordine, perché era merito suo se il nome della gilda, Sabertooth, era sulla bocca di tutti. E anche la sua fama come uno dei grandi draghi gemelli di Sabertooth la doveva a lui.
Era molto autoritario, severo, spietato, meschino. Ma forte. Molto forte. Ed era quello che contava, no?
Erano i forti a comandare, era così che funzionava. Chi non era all’altezza doveva solo sottomettersi ai più forti e potenti.
Era così che ragionavano a Sabertooth. E, soprattutto, era così che ragionava master Jiemma.
E proprio seguendo questi principi Sabertooth si era affermata come gilda numero uno di Fiore. E avrebbe continuato a ricoprire quel ruolo per sempre.
Ma per non permettere a Fairy Tail o altre gilde di superarla, doveva eliminare la spazzatura. Non aveva bisogno di maghi deboli che non riuscivano a vincere neanche uno scontro in uno stupido torneo.
Non avevano più bisogno di lei.
E a lui doveva andare bene così, perché lui voleva diventare sempre più forte. Sempre più forte. Per battere Nastu e tutti quelli che lo avrebbero ostacolato. Voleva essere il più forte.
E il più forte, non poteva che essere circondato da persone altrettanto forti.
Era giusto che lei andasse via.
Ma non poteva proprio sopprimere e nascondere a sé stesso la rabbia che stava provando in quel momento, nel vedere le sue spalle nude, non riuscendo a scendere ancora con lo sguardo, dopo che il master l’aveva fatta spogliare, lì, davanti a tutti, obbligandola a cancellarsi il marchio della gilda.
Non riusciva ad accettarlo. No, come poteva?
Quella era un sua esclusiva.
Solo lui poteva.
Solo lui poteva farla spogliare.
Solo lui poteva ammirare quel corpo latteo e perfetto.
Solo lui poteva far vagare lo sguardo sul suo seno abbondante, sulle curve dei suoi fianchi e dei suoi glutei, sulla pelle liscia delle sue gambe, sul ventre piatto.
Solo lui!!!
E invece lei era lì, davanti a tutta la gilda, con i vestiti ripiegati per terra, mentre con le mani tremanti cancellava quel simbolo che marchiava tutti i loro corpi.
E lo sapeva, ne era sicuro! Il suo viso doveva essersi colorato di un leggero rosa, perché lei, testarda, non arrossiva mai completamente. Come accadeva ogni volta quando era con lui.
E non riusciva a sopportarlo!
Solo lui, fino a quel momento, aveva potuto godere del suo viso imbarazzato e dei suoi gesti insicuri. Solo lui era riuscito a rompere parte della sua maschera.
Eppure, in quel momento, tutti potevano vedere quello che lui aveva sempre considerato suo.
Era sua.
Dal primo momento che era entrata in gilda, era rimasto abbagliato dalla sua bellezza e dalla luce emanata dal suo viso, nonostante i suoi occhi fossero spenti.
L’aveva inquadrata immediatamente. Una maga in cerca di una delle migliori gilde in cui entrare, disposta a tutto pur di essere accettata. Anche non essere se stessa.
E lui ne aveva approfittato.
Alla prima occasione l’aveva portata in camera sua, l’aveva spogliata, gettata sul letto e fatta sua. Non si era mai posto problemi a riguardo.
E la cosa era continuata perché lei non aveva la forza e il coraggio di dire basta, e lui non riusciva a rinunciare a quel piacere che riusciva a dargli.
Con piacere si intende quello carnale, ovviamente. A lui non interessava altro.
Era troppo impegnato a diventare sempre più forte per pensare a certi sentimenti, che per lui non facevano altro che indebolire un mago.
Ma era comunque un uomo. Un uomo con certi bisogni. E aveva trovato come soddisfare questi suoi desideri.
Un oggetto, non era altro che un oggetto.
Oggetto che però voleva tenere solo per sé e il solo fatto che qualcuno la guardasse in quel modo lo mandava in bestia.
