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Autore: cin75    16/04/2016    8 recensioni
Castiel compie un gesto insano nei confronti di Dean e quando se ne rende conto, pensa, che compierne un altro, sia l'unica soluzione per chiedere perdono ai due fratelli.
Genere: Angst, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Sam era nel panico più assoluto. Lo stregone a cui stavano dando la caccia era riuscito a scappare. Castiel era stato colpito dalla sua assurda maledizione che esaltava le paure più profonde e in quella follia magica, l’angelo aveva trascinato via Dean, dopo averlo reso inoffensivo con un violento colpo al viso.
Il maggiore era praticamente volato sul cofano dell’Impala e lì, era rimasto provo di sensi, fin quando Castiel non lo aveva raggiunto e infilato di peso sui sedili posteriori.
Sam lo aveva raggiunto ma l’angelo,  come se fosse stato comandato a distanza, lo aveva spinto lontano, si era messo alla guida della macchina dei due fratelli ed era sfrecciato via, lasciandosi dietro un Sam che urlava, preoccupato e furioso, il nome di Dean e il suo, esortandolo a fermarsi.
 
Dopo alcuni chilometri fatti a velocità sostenuta, Castiel sentiva che Dean lentamente riprendeva i sensi, così decise di infilarsi in una strada laterale che portava nella boscaglia che costeggiava la statale che stava percorrendo.
Fermò l’Impala in una piccola radura e approfittando che Dean era ancora confuso e stordito, se lo caricò in spalla e si infilò in un piccolo casale della forestale, che da come era messo, doveva essere abbandonato da anni.
Il posto ideale.
 
Poggiò il cacciatore sul vecchio tavolo che c’era al centro della stanza e poi cercò qualcosa con cui legarlo.
“Cas…” biasciò Dean che incominciava a riprendersi.
Ma l’angelo non rispose.
“Cas…che stai…facendo?!” si sforzò di chiedere e provò anche a tirarsi su per poter reagire meglio a quello che stava accadendo, ma Castiel non glielo permise e colpendolo con forza al centro del petto, lo costrinse a stare giù.
Dean gemette vistosamente. I colpi di Castiel erano comunque colpi che portavano dentro di loro la forza di un angelo e quel colpo in pieno petto lo aveva fatto sentire come se il torace gli si stesse per sfondare. Sentì il respiro spezzarsi per alcuni secondi e per un attimo tutto fu nero davanti ai suoi occhi. Poi, paradossalmente, il dolore sempre più crescente gli fece capire che era ancora vivo e che respirava ancora.
Cercò di respirare regolarmente, per quanto gli fosse possibile  e poi, provò di nuovo a  parlare con Castiel, che aveva preso a legargli i polsi con una corda che finiva annodata ai piedi del tavolo. La stessa cosa fece poi alle caviglie del cacciatore che si ritrovò così, completamente immobilizzato.
“Cas…” fece ancora. “Castiel!” provò, sapendo che chiamarlo in quel modo sortiva sempre un certo effetto nell’amico angelico. Ma non questa volta, sembrava. “So…so che non sei tu. Lo vedo. So che sei sotto l’influsso di quel bastardo …ma ti prego…ti prego, amico…cerca di combatterlo. Qualunque cosa tu senta,  non è reale….combattila. Cerca di resistergli!!” cercava di spronarlo a reagire.
L’angelo si girò verso di lui. Lo fissò. Lo guardò come se potesse leggergli dentro, come se in quel momento stesse leggendo ogni suo pensiero.
“Hai ragione!” fece con impassibilità.
“Sì…sì…”  fece con nervoso entusiasmo , Dean.
“Hai ragione. Devo combattere!”
“Sì…bravo Castiel…resisti! Da’ tempo a Sammy di far fuori quel figlio di puttana!” ripetè Dean, convinto di aver fatto breccia nella forza di volontà dell’angelo. “Combatti!”
“Devo combattere.... Amara!” rivelò con un aria gelida e un tono di voce che non mostrava alcuna inflessione.
“Cosa!?! No!! ” trasalì Dean che in quel momento capì di non aver aperto nessuna breccia. “Cas che vuoi fare?...che cosa stai dicendo?”
“Tu..tu hai sempre detto che lei sostiene che siete legati….” iniziò a spiegare mentre si aggirava intorno al tavolo come una belva intorno alla sua preda, ma Dean vedeva che l’amico non era per niente lucido. Non aveva mai visto Castiel passarsi in modo così esasperato le mani tra i capelli. “Tu…hai sempre detto che Amara è convinta che il vostro legame è profondo e indelebile, che lei ti sente. Ti percepisce. Ti…ti controlla. Mi hai confessato che anche tu riesci a sentire la sua potenza , la sua forza, la sua oscurità…”
“Cas…Cas , riprenditi. Ascoltami!!” provò a richiamarlo. Inutilmente!
“Che ti senti attratto da lei a tal punto……”
“E’ l’incantesimo che ti fa sentire così!”
“… da non riuscire ad ucciderla!”
“No, no, no….Cas! Lo farò! La ucciderò e Sam mi darà una mano. Ma tu…” e oramai Dean sapeva dove voleva arrivare l’amico soggiogato.
“Se tu che sei un umano puoi sentire lei, allora….lei…la sua potenza…potrà sentire te!”
“Cas, no!” cominciò ad agitarsi seriamente il cacciatore.
“Sentirà la tua sofferenza  e verrà in tuo soccorso!”
“No, no!!” provò a replicare Dean che aveva iniziato a strattonare le corde che lo tenevano legato al tavolo. “Amara se ne fregherà di ciò che sento!”
“No, lei verrà da te e troverà me, pronto ad ucciderla.”
“Castiel, no. Sarà lei a farti fuori!” lo avvertì provando ancora a liberarsi. “Quello che stai farneticando è solo frutto della tua paura!! Di quella paura causata dall’incantesimo.”
E infatti Castiel confermò i timori del cacciatore.
“Io la ucciderò. Libererò il mondo dalla sua oscurità. Salverò le creature nate dall’amore di mio padre così che anche lui possa fare ritorno in Paradiso. Posso farlo e lo farò anche se questo mi costerà..” fece ad un certo punto fissando con lo sguardo decisamente sperso, l’amico.
“Ti costerà?” azzardò Dean.
“Mi costerà ucciderti lentamente , Dean. Ma devo darle tempo di …sentirti.”
“Cas…no! Amico…non..non sei tu!!”
“Credimi Dean. Non vorrei, lo sai. Non ti farei mai del male, ma questo è l’unico modo per arrivare ad Amara. Mi strazierà il cuore ucciderti, mi distruggerà l’odio che Sam proverà per me come mi struggerà il dolore che proverà quando ti saprà morto. Ma…” fece avvicinandosi a Dean che contrasse istintivamente ogni muscolo.
“Cas…no!”
“Ma me lo avete insegnato voi, Dean!” fece l’angelo, imponendo una mano aperta sul torace ansimante del cacciatore. “Il sacrificio per il  bene superiore!”
“Cas…”
E in un attimo , l’angelo strinse il pugno e Dean sentì il torace andargli in fiamme e il respiro mancargli. Era come se centinaia di aghi gli stessero attraversano la pelle fino a perforargli i muscoli più profondi.
Urlò!!
 
