Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: Naomi_Shonenai    17/04/2016    2 recensioni
*[“Mercuzio, chi è la regina Mab?”
[...]
“Come non sai chi è?”
Poi cominciò a parlarne in modo poetico e sognatore:
“Lei che tra le fate è levatrice…”
Romeo, comprendendo che il suo amico era partito per il mondo dei sogni, lo lasciò perdere ma fu attratto da una frase in particolare:
“Su questo cocchio, notte dopo notte, galoppa nelle menti degli amanti riempendole di sogni amorosi.”
[...]
“Questa notte ti verrà a trovare! E allora capirai chi è davvero la regina Mab”
Mercuzio x Romeo
Un sogno inaspettato, una paura di non essere accettati e poi, quando tutto è finalmente chiaro e roseo, il futuro riserverà dolori più o meno forti, ma anche gioie e felicità.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I quattro giunsero a Siena al tempo previsto.

Arrivati davanti all'immensa villa della Scala, si meravigliarono di tale maestosità. Perfino Mercuzio fu colto di sorpresa
"Santo Iddio! Mercuzio, di quanta nobiltà gode tuo fratello?"domandò Romeo con occhi e bocca spalancati dallo stupore.
"La sfortuna volle che lui fosse primogenito di una ricca famiglia e perciò gran parte dell'eredità lasciataci spettava a lui. Come se non bastasse, dopo la scomparsa dei miei genitori ero talmente fanciullo che le restanti ricchezze furono affidate alla custodia mio zio."
Il Montecchi, riflettendo a ciò, si sentì velatamente in colpa: in effetti, non aveva mai spiccicato una singola domanda sui tragici a avvenimenti... cosa certa è che ci avrebbe provato in un altro momento.
Si alzò per scendere dal carro e aiutò Mercuzio a fare lo stesso.
Una volta tornati con i piedi per terra, si riconciliarono con Frate Lorenzo e Benvolio, il quale sembrava quieto e rilassato, come se l'aria fresca avesse sciacquato i brutti pensieri.
Durante il viaggio gli occhi nocciola si erano specchiati in quelli scuri di Romeo. Una promessa: Mercuzio avrebbe parlato con Benvolio il più presto possibile, per approfondire i suoi dilemmi e quindi risolverli.

I nostri ammirevoli viaggiatori vennero subito accolti da un ragazzo, la cui età era molto vicina a quella dei tre messeri.
I suoi capelli lisci e corvini incorniciavo un volto perlaceo e candido che, a sua volta, sovrastava un corpo snello avvolto in un'uniforme nera, da maggiordomo,con tanto di guanti e orologio nel taschino.
"Buondì, signori. Il sottoscritto Sebastiano, a nome del suo fidato padrone, vi accoglie nella magione del nobile Conte di Siena."
Dopo averlo riconosciuto, si esibì in un composto inchino dinnanzi a Mercuzio.

"Voi dovete essere il suo amato fratellino."

Quell'aggettivo scosse un poco il giovane biondo ma nascose quest'emozione con un falso sorriso sullelabbra.
"Sono Mercuzio della Scala e porto con me i miei amici Romeo e Benvolio Montecchi e la nostra guida nonché fidato padre spirituale Frate Lorenzo."rispose lui, presentando e indicando i compagni di viaggio.
"Quale gradito piacere è fare la vostra conoscenza. Seguitemi, vi prego."li invitó il maggiordomo.
Furono guidati nell'immenso cortile per poi arrivare all'entrata principale, magnificamente grandiosa.
Li fece accomodare su poltrone e divanetti, lasciandoli momentaneamente soli, per avvisare il Conte.
Quando la figura si nascose dietro a muri e porte, rendendosi invisibile, il biondo si avvicinò al collo del moro con felina grazia.

Intrecciando la mano tra le setose ciocche nere posò le labbra sulla pelle nivea. Succhiò avidamente per qualche secondo, poi alleviò il rossore con un armonioso intreccio di labbra e lingua.
Ma quel segno sulla pelle restò ben marcato, contrastando il colorito pallido del collo ma, allo stesso tempo, ricopiando perfettamente la sfumatura di bordeaux che si era proposta sul viso paonazzo del Montecchi.
"M-Mercuzio, che ti prende così all'improvviso?"chiese scosso.
"Il tempo risponderà per te"disse solamente, risistemandosi come se nulla fosse accaduto.
Dopo qualche secondo fece la sua comparsa il Conte della Scala, un uomo tra i venticinque e i trent'anni.
I suoi occhi blu come il mare illuminavano un viso magro decorato da una barba cortissima e finemente curata.
I capelli, biondi come il fratello, erano corti, ad eccezione di un ciuffo più lungo che sfiorava lo zigomo.
Indossava un panciotto bianco, che valorizzava il corpo snello e aitante.