Ma rimase con gli occhi puntati in avanti, sul master Jiemma, anche quando lei passò in mezzo a loro, ancora nuda, con i suoi abiti stretti a coprirle il basso ventre e un braccio a nascondere i seni sodi.
Non l’aveva guardata neanche con la coda dell’occhio, neanche per un secondo, ma aveva sentito i suo sguardo umido, questa volta non di piacere ma di tristezza e vergogna, su di lui.
L’aveva sentito benissimo, e aveva fatto dannatamente male. Come se gli avesse perforato la pelle.
Ma solo quando fu sicuro che lei non era più nella stanza, chinò il capo, strofinandosi gli occhi con le dita, e emanò un lungo e profondo sospiro, come se avesse trattenuto il fiato per tutto quel tempo.
Se n’era andata.
Per sempre.
Probabilmente non l’avrebbe più rivista.
Ma decise di non pensarci, perché a lui non doveva fregare proprio niente.
Era un oggetto. E come ogni oggetto si rompeva e, prima o poi, non funzionava più.
Lei aveva smesso di funzionare non appena aveva perso quello scontro.
E per Sabertooth era inaccettabile una sconfitta del genere.
Per Sabertooth. Per Jiemma.
E per Sting?


La baciò con dolcezza, accarezzandole la guancia con il pollice, mentre si avvicinava di più. Sentiva il suo sapore così buono sulle labbra, ma cercò di resistere all’impulso di intrufolare la lingua nella sua bocca.
Si beò delle sue braccia che gli circondavano il collo, giocherellando con i ciuffi biondi alla base della nuca.
Sentì la scrivania dell’ufficio del master, sulla quale lei era seduta, scricchiolare sotto il suo peso e la pressione che lui faceva su di lei mentre, piegando il viso dall’altro lato, continuava a baciarla.
Infilò una mano tra i capelli bianco-perla, spingendo il suo viso ancora più vicino al suo, e ringraziò tutti i kami esistenti non appena lei schiuse le labbra.
Le leccò leggermente il labbro superiore, come a chiedere il permesso, e, con sua grande sorpresa, fu proprio lei a unire le loro lingue in una dolce danza, approfondendo quel bacio.
Non credeva esistesse sensazione migliore di quella. Sentiva come se gli fosse sparita la terra da sotto i piedi, ma non aveva paura. Assolutamente no.
Sentiva un fuoco bruciare dentro di sé. Un fuoco che lo stava divorando da dentro.
Un fuoco che soltanto lei riusciva a trasmettergli.
Si azzardò a posare una mano sulla sua cosca liscia e si ritrovò a sorridere contro la sua bocca quando sentì le sue gambe cingergli la vita.
Fu dopo qualche secondo che l’incantesimo si ruppe.
Senza pensarci, preso dal momento, aveva infilato la mano sotto la sua gonna, in modo da avvicinarsi sempre più al suo basso ventre. L’aveva sentita irrigidirsi immediatamente sotto i suoi tocchi e baci e chiari flashback del passato avevano attraversato la sua mente.
Aveva interrotto ogni loro contatto, allontanando la mano da lì e mettendo fine al bacio sempre più intenso. L’aveva fissata spesato per qualche secondo, per poi darle le spalle e avvicinarsi alla finestra, passandosi una mano tra i capelli e sospirando pesantemente. Come se quelle immagini che si erano formate nella sua testa fossero un peso troppo grande da sopportare. Ed era proprio così.
Credeva che avesse superato tutto quello. E come lui, anche lei. Ma invece…
-Sting-sama…?-
Rabbrividì non appena sentì il suo nome, stringendosi la testa fra le mani, come a voler scacciare l’immagine di lei, distesa sotto di lui, che pronunciava quelle semplici lettere con le labbra gonfie per tutti i baci violenti e le palpebre socchiuse, gli occhi pieni di piacere.
-Va tutto bene?-
Sussultò leggermente nel sentire una delicata mano sulla spalla e quella voce così vicina e carica di preoccupazione.
Voltò leggermente il capo, in modo da incrociare il suo sguardo dolce e sentì nuovamente la terra mancare sotto i piedi. Questa volta non fu una sensazione positiva.