 
A miglia di distanza , Sam, era riuscito a ritornare al motel in cui si era fermato con Dean. Aveva preso freneticamente a fare di nuovo ricerche sullo stregone, perché sapeva che non avrebbe  trovato Castiel, ma che poteva rintracciare di nuovo quel bastardo magico, farlo fuori e liberare dal suo influsso malefico, l’amico angelo.
Sam leggeva e rileggeva ogni pagina di rapporti della polizia, ogni articolo di giornale che riportava quelle notizie che li aveva portati a seguire quel caso. Riesaminò ogni dettaglio e ogni situazione, ma nonostante cercasse di concentrarsi , la sua mente non poteva non pensare a Dean nelle mani di un Castiel fuori di testa e in preda alle sue paure. Non sapeva cosa  l’angelo avesse voluto dal fratello, perché lo aveva portato via. Ma la cosa che lo preoccupava era il modo in cui Castiel era andato via con Dean. Il che, non era niente di buono.
Come al solito!!
 
 
Nel vecchio casolare, Castiel stringeva gli occhi ogni volta che infieriva sull’amico cacciatore. Contraeva la mascella ad ogni gemito sofferente a cui costringeva Dean , che a volte, non riuscendo a trattenere ciò che provava fisicamente, urlava in preda al dolore.
“Mi dispiace….mi dispiace….” ripeteva amareggiato Castiel mentre le sue mani, pur senza toccarlo, causavano un profondo male all’amico.
“Castiel…..Castiel….” ripeteva biascicando l’altro. “Fermati….per favore….fermati…mi…mi stai uccidendo…”
“Devo…devo farlo. Lei deve sentire il tuo…dolore!” spiegò mostrando colpa nella sua voce, mentre la sua mano scattava in un pugno stretto e causava un ennesimo spasmo doloroso al corpo del cacciatore che si inarcò come attraversato da una violenta scossa elettrica.

