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Autore: WillofD_04    16/04/2016    3 recensioni
Questa storia è il seguito di "Lost boys". Per leggerla non è necessario aver letto "Lost boys", ma è consigliato.
A quanto pare, l'avventura di Cami non è affatto finita, anzi, è appena cominciata! Che cosa le è successo? Sarà in grado, questa volta, di risolvere la situazione? Questo per lei sarà un viaggio pieno di avventure e di emozioni, che condividerà con persone molto speciali.
Non posso svelarvi più di così, se siete curiosi di sapere cosa le è capitato, leggete!
DAL TESTO:
Poco ci mancò che non caddi all’indietro dall’incredulità. Infatti dovetti reggermi agli stipiti della porta che era dietro di me per rimanere in piedi. Dieci paia di occhi mi fissavano, tutti con un’espressione diversa. C’era chi era divertito, chi indifferente, chi curioso e chi stupito.
«Oh cazzo...è successo di nuovo!» esclamai, al limite dell’esasperazione.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Pirati Heart, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Finii di leggere leggermente emozionata e ripiegai la lettera accuratamente, poggiandola sul tavolo nella speranza che Rufy non la confondesse con una sottiletta e la ingoiasse intera. Erano parole che venivano dal cuore, quelle che gli avevo scritto. Ora come ora sembravano assurde perché io mi ero ritrovata lì sulla loro nave appena due settimane dopo che ci eravamo lasciati, almeno secondo il loro orologio. Secondo il mio la faccenda era ancora più assurda perché erano passati cinque miseri minuti dalla separazione prima che mi fossi ritrovata catapultata lì. Attesi che qualche reazione facesse capolino sui loro volti, un po’ perplessi. Furono i tre secondi più lunghi della mia vita probabilmente, poi, accadde. Con loro mai ci fu detto più azzeccato di “la quiete prima della tempesta”.
«Dolce Cami! Che belle parole che mi hai dedicato, grazie! Possiamo danzare insieme quando vuoi! Ti farò volteggiare fino in cielo tra le mie braccia!» il cuoco prese a girare come una trottola, completamente perso. Nami invece batteva le mani ridendo.
«Oh che bella lettera!» con la coda dell’occhio vidi Franky che stava allagando il pavimento a lui adiacente affiancato da Chopper con gli occhi lucidi e Robin che passava un fazzoletto a entrambi, sempre sorridente. «Proprio commovente!» continuò poi il cyborg mentre si soffiava il naso
«Il cuore mi si riempie di gioia ad ascoltare quello che hai scritto per i nostri amici Cami!» fece lo scheletro «anche se io...il cuore non ce l’ho! Yohohoho»
«Ehi, aspetta un momento» Usop venne vicino a me leggermente infastidito «vuoi dire che io sono un codardo, bugiardo e pessimista?»
«No! No...cioè si...ma in senso buono!»
«Che vuol dire in senso buono!?»
«Nel senso che in altre persone le caratteristiche che hai tu sarebbero viste come difetti, ma invece in te sono qualità. Sono proprio queste cose che fanno di te una grande persona! E poi, anche io sono fifona e pessimista, insieme faremmo una bella squadra» gli feci l’occhiolino e non solo si calmò, ma parve anche soddisfatto.
Ero senz’altro contenta di quelle reazioni, ma fra tutte non avevo avuto modo di notare le due che mi importavano di più, ovvero quelle di capitano e vicecapitano. Così mi avvicinai a loro e indagai. Lo spadaccino aveva la sua tipica posa rilassata, con la schiena appoggiata allo schienale della sedia e le mani dietro la nuca.
«Zoro?» lo chiamai. Non ottenni risposta. «Zoro?» riprovai, ancora niente. Ci misi un po’ per accorgermi che il verde stava beatamente dormendo. Un po’ ero delusa, ma dall’altra parte mi venne da ridere, del resto dovevo aspettarmelo. Aveva dimostrato di essere capace di dormire perfino durante una tempesta, quell’idiota.
«Beh, buonanotte» dissi rassegnata
«Cosa!? Quell’imbecille di una testa d’alga ha dormito per tutto il tempo!? Bella Cami spostati per favore, non vorrei che ti finisse del sangue sulla maglietta.» il cuoco sembrava infuriato come non mai. Mi scansò delicatamente e io mi feci da parte, ormai abituata alle sfuriate del biondo. Come previsto, il “povero” spadaccino venne svegliato con un potente calcio che lo fece cadere dalla sedia ma purtroppo non si fece niente.
«Ma che cazzo!?»
«In piedi, idiota di un marimo!»
«Brutto cuoco di merda, come osi svegliarmi!?»
«Come osi tu dormire in un momento del genere!?»
