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Autore: yelle    23/03/2005    11 recensioni
Una piccola one-shot che è nata mentre ascoltavo ripetutamente "I Bambini fanno Ooh" di Povia. Splendida canzone di cui ho voluto trasmettere il tema. Non è una song-fic.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Papà... papà... -

L'uomo si chinò verso quella vocina dolce che cercava di attirare la sua attenzione, riuscendovi alla perfezione. Prese in braccio quella piccola creatura che adorava sin dal profondo, per cui avrebbe fatto di tutto e dal quale tanto aveva ricevuto.

- La mia bambola.. -

Il padre abbassando lo sguardo vide la bambola di pezza, la preferita della figlia, giacere per terra, inerme, come ad aspettare l'attenzione che presto le sarebbe stata donata. Si abbassò di nuovo e la prese in mano, per poi porgerla alla piccola. In quel mentre si sentirono dei passi provenienti dalle scale, e subito apparve la piccola figura di un bimbo moro, occhi nocciola e un'aria da furbetto che nessuno gli avrebbe tolto e che denudava il suo carattere.

- Papà, Lynn mi ha rotto il mio robot! - esclamò infervorato tenendo in mano quello che una volta era il suo giocattolo preferito. Ancora una volta il buon padre porse la mano e accarezzò dolcemente la testa del figlio, già spettinata di suo. Poggiò in terra la bambina e le chiese: - E' vero, Lynn? -

- Sì - rispose la bambina con semplicità.

- Quante volte ti ho detto di lasciare in pace tuo fratello? - disse il padre con finta severità. Era impossibile arrabbiarsi con due angioletti come loro.

- Ma lui ha mangiato la merenda che la mamma aveva preparato per me! -

- Non, non è vero! La mamma l'aveva preparata per me la torta! -

- Aveva la marmellata di mirtilli che è la mia preferita. La tua è alle fragole - disse la bambina con cipiglio infantile, cominciando ad impuntarsi.

- Non è vero! - anche il bimbo cominciava ad arrabbiarsi come solo i bimbi sanno fare.

- Sei uno stupido, Will! -

- E tu sei un'oca! -

- Ehi, voi due, ora basta! - si intromise Harry, che fino a quel momento li aveva osservati sorridendo beatamente - Will, non chiamare oca la tua sorellina, e tu Lynn, non devi toccare le sue cose, te l'ho già detto! -

- Ma anche lui tocca le mie cose... e anche le tue. Ieri sera l'ho visto che giocava con quello strano mantello che hai, papà. E tu mi hai sempre detto che non posso toccarlo! - ormai la bimba aveva il broncio.

- Stupida spiona! - urlò il bambino, prima di voltarsi e scappare in camera.

Harry non lo fermò e non gli andò dietro. Lo sapeva che appena veniva detto ad un bambino di non fare qualcosa, questo lo spingeva inevitabilmente a fare di tutto pur di spezzare il divieto. E sapeva che i litigi dei bambini non duravano più di un giorno, perchè i bambini non riuscivano a essere arrabbiati. Non come loro adulti. Gli adulti erano capaci di rimanere soli per ore, giorni, mesi... distruggersi autonomamente nella solitudine più glaciale. I bambini sapevano che nella solitudine non si poteva divenire uomini. Erano capaci di mitigare ogni conflitto in pochi minuti. Gli adulti protaevano le loro liti a lungo, stancamente, logorando il proprio animo e la propria voglia di tornare a parlare, ridere e scherzare. I bambini invece sapevano solo allungare il dito, e fare pace.

Lasciò Lynn a giocare con la sua bambola, non prima di averle dato un bacio di consolazione sulla giancia morbida, e andò dal figlio Will.- Ehi, giovanotto, non ti avevo detto forse di non toccare le mie cose? - gli disse senza riuscire a nascondere un piccolo sorrisetto di felicità.

Il bimbo lo guardò per un attimo prima di dire: - Sì, papà... -

- E cosa si dice in questi casi? -

- Scusa, papà... - rispose il bimbo tenendo gli occhi bassi. Il padre lo guardava divertito.

- Scuse accettate, ometto. Ora però vieni a giocare con tua sorella -

Il bimbo prese la mano che il padre gli tendeva, ma sembrava recalcitrante. Quando Lynn lo vide, però non sembrava più felice di lui.

- Avanti ragazzi, non voglio costringervi ad andar d'accordo... - disse Harry, lasciandoli poi da soli.

Qualche manciata di minuti più tardi il moro guardò, senza essere visto, i suoi bimbi, e non fu sorpreso nel vederli giocare serenamente insieme, dimentichi di ogni dissapore che li aveva allontanati pochi attimi prima. Un dolce sorriso illuminò il suo viso mentre torno a sedrsi alla scrivania, pensando al dono che gli era stato dato insieme a quelle due meravigliose creature.

   
 
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