La confusione creata dal soggiogamento della magia , rendeva Castiel ancora più concentrato sulla sua forza e questo rendeva il dolore causato a Dean, sempre più profondo.
L’angelo era davvero convinto che portando al limite della vita , il cacciatore, Amara avrebbe percepito la sua sofferenza. Era davvero convinto che l’Oscurità sarebbe intervenuto in aiuto della sua “scelta umana”. Era davvero convinto che l’avrebbe sottomessa, uccisa e liberato il mondo.
Sì!, Castiel era davvero convinto che sacrificando Dean, il suo migliore amico, l’uomo che lo considerava come un fratello, che lo aveva fatto sentire come un fratello, avrebbe vinto sul male più Oscuro dopo Lucifero.
E questo pensiero lo esaltava. E più lui si esaltava , più la forza con cui si accaniva su Dean diventava forte. E più quella forza aumentava e più Dean capiva di essere al limite della sopportazione fisica.
Sentiva i suoi muscoli contrarsi, ledersi ad ogni assalto invisibile di Castiel. Sentiva i polmoni bruciare , il fiato mancargli, la testa scoppiare. I polsi e le caviglie , strette dalle corde, facevano un male cane e di certo sanguinavano. Dean sentiva, e oramai riconosceva, l’odore del sangue.

“Cas….” si sforzò quando il dolore si fece meno presente. “Lei…lei non verrà….E’ tutto nella …tua testa, Cas. La paura che provi, l’assurda convinzione che puoi ucciderla e salvare il mondo….è solo un frutto di quella maledetta magia. Lei non….”
“Noooo!!!” parve alterarsi l’angelo, che rinsaldò la presa del suo pugno fino a far sbiancare le nocche.

Un urlo innaturale si levò dal cuore di quella radura.
Il dolore di Dean, riecheggiò nel silenzio della boscaglia. Uno stormo di uccelli volò via spaventato quando il grido del cacciatore sovrastò i rumori della natura.

Un attimo dopo, il corpo di Dean si abbandonò rivo di sensi sul vecchio tavolame. Un rivolo di sangue gli segnò un lato della bocca. Il sudore gli faceva brillare la pelle del viso contratto in una smorfia di sofferenza. I muscoli delle braccia e delle gambe non opponevano più resistenza alle corde che li tenevano legati.
Il petto che prima ansimava mentre cercava di riportare l’angelo alla realtà, si sollevava a malapena.
 
Poco distante dal tavolo, Castiel, guardava affannato, confuso e stordito, l’immagine di quell’uomo sconfitto e indifeso.
“Mi dispiace…mi dispiace. Non posso fermarmi adesso…..so che lei sta arrivando. Lei non permetterà che io ti uccida, perciò io adesso…..io…io devo…devo uccider….” ma quell’ultima parola rimase nella gola dell’angelo, perché all’improvviso, una forza oppressiva e violenta si abbatté su di lui.
L’angelo finì in ginocchio. Le mani strette alle tempie come per sopportare un dolore violento e improvviso. Un gemito a stento trattenuto e poi più nulla.
Castiel cadde di lato, abbandonandosi a quella forza che lo stava sopraffacendo, sconfiggendo e vincendo. Si sentì come se le sue povere ali gli fossero state strappate di netto. Si sentì debole, svuotato, definitivamente sconfitto.
 
Poi, quando quella sensazione di oppressione svanì lentamente, l’angelo riaprì, piano, gli occhi.
Si sentì spaesato, perché non sapeva dove era. Perché era disteso sul pavimento?, perché c’era sentore di sofferenza in quel posto?
Si guardò attorno e quando alzò di poco lo sguardo, vide una mano priva di forza, sporgere dal tavolo che lo sovrastava .
“Ma cosa…” sussurrò ancora confuso. Si sforzò di tirarsi su e strabuzzò gli occhi quando riuscì a mettere a fuoco l’uomo privo di sensi legato al tavolo.
“Che cosa ho fatto….che cosa ho fatto??!” iniziò a sibilare tra le labbra contratte dal doloroso stupore. “Deeeaan!!”
 
