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Autore: Soe Mame    17/04/2016    0 recensioni
Se solo non avessi seguito lui...
Se solo non mi fossi ostinata a voler oltrepassare quella porta...
Se solo fossi tornata indietro quando ne ho avuta l'occasione...
...
... nah.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Miku Hatsune | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incest, Incompiuta
Capitoli:
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

~
Dormo, dormo, e vedo, in sogno, il tuo profilo
Percepisco le lacrime traboccanti che corrono lungo le guance
~



- … la Regina è il Jabberwock. -
- Meiko è il Jabberwock. -
Miku annuì, piano.
- … quindi, Meiko è il Jabberwock. -
- Già. -
Annuì di nuovo.
“… la Regina è il Jabberwock.”.
Non era esattamente quello che si era aspettata. Aveva sempre pensato al “Jabberwock” come qualcosa di simile ad un grosso e sanguinario animale da compagnia, la Super Temutissima Arma Segreta che ricopriva il cielo con la sua massa corporea al grido della sua padrona: - Mostrati, mio Jabberwock! -, come una spietata creatura quasi leggendaria, come-
Di certo, non come una donna.
- … quindi… - una minuscola parte di lei si stupì del fatto che la voce fosse uscita: - … quando la Reg- Meiko minacciava di inviare il Jabberwock- -
- Intendeva dire che sarebbe andata personalmente, con il suo vero aspetto. -
- … capisco. - la testa le faceva quasi male. Era affollata di pensieri, troppi, troppo grandi, che volavano alla rinfusa e si scontravano gli uni con gli altri, un indefinito miscuglio di ricordi e riflessioni.
Uno riuscì ad emergere, un ricordo, più vivido: “Ia mi ha parlato del Jabberwock…” sbattè le palpebre: “… perché non mi ha detto che-”
Un altro pensiero, una riflessione: “Ma tu non gliel'hai chiesto.” annuì a se stessa: “… giusto, non gliel'ho chiesto. E lei non avrebbe avuto motivo di dirmi che-” un altro pensiero, esploso come un pop corn: “… quindi, quando Ia mi ha detto che Gumi si è ritrovata a combattere contro la Regina…”
La Regina non era stata sleale.
Non aveva approfittato della debolezza della Duchessa.
Per tutto il tempo, per tutta la battaglia a Rossovetro, la Regina doveva aver combattuto in prima persona, da sola contro un esercito; eppure, aveva accolto la sfida di Gumi, l'aveva sconfitta in duello.
- … Meiko è diventata davvero brava a combattere. - non riuscì a dire altro. L'idea che la Regina fosse stata leale e che, anzi, avesse accettato la sfida pur essendo lei quella tecnicamente in svantaggio, era quasi surreale; si avvicinava a Meiko, non alla Regina di Cuori.
- Sì. - Kaito ridacchiò: - Ci ha messo quindici anni a diventare così. -
- Quindici…? -
- Ha sempre avuto un talento straordinario. - il Re sorrise. Un sorriso dolce, quello che riservava a Meiko: - Si è allenata duramente, sempre. Con ogni tipo di arma. -.

- A quanto pare, anche questo può essere considerato come arma. - Meiko fece roteare il mattarello, la fronte aggrottata.
- Qualsiasi cosa, se usata bene, può essere considerata un'arma. - le ricordò.
- Sì, ma… - si fermò: - … come
diamine dovrei usarlo? Come una spada, tipo? - fendette l'aria, ma non ci fu nessun rumore abbastanza scenico come quello delle particelle di ossigeno, azoto e argon tagliate da una lama.
- Potresti farlo ingoiare. -
Meiko lo guardò. Aveva gli occhi a mezz'asta.
- Sono sicuro che, se qualcuno ingoiasse un mattarello, dopo non starebbe molto bene. -
Meiko continuò a guardarlo. L'espressione non mutò.
Gettò via il mattarello: - Le spade sono meglio. -.


- Non l'ho mai vista combattere… - rabbrividì: - … e non ci tengo. -.
La Regina che era stata pronta a sfidare un gigante, senza alcuna paura.
“… beh, ora che so che è un gigantesco simildrago…”
Però…
Lisciò le pieghe della gonna, inspirò l'aria fresca della notte: - Ora va meglio. -
Kaito non disse nulla. Ma il suo sguardo era incuriosito.
- Riesco a capire come sia possibile. - sospirò: - Te e Meiko, intendo. - sentì le labbra tirare, lasciò andare il sorriso: - Ora vedo la donna che ami. -.
Tic Tac Tic Tac
Si stupì. Era sicurissima che Kaito fosse trasalito. Impercettibilmente, ma le era parso che le sue parole l'avessero in qualche modo colpito. E non in negativo.
- Quindi, state insieme da quindici anni? - era curiosa, ora. Di Meiko, non della Regina.
- Venticinque. -
Miku decise di non porsi più domande sull'età della gente che incontrava. Era inutile e, a dir la verità, neanche le importava più.
- E… - un accenno di risata: - … è sempre stata così… -

Il colore del viso s'intonava alla perfezione a quello del suo vestito. Avesse avuto anche i capelli del medesimo colore…
- Stai zitto. - un sibilo.
- Perché? - sorrise: - E’ vero! Sei belliss- -
- Taci. -
Trattenne una risata e le posò una mano sulle dita. A giudicare dalla violenza con cui se le stava torcendo, avrebbe finito con lo spaccarsele.
- La prossima volta che partecipiamo ad una festa, io non ballo. -
- D'accordo. -
Silenzio.
Quegli occhi ridotti a fessure: - Ho detto “io non ballo”. -
- E io ho detto “d'accordo”. -
Silenzio.
Forse l'imbarazzo l'aveva fatta diventare mezza sorda.
- … si suppone che ora tu mi preghi per farmi cambiare idea. - sibilò lei.
Lui alzò le spalle: - Tanto non lo faresti. Anzi, se anche avessi una vaghissima idea di cambiare idea, se ti chiedessi di cambiare idea, tu non cambieresti idea neanche per idea. -.
Silenzio.
Un sospiro.
Finalmente Meiko liberò le dita dalla morsa in cui le aveva strette, salvo schiaffarsele in faccia: - Perché ti faccio ancora queste osservazioni…? -
- …? - non aveva davvero capito. Ma ci aveva fatto l'abitudine. A volte, Meiko era decisamente strana.
Caldo sulle guance. Quelle mani sul suo viso.
Lei si era avvicinata.
Ma non si mosse.
Aveva inclinato appena la testa, gli occhi chiusi. Li riaprì, lentamente.
Gli sembrava che la sua pelle fosse più rossa di prima.
Poi lei alzò il viso e le labbra andarono a posarsi sulla fronte.
Un istante, un lungo istante, forse non era neanche un istante.
Quando gli occhi di Meiko furono di nuovo davanti ai suoi, non potè che sussurrare, divertito: - Cos'era, questo? -
Sì, era decisamente più rossa di prima: - Un… - le mani scivolarono via: - Un… - si scostò: - Uuuuuuun… - distolse lo sguardo: - Beh, era ovviamente un… - si voltò di nuovo verso di lui, un'espressione di trionfo: - Un augurio! -
- Un augurio? - sbattè le palpebre.
- Un augurio! - mise i pugni ai fianchi: - Un augurio che tutti i tuoi sogni si realizzino! -.
Lui la guardò.
Lei lo guardò.
Lui la guardò.
Lei lo guardò.
- Grazie. - sorrise, ancora una volta.
A volte, Meiko era decisamente strana e non la capiva. Ma andava bene così.
Anche in quel momento, che gli sembrava tanto che lei stesse fumando dalle orecchie.