Sulle braccia ricadevano, leggere, delle maniche lilla. Le gambe erano fasciate da un paio di calzoni bianchi minimamente tendenti al lilla sulla caviglia.
Al suo arrivo, si alzarono i due giovani Montecchi.
"Eccovi finalmente. Ditemi, miei cari, come è andato il lungo viaggio?"
"Calmo come il mare in una quieta giornata estiva."rispose serio il giovane della Scala, alzandosi.
Il fratello gli andò in contro, stringendolo in un affettuoso abbraccio fraterno; affetto, ahimè, non ricambiato. 
"Mercuzio, fratello mio! Che sublime gioia rivederti! Come stai? Oh caro fratello, rispondimi, ti prego! Non ammutire come un morto..."
"Dici bene, Valentino, poiché stai parlando con un morto."
L'uomo restò turbato da queste parole
E così, Mercuzio narrò tutta la storia e il motivo della loro presenza.
"Capisco"disse infine.
Poi posò lo sguardo sugli altri.
"Scusate la scortesia. Mi presento, sono Valentino della Scala, Conte di Siena e fratello maggiore del vostro Mercuzio."
Riconobbe Frate Lorenzo e lo salutò come un figlio saluta il proprio padre dopo anni di allontanamento.
Poi scrutò a fondo i due Montecchi.
"E voi dovete essere i due leali amici di Mercuzio..."
Si avvicinò a loro con sguardo amichevole ma anche seducente e seduttore.
"Il dolce Romeo e il fedele Benvolio"
Notò il segno sul collo del primo.
"Hai lasciato a Verona una fanciulla particolarmente possessiva."commentò.
"Ti sbagli, è qui con il suo amato uomo."disse il biondo cercando di alzarsi e avvicinarsi al moro.
"Resta seduto."gli consigliò Romeo mentre si sedeva al suo fianco.
Il Conte sorrise. 
"Dalla passione che hai versato in quell'erotico gesto posso affermare che al mio leoncino è cresciuta la criniera."
Gli occhi del Conte si posarono poi sul corpo del castano come due farfalle dalle leggere e sinuose ali blu che volano verso i petali fragili e delicati di un fresco non ti scordar di me.
La pelle di Benvolio non aveva segni ma era candida,neve appena caduta.
"Tu , invece, hai la pelle immacolata. Devo pensare che nessuna fanciulla abbia imprigionato il tuo cuore nella sua resistente gabbia."
L'imbarazzo gli rubò le parole per rispondere ma, per sua fortuna,intervenne frate Lorenzo.
"Valentino, sono ancora giovani. Costoro sono gufi che di notte cacciano la propria preda. Lasciali divertire finché la gioventù mantiene su di loro l'occhio vispo dei rapaci."
"Avete ragione, buon frate. Non sarò certo io a spingerli nell'età matura."
"Scommetto che il caro Conte, in tema amoroso, è un fanciullo quanto questi tre giovanotti."scherzò il frate.
"Un fanciullo molto più... esperto"rispose l'uomo prima di girarsi e guidare gli ospiti nelle loro camere al piano superiore.
Le scale di marmo lucido si fermavano ad un pianerottolo dove una porta bianca con decori d'argento apriva ad un appartamento vero e proprio.
Alla fine del corridoio immenso punteggiato di stanze, vi erano tre camere.
"Questo è l'appartamento per voi. Ho chiesto di preparare tre stanze ma se preferite usarne solo due non si pone alcun  problema."disse guardando i due giovani che si presero per mano.
"Ma dove dormirà frate Lorenzo?"chiese Romeo.
"Domani, frate Lorenzo tornerà a Verona perciò può passare quest'unica notte in una delle mie camere."
I tre giovani, con viso malinconico, chiesero conferma all'uomo, sperando in un suo improvviso cambiamento di decisione... speranza morta come un seme che si secca ancor prima di germogliare.
"Miei cari, devo dare conforto alla vostra famiglia. Non posso restare"rispose.
In quel momento arrivarono tre fanciulle vestenti degli abiti da cameriera, puliti e profumati.
Il Conte le presentò.
"Messeri, queste bellissime donzelle sono Maria, Rosa e Lucia e saranno al vostro servizio in tutta la magione."
"Onorate"risposero in un composto e coordinato inchino.
"Ora, se queste stanze sono di vostro gradimento, il mio turno di guida finisce qui. Con permesso..."concluse il biondo voltandosi.
I tre giovani lo guardavano allontanarsi seguito da frate Lorenzo.
"Per ora potete congedarvi"disse Mercuzio alle servitrici che, ringraziando, li lasciarono da soli, scomparendo per il dedalo di stanze.
"È meglio se ti corichi nel letto prima che il dolore della ferita ti faccia coricare sul marmo bianco."osservò saggiamente Benvolio, tenendo lo sguardo basso senza mai incrociarlo con quello dei due.
Il Montecchi dagli occhi scuri aveva l' espressione preoccupata per il cugino.

