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Autore: destiel87    17/04/2016    3 recensioni
"Se è così, allora perchè non facciamo una scommessa? C'è una cosa che voglio da te, anche se tu continui a negarmela."
"Per l' ultima volta Erik, non addestrerò i mutanti per combattere contro gli umani..." Esclamò Charles seccato, che ormai doveva fare i conti con la stessa richiesta da mesi.
"Credi che discuterei del futuro del nostro popolo davanti ad una scacchiera?"
Charles fece una smorfia contrariata, prima di muovere il suo cavallo contro la torre di Erik.
Tuttavia Il tono di Erik era serio, così come il suo sguardo, perciò Charles si fermo un attimo a riflettere sulla natura di quella scomessa.
"Con te non si può mai sapere Erik... Ad ogni modo, cos' altro potresti volere da me?"
Erik lo studiò attentamente, poi fissò per qualche minuto i suoi occhi, scendendo lentamente ad osservare le sue labbra. Si lasciò sfuggire un sorriso malizioso, prima di mangiare il cavallo di Charles con la sua regina.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN' INSOLITA PARTITA A SCACCHI


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1962 - Contea di Westchester

"Se mi accorgo che mi leggi nella mente Charles, ti faccio ingoiare uno di questi magnifici scacchi."
Erik si passo l' alfiere tra le dita, poi lo posò delicatamente sulla scacchiera, guardando attentamente Charles Xavier.
Il giovane che sedeva di fronte a lui sorrideva, mentre lo studiava con i suoi penetranti occhi blu cielo.
Teneva le mani incrociate sotto il mento e ogni tanto faceva scomparire la bocca dietro di esse, mentre pensava alla prossima mossa.
"Non ho bisogno di leggerti nella mente per batterti Erik... E anche se fosse, prima che tu riesca nel tuo intento, riuscirò a convincerti che in effetti preferisci mangiarlo tu..."
Erik sorrise, poi si sporse verso Charles.
"Vuoi scommettere?" Disse con tono di sfida, sempre con un leggero sorriso.
Charles sospirò, era abitutato al carattere insolente del suo amico. Era in effetti l' unico che riusciva a tenergli testa, perciò non fece molto caso alla sua domanda e continuò a pensare alla migliore strategia per batterlo.
Erik tuttavia, non era uno che lasciava perdere quando si metteva in testa una cosa.
"Che c'è Charles, non avrai paura di perdere?" Domandò sorseggiando il suo wisky.
"Non essere ridicolo. Ad ogni modo, è inutile che cerchi di distrarmi, il tuo re non ha alcuna possibilità di sopravvivere oggi."
"Io non ne sarei così sicuro..."
Charles alzò gli occhi dalla scacchiera e guardò verso l' amico.
Erik sorrideva in un modo che conosceva fin troppo bene, e di solito non prometteva nulla di buono.
"Ti sopravvaluti, amico mio..." Rispose alzando il suo bicchiere e bevendo un sorso.
Erik continuava a guardarlo con un espressione di sfida che lo metteva a disagio e lo attraeva al tempo stesso, aveva quegli occhi profondi e brillanti che gli ricordavano il fuoco che scoppiettava accanto a loro.
Distolse lo sguardo, poi si perse a guardare la libreria che ricopriva le pareti della grande biblioteca della sua villa, osservando le copertine lucide che gli ricordavano quanti libri dovesse ancora leggere, nonostante ne avesse sempre uno in mano.
Sembrava che il tempo non bastasse mai, quando si trattava di leggere.
O di fare una partita a scacchi con Erik.
"Se è così, allora perchè non facciamo una scommessa? C'è una cosa che voglio da te, anche se tu continui a negarmela."
"Per l' ultima volta Erik, non addestrerò i mutanti per combattere contro gli umani..." Esclamò Charles seccato, che ormai doveva fare i conti con la stessa richiesta da mesi.
"Credi che discuterei del futuro del nostro popolo davanti ad una scacchiera?"
Charles fece una smorfia contrariata, prima di muovere il suo cavallo contro la torre di Erik.
Tuttavia Il tono di Erik era serio, così come il suo sguardo, perciò Charles si fermo un attimo a riflettere sulla natura di quella scomessa.
"Con te non si può mai sapere Erik... Ad ogni modo, cos' altro potresti volere da me?"
Erik lo studiò attentamente, poi fissò per qualche minuto i suoi occhi, scendendo lentamente ad osservare le sue labbra. Si lasciò sfuggire un sorriso malizioso, prima di mangiare il cavallo di Charles con la sua regina.