- Kaito… -
- Sì? -
Il suo sguardo si era fatto amareggiato. Sapeva benissimo cosa stava per chiedergli: - Se Meiko è sempre stata così… - una mano a terra, si sporse verso di lui: - … perché ora è così? -.
Il fruscìo delle foglie, in lontananza.
Il battito del cuore finì per coprirlo.
Serrò la mano a terra, in attesa.
Non le sembrava che Kaito non volesse parlare, quanto più che non sapesse come dirlo.
Alla fine, parve arrendersi: - … vorrei saperlo. -
Miku rimase spiazzata: - Eh? -
- Non so cosa sia successo. - Kaito abbassò lo sguardo: - Non lo so. E’ stata una cosa graduale. - tornò a guardarla.
Il cuore sussultò. Lo stomaco fu stretto in una morsa. Aveva gli occhi lucidi.
- All'inizio, pensavo si fosse un po’ montata la testa per il suo ruolo di Regina. Ma… - la voce si abbassò: - … diventava sempre più avida. Poi, chiese agli altri Paesi di esserle completamente sottomessi… -
- … ma la Duchessa di Rossovetro non accettò. -
- Non fece scoppiare una guerra civile, fu lei stessa ad andare, ma… - trasse un profondo respiro: - … aveva comunque mobilitato un esercito. E, una volta vinto il duello con la Duchessa, l'ha esiliata dal suo stesso Paese. - scosse la testa: - Meiko non avrebbe mai fatto una cosa simile. Mai. Lei sa benissimo cosa significa essere allontanati. Non avrebbe mai permesso a qualcuno di vivere una cosa simile. Non avrebbe mai costretto qualcuno a vivere una cosa simile. -
La sua voce si faceva sempre più bassa.
E il battito impazzito del suo cuore non la aiutava a sentire meglio.
Si avvicinò di più, la spalla che ormai sfiorava quella dell'altro: “… quindi, è iniziato tutto dopo la sua ascesa al trono.”.
- La cosa andò sempre più peggiorando. - un sussurro spezzato: - Meiko era potente. Troppo potente. E poteva fare ciò che voleva. Poteva avere ciò che voleva. E il Paese dello Specchio non le bastava più. -
Miku portò i pugni in grembo, una strana sensazione all'altezza del petto.
- Il Re Neru e la Regina Haku sono sempre state gentili con noi. Venivamo spesso qui. Lei e la Regina Haku erano anche diventate buone amiche. - un verso strano. Si rese conto solo dopo un attimo che doveva essere qualcosa di simile ad una risata: - E ottime compagne di bevute. Dovevo sempre andarle a recuperare insieme a Neru o Lily. -
Miku serrò le labbra. Troppe domande. Ma era sicura che, di lì a poco, avrebbe saputo tutte le risposte.
- Poi, però, Meiko è cambiata. Non parlava più ad Haku come un'amica ma come… - alzò lo sguardo, verso il cielo: - … una creatura patetica che non schiacciava solo perché era di buon umore. -
Miku lisciò di nuovo le pieghe della gonna. Doveva impegnare le mani.
- E, sempre perché era di buon umore, disse che non avrebbe conquistato il Paese delle Meraviglie. Anzi, ci avrebbe intessuto un rapporto pacifico. Se il Re e la Regina le avessero dato qualcosa in cambio. -
E, con un tuffo al cuore, Miku capì: - Lily! -
Kaito annuì. Non la guardava più, ormai: - La Principessa Lily, nel Paese dello Specchio, è sempre stata un ostaggio. E’ senza dubbio un'ottima guerriera, quindi oggettivamente utile come guardia, ma… - un sospiro: - … era talmente vicina alla Regina di Cuori che né il Re Bianco né la Regina Bianca avrebbero mai osato fare una qualsiasi cosa al Paese dello Specchio. Alla Regina di Cuori sarebbe bastato un attimo per farle del male. - chiuse gli occhi: - Allo stesso modo, la Regina avrebbe potuto usare la Principessa Bianca come pedina. Era solo questione di tempo prima che trovasse il modo di incastrarla e dichiarare guerra al Paese delle Meraviglie. -
- Incastrarla in modo molto stupido. -
- A nessuno importa. - riaprì gli occhi, piano: - Quel che conta è che la Regina era riuscita nel suo intento. -
Per la prima volta da quando aveva iniziato la parte meno positiva di quel racconto, Kaito sorrise. Ed era tornato a guardarla: - Grazie a te, il suo piano è fallito. E la Principessa è tornata alla sua casa e alla sua identità. -
Troppo caldo sulle guance: - Identità…? -
- Nel Paese dello Specchio, Lily è il “Fante di Cuori”, non la “Principessa Bianca”. E, se qualcuno gliel'avesse chiesto mentre era nel Paese dello Specchio, avrebbe dovuto negare di essere una principessa. Perché lei, lì, era solo una guardia. E non ha nessun titolo, nessun regno, nessun parente. Solo i suoi doveri. -
Era tornato ad incupirsi.
Così come il cuore di Miku era tornato a battere troppo forte: “… quando Lily negava di essere la principessa, al processo…”
Un nodo alla gola.
- … la Regina è crudele. - non potè non dirlo. Era impossibile non dirlo.
- Sì. - Kaito guardava a terra, forse neanche la stava vedendo davvero: - La Regina è davvero crudele.

- Perché stai facendo tutto questo? -


Una Regina crudele a cui non ci si può opporre.

- “Questo” cosa? - quella donna sbattè le palpebre, genuinamente stupita.
Sorrideva.


Disposta a tutto per ottenere ciò che vuole.

- Perché non mi ascolti più? -
- Perché dovrei ascoltarti? -
Quel tono così tranquillo…


Una donna che ferisce gli altri perché le va.

- Quel Karaoke è- -
- La pozione per la penitenza era questa, sì? Ah, che bello, ormai so riconoscerla a colpo d'occhio! -
Neppure lo guardava…


La Regina di Cuori

- Stai esagerando! -
Quella donna si voltò, lentamente, come a volerci impiegare più tempo possibile.
Sorrideva.
Ovviamente.
- E’ la prima volta che ti vedo così arrabbiato. -
- Non sei più tu! - le afferrò le spalle, la scosse: - Da quando sei diventata Regina, tu- -
- Ti stai prendendo un po’ troppa confidenza. - una morsa ai polsi.
Gemette, la lasciò andare.
Quella donna abbassò le mani, le giunse in grembo.
Continuava a sorridere.
- … confidenza…? - tremava.
Quella non era Meiko.
- Soltanto perché ti tengo al mio fianco e la notte mi scaldi il letto, non significa che tu possa prenderti tutta questa confidenza verbale e fisica con me. -
“…”
- Sono il Re. - la voce era troppo spezzata: - Sono tuo marito. -
Una risata leggera.
Quella non era Meiko.
Una mano sulla guancia.
- Sei il mio scaldaletto, prego. - il suo sorriso si accentuò: - E, siccome sei di bell'aspetto, ti porto in giro. Sei come un grazioso ornamento. -
Quella non era Meiko.
- O pensi davvero… - sbattè le palpebre: - … di essere qualcosa di più? - ridacchiò: - Tu mi fornisci le pozioni che mi servono. E’ questo il tuo compito primario. E rendi più carina la mia corte. E mi fai trovare il letto caldo quando torno a casa dopo una dura giornata di lavoro. -
- … sono tuo marito. -
L'altra mano sul viso: - Te lo posso giurare. - il suo sorriso era luminoso: - Non potrei desiderare una bambola sessuale migliore di te. -
“… stai scherzando.” non arrivò alle labbra.
Quella donna sbattè di nuovo le palpebre: - Perché stai piangendo? E’ perché ti sto toccando il viso? -


non è Meiko. -.
Qualcosa di bagnato su una guancia.
Il cuore sembrava essersi incrinato.
Kaito aveva gli occhi lucidi, ma non stava piangendo. Non la guardava. Forse neppure parlava davvero con lei.
Ma il modo in cui aveva detto-
- Perché? - gli afferrò le spalle e lo costrinse a voltarsi verso di lei: - Perché stai facendo tutto questo? Perché continui ad aiutarla? - anche la sua voce si stava incrinando.
Quegli occhi chiari.
- Perché… - una parvenza di sorriso: - … quella donna è Meiko. -.
Forse le foglie si erano fermate.
Forse il vento stesso si era fermato.
- … così la stai aiutando a distruggersi. - un sussurro. Si rese conto solo dopo qualche secondo di come fosse uscito dalle sue labbra.
Quel sorriso vago si fece amaro: - Io sto aiutando Meiko. Non la Regina di Cuori. -
- E come? - conficcò le dita nella stoffa.
Le mani inguantate sulle sue, leggere.
- Meiko c'è ancora. - quello sguardo velato era cambiato.

- Perché…? Perché…? -
- Meiko! -
- Perché sta succedendo tutto questo…? -
La voce rabbiosa, spezzata. Lei si era rannicchiata contro una colonna. I pugni sfregavano contro gli occhi.
Sussultò.
- … Meiko. - s'inginocchiò accanto a lei, piano: - Meiko… -
- Non m'importa più niente! - alzò lo sguardo. Il volto rosso. Gli occhi arrossati. Le guance bagnate: - Voglio solo che tutto questo abbia fine! -


Era cambiato in modo così repentino da non poter dubitare di quella convinzione.
Sicurezza. Decisione.
Non c'era nessuna intenzione di fuggire.

- Perché dico tutte quelle cose…? - un singhiozzo: - Perché ordino tutte quelle cose…? -
- Puoi sempre dare dei contrordini. - le ricordò, incoraggiante. Tremava. Non sapeva se lui o lei.
- NON CI RIESCO! - la voce alta, troppo alta per poter essere umana: - NON CI RIESCO! NON CI RIESCO! PERCHE’? -


- L'ho vista piangere per molte notti.

- NON POSSO NEPPURE CHIEDERE PERDONO! -


Chiedeva scusa, voleva rimediare a tutto ciò che aveva fatto durante la giornata, ma… - sospirò: - … non c'è mai riuscita. Il giorno dopo era come se nulla fosse successo. La notte era talmente fuori di sè che… - le labbra tornarono a curvarsi in un sorriso triste: - … non sono neppure sicuro riuscisse a sentirmi. -
- Sono sicura di sì! - “No, non ne sono sicura.” e suonava molto come una frase di circostanza. Ma la sua bocca stava facendo tutto da sola. Un accenno di risata, poco convinto.

- Kaito… - gli afferrò una mano.
- Sì? - era lei a tremare. E anche lui.
- Voglio gettare i vestiti che avevo nel Paese del Rosso. -
Il cuore sobbalzò: - Perché? -
- Dico che non si addicono ad una Regina. - gli occhi erano spalancati, innaturali: - Fermami, ti prego. Se li nascondessi io, li ritroverei. Nascondili tu. Fa’ che io non possa trovarli. Non dirmi dove li hai messi. - la voce si spense, un singhiozzo.
“… i vestiti di quando…” annuì: - Non ti preoccupare. - sorrise: - Ora torna a dormire. -
Ah. Era bello sorridere.
Se n'era quasi dimenticato.


- Succedeva ogni notte? -
Kaito scosse la testa: - No, anzi. Succedeva molto di rado. - parve pensarci: - In realtà, credo sia successo solo una decina di volte. E l'ultima è stata molto, molto, molto tempo fa. -.