Tutto il contrario. Sentì una morsa al petto che lo fece deglutire.
Quegli occhi cioccolato. Quegli occhi così puri lui li aveva macchiati, sporcati con quei suoi malati desideri.
Era passato tanto tempo. Ed erano cambiate tante cose.
Jiemma non c’era più, lui era diventato il master di Sabertooth e, insieme ai suoi nakama, aveva ricominciato da capo.
Nastu e l’intera Fairy Tail gli avevano insegnato che la vera forza, quella forza imbattibile che lui cercava tanto, non l’avrebbe conquistata sconfiggendo chiunque gli capitasse davanti. La vera forza di un mago era il suo legame con i suoi compagni. L’amore, l’amicizia… tutti quei sentimenti da cui lui non aveva fatto altro che scappare.
Dopo tutta la questione dei Dai Matou Enbu e la perdita di Lector  aveva riflettuto parecchio. Ed era giunto alla conclusione che lui non era degno di quei sentimenti. Non era degno di possedere la “vera forza”.
I suoi compagni, però, erano di tutt’altro avviso. Erano stati tutti d’accordo a farlo diventare il nuovo master e gli erano stati accanto in ogni sua decisione, appoggiandolo sempre. Lector, Rogue, Frosh, Rufus, Orga e tutti gli altri.
Non erano più semplici compagni di gilda. Erano amici, nakama. Una famiglia.
Va bene l’amicizia, ma l’amore? Dopo tutto quello che aveva fatto, meritava davvero lei?
Si era scusato. Non appena le era capitata davanti, le aveva chiesto immediatamente scusa per il loro comportamento deplorevole e imperdonabile.
Dietro quelle parole, c’erano anche le scuse per quello che lui aveva fatto a lei. Per come l’aveva trattata e usata.
Il suo cuore grande era riuscito a perdonare tutti loro.
Perfino lui. Non si sarebbe spiegato altrimenti quel loro legame così forte che si stava trasformando in qualcosa di più.
Si girò completamente, appoggiandosi al davanzale della finestra e guardandola dritta negli occhi.
Fece per parlare, ma…
-Mi dispiace-
Sgranò lo sguardo nel sentire quella flebile voce pronunciare quelle parole che gli perforarono i timpani. Aveva proprio sentito bene?
-Yukino, cosa…-
-E’ colpa mia. Tu volevi solo… e io ho… non- balbettò imbarazzata, con le guance infuocate (finalmente) e lo sguardo puntato sulle sue scarpe, facendogli perdere un battito per quanto fosse tenera ai suoi occhi.
-Non dire stupidaggini- la rimproverò dolce –Sono io quello che deve scusarsi- disse, sospirando affranto e facendole alzare lo sguardo su di sé.
-Sting-sama, ma…- si zittì immediatamente non appena si ritrovò stretta tra le sue braccia forti, il viso appoggiato sul suo petto caldo. Poteva sentire benissimo i battiti accelerati del suo cuore e il respiro caldo sulla sua testa.
-Io ho fatto tanti errori nella mia vita, soprattutto con te- chinò leggermente il capo, in modo da affondare il naso nei suoi capelli profumati e poterle sussurrare quelle parole direttamente nell’orecchio, come se avesse paura che qualcun altro potesse sentirle –Ti ho trattato in modo vergognoso, e ancora mi chiedo come tu sia riuscita a perdonarmi. Continuo a pensare di non essere degno di questo affetto da parte tua-
Yukino sentì il cuore stringersi e gli occhi inumidirsi. Se non fosse stata così timida probabilmente lo avrebbe schiaffeggiato, rimproverandolo per tutte le cavolate che stava dicendo. Ma l’unica cosa che riuscì a fare fu chiudere gli occhi e accoccolarsi meglio sul suo petto, continuando ad ascoltarlo.