Quanto desiderava fare propri i suoi tormenti o almeno sapere che accidenti passava nella sua testa.
Il della Scala, invece, lo guardava indagatore, come se volesse penetrargli nel cuore ma un rivestimento liscio e duro impedisse tutto ciò.
Annuì, destandosi da quei pensieri.
Aiutato dal moro, raggiunse il letto della stanza centrale.
"Romeo, puoi chiedere a Rosa se porta la colazione a questi stanchi e affamati messeri?"
Il ragazzo capì la vera richiesta dell'amato: il biondo pregava per ottenere qualche attimo con il giovane dai ricci castani.
"E sia" sussurrò posandogli un bacio delicato sulla tempia per poi uscire dalla stanza, chiudendosi la porta dietro le spalle.
"Caro Benvolio, è da qualche giorno che parliamo poco, vieni."

“Cosa c'è?”chiese lui, come se fosse infastidito dalla conversazione di cui già conosceva l'argomento.

“Cane randagio, sta quieto, ho solo una domanda da porti!” lo punzecchiò.

Il ragazzo si convinse e si avvicinò, sedendosi su una sedia prossima al letto.
"Benvolio, amico mio,ti supplico, raccontami che successe a Mantova nei giorni in cui la morte mi corteggiava."
Gli occhi cerulei lo guardarono colmi di pietà.

“Non posso. È un'oppressione troppo grande per una creatura delicata.”

Le sue parole erano lievi e soffici, un filo di fiato che frusciava fra le labbra, eppure erano cariche di dolore pesante come la pietra.

Mercuzio sospirò.

“Sono entrato nelle profondità del suo spirito, Benvolio... Ho toccato il piacere più sottile e il dolore più puro che ha mai provato. La mia anima e la sua si sono fuse creando un unico individuo. Ne ho il diritto...ho il diritto di piangere con lui.”
"Le mie parole saranno coltelli nel tuo cuore. Sei certo di volerlo sapere?"
"Sì, Benvolio. Fai mie quelle pene, condividi con me i ricordi tanto tristi."
"Come vuoi."rispose con tono sconfitto.
Nella mente apparvero immagini come quadri che immortalavano quei dolenti attimi.

Una spirale grigia, un turbine annebbiato, cupo e caotico di ricordi.
"Siamo partiti all'alba del giorno dopo il dì fatale. Il sole si nascondeva dietro le afflitte nuvole, piangeva tra le lenzuola di nebbia. Durante il viaggio, Romeo non ha accettato nemmeno una coperta in cui stringersi” un sorriso amaro si dipinse sulle sue labbra “Arrivai a costringerlo ad abbracciarmi o sarebbe morto assiderato. Mi gridava che non aspettava di meglio, che voleva farti compagnia nella tomba.
Alla fine si strinse a me, il fanciullo, impotente di tutto, perfino di piangere.
I suoi occhi erano spenti, le membra pesanti.
<>mi diceva<>
Io lo accarezzavo, gli consigliavo di dormire per svegliarsi più calmo. Mi disse che se si fosse addormentato solo tu avresti potuto svegliarlo...ma tu non c'eri.”
Osservò l'espressione di Mercuzio: gli occhi bassi, le sopracciglia corrucciate e la fronte corrugata come se il difficile racconto fosse una luce insopportabilmente accecante dalla quale doveva ripararsi. 
" Se non riesci a sopportarlo mi fermo. È comprensibile che queste parole siano un macigno sul tuo petto."
"Continua, se c'è dell'altro."
"Ne sei certo?"
"Mai stato più convinto."disse.
Ormai aveva cominciato a torturarlo, perché smettere?
"D'accordo. Dopo esserci sistemati in una villa a Mantova, Romeo scappò.
Per evitare che compiesse pazzie, lo seguii silenziosamente.
La meta era un campo di papaveri bianchi.
Si fermò a guardarli, poi mosse alcuni passi in mezzo ad essi. Cadde sulle ginocchia.
Cominciò a strappare i fiori, a gridare il tuo nome, a piangere.