- Dove hai nascosto quei miei vestiti? - la Regina di Cuori sorrise.
Il Re sorrise di rimando: - Quali, mia cara? -
- Quelli del Paese del Rosso, mio caro. - continuava a sorridere.
- Non lo so, tesoro mio. -
- Oh, sì che lo sai, tesoro mio. - la Regina si avvicinò, il tono premuroso: - Li hai nascosti tu, no? -
- Certamente, mia adorata. - il sorriso si accentuò: - Ma subito dopo ho preso una pozione per dimenticare tutto ciò che ho fatto nell'ora precedente. -.
La Regina inarcò appena le sopracciglia.
Non disse nulla.
Parlò solo dopo qualche secondo: - Davvero? -
- Davvero. -
- E se ti facessi bere un qualche intruglio per farti dire la verità? -
- Preparato da chi? - giunse le mani dietro la schiena: - Sai che so benissimo come aggirare le pozioni altrui. E sai anche che potrei bere semplice aranciata e garantirti che si tratta di un Filtro della Verità. - piegò la testa di lato: - Vogliamo provare, mia cara? -
Quegli occhi ridotti a fessure: - … no, mio caro. -.


Sentiva freddo.
Sotto la pelle, lungo le vene, in tutto il corpo.
- … tutto questo… - Miku si scostò: - … mi sembra il racconto di una persona con una doppia personalità. -
- Meiko non è mai stata schizofrenica. - Kaito posò le mani a terra e, stavolta, fu lui a sporgersi verso di lei: - E’ iniziato tutto da quando- -
- -è diventata Regina. -
Lui annuì: - Meiko ha tentato di abdicare, per più notti, ma non c'è mai riuscita. Sembrava quasi che le parole non uscissero. Oppure, tornava la Regina di Cuori. - serrò i pugni: - Ho anche provato ad allontanarla il più possibile dal Paese del Giallo, ma non è mai cambiato nulla. E, quando era se stessa, una volta vicini al confine, aveva una crisi e tornava la Regina. -
- Forse… - mormorò, indecisa: - … è una qualche maledizione di Rin? -
Kaito aggrottò la fronte.
- Voglio dire… - abbassò lo sguardo, un po’ a disagio: - … Rin era un po’… uhm… svitata, credo. -
- Ma non è mai stata troppo pratica di magia. - un sospiro, Miku rialzò lo sguardo: - Figurarsi riuscire a lanciare una maledizione del genere su Meiko. -
Annuì, dubbiosa: - … però… - si portò una mano alle labbra: - … sono sicura che ci sia un qualche collegamento. - incontrò quegli occhi azzurri: - Forse potrebbe aiutarci a riportare indietro Meiko? -
- Aiutarci? -
Gonfiò le guance. Non poteva davvero farne a meno. Si sentiva piuttosto offesa: - Ovvio. - strinse la mano in un pugno: - Non puoi raccontarmi tutto questo e pretendere che io faccia finta di nulla! Inoltre… - trasse un profondo respiro: - … aiutare Meiko significherà anche aiutare Rin, e Lily, e Gumi, e tutte le persone che ha vessato in questi- - anni? Secoli? Giorni? - -tempi! -.
Kaito sbattè le palpebre.
Non disse nulla.
Rimase solo a fissarla, gli occhi sgranati.
“…?” Dopo qualche minuto, la cosa iniziava a farsi un po’ inquietante.
- Sai… - esordì, giusto per spezzare quel silenzio: - … ho letto spesso che, quando una persona non è in sè, si può provare a “richiamarla” attraverso un oggetto caro. - manga e anime ne erano pieni, di situazioni simili.
- Non credo questo possa funzionare. -
“Ottimo, ha riacquistato l'uso della parola.” - Perché? -
L'altro tornò a sedersi normalmente, l'espressione più calma: - La spada. -
- La spada? -
- La spada. -
“… devo essere un po’ più diretta.” - Cosa c'entra la spada? -
- E’ mia. -
Fu la volta di Miku di rimanere perplessa: - La… spada che la Regina aveva al processo…? -
- E’ la mia. - un sorriso leggero: - E’ quella che avevo quando sono partito dal mio Paese, e di quando ho l'ho incontrata. Alla fine, gliel'ho regalata. - ridacchiò: - Con lei sta molto meglio che con me. -
“… ed è ancora intera dopo quasi trent'anni…?” quel pensiero scivolò nella sua mente, veloce, e se ne dimenticò subito; quelle parole erano così… Dovette portarsi una mano al petto, giusto per assicurarsi che il cuore non si fosse sciolto in una melma di melassa. Pareva di no.
- Quiiiiindi… - comprese: - … in realtà, la Regina ha sempre con sè qualcosa a cui Meiko tiene! -
- Ormai è la sua spada. - il Re tornò a guardare il cielo: - E le può tornare sempre utile. Forse neppure la ricollega più a me. Forse neppure si ricorda che sono stato io a regalargliela. -
- Questo non credo. - protestò Miku: - Al massimo, non fa più caso a quel ricordo! -
Una risata poco convinta: - Sei molto decisa, riguardo queste cose. -
- So che… - esitò. Serrò le labbra, sospirò: - … non voglio che sia così. -
Le parve che l'altro avesse sorriso.
Era piuttosto buio. Ci si erano messe anche le nuvole.
- Non c'è qualcos'altro? - chiese, dopo qualche secondo: - Qualcos'altro a cui Meiko potrebbe essere legata? Che potrebbe ricordarle di te? -
Silenzio.
Forse ci stava pensando.
- Una volta… - mormorò lui: - … mi chiese di nascondere i vestiti che aveva nel Paese del Rosso, quando ci siamo incontrati. Pare che la Regina di Cuori volesse buttarli. -
- Lo chiese a te? - portò le ginocchia al petto.
- Se l'avesse fatto lei, la Regina di Cuori avrebbe saputo dove li aveva nascosti. -
Annuì, inquieta: - … quindi, Meiko stava cercando di nascondere qualcosa a se stessa? -
Silenzio.
- … puoi vederla così. -.
Circondò le gambe con le braccia, il mento sulle ginocchia. Espirò, più di quanto aveva pensato. Piegò la testa, posò la guancia sulla stoffa della gonna.
Sentiva la mente del tutto vuota.
“Meiko…” chiuse gli occhi: “… anche lei sta cercando di fermare la Regina.”. Una punta di tristezza: “… Meiko non è cattiva.”. Un pensiero fugace. Rabbrividì: “… è quasi come se fosse prigioniera di se stessa…”.
Rialzò la testa: “… prigioniera…?”.
Si voltò verso Kaito: - C'è un'altra cosa. -
- Cosa? -
Drizzò la schiena, incontrò i suoi occhi: - Rin è ancora prigioniera del loop temporale. -
Il Brucaliffo annuì.
- Liberala, per favore. -
Il Brucaliffo piegò appena la testa di lato.
“…?”
- Prego? -
“… eh?” - Ehm… - la voce era infinitamente meno decisa di un secondo prima: - … so che il loop può essere sciolto da chi l'ha creato. Basta solo volerlo! - alzò un indice, come a sottolineare il suo sapere: - Quindi, potresti- -
- Ma non sono stato io a creare il loop. -
Silenzio.
- … cosa? - se si fosse alzata e avesse iniziato a vorticare fino a vedere il mondo oscillare, si sarebbe sentita allo stesso modo.
L'ombra di un sorriso. Riusciva a vederla anche con quella pochissima luce lunare: - E’ stata Meiko a creare il loop. -
- … cosa? - dovette posare entrambe le mani a terra.
- La sua idea iniziale era scioglierlo dopo un anno. - un sospiro: - Ma poi… -
- … cosa? - staccò le mani dal terreno. Le era venuto il dubbio che le avesse risucchiato tutte le energie in un colpo.
Kaito inarcò un sopracciglio: - Sei stupita. -
- No! Cioè, sì! - si guardò intorno, a caso: - Tu… tu non sei il miglior pozionista del Paese dello Specchio? Non dovresti avere un enorme talento magico che- -
- Meiko è una creatura magica. -
Miku sbattè le palpebre. Era rimasta con la bocca aperta. E quella non dava segno di volersi chiudere.
- Io ho molto potere magico… - annuì Kaito, pacato: - … ma né io né qualcun altro al mio livello, se mai esiste, potremmo mai anche solo sperare di competere con qualcuno che è fatto di magia. -.
La bocca si chiuse, finalmente.
“… quindi, è come se fosse il Loop Supremo.”.
Si lasciò cadere sull'erba. Tanto il terreno non avrebbe più potuto risucchiarle alcunché.
“… direi che l'unico modo per liberare Rin è far tornare Meiko.” si spalmò le mani sugli occhi: “… possibile non ci sia proprio niente?” abbassò le palpebre: “Una cosa che possa ricordarle di Kaito? O che possa ricordarle di essere… beh, lei?”.
Un brivido: “No. Per prima cosa, devi stare calma.” inspirò: “Qualcosa… qualcosa che possa aiutarla a ricordare…” espirò: “… qualcosa di importante…” inspirò: “… qualcosa che le ricordi chi è…” espirò: “… e che le ricordi di…”

Me l'ha dato Len, prima di entrare!


Spalancò gli occhi.

Ne ha uno simile anche lui, sai?


Scattò a sedere.

Mi ha detto di tenerlo sempre sempre sempre, di non perderlo mai mai mai, perché così mi sarei sempre ricordata di lui e mi sarei ricordata di uscire!