 
Sam era riuscito a rintracciare di nuovo lo stregone. Quel bastardo era o troppo sicuro di sé o troppo stupido per cambiare subito aria. Il giovane cacciatore lo aveva ritrovato nel retro di un vecchio bar di periferia, intento a trascinare nell’ennesima magia , il povero disperato di turno.
Ma questa volta non aveva esitato, non aveva commesso errori. Lo aveva inseguito a perdifiato per tutto il vicolo in cui il bastardo si era infilato, rimanendo intrappolato in una stradina cieca.
Sam , fu gelido e deciso, e non appena vide che lo stregone stava per sferrare uno dei suoi attacchi magici, premette il dito sul grilletto e fece fuoco.
Il “proiettile ammazza streghe” come lo aveva battezzato, risultò essere utile anche per gli stregoni stronzi. L’essere magico si piegò in due e un secondo dopo giaceva a terra, privo di ogni alito vitale.
In quello stesso momento, la maledizione scagliata contro Castiel, andava in frantumi, lasciando l’angelo in una morsa di panico quando si rese conto di aver fatto del male al suo migliore amico.
 

Alcune ore dopo, Castiel alla guida dell’Impala, raggiungeva il bunker . Sam lo stava aspettando, ansioso, dopo una telegrafica telefonata da parte dell’angelo.
Sto’ tornando al bunker. Dean è con me!
E aveva messo giù.
 
Quando Castiel fermò la macchina, scese lentamente dal posto di guida e Sam sentì un sonoro tonfo al cuore. Non era abituato a vedere qualcuno che non fosse Dean alla guida della Chevy. Era strano. Era diverso. Era quasi doloroso.
Deglutì a fatica.
Poi vide Castiel fare il giro della macchina, passando davanti al cofano, raggiungere lo sportello dei sedili posteriori e aprire. Lo vide chinarsi e poi vide due braccia che si aggrappavano a quelle angeliche.
Piano, Castiel tirò fuori dalla macchina Dean, che ancora un po’ dolorante, si lasciò aiutare.
Il minore tirò un profondo sospiro di sollievo quando vide il fratello in piedi sulle sue gambe. Vivo.
Sì, era un po’ provato. Ma stava bene e sarebbe stato meglio dopo qualche hamburger e un paio di  birre.
Gli andò incontro e senza dire nulla all’angelo, lo scostò malamente da Dean e si mise il braccio del fratello intorno alle spalle per aiutarlo ad entrare nel bunker.
Castiel li seguì senza dire una parola.
Sapeva che il tempo per le spiegazioni sarebbe arrivato. Sapeva di essere stato debole. Sapeva che  la frase “Non ero in me!” non era del tutto giustificabile.
Sapeva che stava per uccidere Dean. Per sconvolgere la vita di Sam
Sapeva , sapeva , sapeva eppure non riusciva a capire da dove iniziare per chiedere perdono.
 
Lasciò ai due fratelli il tempo di cui avevano bisogno. A Dean di riprendersi, a Sam di calmarsi.
Ma in quell’attesa, la sua mente, sapeva che nessuna delle frasi che aveva messo insieme poteva servire per giustificare il suo agire. I cacciatori non erano gente da discorsi smielati, non con i tempi che correvano. E Dean e Sam di certo avevano bisogno di fatti, di consapevolezze. Le parole , soprattutto quelle non dette , non avevano fatto altro che allontanarli e ferirli in mille modi diversi. Ma comunque dolorosi.
 
Così decise che solo una ferma e decisa presa di posizione poteva mostrare ai due fratelli la sua profonda lealtà la più piena consapevolezza della colpa commessa.
Si avviò verso la stanza di Dean, dove sapeva che i due stavano ancora rimuginando su ciò che era accaduto. Bussò e attese che il maggiore gli desse il permesso di entrare e così fu.
L’angelo oltrepassò la porta e cercò di sostenere lo sguardo dei due. Rancore in quello del giovane. Severità in quello del maggiore.
Non preferì parola.

Dall’interno della manica del suo trench fece scattare fuori una lucente lama angelica che bloccò non appena l’elsa gli sfiorò il palmo.

In quello stesso momento Sam scattò in avanti come a proteggere il fratello. Dean, di contro, mise una mano sulla spalla del minore per bloccarlo. Non sapeva perché, ma Dean sentì dentro di lui, che era qualcosa di diverso quello che stava per accadere in quel frangente.
Infatti!!
Castiel impugnò l’arma in modo da tenere la punta lontano dai due umani. Lui non li stava minacciando. L’angelo la stava porgendo loro.
Un secondo dopo, Dean e Sam, si ritrovarono un Castiel in ginocchio, capo chino. Completamente sottomesso. La lama ancora nella sua mano , in attesa che uno due cacciatori la prendesse.
“Cas, ma cosa…” azzardò Dean. Il ragazzo sapeva che prima o poi un chiarimento fra loro avrebbe  dovuto esserci. Ma quello era un modo decisamente strano di chiarirsi!!
“Prendila!” offrì Castiel , senza alzare lo sguardo dal pavimento.
Sam e Dean si guardarono stupiti e confusi per quel gesto. Non riuscivano a comprenderlo.
“Ti prego, prendila!” ripetè con più convinzione Castiel, porgendo più vicina l’arma angelica.
La mano del maggiore lentamente si avvicinò alla lama, ma sembrava come se Dean non avesse la forza di afferrarla. Era indeciso nel movimento. Titubante nel gesto.
Poi, quasi come se si fosse convinto, annullò del tutto lo spazio tra la sua mano e la presa di Castiel sulla lama e l’afferrò con forza.
Subito dopo , il braccio dell’angelo, quello che fino a quel momento aveva tenuto sporto verso i due cacciatori, si abbandonò lungo il fianco dell’angelo , esattamente come l’altro braccio.
“Castiel, che cosa …stai facendo!?” azzardò incerto, Sam, che ormai aveva capito che l’amico angelo non era più un pericolo né per Dean , nè per lui.  Che era di nuovo il solito Cas.
Situazione  strana a parte!!
 