-Ma non mi importa. Sarò egoista e vile, ma non voglio rinunciare a “questo”! Io credo di amarti, Yukino. Forse dalla prima volta che ci siamo visti, ma ho interpretato tutto male. Sono stato un coglione. Un vero e proprio coglione! Ti ho fatto soffrire, e mi dispiace. Ma non posso rinunciare a te, Yukino. Non posso e non voglio-
Yukino tremò, sentendo le lacrime rigarle le guance e affondando il viso sulla maglietta blu del ragazzo, che iniziò ad accarezzarle il capo.
-Amami, Yukino. Amami e ti prometto che non passerà giorno in cui io non sconterò tutto quello che ti h fatto-
Yukino singhiozzò sempre più forte, non riuscendo più a trattenersi e bagnando la maglia del ragazzo.
-Baka- sussurrò, prima che Sting le prendesse il viso tra le mani, costringendola ad abbandonare il suo petto caldo e a guardarlo negli occhi.
Le sorrise sincero e incoraggiante, mentre le asciugava le guance con i polpastrelli e poggiava la fronte contro la sua.
Yukino cercò di ingoiare il groppo in gola, riuscendo a parlare solo dopo qualche minuto.
-Ti ho già perdonato, non devi scontare proprio niente- disse sincera, stringendo i suoi polsi tra le dita e accarezzandogli i dorsi delle mani con i pollici –T-ti amo, Sting-sama-
Lui sorrise come un bambino, lasciandole un leggero bacio a stampo sulle labbra, per poi stringerla di nuovo fra le braccia.
-Un passo alla volta, ok?- disse lui, sfiorandole il naso con il proprio.
Lei annuì semplicemente, sorridendo felice e ricominciando a piangere di gioia.
Si sollevò sulle punte dei piedi, riprendendo quella danza di lingue da dove si erano interrotti.
Se lui aveva interpretato tutto male, lei l’aveva capito subito. Fin dal primo istante.
Colpo di fulmine? Può darsi.
Ciò che sapeva con certezza era che si era innamorata di lui da subito, perché sapeva che quella che mostrava a tutti era solo apparenza. Lei aveva capito fin da subito che sotto tutti quei muscoli c’era un cuore buono. Doveva semplicemente aspettare che qualcuno rompesse la sua armatura. E doveva proprio ringraziare Nastu e tutta Fairy Tail per questo.
Quando si era scusato, chiedendole di tornare nella gilda, non aveva avuto più dubbi: l’attesa era finita.
Certo, quei brutti ricordi erano ancora vivi in lei, e lo sarebbero stati per sempre. Per questo si era irrigidita quando lui aveva avvicinato la sua mano grande alla sua intimità.
Ma sapeva che, con il passare del tempo, grazie alla sua vicinanza, quei ricordi non le avrebbero più fatto male e ei sarebbe riuscita a lasciarsi andare.
Adesso era lui che doveva aspettare.
E avrebbe aspettato anche in eterno, se necessario.


ANGOLO AUTRICE
Ehm.... Buon StingYu Day a tuttiiii!!!
Allora, iniziamo col dire che questa è la primissima volta che scrivo qualcosa su questi due. Non sono tra i miei personaggi preferiti (ma devo ammettere che Sting è uno dei ragazzi più fighi di TUTTO il manga!), però credo davvero che siano una coppia bellissima e ho letto molte storie su di loro davvero fantastiche. Così ho deciso di cimentarmi anche io in qualcosa, e quale miglire occasione dello StingYu Day? Così è venuta fuori questa...cosa ahahah.
Nella mia testa era moooolto diversa. Ma, appena ho iniziato, le miei mani hanno cominciato a scrivere e a non ascoltarmi più. Comunque, essendo la mia prima storia su Sting e Yukino non so davvero se sono soddisfatta o meno, quindi spero siate voi a chiarirmi le idee recensendo con consigli, osservazioni, insulti, cesto di pomodori...insomma, quello che volete!
Bene, direi che è tutto! Ringrazio in anticipo chiunque legga la storia e, invece, mi scuso con i fan sfegatati di questa coppia che non vedevano l'ora arrivasse questo giorno e invece si sono ritrovati a leggere questa cosa qui ahahah
Bando alle ciance, di nuovo buon StingYu day a tuttiii
Ciao ciao!
  
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