- Kaito. - il cuore tuonava nei timpani.
- Sì? - forse era una sua impressione, senz'altro era così ma, forse, quella voce aveva una minuscola nota speranzosa.
- C'è qualcosa che avete entrambi? -
L'altro ci pensò: - Due cose simili o in comproprietà? -
Era vicina alla soluzione, lo sentiva: - Due cose simil- - abbassò lo sguardo. Le sue mani.
Guardò i guanti dorati di Kaito.
- Puoi toglierli? -
- Certo. -
Silenzio.
- Vuoi che lo faccia? -
- Sì, per favore. -
Il Brucaliffo si sfilò i guanti, Miku si avvicinò. Alzò una mano, gli sfiorò le nocche della sinistra, risalì lungo le dita.
Niente.
Si sentì come se avesse ingoiato un grosso sasso. E non uno scoglio.
- … credevo… - ritrasse la mano, una sensazione sgradevole annuvolata nel petto: - … che ci fosse una fede. -
- Una fede? -
Miku annuì: - Hai detto che lei è tua moglie. Quindi, siete sposati. Per questo credevo- -
- Dici questa? -
Rialzò lo sguardo.
Il sasso si autodistrusse, la sensazione evaporò.
Una collanina con un anellino come ciondolo, al collo dell'altro.
Doveva averla sempre tenuta nascosta sotto i vestiti.
- E’ l'anello di quando vi siete sposati? - giusto per stare certa.
- … sì. - esitava.
- Allora… - strinse i pugni, trionfante: - Ce l'ha anche lei! - guardò l'altro negli occhi, incontrò uno sguardo confuso: - La spada può essere sua, tua o di chiunque altro, ma la fede gemella alla sua è solo e soltanto la tua! - sorrise, felice: - Se usassimo le fedi, allora- -
- Meiko non ha più la sua. -
Silenzio.
- … cosa? -
- Non gliel'ho mai vista indosso, da quando è diventata Regina. - un sussurro quasi impercettibile: - Non ho più visto la sua fede da quando è diventata Regina. -.
“…” inspirò: “…” espirò: “…” serrò le labbra: “… no.” portò i pugni a terra: - … sono sicura che ce l'abbia ancora. -
- Non al dito. - abbassò lo sguardo: - Non al collo. -
- Sono sicura ci siano altri posti dove mettere un anel- -
Anello.
Anelli.
- … gli anellini. -
Kaito tornò a guardarla, aggrottò la fronte.
- … quando sono caduti, era sconvolta. -
Il Re sgranò gli occhi.
- … Meiko ti ha chiesto di nascondere gli abiti del suo primo incontro con te, ma- - il cuore era sul punto di esplodere: - -non si è voluta separare dalla fede e- -
- -ha ingannato se stessa. -
- Neppure lei avrebbe mai saputo dire quale fosse la fede vera! -
- E alla Regina di Cuori piacciono le cose scenografiche. -
- Il rumore che fa quando corre, grazie a quegli anellini- -
- -è solo suo. -
- Quindi, la Regina di Cuori non butterebbe mai una cosa che rende unica lei. -
- E, quando le sono caduti- -
- -era disperata perché, in mezzo, c'era anche la vostra fede! -.
Silenzio.
Qualcosa all'altezza del petto. Si sentì scossa.
E lasciò andare la risata: - Meiko era lì! Al processo! Proprio una manciata di ore fa! -
- Forse non era proprio lei… - la voce soffocata: - … ma non era neppure la Regina di Cuori! -
Gli afferrò le mani: - Possiamo farcela! Puoi farcela! -
- E come? - sembrava stordito: - Rubandole tutti gli anellini? -
- Non conosco Meiko come la conosci tu, ma ho il legittimo timore che finirebbe per decapitare chiunque provi a toccarli senza il suo permesso. -
- Nah. Quello lo farebbe la Regina di Cuori. Meiko preferisce i pugni, in certi situazioni. -
Miku ridacchiò.
“Allora… c'è ancora una possibilità.”.
- Ad essere sincero… - esordì Kaito: - … non credo potremo usare gli anelli. -
- Ma- -
- Tuttavia, il fatto che lei se ne preoccupi, che li abbia, è la prova concreta che Meiko ci sia ancora. - un sorriso: - E io non ho intenzione di lasciarla alla Regina di Cuori. -.
Era deciso, come prima.
Meiko era ancora lì.
E, stavolta, sapeva anche di poterla riportare indietro.
- Ti aiuterò! - Miku serrò i pugni: - Non so in che modo ma, appena lo troverò, ti aiuterò! -
Fu la volta dell'altro di ridere. Una risata leggera, sincera: - Non ti preoccupare. - sorrise: - Grazie per stanotte. -
Si sentiva piuttosto fiera di sè, in effetti.
Si stupiva da sola.
- In ogni caso… -
Tornò a guardarlo. Neppure si era resa conto di aver distolto lo sguardo. E neppure di avere le guance così calde.
Il sorriso dell'altro si accentuò: - … sono sicuro che mi sarai molto d'aiuto. -
Miku annuì, il cuore leggerissimo: - Farò del mio meglio! -.

Si alzò, si stiracchiò.
Aveva voglia di muoversi.
“… magari cerco Lapis e Merli.” sospirò: “Magari sono qui intorno e non si avvicinano per paura di Kaito…”.
Anche lui si era alzato ma, se aveva la sua stessa voglia di muoversi, non lo dimostrava granché.
Portò le mani dietro la schiena: - Dove andrai, ora? -
- A casa. - si passò le dita tra i capelli, fermandosi alla nuca: - Tu? -
- Devo ritrovare Lapis e Merli. -
- Riesci a vedere, con questo buio? -
- Non è così buio. - “Giusto un pochino di più di quando sono andata da Rin e Len.”: - E, comunque, loro brillano! - sorrise.
Kaito annuì: - D'accordo. Allora è ora di salutarci. -
- Sì! - un pensiero improvviso: - Ah, prima, un'ultima cosa! -
- Sì? -
- Hai risposto a molte delle mie domande e ti ringrazio molto, per questo… -
- Lieto di esserti stato d'aiuto. -
Le sfuggì una risata leggera: - C'è un'altra cosa, però. -
- Dimmi pure. -
- Cos'è, esattamente, quel ticchettio? -
- Quale ticchettio? -
Miku sbattè le palpebre: “… ah, forse è un po’ vago.” - Quel ticchettio che si sente ogni tanto. - portò una mano all'orecchio: - Anche prima. Poco dopo la fine del tuo racconto. - gli ricordò.
Silenzio.
- Non ho sentito niente. -
- Oh. - la mano scivolò al collo: - … e hai una vaga idea di cosa potrebbe essere…? -
- No. - piegò appena la testa di lato: - Non ho neppure idea di cosa tu stia parlando. -
- Oh. - distolse lo sguardo: - E’ che… spesso, mi capita di sentire un ticchettio. - si indicò l'orecchio: - Come se avessi una sveglia qui vicino. -
Kaito continuò a guardarla.
- Dura un istante e si sente a caso. - proseguì Miku: - Credevo… fosse una cosa normale, qui. - ci pensò bene: - L'ho sentito sia qui che nel Paese dello Specchio… - ci pensò meglio: - … che a casa mia. -.
Il Brucaliffo si raddrizzò e scosse la testa: - Non so cosa dirti. Non ho mai sentito di gente che sente ticchettii a caso senza che ci siano orologi nelle vicinanze. -
- Ci sono orologi, nelle vicinanze? -
- A casa tua, non saprei. Dove l'hai sentito altrove, neppure. Ma so che, qui, non ci sono orologi, nelle vicinanze. -
- Capisco… - riportò la mano lungo il fianco. Si sentiva un po’ spaesata. Non sapeva perché, ma era sicurissima che Kaito conoscesse le risposte a tutto: - E non c'è… non so, un orologio vagante? -
- Parli di Len? -
Come un pugno allo stomaco: - … qualcosa che non sia Len? -
- No. -
- … d'accordo, allora. - trasse un profondo respiro, si sentì vagamente più rilassata: - Non fa niente. - sorrise: - Vuol dire che lo scoprirò da sola! -
- Mi sembra un'ottima soluzione! - l'altro sorrise di rimando.
“Non è Len.” sventolò la mano, mentre salutava il Brucaliffo: “Ho sentito quel ticchettio anche quando lui non c'era.” rabbrividì: “… e mi rifiuto di credere che, in questo preciso istante, sia appostato da queste parti.” sentiva il sorriso farsi meno convinto: “Al buio.”.
- ‘Twas brillig, and the slithy toves… -
Si bloccò.
Si voltò.
Kaito stava scendendo dalla collinetta nella direzione opposta alla sua, ma riusciva ancora a sentire la sua voce.
- Did gyre and gimble in the wabe… -
Si concentrò sulle parole.
- All mimsy were the borogoves… -
Parole familiari, in qualche modo.
- And the mome raths outgrabe. -
“Aspetta!” fece qualche passo nella sua direzione, esitante.
- Beware the Jabberwock, my son! -
“Ah!”
Di colpo, ricordò.
- The jaws that bite, the claws that catch! -
“Ecco dove avevo già sentito il nome del Jabberwock!”
- Beware the Jubjub bird, and shun -
- Aspetta! - corse verso di lui.
- The frumious Bandersnatch! -
- Aspetta! -
Allora, lui si fermò: - Hai scordato qualcosa? -
- Cosa- - lo raggiunse, riprese fiato: - Cosa stavi canticchiando? -
Kaito inarcò le sopracciglia: - Un poemetto. -
- L'ho letto! - inspirò a fondo: - In un quadernetto! -
Era buio, ma riuscì a distinguere benissimo un'espressione sorpresa sul volto dell'altro: - Con la copertina rossa? -
- Sì! -
- Oh! E’ il mio! - gli occhi gli brillarono: - L'ho perso qualche tempo fa! Dove l'hai visto? -
- All'ingresso del Paese dello Specchio, vicino a- - trattenne un gemito di disapprovazione al ricordo: - -al giardino dei fiori. -
- Allora è stato lì… -
Dopo qualche secondo, Kaito la abbracciò- la stritolò in un abbraccio particolarmente sentito: - Grazie! -
- D-di nul- lasciam- soff- -.

