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Autore: namirami    17/04/2016    3 recensioni
"Ora mi è chiara una cosa, Nami-san: ho capito perchè non riesco a smettere di pensare a te, anche se ti conosco a malapena. Ho capito perchè quando ti ho visto ho provato un sentimento che non avevo mai provato per nessuna, perchè mi hai ammaliato più di ogni altra ragazza.
Perchè la tua bellezza nasce da dentro, Nami-san. La tua bellezza è quella di una persona tenace e determinata, che ha superato mille difficoltà, che lotta con tutte le sue forze per le persone che ama, come una leonessa che difende i suoi cuccioli ad ogni costo".
Ciaooooo a tutti nakama!!!
Un piccolo regalo a tutti quelli che amano SanjixNami, una raccolta dedicata a loro che andrà a toccare vari momenti di questo bellissimo manga/anime e che vedrà impegnati i nostri protagonisti alla scoperta dei sentimenti che provano l'uno per l'altra.
Romanticismo, comicità, azione ed erotismo saranno gli ingredienti principali, con una larga dose di nakamaship!
che aspettate? date un occhio e ditemi che ne pensate!
Attenzione: SPOILER!
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19. La gatta ladra.
 
 
(The way you make me love you)

 
 
AMBIENTAZIONE: ZOU

 
 
"Magari l'amore fosse fatto solo di sesso! Tutto sarebbe più semplice, i rapporti più facili, gli addii meno tristi... invece il sesso non fa altro che complicarlo, l'amore. Unire coi corpi anche le anime e legare per sempre ciò che era diviso. Anche quando non lo vuoi."
M. Franzoso.
 
 
 
L’isola di Zou ci aveva riservato non poche sorprese e saremmo dovuti andarcene prima ancora di aver scoperto tutto.
Per un breve momento avevo pensato che in fondo non si stava così male qui: eravamo diventati amici della gente del posto che  ci adorava, soprattutto Brook. Ma tutto era cambiato da quando erano arrivati quelli strani tizi inviati da Big Mom.
All’inizio pensai cercassero Rufy: lui aveva sfidato l’imperatrice tempo fa e lei non poteva certo tardare troppo nel far sentire la sua risposta. Poi ebbi timore che li avesse mandati per attaccare noi e dare così un chiaro avviso al nostro capitano che non poteva rivolgersi a lei usando certi toni.
Invece, con mia grande sorpresa, erano qui per Sanji-kun.
Era successo tutto così all’improvviso: Capone aveva usato i suoi poteri per imprigionarci, aveva parlato con il nostro cuoco rivelando verità scioccanti, un altro tizio si era avvicinato a Sanji-kun sussurrandogli qualcosa e poi improvvisamente eravamo di nuovo fuori, liberi… ma senza di lui.
E avrei voluto chiedergli così tante cose, sul suo passato, sulla sua famiglia, su come diavolo avessero fatto a passare dal Mare del Nord a quello dell’Est, che non riuscii a fargli nemmeno una domanda.
Perché non ci aveva mai detto nulla? Non si fidava di noi? Di me? Dopo tutto quello che mi diceva ogni giorno per conquistarmi?
E soprattutto dopo quello che era successo tra noi proprio la notte prima che se ne andasse per l’invito di Big Mom…
 
La sera precedente l’arrivo dei pirati di Big Mom a Zou.
 