Per un momento Charles si sentì confuso, non era sicuro di aver capito bene quello che stava succedendo, anche se quando Erik aveva guardato in quel modo le sue labbra, aveva avvertito un brivido lungo la schiena.
Non poteva essere però, che Erik avesse davvero quel tipo di desideri verso di lui, pensò imbarazzato, sicuramente lo stava facendo per distrarlo.
"Allora Charles... Credevo che tu fossi il miglior telepata della terra!"
"Lo sono!" Rispose lui sulla difensiva.
"Allora che cos' è che voglio?"
Charles si concentrò e appoggiò due dita sulla tempia, come soleva fare sempre quando voleva leggere nella mente delle persone.
Erik si appoggiò allo schienale della sua poltrona e si gustò l' espressione scioccata di Charles, mentre nella sua testa immaginava il suo amico seduto su lui intento a baciarlo.
"E- Erik santo cielo!" Sbottò sconvolto Charles, che dopo aver visto quell' immagine si era rovesciato il wisky sui pantaloni.
Erik scoppiò in una sonora risata, poi visualizzò nella sua mente Charles sdraiato accanto al camino, con la camicia sbottonata e l' espressione sensuale, mentre lui gli baciava il collo e gli accarezzava i capelli.
Charles fece un salto sulla sedia.
"Erik per l' amor di Dio! Abbi un po di decoro!" Urlò lui in preda al panico, cercando di controllare le sue emozioni.
"Ma guarda un po, sei diventato tutto rosso, signor telepata!" Disse Erik, sempre più divertito dalla sua situazione.
Irritare e sconvolgere Charles Xavier, era quasi più divertente che batterlo a scacchi.
"Tu... - Balbettò l' amico, cercando di recuperare il controllo - Tu sei veramente irrecuperabile Erik Lehnsherr! Gli scacchi sono una cosa seria, non dovresti rovinarli con queste fantasie perverse!"
"Perverse? - Erik scoppiò in un' altra risata - Amico mio, se questo per te è perverso, devo proprio spiegarti un paio di cose sul sesso!"
"Erik! " Esclamò Charles, che ormai non sapeva più dove nascondere il viso, per sfuggire al suo sguardo lascivo.
"Devo dedurre quindi che non accetti la mia scomessa?"
"Certo che no! Razza di depravato!"
"Capisco...  - Rispose lui, scrollando le spalle con finta indifferenza - Del resto, l' ho sempre detto che sono più bravo di te con gli scacchi..."
Charles lo guardò con disappunto, sentendosi con una mosca nella tela del ragno.
Rifiutare la scomessa sarebbe stato come ammettere che non era in grado di batterlo, tuttavia, accettarla significava rischiava di doverlo baciare sul serio.
Guardò l' amico, che si stava gustando il suo wisky con un espressione trionfante in viso.
Un espressione terribilmente irritante, che Charles non poteva sopportare.
"D' accordo, accetto la tua scommessa!"
Erik preso alla sprovvista, finì per tossire il suo wisky, coprendosi la bocca con la mano.
Questa volta era Charles a gustarsi la sua espressione scioccata, e lo trovava stranamente divertente.
Restarono in silenzio qualche istante, poi Charles disse:
"E se vinco io? Cosa mi offri? Ti avverto però, niente immagini oscene!"
Erik imprecò sottovoce, asciugandosi la bocca.
Non aveva previsto che l' amico avrebbe accettato la sua sfida, e ora non poteva certo tirarsi indietro.
Rimase in silenzio per qualche minuto, riflettendo sulla spinosa situazione.
Non che Charles non gli piacesse, in qualche modo, solo non aveva mai pensato che un giorno avrebbero affrontato la cosa.
Si sfilò sospirando l' orologio dal polso e lo appoggiò al tavolino.
"Ecco a te il tuo trofeo." Disse seccato. "Anche se tornerà sul mio polso tra poco. - Aggiunse recuperando il buon umore - E non serve che ti dica cosa dovrai fare tu tra poco Charles..."
"Erik! Non accadrà nulla del genere! E ora, gioca."
Entrambi cercarono di rilassarsi e riprendere il loro gioco, anche se con la mente tornavano entrambi alla natura di quella strana scommessa.
Passo dopo passo, i pedoni si muovevano sulla scacchiera, i cavalli mangiavano gli alfieri, che a loro  volta mangiavano le torri.
Fino a che, sulla scacchiera di legno bianca e marrone, non rimasero che pochi pezzi.
La regina di Erik puntava minacciosamente il re di Charles, che tentava di nascondersi dietro il suo alfiere e tre miseri pedoni.
La tensione nella stanza cresceva, mentre i due si studiavano a vicenda.