Lapis e Merli non erano in vista.
Kaito era andato a casa sua.
Ora era ufficialmente da sola nel bosco buio.
Non che si fosse rivelato troppo pericoloso, per lei.
Era persino sopravvissuta alle spire del bruco constrictor.
Si guardò intorno, giusto per.
Nessun coniglio in vista, per fortuna.
Nessun gatto in vista, per sfortuna.
“Luka sa di certo cos'è quel ticchettio.” camminò senza una meta precisa: “Ma io so di certo che non me lo dirà mai.” sospirò: “Allora. Per scoprirlo da sola, devi fare attenzione ai momenti in cui lo senti. Forse non si sente a caso. Forse si sente in determinate situazioni.”.
Avrebbe volentieri ripensato a tutte le volte in cui l'aveva udito, ma ne ricordava solo una manciata - e, di alcuni, non era neppure sicura.
L'aveva sempre considerato come un suono di sottofondo, come il rumore del vento o del traffico; solo poco prima si era resa conto di come non si supponesse che lei sentisse ticchettii senza che fosse vicina ad un orologio.
"Alla fine del racconto di Kaito..." era la più recente: "E poi... anche quando ho incontrato Len e Rin, di notte...?" sì, di quelli ne era certa: "Però... non l'ho sentito solo di notte. L'ho sentito anche dopo il Karaoke..." e poi... "... e a casa mia.".
Era soprattutto quello a non tornarle.
Non sentiva quel ticchettio perché era nel Paese dello Specchio - o nel Paese delle Meraviglie: "... non dipende dal luogo in cui mi trovo.". C'era anche un'altra cosa, più inquietante: "E sembra lo senta solo io." rabbrividì: "Non sono pazza.".
Per quanto Luka dicesse il contrario.
"Un ticchettio che sento soltanto io, che non ha nulla a che vedere con i posti in cui mi trovo..." ci pensò meglio: "... e neanche con le persone con cui parlo." l'aveva sentito in presenza di Len, di Rin, di Kaito, anche da sola: "... sono piuttosto sicura che i miei pensieri non facciano tic tac.".
Si sforzò di ripensare anche a ciò che aveva provato in quei momenti: forse il ticchettio dipendeva dal suo umore?
Scosse la testa: "Non mi pare. Sembra tutto così casuale..." sbattè le palpebre: "... forse lo è." non se ne sarebbe affatto stupita.
- Oh! E' viva! -
- Non l'ha uccisa! -
- E' sana e salva! -
- E non l'ha torturata! -
Trattenne un sorriso e alzò lo sguardo: "Allora stanno bene sul serio. Mi hanno anche risparmiato l'andare a cercarle!".
Una lucina azzurra e una lucina viola si avvicinarono, finché Lapis e Merli non furono perfettamente nel suo campo visivo, i volti preoccupati - almeno Lapis, Merli sembrava sorpresa.
- E' tutto a posto! - le rassicurò: - Kaito non è una persona cattiva. Non mi- -
- Non è cattivo? - Merli si ritrasse, gli occhi spalancati.
- Miku! - Lapis si avvicinò, le manine giunte: - E' il Re del Paese dello Specchio! -
- Lo so. - per quanto l'idea le sembrasse assurda: - Lo conosco. - sorrise: - Non è cattivo. -.
La voce le era uscita strana. Intenerita, forse.
Probabilmente, il racconto di Kaito le aveva davvero lasciato un po' di melassa da qualche parte.
Le due fatine si scambiarono un'occhiata dubbiosa.
Si portò una mano al petto: - Fidatevi di me! -. Sapeva benissimo che sarebbe stato difficile - se non impossibile - convincerle, non se erano sempre state dell'idea che Kaito fosse come la Regina di Cuori, ma voleva che, almeno, non lo vedessero più come una cosa troppo terribile.
- Perché dovremmo? - Merli inarcò un sopracciglio.
"Ottima domanda." - Voi vi fidate di Ia? - le parole erano uscite prima che potesse anche solo pensarci: "... cosa diamine c'entra.".
Le due annuirono, titubante una, sospettosa l'altra.
- Ecco... - sarebbe stato molto carino dire qualcosa del tipo "Ia si fida di me quindi, se vi fidate di Ia, allora anche voi potete fidarvi di me!" ma Ia non aveva alcun motivo di fidarsi di lei - non per cattiveria, ma perché erano state insieme per a malapena un'ora. Quindi, non potè far altro che dire: - ... io ho molta stima di Ia! - quello era vero. Ammirava moltissimo la sua memoria: - E, se voi vi fidate di lei, significa che anche voi provate molta stima nei suoi confronti, no? -
- Beh, sì... - pigolò Lapis, visibilmente confusa.
Neppure Miku aveva idea di cosa stesse dicendo, ma non si fermò: - Quindi, dato che tutte e tre proviamo molta stima nei confronti della stessa testuggine, siamo accomunate dal provare lo stesso sentimento nello stesso momento! -
Lapis sbattè le palpebre. Merli alzò anche l'altro sopracciglio: - ... e quindi? -
- Quindi, dato che siamo legate da una cosa così profonda quale il provare lo stesso sentimento nello stesso momento, voi potete fidarvi di me! - "Questa cosa non ha il minimo senso.".
Le due sorelle si guardarono di nuovo.
Poi tornarono a guardare lei.
E le loro espressioni si fecero rilassate.
- Beh, direi che ha ragione. - cinguettò Lapis.
"Cosa."
- Per dirla al contrario, direi che non ha torto. - sospirò Merli, ravviandosi i capelli.
"Cosa."
- Quindi... - la fatina azzurra si morse un labbro: - ... sei sicura sicura sicura che il Re del Paese dello Specchio non sia cattivo? -
- Ne sono certa. - la guardò negli occhi, ringraziò che la voce fosse suonata tanto decisa.
Lo stupore e la perplessità circa la riuscita delle sue frasi a caso passò in secondo piano.
- Non pensare che ora andremo a portargli corone di fiori e a offrirgli nettare e ambrosia. - disse subito Merli, un dito puntato contro di lei: - Rimane diversamente benvenuto, qui! -
- Certo! - non potè non ridacchiare.
Almeno un pochino, le sembrava di aver fatto qualcosa di utile.
Seppur in modo bizzarro.
- Ma, Merli... - intervenne Lapis: - ... lui, qui, ha cas- -
- Taci. -
- Ma- -
- Zitta. -
- Prima che Kaito ci interrompesse... - forse era il caso di fermarle prima che si mettessero a litigare - o meglio, prima che Merli facesse piangere Lapis: - ... non stavamo uscendo di qui? -
- Oh? - entrambe tornarono a guardarla.
Parvero ricordare e annuirono in perfetto sincrono.
- Allora and- -
- Approfittiamone, prima! -
Stavolta la sincronia perfetta fu tra Miku e Lapis: si voltarono a guardare Merli, con la stessa espressione confusa.
- Dici che il Re non è cattivo. - qualcosa di fin troppo somigliante ad un ghigno: - Se n'è appena andato. Quindi, deve essere ancora nelle vicinanze. - ricambiò lo sguardo della sorella: - Andiamo a vederlo da vicino! -
- Cosa? -
- Oh! - Lapis si portò le manine inguantate alla bocca, gli occhi sgranati: - Vedere il Re da vicino... -
- Andiamo! Andiamo! - Merli le volò accanto, le ali quasi invisibili, tanto le muoveva veloci.
- Non dovevamo usc- -
- Soltanto per pochino! - gli occhi di Lapis brillavano: - Un'occhiata e basta! -
- Ragazze, non- -
- E' andato da quella parte! -
- Seguici, Miku! -
- Aspet- - ma erano già partite.
Miku rimase con il braccio teso, la bocca spalancata.
Richiuse la bocca e lasciò ricadere il braccio.
Non era esattamente una cosa che aveva previsto.

