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Autore: MRTuCc    17/04/2016    0 recensioni
Come sempre avevo sbagliato e sbagliando avevo condannato anche i miei compagni. Avevo paura. Un cordardo. Non sarebbe dovuta finire così. Non sarebbe dovuta finire così…..
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo | Contesto: Nessun contesto
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Sentii un sibilo alle spalle. Mi si gelò il petto, trattenni il respiro e sperai solo che tutto non andasse per il peggio. Ma così non fu. Fui colpito da una bomba carta e fui scaraventato in avanti. Rotolai cercando di rialzarmi il prima possibile. Ma quella Cosa fu sopra di me prima che potessi farlo. Fissai i miei occhi in quel vuoto di ombre che erano i suoi e anche questo fu un errore. Caddi nella sua ipnosi e rimasi lì paralizzato. Aveva alzato il suo pugnale, pronto a farlo calare sul mio morbido collo. Volevo chiudere gli occhi, ma nemmeno quelli potevo muovere. Ma fu tutto fermato, perché spuntò Clorinda dal nulla e lo aggredì. Avvinghiati rotolarono a terra cercando di trafiggersi rispettivamente. Intanto l’ipnosi era svanita, così mi rialzai. Anche gli altri  due si erano rialzati e si stavano studiando. Quella Cosa era terribilmente veloce, forte, agile: in tre non eravamo riusciti a tenerle testa. Ne avevo paura e rabbrividivo a vederla lì dinanzi me a minacciare me e Clorinda. Clorinda. Non potevo continuare a comportarmi a quel modo, come un vigliacco, un inutile peso. Dovevo fare qualcosa. Dovevo agire. Dovevo proteggerla. A qualunque costo. Così estrassi anch’io il mio pugnale e mi preparai all’attacco. Ma l’ombra non volle affrontarci a viso aperto. Si voltò e fuggì tra i cespugli del bosco. Mi lanciai al suo inseguimento, ma anche questo fu un errore. Era terribilmente veloce, un’ombra che si muoveva, anzi strisciava da un albero ad un altro, ma io non avrei mollato, l’avrei presa, qualunque cosa fosse. Ero certo di ciò. Fece un salto di lato e scomparve dalla mia vista senza lasciare alcuna traccia della direzione che aveva preso. Rimasi interdetto e mi fermai su un grosso ramo. In un tutto quell’opprimente silenzio solo il mio ansimare dava segno di vita. Sentii un sibilo alle mie spalle. Di nuovo. Mi si gelò il petto, trattenni il respiro e mi girai alzando il pugnale così da difendermi da qualunque cosa stesse per colpirmi. Troppo lento. Mi colpì e con i piedi indietreggiai. Ma poggiai i miei talloni nel vuoto e mi ritrovai sospeso con solo la mia mano attaccata al ramo. Ci aveva raggiunto anche Clorinda. I due iniziarono a scambiarsi una serie di colpi e veloci fendenti. Era meravigliosa quando combatteva. Ne vedevo ogni muscolo sottile teso sotto la pelle, pronto a scattare, letale. Riuscì a confondere l’ombra con un veloce movimento del polso, si aprì un varcò nella sua difesa e lei le assestò un calcio. La Cosa cadde a terra, ma non si fece nulla e fu subito in piedi. Anche Clorinda si lasciò cadere e atterrò con l’agilità di un felino. Aveva le braccia piene di sottili tagli, i vestiti sporchi e strappati. Terribilmente strappati. Tanto che quella che doveva essere una casacca lasciava intravedere la pelle della schiena e, di fronte,la sottile maglia a rete al di sotto della casacca. Persi la presa sulla corteccia e caddi tra i rami. Per fortuna ero abituato a subire tanti colpi, ad essere pestato dai bulli e quando arrivai a terra, dopo un volo che mi era sembrato durare un’eternità, il colpo finale fu ben poco. Rimasi a terra frastornato e con le orecchie che fischiavano. Dei puntini rossi danzavano dinanzi ai miei occhi. Un grido di dolore mi riscosse. Non era solo un grido di dolore, era il grido di Clorinda. Mi rialzai il prima possibile, malfermo com’ero e vidi a pochi metri Clorinda a terra, ferita ad una gamba e la Cosa sopra di lei. Il pugno alzato e in quello il pugnale. Gettai la mano nel mio borsellino, sul mio fianco, ma avevo finito tutti gli shuriken. Il pugno iniziò a scendere. Mi si gelò il petto. Corsi e mi lanciai in avanti con tutta la forza che mi era rimasta. Atterrai sopra Clorinda, supino, sorreggendomi a malapena sui polsi. Fissai i miei occhi nei suoi. Non li avevo mai visti così da vicino. Grandi, verdi, con sfumature dorate per la poca luce che filtrava tra le fronde. Sentivo il suo caldo e ansimante respiro sul mio viso e non riuscivo a pensare a null’altro che non fossero le sue labbra, anche se in quel momento così pallide. Ero stato uno stupido. Il mio corpo schiacciato contro il suo. Come sempre avevo sbagliato e sbagliando avevo condannato anche i miei compagni. I suoi muscoli tesi. Ero mortificato. Sentii un sibilo alle mie spalle. Mi si gelò il petto. Chiusi gli occhi. Avevo paura. Un cordardo. Non sarebbe dovuta finire così. Non sarebbe dovuta finire così…..
   
 
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