“E’ una bellissima festa, non è vero Nami-san?”
“Certo che sì Sanji-kun!”. Qui le feste erano sempre molto divertenti e la tribù dei Mink non si stancava mai di dimostrarci quanto ci fosse grata. Forse a causa di qualche bicchiere di sakè di troppo, avevo concesso a Sanji-kun un ballo insieme a me e dovevo ammettere che non era affatto male come ballerino.
Finito di ballare, andammo insieme a bere un po’ d’acqua e ci sedemmo per riposarci. Parlammo del più e del meno, fino a che se ne uscì con una delle sue solite frasi:
“Nami-san, sei ancora più meravigliosa questa sera”.
“Sanji-kun, ti avviso: se inizi con le solite moine me ne vado ancora prima tu possa finire di dire mellorine!”.
“No no no, ti prego! Restiamo ancora un po’ a parlare, ti va se facciamo due passi? C’è troppa confusione qui”. Avrei voluto dirgli di no, ma avevo voglia anche io di allontanarmi un po’ da quel caos e averlo al mio fianco poteva sempre tornare utile qualora fosse spuntato qualcuno ad attaccarci.
Ci dirigemmo verso la casa dei Mink dove ci eravamo momentaneamente stabiliti, ci sedemmo su un divanetto parlando di come fosse strana l’isola, di quando sarebbero arrivati gli altri, di quanto quel posto sarebbe piaciuto a Rufy… e poi Sanji-kun si fermò, rimanendo imbambolato a guardarmi con la sua solita faccia da idiota.
“Sanji-kun che c’è?”. In realtà lo immaginavo: ora avrebbe iniziato con le solite moine ed ero già pronta a sferragli un sonoro pugno su quella testa vuota, quando d’improvviso si inginocchiò prendendomi una mano:
“Nami-san, io ti amo. E ogni volta che ti guardo, mi innamoro sempre più. Sei ogni giorno più bella, io vorrei passare la mia vita ad osservarti, adorarti, amarti. Credimi, non sai quanto sia difficile per me dirti queste parole, ma vedi, fa così male non poterti amare pienamente”. Fece un profondo respiro per poi aggiungere: “Te ne prego, Nami-san, ti scongiuro: se davvero non ho nemmeno una possibilità, se sei sicura che non potrò mai renderti felice, lasciami andare. Rinuncia al tuo potere di attrarmi, altrimenti io non riuscirò mai a staccarmi da te”.
Notai la fatica che fece nel pronunciare queste parole. In realtà dovevo esser contenta, no? Ora gli avrei detto che no, lui non era quello giusto per me, e tutte le moine e le nenie sarebbero finite. Eppure non riuscii a far uscire quelle parole dalla mia bocca.
“Sanji-kun”. Con una mano gli sfiorai una guancia, il mento e una spalla, e percepii che tutti i suoi muscoli erano in tensione, che lui dipendeva dalla mia risposta.
“Nami-san, credimi: non ho mai amato, ne mai amerò qualcun’altra più di te. E il mio più grande desiderio è vederti ridere, perché è ciò che da senso alla mia vita”. Tornò a sedersi accanto a me senza lasciare la mia mano, per sussurrarmi ad un orecchio: “Permettimi di amarti”.
Gli strinsi la mano che ancora teneva la mia, sorridendogli e decidendo di abbandonarmi a lui e al suo amore.
E allora non ci fu altro che lui, le sue mani che mi spogliavano e mi accarezzavano, le sue labbra ruvide che mi baciavano con passione, il suo profumo di fumo e salsedine ad annebbiarmi la mente e il cuore. Fu una notte intensa, come mai ne avevo avute: Sanji-kun si dedicò completamente a me, sussurrandomi che ero bellissima, che mi amava, che avrebbe voluto passare la sua vita con me.
La mattina seguente, però, quando mi svegliai, su quel divanetto ancora abbracciata a lui, ebbi quasi paura di quello che era successo: mi alzai e mi rivestii in fretta. Ovviamente Sanji-kun avvertì i miei movimenti.
“Nami-san, amore mio, buongiorno! Dove vai così di fretta?”. Non gli risposi continuando a rivestirmi sempre più in fretta.
“Nami-san?”. Continuò a farmi domande ma gli prestai poco ascolto, finchè gli dissi:
“Piantala Sanji-kun! Dimentica quello che è successo”.
“Cosa?”. Vidi chiaramente la gioia sul suo volto trasformarsi in paura e rammarico. Cercò di afferrarmi una mano ma glielo impedii.
“Aspetta Nami-san, parliamone un attimo!”.
“No, lasciami stare. Facciamo finta che non sia successo niente, è meglio per tutti”. E me ne andai lasciandolo lì solo, nudo e senza ulteriori spiegazioni.
 
 
E ora… ora ero qui a pensare a quella notte, alla sua pelle, alle sue mani, alle sue labbra, quasi mi sembrava di avere ancora il suo profumo addosso.
Maledetto Sanji-kun! Se fosse stata una notte orribile sarebbe stato tutto più semplice.
Invece no, era stata meravigliosa, lui era stato meraviglioso.
Non avevo avuto nemmeno il coraggio di dirglielo, e ora il suo passato riemergeva portando con sé una serie di enormi problemi e allontanandolo da noi.
E pensare che fino all’ultimo aveva cercato di proteggerci, che nonostante il mio comportamento continuava a preoccuparsi per me. Andandosene, ci aveva sorriso, ma si capiva chiaramente che la situazione era molto difficile e che c’erano grandi interessi in ballo.
Idiota che non era altro! 
 
 
Il matrimonio.
 