- Non avevate detto- - ansimò: - -che non era il benvenuto? -
- Non lo è, infatti! - ribadì Merli, tranquillissima: - Ma cosa c'entra con l'andarlo a vedere da vicino? -
- Che, di solito- - inspirò: - -quando qualcuno è- - espirò: - -diversamente benvenuto- - inspirò: - -non lo si vuole neppure- - espirò: - -vedere in generale? - dovette fermarsi un secondo per riprendere fiato.
- Che esagerazione! - esclamò Lapis.
- Lui non deve venire a dar fastidio a noi, ma nulla ci vieta di andarlo a vedere da vicino! - Merli scosse la testa: - Umani. Tutto si deve spiegare. -
Miku decise di non rispondere. Si limitò a dire: - Un'occhiata veloce. -
- Veloce, sì! - trillarono entrambe.
Non sapeva esattamente quale fosse il loro concetto di "occhiata veloce", ma sperava davvero che si avvicinasse al suo.
"Povero Kaito. Stasera non lo si lascia in pace." ed era anche stata una giornata piuttosto pesante: "Vorrei lasciarlo riposare un po'-"
- Ah! -
- Cosa c'è? - si fermò, alzò lo sguardo verso le fatine.
Poco ci mancò che il battito impazzito del cuore coprisse i loro sussurri: - Lì... -
- Lì...? - si avvicinò alle due.
Le loro luci si erano attenuate, tutte e tre erano davanti ad un cespuglio più alto di lei; sbirciando oltre, riuscì a vedere il punto indicato dalle due fatine - nel mentre appollaiatesi sulla sua testa, tra le codine.
Kaito era seduto, la schiena contro il tronco di un albero, e sembrava stare dormendo.
"... è crollato prima di arrivare a casa...?" allora era davvero stata una giornata pesante.
- D'accordo, l'occhiata veloce l'avete data. - sussurrò: - Ora possiamo- -
- E' lui! -
- E' il Re del Paese dello Specchio! - mormorii semi-impercettibili, ma abbastanza chiari da far capire che l'occhiata veloce non era neanche iniziata.
- Ha un bell'aspetto! - riconobbe Lapis.
- Soprattutto per essere un bruco. - annuì Merli.
Miku dovette arrendersi: - Più che altro... - guardò meglio: - ... non gli verrà il raffreddore, a dormire lì? - scacciò dalla mente l'idea che, prima di crollare, avesse cercato di arrampicarsi sul tronco per andare a dormire sopra una foglia.
Era un'immagine assurda, adorabile, inquietante e realistica al tempo stesso.
- Sta dormendo... - mormorò Merli. Forse neppure l'aveva sentita.
- Sta sognando... - le fece eco Lapis. Sembravano onestamente incuriosite.
- Secondo te... - la fatina azzurra le si rivolse, sporgendosi dalla frangetta: - ... cosa sogna? -
Miku sbattè le palpebre: - ... beh... - ci pensò: "... Meiko, direi." una stretta al cuore: - ... non saprei. - mentì.
- Forse sta sognando te. -
Le parole di Merli la fecero trasalire: - Prego? -
- Sembravate andare d'accordo. - ridacchiò la fatina viola.
Miku sentì un po' di caldo sulle guance.
- Se stesse sognando te... - sussurrò Lapis: - ... è come se tu stessi vivendo nel suo sogno! -
- E se tu vivessi nel suo sogno... - anche Merli si sporse: - ... cosa succederebbe, al suo risveglio? -
- ... eh? - sgranò gli occhi: - Beh, suppongo che la me del suo sogno sparirebbe. - si sentiva un po' confusa: - Magari riapparirebbe al sogno successivo. - "O mai più.".
Lapis sorrise: - E se... -
- ... fossi tu la Miku del suo sogno? - Merli ghignò.
Un brivido: - ... cosa? - le punte delle dita fredde.
- Se lui stesse sognando la tua vita... - mormorò Lapis, l'espressione immutata: - ... la tua vita sparirebbe, al suo risveglio? -
Vuoto.
Si sentì improvvisamente svuotata.
Di emozioni, di sensazioni, di tutto: - ... è un discorso inquietante. -
- Oh, ma potrebbe succedere. - Merli ridacchiò, e non le piacque affatto: - Se lui si svegliasse adesso... - gli scoccò un'occhiata: - ... questo momento potrebbe svanire ora. -
Tremò: - Non può succedere. Io non vivo nel suo sogno. -
- Cosa ne sai? - Lapis portò il viso tra le manine: - Tu potresti benissimo essere nel suo sogno, invece. Come tutte le tue emozioni. Anche quelle sarebbero parte del suo sogno! -
Era assurdo.
Era un discorso assurdo, e inquietante.
Non poteva essere vero.
Non potevano farle paura una manciata di parole simili.
Non potevano.
No.
- E voi, allora? - gli occhi bruciavano: - Se io sono parte del suo sogno, voi cosa- -
- Anche noi saremmo parte del suo sogno. - annuì Lapis.
- E svaniremmo al suo risveglio. - sospirò Merli: - Quindi, ci godiamo il tempo che abbiamo! -
"No..."
- Chissà cosa succederà, allora. - mormorò la fatina azzurra: - Chissà se quel giorno svaniremo. - giunse le mani, come pensierosa: - Chissà se svaniranno anche i nostri desideri. -
- E le nostre emozioni. - aggiunse la fata viola.
"No..."
- ... non ci credete davvero. - non aveva paura.
Non l'aveva.
Era...
Chiuse gli occhi.
La ragazza in verde.
"Ho sognato la sua vita." rabbrividì: "... ma lei c'era. Lei era una persona vera, viva, con delle emozioni, dei sentimenti!" serrò le palpebre: "Forse anche lei ha sognato la mia vita. Ma, quando tutto è finito, io non sono scomparsa!".
Ricordava.
Ricordava tutto.
Ricordava la sua vita quotidiana, ricordava la sera del ballo, ricordava il giorno della sua morte.
Ricordava la sala da ballo. Ricordava colui che l'aveva invitata - Kaito -, ricordava le danze.
Ricordava tutto.
Ricordava i suoi sogni, ricordava la vita della ragazza in verde.
- Sala da ballo? -
Doveva averlo mormorato, dato quel che sussurrarono le fatine.
- Se lui ti sognasse in una sala da ballo... - sussurrò Lapis.
- ... e solo in una sala da ballo... -
- ... non potresti più scappare. -
Miku riaprì gli occhi.
- Il sogno creerebbe il mondo. - mormorò Merli.
- Se non lo sogna, non potrebbe esistere. -
- Se lo sogna, allora esiste. -
Rabbrividì, incrociò le braccia al petto. Sentiva umido sulle guance e non capiva perché.
Quei sogni...
... sogni in cui tutto ciò che desiderava si realizzava.
Perché erano sogni.
I sogni creano tutto ciò che si vuole.
- Se ti sognasse solo in una sala da ballo... -
- ... la sala da ballo sarebbe sempre pronta per te. -
"La ragazza in verde aveva forse il potere di creare le cose...?" forse le cose non apparivano secondo i suoi voleri, forse apparivano secondo la volontà della ragazza in verde.
Forse erano tanto simili da essersi ritrovate a condividere persino i pensieri.
- Se ti sognasse solo in una sala da ballo alla sera di un ballo... -
- ... per te, la notte non avrebbe mai fine. -
La ragazza in verde era esistita.
La ragazza in verde era esistita nel suo sogno.
Lei poteva ottenere ciò che voleva perché era nel suo sogno.
Ma la ragazza in verde non era lei.
E la ragazza in verde non aveva smesso di esistere perché lei si era svegliata.
- E, se anche ti accorgessi della luce del giorno... -
- ... continueresti a danzare... -
- ... per l'eternità. -.
Strinse i pugni.
Inspirò a fondo.
Rialzò la testa.
Catturò gli sguardi delle fatine.
- Io esisto davvero. - disse: - Lei è esistita davvero. E anche voi, in questo momento, esistete davvero. Non siete parte del sogno di nessuno. -
Non aveva nessuna prova concreta del contrario.
Non ne aveva bisogno.
Ne era certa.
E questo le bastava.
Si rialzò, piano: - Però, sì, forse c'è una ragazza in verde imprigionata in quella sala da ballo, in quella notte. - riportò i pugni lungo i fianchi, trasse un profondo respiro: - In fondo, è questa la conseguenza di far parte di un ricordo, no? -.