La lite continuò, senza mancare di minacce e insulti, almeno finché la bella navigatrice non mise fine al conflitto con un paio di pugni ben assestati. Io però a un certo punto smisi di prestarvi attenzione e andai dal capitano. Aveva assunto una posa preoccupante, a dire la verità. Stava seduto composto sulla sedia – e già questo di per sé era un segnale allarmante – con le braccia incrociate e la tesa del cappello calata sugli occhi, che impediva di vedere che espressione avesse. Che si fosse arrabbiato per qualcosa che avevo scritto nella lettera? Che stesse dormendo anche lui?
«Rufy?» lo richiamai con cautela e tenendomi a una distanza di sicurezza di circa un metro. Non rispose nemmeno lui. Ok, stava dormendo pure lui.
«Ho deciso.» all’improvviso il moro si alzò e sbatté una mano sul tavolo, facendomi perdere qualche anno di vita. Per quanto la mia curiosità impazzisse, evitai di chiedergli cosa. Avevo leggermente paura.
«Faremo una festa di benvenuto per Cami!»
Tirai un sospiro di sollievo e ripresi tutti gli anni di vita che avevo perso in quegli attimi.
«Non ne hai avuta una quando sei venuta qui, quindi la faremo ora! Ah, bellissima lettera, mi è piaciuta»
Ne fui molto contenta, ma non potei rispondere perché in quel momento intervenne la rossa «Ottima idea Rufy!».


Qualche minuto dopo mi ero ritrovata sul ponte con un boccale di birra in mano. C’era la musica e come c’era da aspettarsi erano tutti allegri. Cappello di paglia aveva detto a Law di chiamare anche la sua ciurma perché “più siamo meglio è”, o almeno così aveva detto. Il chirurgo era un po’ riluttante ma alla fine lo fece, dopotutto erano alleati. Per educazione mi presentai ai Pirati Heart, che rimasero piacevolmente colpiti dalla presenza di un’altra “bella donna” come me e intavolai una conversazione con Shachi e Penguin. Solitamente mi era difficile parlare con gli sconosciuti ma con loro mi risultava sorprendentemente facile. Erano buffi e a loro modo facevano ridere. Non so per quanto rimasi a parlare con loro ma fu piacevole e sicuramente tempo speso bene. Nel frattempo avevano cominciato a suonare musica allegra e la metà dei presenti ballava. Dell’altra metà che non ballava, l’occhio mi cadde su una persona in particolare. Appoggiato alla balaustra della Sunny c’era una figura solitaria e silenziosa con in mano un bicchiere di vino. Poggiai il boccale di birra e presi un flute con dello spumante, o almeno l’equivalente di quel mondo. Affrettai il passo e lo raggiunsi. Non disse niente, si limitò ad osservare la scena, con sguardo imperscrutabile come al solito.
«Allora, come procedono le riparazioni del tuo sottomarino?»
«Procederebbero più veloci se non avessi fatto un buco nel pavimento con la tua testa vuota, ma nel complesso bene, il carpentiere sta facendo un buon lavoro»
«Dì la verità, non sei qui solo per controllare che Franky faccia le riparazioni come si deve»
«Il motivo per cui sono qui non è affar tuo» rispose, si staccò dalla balaustra e fece per andarsene
«Senti» dissi per non farlo andare via «so che molto probabilmente mi odi ed è chiaro che non mi sopporti» a quelle parole si fermò. Era di spalle e non potevo vedere la sua faccia, ma ero sicura che su di essa vi sfoggiava un ghigno.
«Ma se l’istinto non mi inganna, navigheremo nello stesso mare per ancora molto tempo» continuai «e se resterò su questa nave mi vedrai molto spesso, in quanto alleato del cappellaio»
«Dove vuoi arrivare?» tagliò corto
«Potremmo semplicemente riappacificarci? Potresti fare uno sforzo per cercare di non odiarmi?»
A quelle parole, girò appena il volto e potei finalmente vedere il suo sogghigno provocatore. Sbuffai e scossi impercettibilmente la testa, poi in un gesto spontaneo alzai il calice contenente il liquido dolciastro verso di lui. Stavolta si rigirò completamente e guardando il mio braccio alzato lo alzò anche lui, con una lentezza di movimenti che facevano presumere lo stesse facendo controvoglia. Finalmente i nostri bicchieri tintinnarono insieme.
«Alla pace» brindai io
«Alla tua permanenza qui» replicò lui innalzando il bicchiere appena prima di berne il contenuto. Poi si dileguò nell’ombra, nemmeno fosse invisibile. Rimasi lì come un’ebete e decisi che prima di tornare dagli altri mi sarei goduta lo spumante e quel meraviglioso cielo notturno.