“Ti ho fatto del male , Dean. E di conseguenza ne ho fatto anche  a te Sam!” disse con la voce che era quasi un sussurro. “E per quanto io fossi soggiogato da quell’incantesimo malsano, ciò che sono, la mia grazia, la mia forza, sarebbero dovute essere abbastanza forti da reagire. Ma così non è stato e ho rischiato di ucc…”
“Cas, ascolta!” provò a fermarlo Dean, ma l’angelo sembrava intenzionato ad andare fino in fondo.
“NO!” fece con voce più forte e decisa. “Non merito più la vostra amicizia, la vostra lealtà. Quante…quante altre volte dovrò rischiare di farvi del male, di deludervi, prima che voi lo capiate!?” e questo sembrava addirittura un monito severo rivolto ai due fratelli che lo ascoltavano esterrefatti.
“Castiel eri sotto un incantesimo potente. È capitato anche a me, è capitato a Dean. Possiamo…possiamo…”
“Cosa? perdonarmi?” chiese Castiel con tono sarcastico
“Capirti!” intervenne  Dean. “Comprenderti! Perché è questo che fa una vera famiglia.”
A quelle parole, l’angelo sembrò afflosciarsi su sé stesso. Un peso enorme gli schiacciò la sua povera grazia già tanto afflitta.
 
Quanto erano straordinari quei due uomini, per essere in grado di perdonargli perfino una cosa del genere?
Non li meritava.
 
Fu solo allora che si convinse che ciò che voleva fare doveva essere fatto.
Alzò finalmente lo sguardo verso i due fratelli e in quel momento sia Dean che Sam videro qualcosa che non avevano mai visto. Non sul volto di Castiel.
L’angelo stava piangendo. I suoi occhi erano liquidi e lucidi di calde e colpevoli lacrime. Il blu che caratterizzava le sue iridi era offuscato da un velo di lacrime. Il rimorso era talmente palese sul suo viso che faceva quasi male anche a loro.
 
“Castiel…” sussurrò Dean, profondamente colpito dalla figura inginocchiata di fronte a lui e che in quel momento si issava lentamente sulle ginocchia.
L’amico angelico con movimenti leggeri mise le sue mani su quella di Dean che teneva ancora stretta intorno alla lama e che sussultò di sorpresa quando la stretta di Cas fece puntare la punta della lama verso il suo petto.
“No!!” si allarmò Sam, pronto a scattare per fermare qualsiasi gesto insano. Lo stesso fece Dean, che contrasse i muscoli delle braccia per contrastare la forza che sentiva provenire dalle braccia di Castiel.
“Ho peccato. Ho colpito. Ho ferito. Ho deluso. Ne ho avute di possibilità per redimermi. Me ne avete date di possibilità di redimermi!!” provò a giustificare quel suo gesto. “Ma ora basta! Mi arrendo. Non posso più rischiare di farti del male. Di farne a tutti e due!” fece guardando entrambi i fratelli.
Sam era decisamente basito da quelle parole.
Dean, invece, beh…Dean aveva in viso un espressione granitica.
 
Il cacciatore strinse forte l’arma tra le sue mani, fissò con aria feroce e furiosa il volto dell’angelo e con un gesto veloce e scattante, senza proferire alcuna parola,  la alzò pronto a sferrare il colpo ferale che avrebbe trafitto il petto dell’angelo ai suoi piedi.
 
Gli occhi lucidi. Lo sguardo gelido.
L’esclamazione di stupore di Sam che gli risuonava allarmata nelle orecchie.
Il braccio che volò da solo verso il basso.
Dean colpì. Impietoso. Deciso. Freddo.
E la lama affondò. Impietosa. Decisa. Fredda.
   
 
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