Il concetto di "occhiata veloce" di Lapis e Merli coincideva col suo solo di nome e Miku riuscì a convincere le due fatine a riaccompagnarla a Produria solo dopo quella che le era parsa una mezz'ora abbondante.
- Il Re del Paese dello Specchio ha il suo fascino! - riconobbe Merli.
- Peccato sia così inquietante... - pigolò Lapis.
- Ma finché lo spiamo mentre dorme... - la sorella lasciò la frase in sospeso, eloquente.
- Dovremmo abituarci ai suoi orari! -
- E anche a quando viene qui! -
Sembravano completamente dimentiche del discorso che le avevano fatto prima.
"Come se non fosse successo nulla..." Miku scosse la testa, per scacciare i pensieri: "D'accordo, allora. Non vedo perché debba ripensarci io.".
Riportò l'attenzione alle due fatine e quasi le sfuggì un sospiro: era bastato distrarsi per mezzo secondo per permettere loro di iniziare a litigare.
- Non lo diremmo alle altre! - Merli portò le manine ai fianchi: - E' fuori discussione! -
- Ma... ma... - Lapis si portò i pugni al petto: - ... più siamo meglio è! -
- Più siamo più faremo casino! -
- Ma... ma... non possiamo tenerlo segreto! -
- Perché no? -
- E se scoprissero che abbiamo scoperto quello che Miku ci ha fatto scoprire? -
"Suppongo parlino della non-pericolosità di Kaito..." sperava davvero non stessero parlando di qualcosa di troppo assurdo ma, anche a ripensarci, non le veniva in mente altro.
- Ma si può sapere perché non mi dai mai retta? - la luce di Merli virava pericolosamente sul rosso: - Ogni-singola-volta! -
Miku dovette sbattere le palpebre, per essere sicura di star vedendo bene: anche la luce di Lapis stava sfumando nel rosso.
- Come prima, la scorciatoia per Produria! - sbuffò la maggiore: - Bella scorciatoia! -
- Hai mai pensato alla remotissima ipotesi che tu possa essere nel torto? - faceva un po' impressione sentire tanto dura quella vocina mielosa.
Merli spalancò gli occhi: - Prego? -
- Credi che l'abbia dimenticato? - un ditino inguantato si conficcò al centro del petto dell'altra: - Potrei rimangiarmi il mio perdono per quella volta! -
- Ancora con questa storia? - la luce della fata viola schiarì fino a sembrare quasi rosa scuro: - Era solo un vecchio sonaglio! -
- Il mio sonaglio! - sottolineò l'altra, la voce particolarmente acuta: - E l'avevo appena preso dalla Rivenditrice! Mi è costato tre petali di girasole! Tre! - sollevò tre dita della mano libera: - Ed era mio! Ed era bello! E tu hai rotto il mio bel sonaglio! -
"Ehm..." lo sguardo andava da una fatina all'altra, incerta sul da farsi.
Non poteva neppure salutarle e lasciarle al loro destino, dato che si erano fermate e lei non aveva la minima idea di dove si trovassero.
- Non osare parlarmi così! - la luce di Merli tornò rosso acceso.
- Sì che oso! -
- E va bene, allora! - la maggiore si scostò, gli occhi ridotti a fessure: - Direi che non possiamo far altro che risolvere la faccenda con un duello! -
"Cosa?"
- E duello sia! -
Da un lato, era curiosa di vedere un duello magico, soprattutto se tra due fate.
Dall'altro, temeva seriamente le conseguenze di un duello magico, soprattutto se tra due fate.
- Ferme, voi due! - si mise in mezzo a loro, le braccia spalancate - o meglio, le avrebbe volentieri spalancate, ma le due sorelle erano distanti circa mezzo metro l'una dall'altra, quindi le bastò mettersi tra loro e alzare le mani.
- Eh? - - Eh? -
- Per prima cosa, gradirei molto che mi riportaste a Produria. - portò le mani ai fianchi, sperò di avere uno sguardo abbastanza severo: - Basta rimandare. E' tutta la notte che giro! -
Le due fatine abbassarono gli sguardi, le lucine fattesi rosate.
Si sentì una persona orribile.
"... beh, sono state loro a venire da me. Anche se le ha mandate Ia. Però sono state loro a voler rimanere con me. E a portarmi fuori di qui. A Produria. Sì, loro." deglutì: "E poi, sto fermando il loro litigio!" e probabilmente salvando il bosco
. In ogni caso, sentì di dover aggiustare un po' la frase: - Non litigate, per favore. - la voce uscì più bassa di quanto aveva sperato.
Le due fatine rialzarono le teste. Non sembravano offese. Solo incuriosite.
Si sentì un po' meglio.
- Povera Miku, è così spaventata... - sussurrò la fatina azzurra, riavvicinandosi alla sorella.
Miku finse di non sentirla.
- Sì, dovremmo portarla fuori di qui. - concordò Merli.
- Poverina... - Lapis sospirò: - ... ha così tanta paura del bosco, e noi stavamo continuando a rimandare l'uscita... -
- Siamo davvero crudeli... -
- Rimediamo, allora! -
"In realtà non ho paura del bosco, ma se farglielo credere mi farà uscire prima...".
Anche perché stava iniziando a fare piuttosto freddo.
Un borbottio dalle parti di Merli, che suonava molto come: - Ti prenderò un altro bel sonaglio. -
Un trillo dalle parti di Lapis, che suonava molto come una risata.
Si sentì decisamente meglio.
Alzò lo sguardo al cielo. Si era fatto più chiaro.
"... chissà se riuscirò a riprendere un bioritmo decente..." si arrese e si lasciò guidare dalle due fatine.

Produria.
Quasi temeva di non rivederla per almeno un altro paio di giorni.
Continuò a sfregarsi le mani sulle braccia, lanciando occhiate al cielo che andava schiarendosi.
- Ora cosa farai? - s'incuriosì Lapis.
- Credo... - ci pensò: - ... andrò all'Albero Kurousa. - fosse mai ci trovasse una gatta con i colori abbinati.
- Buona camminata, allora! - la fatina azzurra fece un leggero inchino.
Merli si limitò a fare un cenno col capo: - Al contrario, cerca di non affaticarti! - distolse lo sguardo: - Ia si preoccuperebbe! -
- Anche la signorina Mayu! - aggiunse Lapis.
"Immagino..." le sfuggì un sorriso: - Grazie. Anche voi! -
Un pensiero fugace.
Le attraversò la mente come una stella cadente, ma lo recuperò prima che potesse sparire.
Il cuore sussultò.
- Cosa c'è? -
Miku guardò Lapis: - Siete state molto gentili con me. - alla fin fine, era vero: - E... se non vi è di troppo disturbo... ecco... - serrò le labbra, inquieta.
"Sono state mandate da Ia." guardò anche Merli: "Sono... messaggere..." le mani si fermarono, inspirò a fondo.
- Sì? - la esortò la fata viola.
- Se potete... -
- Abbiamo capito, sì. -
- Dicci, Miku. -
"Forse..."
- ... potreste... - lo sguardo era calamitato dal terreno: - ... per favore... - dall'erba: - ... portare un messaggio...? - dai suoi piedi.
Un istante di silenzio, forse si erano scambiate un'occhiata.
- Certo! - trillò Lapis: - Nessun disturbo! -
- Al contrario, non ci dispiace farci gli affar- - un colpo di tosse improvviso: - -portare messaggi. - Merli esitò: - Sì. Portare messaggi. -
- Portare messaggi. - ripetè la sorella: - Esattamente. -
Miku soffocò una risata e rialzò lo sguardo.
Serrò la presa sulle braccia, le mani ormai ferme: - Ai miei genitori. Mi stanno aspettando. -
- Oh. -
- Dite loro, per favore... - sorrise: - ... che sto bene. Che tornerò appena mi sarà possibile. E... - chiuse gli occhi. Inspirò di nuovo. Li riaprì: - ... che mi dispiace. - sentì il sorriso venire meno: - Li ho fatti preoccupare. Mi dispiace. -.
Gli occhi chiari delle due fate su di lei.
Poi, Lapis annuì: - Porteremo il tuo messaggio. - promise.
- Dicci come sono i tuoi genitori. - disse Merli.
Miku li descrisse e fornì alle due fatine il suo indirizzo di casa, specificando di come non fosse né nel Paese delle Meraviglie né nel Paese dello Specchio - in un Paese in cui non serviva alcun invito per scorrazzare ovunque si volesse.
Lapis e Merli parvero molto colpite da quel particolare.
- D'accordo, allora! -
- Direi che possiamo andare. -
Le due fate annuirono alle loro stesse parole. Poi si rivolsero a lei: - E' stato un piacere conoscerti! - un trillo da parte di Lapis, un mugugnare da parte di Merli.
Miku sventolò una mano: - Anche per me! Grazie di tutto! -
- Cia- - la fatina azzurra si bloccò.
I suoi occhi si fecero perfettamente rotondi.
"... cosa..." non voleva voltarsi.
No.
- Noi andiamo! - Merli afferrò Lapis per un braccio: - Ciao ciao! - e la strattonò via ad una velocità impossibile per un normale essere umano.
- Ciao ciao... - continuò a sventolare la mano, sempre più piano.
"Ottimo. Cos'ho alle spalle...?"
Era stata un'illusa a pensare che sarebbe potuta andarsene tranquillamente.