«Ho letto la tua lettera. Complimenti» una voce profonda alle mie spalle aveva parlato, spaventandomi un po’. Era Zoro che si era affiancato a me e ora poggiava i gomiti sulla balaustra della nave. Per un po’ rimanemmo in silenzio.
«Che cosa volevi chiedermi di così importante da saltarmi sullo stomaco per svegliarmi?» disse ad un certo punto, dopo aver finito quella che mi pareva essere la sua quarta bottiglia di sakè.
Per fortuna era buio e non poté vedermi arrossire. Non sapevo che rispondere o meglio, mi vergognavo a rispondere, ma lo feci ugualmente.
«Io...ecco...ti volevo chiedere se puoi insegnarmi a combattere»
Per un attimo sul suo volto vidi apparire la sorpresa, che fece presto posto al suo sorriso di sfida.
«Io posso ma tu vuoi?»
Quella domanda mi lasciò spiazzata. Volevo? Lo volevo davvero? O lo stavo facendo per convenzione? Pensai a tutti i motivi per cui avrei potuto voler combattere. E poi, all’improvviso, mi apparve chiaro come il sole. Nella mia mente fecero capolino la mia famiglia. La mia casa. I miei amici. Era per loro che avrei combattuto. Li avrei rivisti, a tutti i costi. Dovevo sopravvivere per questo, per loro.
«Devo parlare con Franky. Mi serve un’arma personalizzata e penso che lui possa costruirmela»
«Molto bene. Fossi in te chiederei una mano anche a Usop, ci sa fare con queste cose. Tuttavia ci parlerai domani»
Aggrottai la fronte. «Ora va’ a divertirti. È la tua festa» il verde mi indicò con un cenno della testa la pista da ballo improvvisata che le due ciurme avevano istituito sul ponte della Sunny. Gli rivolsi uno sguardo grato e andai a scatenarmi in pista. Ballai fino a quando non mi fecero male i piedi – il che stava ad indicare che avevo ballato molto visto che ero scalza – e a quel punto dovetti sedermi. Contrariamente alle mie abitudini, mi sedetti composta, sulla panca circolare dell’albero maestro, con le mani sulle ginocchia. Sospirai, muovendo le dita dei piedi per lasciare che la fresca erba sotto di essi le solleticasse. Erano sospiri di felicità quelli che feci. Ero felice, stanca ma felice e rilassata. Almeno finché l’occhio non mi cadde sulla navigatrice che guardava nella mia direzione con un sorrisetto furbo che non faceva presagire nulla di buono. Infatti, in pochi istanti raggiunse il suo capitano e sempre guardandomi e ghignando, gli sussurrò qualcosa all’orecchio. Ora, la vecchia Cami si sarebbe allarmata e sarebbe scattata verso di loro, ma la nuova, seppur con una vena di preoccupazione, rimase lì seduta a torturarsi il labbro. Mi sembrò un lunghissimo tempo quello in cui dovetti aspettare che il capitano venisse da me, armato di un sorriso a trentadue denti. Questo mi tranquillizzò un po’. Subito dopo, al moro si affiancò la rossa e questo riportò in me lo stesso livello di preoccupazione che avevo prima.
«Ti diverti Cami?» chiese lei. Annuii.
«Sono contenta» si limitò a dire, ma stavolta il suo sorriso era sincero.
«Ehi Cami!» gridò il moro
«Si?»
«Hai scritto proprio una bella lettera! Nami mi ha fatto notare che scrivi bene»
«Davvero? Grazie!» guardai entrambi e sorrisi grata, ma Rufy ancora non aveva finito di parlare «Per questo voglio farti una proposta»
Forse ero eccessiva, ma per un attimo mi si gelò il sangue nelle vene. Il capitano dei mugiwara non era uno che stava a pensare a quello che diceva, sputava tutto fuori di getto come gli veniva. Ma quella volta, porca miseria, fece una maledetta pausa.
“Coraggio, sputa il rospo!” pensai.
«Entra nella mia ciurma»
«Cosa?» rimasi totalmente spiazzata
«Sarai l’addetta al diario di bordo e scriverai delle nostre avventure, cosicché un giorno tutti possano leggere del viaggio del re dei pirati» sorrise di nuovo, lasciandomi completamente senza parole. Dopo due minuti buoni che non dicevo niente, Nami mi sollecitò.
«Allora? Tanto hai comunque bisogno di un posto dove stare e noi siamo disposti ad accoglierti comunque, qui ti troveresti molto bene»
«Io...ehm...» deglutii, anche se c’era poco da deglutire «io...»
Capitano e cartografa mi guardarono interrogativi e impazienti, in attesa di una risposta.
«Io...ci...devo pensare».
   
 
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