"Voglio che tu mi prometta una cosa. Se ami qualcuno, devi dirglielo. Anche se hai paura che non sia la cosa giusta. Anche se hai paura che creerà problemi. Anche se hai paura che potrà rovinare completamente la tua vita. Diglielo. Diglielo ad alta voce. E poi riparti da lì".
Mark Sloan, Grey’s Anatomy 9x02
 
 
Travestita da nobile signora, rimanevo seduta ad ascoltare il prete celebrare il matrimonio di Sanji-kun. Dopo vari giorni di navigazione avevamo raggiunto l’isola su cui avevano portato Sanji-kun ed eravamo riusciti, almeno finora, a passare inosservati.
Ci era camuffati e divisi in due gruppi: Chopper e io dovevamo sorvegliare i vari invitati al matrimonio, mentre Pekoms avrebbe aiutato gli altri ad interferire con i piani della famiglia Vinsmoke. Eppure finora non era successo nulla e il matrimonio si stava svolgendo come se nulla fosse: che diamine stavano combinando?  Ancora gli sposi non si erano scambiati anelli e promesse, ma stava per arrivare quel fatidico momento.
Chopper era andato a controllare gli altri: lo vidi rientrare in chiesa avanzando molto silenziosamente verso di me. Feci finta di sistemarmi il laccio di un sandalo per avvicinare un orecchio alla sua bocca:
“Nami, abbiamo un problema” mi disse trattenendo a stento di scoppiare in lacrime.
“Cosa è successo?”.
“Gli altri… loro… hanno avuto dei contrattempi e non credo arriveranno in tempo per fermare il matrimonio. Mi hanno detto che dobbiamo inventarci qualcosa noi!”.
“Che?!”. Strabuzzai gli occhi: qui c’era tutta la potente famiglia di Sanji-kun e fedeli pirati di Big Mom, sarebbe stato pericolosissimo muovere anche solo un dito. Un tizio a fianco a me mi guardò in malo modo facendomi capire che il dialogo tra me e il mio amico doveva finire perché stavamo disturbando troppo.
 E capii semplicemente guardando Chopper che gli altri erano in seria difficoltà e sarebbe stato troppo lungo spiegarmi tutto ora.
“Ok. Improvviserò qualcosa. Torna dagli altri e dì loro di muoversi, o dovranno vedersela con me”.
“Ma... cosa intendi fare?”.
“Vai e basta ho detto! Vuoi essere il primo a subire le conseguenze della mia rabbia?”.
A queste parole, Chopper se ne andò silenziosamente così come era arrivato.
Nemmeno io sapevo che fare, ma avevo preferito che andasse ad aiutare gli altri: lì le cose potevano mettersi davvero male.
Mi guardai intorno: c’erano pirati armati fino ai denti, uomini dall’aria molto minacciosa, era come essere circondati senza via di fuga.
Pensai e ripensai a come uscire con Sanji-kun da lì, finchè il prete non esclamò:
“Se qualcuno ha qualcosa contro questo matrimonio, che parli ora o taccia per sempre”.
Fu un istante, e capii cosa fare.
Mi alzai e andai al centro della navata.
Tutti si voltarono allibiti verso di me, sgranando gli occhi, primo tra tutti il prete.
Guardai Sanji-kun: ero sicura che mi avesse riconosciuta nonostante il mio travestimento, e credo che fosse la persona maggiormente stupita dal mio comportamento.
Per un momento avevo avuto il dubbio che volesse davvero sposare Pudding, considerando il mio comportamento, ma mi era bastato vedere quanto fossero in tensione i suoi muscoli durante la cerimonia per capire che era una costrizione.
“Sanji-kun.
Amo ogni cosa di te.
Anche quelle che non mi piacciono.
Ti amo. E ti voglio con me.
E penso che anche tu mi ami.
È così?”.
Fu un momento, un solo, brevissimo momento: l’unico occhio visibile di Sanji-kun si allargò, lui si avvicinò lentamente verso di me mentre tutti ci stavano osservando sempre più disorientati e già potevo sentire qualche pirata afferrare l’elsa della propria spada.
Ma prima che qualcuno potesse alzarsi, ferirci o fermarci Sanji-kun mi prese una mano e correndo uscimmo dalla cappella.
I primi minuti non ci parlammo, pensando solo ad allontanarci da quel posto. Dopo aver percorso un lungo corridoio, arrivammo ad una piccola stanza.
“Nami-san” esclamò Sanji-kun con un po’ di fiatone. “E’ vero?”.
“Sanji-kun, credevi davvero che ti avremmo lasciato compiere un simile gesto? Che non ti avremmo aiutato ad uscire da questo casino?”.
“Non è quello che ti ho chiesto, Nami-san”.
No, non lo era. Ma non avevo assolutamente voglia di parlarne ora.
“Ti sembra questo il luogo e il momento per parlare di certe questioni? Non senti che ci stanno raggiungendo?”.
Potevano udire sempre più forte il rumore di un’orda di uomini, verosimilmente armata fino ai denti, che si stava avvicinando.
“Nami-san, ti prego” mi prese le mani e mi guardò dritto negli occhi. “Ho bisogno di sapere se quello che hai detto in chiesa è vero, se combatto anche per difendere il nostro rapporto”.
Non sapevo che fare, i nemici stavano velocemente avanzando, Sanji-kun mi stringeva le mani e il suo sguardo implorava una risposta, ora più che mai.
E non ebbi la forza di distogliere i miei occhi dai suoi.
“Sanji-kun, razza d’idiota che non sei altro, per quale motivo credi sia venuta?  Per te, per noi”.
Vidi il suo viso allargarsi in un bellissimo sorriso, il suo occhio illuminarsi e non ebbi il tempo di dire o fare altro perché mi cinse la vita con la sue braccia attirandomi a sé, e mi baciò.
Fu un bacio così intenso da far dimenticare la necessità di respirare.
Fu lui ad interromperlo, allontanandosi solo di pochi centimetri dalla mia bocca:
“Questo discorso lo finiremo più tardi” sussurrò malizioso.
“Vedi di non farti fregare di nuovo, Sanji-kun. Non sono disposta a dividerti con nessuna e la parte di principessa da salvare non ti si addice”.
“Tranquilla, mia adorata. Ho un conto in sospeso con una certa piratessa che mi ha rubato il mio cuore, non potrei mai deluderla” rispose con voce suadente.
 “Diamoci una mossa e raggiungiamo Rufy e gli altri”. Esclamai riprendendo il contatto con la realtà.
“Ai suoi ordini come sempre, mademoiselle”.
Ritornammo a correre per raggiungere i nostri compagni.
Non mi importava più dei nemici che ormai erano vicinissimi e della dura lotta che ci sarebbe stata: sapevo che Sanji-kun avrebbe mantenuto la parola.
Inaspettatamente, fu un grandissimo sollievo riuscire ad esprimere quello che sentivo, senza più volerlo nascondere, mi sentivo pienamente libera.
E ora che avevo ammesso, a lui ma soprattutto a me stessa, quanto fosse importante per me, non l’avrei lasciato andare.
Che gatta ladra sarei, altrimenti?     