Erik sorrideva maliziosamente, guardando le labbra di Charles.
Charles arrosiva e continuva a muovere il suo re, nel disperato tentativo di capovolgere la situazione.
"Scacco matto, mio caro."  
Quando Erik pronunciò quelle parole, Charles ci mise un po a capacitarsene.
Guardò la scacchiera, incapace di rendersi conto di quello che era appena accaduto.
Alzò timidamente lo sguardo verso Erik, che si stava rimettendo con calma il suo orologio.
"Allora - Erik si allungò verso di lui e si schiarì la voce - Credo che a questo punto, tu mi debba qualcosa Charles."
"Ma tu non puoi... Insomma non puoi chiedermi una cosa simile Erik!"
"Le scommesse vanno rispettate Charles... Non le ho fatte io le regole..."
Il ragazzo si mise le mani tra i capelli, mentre sentiva il panico che si impossessava del suo corpo.
"Andiamo Erik, non... Non vorrai veramente che io..."
"Non lo so, sei tu il telepata. Lo voglio, Charles?" Rispose lui sorridendo.
Charles sbuffò, poi rubò il bicchiere dell' amico e bevve l' ultimo sorso, esasperato.
Aveva sempre provato una strana sorta di attrazione verso di lui, anche se aveva sempre creduto che si trattasse di una combinazione di affetto e di rivalità... Ma ora, mentre si avvicinava titubante al ragazzo, non ne era più tanto sicuro.
Si fermò davanti alla poltrona, incapace di avvicinarsi ancora.
Fu in quel momento, che il sorriso beffardo di Erik Lehnsherr sparì. Quando guardando i grandi occhi azzurri del suo amico, spaventati e timidi, allungò una mano verso di lui.
Il suo sguardo irriverente, notò Charles, aveva ora una punta di insolita dolcezza.
Guardò la sua mano tesa che lo attendeva, trovandola rassicurante.
La afferrò, poi si lasciò condurre verso di lui, sedendosi impacciatamente sulle sue gambe.
Non riusciva ancora a guardarlo, sebbene fosse curioso di sapere se qualche cosa in lui fosse cambiata.
Fu Erik a prendere la situazione in mano, accarezzando delicatamente con l' altra mano la guancia di Charles.
Per un istante lui chiuse gli occhi, sentendo sulla sua pelle il calore delle dita di Erik.
Era piacevole, pensò, mentre il cuore batteva senza sosta.
Quando le sue dita si posarono sulle sue labbra, sobbalzò lievemente.
Poi, piano piano, si lasciò andare alle sue carezze.
il panico stava lasciando il suo corpo, lasciando il posto a delle sensazioni che non aveva mai provato prima. Era come essere seduti con il viso accanto al fuoco, e allo stesso tempo essere accarezzati da un guanto di seta.
"Guardami..." Gli disse poco dopo Erik.
"Non... Non ci riesco." Sussurrò lui.
Erik si avvicinò a lui, appoggiando la sua fronte contro quella dell' amico e continuando ad accarezzare il suo viso.
"Charles, guardami." Disse piano, avvicinando di più le sue labbra a quelle del moro.
Quando finalmente aprì lentamente gli occhi, si perse in quel blu così calmo e profondo.
Restarono a guardarsi per un tempo che sembrò infinito, finchè alla fine, Charles fece quel piccolo passo che lo separava dalle sue labbra, unendole alle proprie.
All' inizio, si sentì quasi mancare.
Il suo profumo, il suo sapore, le sue labbra, lo stavano mandando in estasi.
Per Erik, quel contatto fu ancora peggio.
Sentiva il corpo del ragazzo sopra il proprio, lo sentiva muoversi sopra di lui, morbido e caldo come le sue labbra umide. Sentiva le sue braccia aggrapparsi forte al suo petto, come se dovesse cadere da un momento all' altro.
Presto si dimenticarono degli stacchi, della scommessa, dei loro poteri e di quello che stava succendo nel mondo intorno a loro.
Dimenticarono l' imbarazzo, la paura, i dubbi e le differenze che li separavano.
Quando Charles appoggiò la testa sulla spalla di Erik, riprendendo fiato, inspirò a fondo il profumo del suo collo, mentre lui gli accarezzava delicatamente la nuca.
"Dovremmo giocare a scacchi più spesso." Disse infine, con la voce calda e profonda.
"Si, - Rispose Charles - Dovremmo farlo." Rispose, baciando il suo collo.
Quella fu senza dubbio, la più bella partita a scacchi che i due avessero mai fatto, e fu una delle tante che giocarono durante quell' estate del 1962, chiusi nell' assolata sicurezza della contea di Westchester, prima che il mondo con la sua follia travolgesse le loro esistenze.


 

 

 
  
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