- Ehi, tu! -
Una voce sconosciuta, giovane - molto giovane.
Non riuscì a capire se fosse maschile o femminile.
Non sapendo cos'altro fare, si voltò.
E rimase piuttosto...
- Ma tu... - sgranò gli occhi, incredula.
- Ti ho vista parlare con quelle due fate. - il ragazzino si fece avanti, il passo deciso: - Sei loro complice? Le stai coprendo? -
- ... tu sei... -
Il ragazzino la scrutò con i suoi occhi viola, sospettoso.
Non le arrivava alle spalle neppure per favore, aveva dei grandi occhi viola e una massa di capelli bianchi arruffati, con un unico ciuffo nero.
E piume nere. Tante piume nere.
Sembrava aver indossato maglietta e pantaloni ricoperti di colla e poi essersi gettato in una piscina di piume nere.
- Flower il Corvo, della Forestale. - rispose il ragazzino, tirando fuori dalla tasca il distintivo - che altro non era che un grosso ovale dorato con sopra inciso un albero e la scritta "Forestale", il nome "Flower il Corvo" aggiunto sotto con un pennarello nero: - Ora, signorina, la pregherei di risp- -
- Tu sei uno shota! - il cuore fece un triplo salto mortale all'indietro.
Flower il Corvo fece un triplo passo all'indietro: - Scusi? -
- Sei uno shota! - ripetè Miku, e aprì le braccia: - Posso abbracciarti? -
Il ragazzino aggrottò la fronte. Poi alzò una mano e chiuse tutte le dita, ad eccezione della centrale: - Sono una femmina. -
Sentì gli occhi spalancarsi sempre di più.
E comprese.
- Allora... - sorrise: - ... sei una supertrap! -
Flower il Corvo alzò le spalle: - Se vuole vederla così... - abbassò la mano, mise via il distintivo: - Dicevo, lei- -
- Risponderò a qualsiasi domanda se mi permetti di abbracciarti! -
La supertrap la guardò.
La guardò.
Poi si voltò e tornò tra gli alberi: - Non credo troverei nessuna informazione utile. Arrivederla. -
- No! Aspettami! - Miku le corse dietro, lo sguardo incollato alle sue piume nere: - Cosa volevi sapere di Lapis e Merli? -
La non-shota si bloccò e le rivolse un'occhiata di sufficienza: - Vuole collaborare o vuole che la arresti per danni a pubblico ufficiale? -
- Ma sarebbe solo un abbraccio! - piagnucolò: "Questi shota e simili! Perché non si fanno abbracciare?" strinse un pugno: "Rin sì che è una brava loli! Si è fatta abbracciare e fine! Non fa tutte queste scene!".
- Pure la fangirl. - un sospiro esasperato: - Quanta gente c'è, stamattina? -
Miku preferì non indagare oltre.
Se non...
- Hai mica visto una bella gatta rosa? -
- No, allora, mettiamoci d'accordo. - Flower il Corvo si girò del tutto e mise le mani avanti: - Facciamo così: io rispondo ad una tua domanda, tu rispondi ad una mia. -
"Mi sembra equo..." Miku annuì.
- Inizia tu. - la invitò l'altra.
- Posso abbracciarti? -
- No. Né ora né mai. Tocca a me. - si schiarì la voce: - Che relazione hai con quelle due fate? -
- Lapis e Merli... - sbattè le palpebre, perplessa: "Ovvio che parli di loro, ma cos'hanno fatto...?". Decise di rispondere comunque: - Le ho incontrate stanotte e abbiamo chiacchierato. -
Flower il Corvo la scrutò per un minuto buono. Poi, probabilmente, capì che stava dicendo la verità: - D'aaaaccoooordo... -
Ora era curiosa, però: - Hanno fatto qualcosa di male? -
Un lampo in quegli occhi viola.
"Ho... ho detto qualcosa che non dovevo...?"
- Quello che fanno tutte le fate! - uno sbuffo, la non-shota si mise le mani nelle tasche di pantaloni: - Prendono fiori per farci delle corone, usano i loro petali come valuta, a volte si divertono a cambiare loro colore... - sospirò, un sospiro sentitamente esasperato: - Sono delle vandale come tutte le fate, né più né meno. -
- ... ah. - in effetti, le pareva avessero accennato a delle corone di fiori.
- Per non parlare di quando rubano il nettare! -
Avevano accennato anche a quello, pensandoci bene.
- La maggior parte del lavoro della Forestale è impedire alle fate di fare troppi danni. - Flower il Corvo le scoccò un'occhiataccia: - Spero voi fangirl siate più educate. -
- Certo che sì! - mise le braccia conserte, il tono sicuro.
- Spero. - ripetè l'altra, gli occhi a mezz'asta. Alzò le spalle: - Bene, fine interrogatorio. Arrivederla e- -
- Aspetta! - si fece avanti: - Io ho un'altra domanda! Fammene un'altra! -
Flower il Corvo rimase in silenzio per qualche istante, lo sguardo su di lei. Poi chiese: - E' un'altra richiesta di abbracciarmi? -
- No. - ormai si era arresa: "Anche se deve essere così morbida, con tutte quelle piume..."
- Bene. Dimmi cosa volevi chiedermi. -
Si sentiva un po' agitata. Come se smaniasse dalla voglia di saperlo e, contemporaneamente, che non volesse saperlo affatto.
Alla fine, decise di non tirarsi indietro: - Hai visto una bella gatta rosa, qui, stanotte? -
- Il Gatto del Cheshire. -
"E' famosa davvero, allora..." annuì, anche se non era stata una domanda.
Flower il Corvo aprì la bocca.
Poi la richiuse.
E rimase in silenzio una manciata di secondi.
Alla fine, scosse la testa: - No. Non l'ho vista. -.
Era talmente palese che Miku si domandò se l'altra non avesse volutamente fatto sì che lei capisse che fosse una bugia.
"... forse Luka le ha detto di non dirmelo, nel caso l'avessi chiesto...?" il cuore sobbalzò con una certa violenza.
Luka era davvero stata lì, quella notte...?
Avrebbe voluto saperne di più - quando, in quale zona del bosco, per quanto tempo - ma Flower il Corvo aveva detto di non averla vista, quindi Miku doveva fingere di crederle.
Semplicemente, annuì: - Grazie. -
- Grazie a lei per la collaborazione. - Flower il Corvo si voltò e si congedò: - Arrivederla. -.

Miku corse verso Produria, il sole che sorgeva sulla linea dell'orizzonte.
"Sto correndo con il vento tra i capelli e il sole sullo sfondo!" si sentiva potente, si sentiva invincibile, si sentiva meravigliosa e, soprattutto, si sentiva molto scenografica.
Aprì le braccia, senza fermarsi: "Nulla, nulla può rovinare questo moment-"
Qualcosa in faccia.
Dovette fermarsi e afferrarlo, prima che la soffocasse.
Abbassò lo sguardo: "Uno... scialle...?".
Era uno scialle, senza dubbio. Uno scialle bianco, di una qualche stoffa pregiata - seta...? - e tenerlo in mano dava una sensazione molto intensa, data la miriade di spilli disseminati a caso sulla sua superficie.
"Ma che-"
- Oh, no! E' di nuovo finito addosso a qualcuno! -
"E ringrazi che non mi sia finito uno spillo nell'occhio, signora..." alzò lo sguardo verso la proprietaria della voce che si faceva sempre più vicina.
E rimase a bocca aperta.
Anche l'altra donna rimase a bocca aperta: - ... signorina Michelyne...? -
- Regina Haku? -.






Note:
* "Dormo, dormo, e vedo, in sogno, il tuo profilo / Percepisco le lacrime traboccanti che corrono lungo le guance": Last Night, Good Night. [ Traduzione ]
* "Questo momento potrebbe svanire ora." / "Chissà se svaniranno anche i nostri desideri.": Semicitazioni da Immature World. [ Traduzione ]
* "Non potresti più scappare." / "La sala da ballo sarebbe sempre pronta per te." / "La notte non avrebbe mai fine." / "E, se anche ti accorgessi della luce del giorno [...] continueresti a danzare [...] per l'eternità.": Semicitazioni da Soundless World. [ Traduzione ]




In ritardo allucinante, lo so. Ma stavolta non è colpa mia. à___à
Avevo iniziato il capitolo a Gennaio, ma a Gennaio e inizio Febbraio avevo due esami - nulla di strano, ipotizzavo di postare a fine Gennaio, toh, massimo per metà Febbraio, ma proprio alla larghissima.
Invece no.
Dopo uno dei più epici raffreddori di sempre e due esami - andati male -, finalmente ero libera di poter cazzeggiare scrivere e, esattamente due giorni dopo il secondo esame, la scheda video del mio pc parte per non tornare mai più.
Con un tempismo molto poco apprezzato, anche il pc della mia coinquilina ha fatto puff - lo stesso giorno, sì. Sì, siamo state entrambe profondamente inquiete.
E siamo anche state quasi un mese e mezzo senza computer - il mio unico accesso all'Internetto era un cellulare che funziona dieci volte no e una forse.
Al momento, io sono rientrata in possesso di un pc, ma lo sto prestando anche alla mia coinquilina, quindi il mio tempo generale al computer si è dimezzato - almeno finché lei non avrà un pc tutto suo.
Quindi, sì, credo proprio che aggiornerò molto lentamente. à.à"

Anche se non è stata colpa mia, comunque, scusate davvero il ritardo. m(_ _)m

Detto ciò.
In questo capitolo, tra Kaito che rievoca cose poco belle e Miku che si mostra stranamente sagace, si sono scoperte svariate cose e si è rimuginato su altre, si è nominato tipo Chiunque e Miku cerca di fare qualcosa per quei poveretti (?) dei suoi genitori.

Chi ha letto Attraverso lo Specchio (spero) noterà la valanga di riferimenti nel pezzo del sogno e del sonaglio - che è importante (!), oltre che nella parte finale. Se così non fosse, non sarebbe una cosa bella, per me.

Lapis e Merli sembrano strane o similyandere? No, semplicemente... forse neanche hanno davvero capito l'inquietudine di Miku alle loro parole, e considerano quell'ipotesi come assolutamente realistica. Ma non sono cattive.
... e, sì, anche Lapis ha un limite alla pazienza. >__>
*Cosa sarebbe successo se Miku non le avesse fermate? Chissà.*

Come anche nel libro, il Corvo non ha/avrà nessun ruolo in particolare - in realtà, non è neppure previsto riappaia.
Perché proprio Flower?
... come Yukari e Iroha, mi dispiaceva non metterla proprio. <___< Confesso che la sua voce non mi fa troppo impazzire, ma mi piace parecchio il design del suo V4. ^^ *Quello di Miwashiba, sì.* Che è anche come appare qui. U.U
Sì, Flower è descritta come "kuudere", ma quella di Miwashiba sembra spostare la descrizione su "tsundere che si finge kuudere". *Quindi...*
Spero di essere riuscita a renderla decente. °^°

Flower conferma due cose: Miku ha poca fortuna con gli shota-wannabe da abbracciare e Luka la sta effettivamente tenendo d'occhio - anche se il Corvo non l'ha assolutamente vista.
E il tutto si chiude con Haku che insegue il suo scialle pieno di spilli. (!)

Riuscirà Miku a non infilzarsi con qualche spillo? Riuscirà ad avere una conversazione decente con Luka? A cos'è dovuto quel ticchettio randomico? Come farà a liberare Rin? Come potrà sconfiggere la Regina di Cuori? E, soprattutto, riuscirà ad abbracciare Len?

La stragrande maggioranza di queste domande troverà la sua risposta in un qualche capitolo che non è il prossimo.
(Tra l'altro, questa seconda parte dovrebbe durare solo altri due o tre capitoli - dato che ho detto così, probabilmente sarà un numero superiore a tre. Dipenderà tutto da quanto vorranno essere loquaci un paio di persone.)

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. ^^
Come sempre, se ci sono consigli o critiche, dite pure. ^^
  
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