Si buttò sulla terra bagnata dalla pioggia. Il viso e i vestiti si macchiarono di fango ed erba.
Quando lo riportai alla villa aveva un aspetto penoso così feci preparare l'acqua per un bagno, sperando che ciò poteva farlo rilassare.
Lo lavai io. Lui non parlava, si abbandonava alle mie mani guardando un punto indefinito nell'acqua.
Poi scrutò le braccia,le gambe e il torace, notando ciò che io avevo già notato:i segni che il tuo amore gli aveva lasciato.
<< Caro cugino non trovi ingiusto che sia rimasto sulla mia pelle l'ultimo ricordo di un amore ormai lontano>>
Dopo ciò la sua bocca restò chiusa come una tomba in un mortale silenzio.
Quella notte fu la più angosciante.
Sentivo i suoi singhiozzi, erano fredde lame nel mio cuore.
Si alzò dal letto e camminò con passo pesante verso la finestra.
<>le disse <>"
"Benvolio, per favore fermati. L'oppressione che porto in seno è troppa. Ti prego, cessa le parole ."chiese tenendosi il petto.
"Mercuzio, eccomi con la colazione."disse Romeo entrando nella stanza.
"Romeo, buon cuore."lo chiamò sollevato.
Il ragazzo si avvicinò al letto. Posò il vassoio d'argento sul comodino e accarezzò delicatamente i ricci biondi di Mercuzio.
"Come è lieta la mia mano di sfiorarti di nuovo. Come gioisce il mio cuore nel sentire la tua pelle calda e viva." mormorò in un flebile e soave sussurro.
"Lascia gioire anche le tue labbra. Ricorda loro quanta gradevolezza era racchiusa in un bacio."
Abbassò il volto sulle sue le labbra sorridenti e concluse il gesto in un bacio.
"È bene che torno nella mia stanza. Con permesso..."disse velatamente imbarazzato.
Mercuzio e Romeo lo guardarono uscire e chiudere la porta.
"Si è ben compiuta la vostra conversazione?"chiese Romeo.
"È stata...angosciante,opprimente, soffocante."
"Di cosa si trattava, cuor gentile?"
Il biondo sospirò prima di guardarlo negli occhi, specchiarsi nella sua preoccupazione.
"Benvolio mi raccontò di Mantova, delle tue pazzie, delle lacrime...dovetti fermarlo per non crollare."
"Mercuzio..."il giovane lambì il suo viso con la morbida mano "la depressione mi aveva intrappolato nella sua gabbia di aria nera e densa, la tristezza giocava con il mio corpo come le bambine con le bambole."
Mercuzio copiò lo stesso gesto sulla guancia del moro.
"Il momento in cui mi sono svegliato è stato il peggiore. Non averti accanto mi distruggeva."
"Ora sono qua accanto a te. Per favore Mercuzio, abbandoniamo questi ricordi pieni di infelicità. Siamo venuti qua per ricominciare."
Il della Scala annuì sorridente. Eppure questo suo sorriso si spense come un fiore che piano appassisce, cadendo su se stesso.
"Prima di chiudere il nostro passato bisogna dissipare i dubbi di Benvolio."disse serio.
"Uomo mortale può conoscere il tempo in cui questo avverrà o solo Dio ne ha il diritto?"domandò il ragazzo.
Il biondo lo guardò abbozzando un sorriso.
"Tranquillo, domani ti desterai dal dolce sonno ed ecco la tua nuova e spensierata vita, come una fenice che rinasce dalle ceneri con maggior passione e vigore di prima."
Fu questa la previsione di Mercuzio. Ahimè, il giovane uomo capì solo quella notte che la data gioiosa era molto più lontana.


 

Cari lettori, grazie di cuore di aver letto il capitolo nonostante il colossale ritardo.
Mi scuso umilmente ma è stato un periodaccio(non cominciate le risse con i forconi! Abbiate pietà!). Ringrazio nuovamente i miei angeli e con voi festeggio un grande obbiettivo:le 1000 visualizzazioni!!!  (che ormai sono più di mille e duecento ^-^' eheheh)
So che può sembrare roba da poco ma per me è un grande traguardo!
Grazie mille(e duecento)!!!

Naomi

 

   
 
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