 ۩  ®
 
 
 
Carissimi lettori, salve!
Storia lunghetta, lo so: ero tentata di dividerla in due parti, ma in questa raccolta mi piacerebbe mantenere tutte le varie fanfic slegate tra loro, e poi mi sono detta che di SaNami ce ne sono così poche che credo di non aver fatto un torto a nessuno avendo scritto 4 pagine di word.
Prima ancora di leggere tutte le varie teorie su se e come Nami agirà per interrompere il matrimonio, appena ho visto nel manga che lei sarebbe andata a salvarlo ho subito immaginato questa scena (che, per chi lo segue, è tratta da Grey’s Anatomy, al quale ultimamente mi sto spesso ispirando). Quando poi ho scoperto che in Giappone l’espressione “gatta ladra” si usa per indicare una donna che seduce e ruba un fidanzato/uno sposo, la cosa mi ha entusiasmato ancora di più XD.
Immagino che anche altre di voi abbiano pensato ad una scena simile, che Oda non ci regalerà mai per questo dobbiamo darci da fare noi sanamiste ;).
BeJames, come puoi notare ho scelto il tuo avatar come immagine perché mi sembrava adatto a questa storia, anche se come già ti ho detto il solo guardarlo mi fa stringere il cuore.
Come Lou Asakura, adoro far usare a Sanji qualche espressione francese, gli calza a pennello.
Grazie mille a tutti quelli che hanno avuto la forza e la pazienza di leggere fin qui, alle mie adorate sanamiste BeJames, Musical, Light Clary e Soly Dea, scrittrici molto attive in questo momento e che consiglio a tutti.
A presto con gli aggiornamenti, la prossima storia per questa raccolta è quasi finita.
Un abbraccione alla Rufy.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


























  
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