Film > Now You See Me / I maghi del crimine
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Autore: ElementalSide    18/04/2016    4 recensioni
"Ho canticchiato The Nights per le strade infinite di una città addormentata mentre invece, al tempo dei miei sedici anni, quando dissi mio padre, con gli occhi pieni di sogni e nelle mani un mazzo di carte «Da grande voglio fare l’illusionista» lui mi rispose, con il tono di chi la propria vita l’ha già mandata a puttane, che sarei finito ad animare feste di compleanno."
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Genere: Comico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: J. Daniel Atlas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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You must be joking


Ad Ale,
con cui ho cantato a squarciagola ‘The Nights' anche se noi, 
sedici anni ancora non li abbiamo.
A lei che mi è stata accanto contando le stelle in riva al mare, 
dove brillavano che erano una meraviglia.


La “fama” ti arriva come uno schiaffo in pieno volto. Ti sorprende, ti lascia stupito per quel tanto che basta e poi inizia a bruciarti.
Esattamente come la cinquina di quella bionda di ieri sera.
Mi chiedo come si faccia ad arrivare tanto in basso. Anni passati a costruirmi la vita e puntualmente scaricati nel cesso.
Una piccola giravolta su me stesso per controllare che in casa sia tutto in ordine. 
Oddio, chiamarla casa mi pare un po’ esagerato però dopo tanto temo passatoci dentro immagino ci si abitui anche a farsi piacere la penombra rassicurante di una bettola incastrata tra mille altre, l’aria che sa perennemente di umido, polvere piscio. 
Se ho imparato una cosa stando buttato qui ogni giorno della mia vita è che i problemi di fognature, soprattutto nei palazzi vecchi, non si risolvono tanto facilmente. 
Potessi almeno aprire la finestra sarebbe una svolta, ma c’è sempre stato il problema dei colombi appollaiati sul davanzale e si sa che portano malattie. 
Inoltre il fetore di smog mi da alla testa più di quanto non si occupi già l’odorino del bagno; immagino ci si abitui anche a questo. Almeno mi risparmia i soldi che spenderei in erba, direi che il tanfo basti e avanzi a farmi andare in botta.
Nella mia vita mi sono sempre dovuto adattare ai cambiamenti, per questo sono vivo e in forma perlopiù smagliante. Chi lo diceva? Forse Darwin. 
«La sopravvivenza è del più adatto.»
Sotto questo punto di vista sono un cazzo di professionista. 
Ho girato innumerevoli paesi, incontrato nuova gente, preso per il culo tante persone, cambiato molte case e ideato nuovi spettacoli. 
Mi sono inventato un lavoro quando non avevo più niente da perdere.
Ho canticchiato The Nights per le strade infinite di una città addormentata mentre invece, al tempo dei miei sedici anni, quando dissi mio padre, con gli occhi pieni di sogni e nelle mani un mazzo di carte «Da grande voglio fare l’illusionista» lui mi rispose, con il tono di chi la propria vita l’ha già mandata a puttane, che sarei finito ad animare feste di compleanno. 
Fortunatamente non è andata esattamente così, o almeno ora non è più così. 
Ho ancora gli incubi di quando mi servivano così tanto disperatamente soldi. 
Con il senno di poi, avrei fatto meglio a prostituirmi.
Lo specchio è sempre uno stronzo che mi sputa in faccia la verità. 
Capelli scompigliati, faccia di chi ha visto tempi migliori, il solito praticamente. 
Personalmente, io mi trovo quasi ridicolo, ma alle ragazze piacciono i belli e dannati.
Non capisco perché tutti quelli che conosco credono che io odi la verità, che trovi sempre un modo per sviarla. Io amo la verità. La luccicante purezza di un discorso sincero mi ha sempre affascinato, accresce la mia voglia di prendere per il culo la gente.
Capisco che si sta facendo sera anche dalla mia grotta buia. E’ ora. 
Dove ero rimasto? Ah si…capelli, camicia, pantaloni, dove cazzo è l’altra scarpa…mi manca anche la giacca. Perdere oggetti non è da me, purtroppo non si può dire lo stesso per quanto riguarda le persone. Molti mi definiscono come un maniaco dell’ordine o del controllo, anni fa uno psicologo lo chiamò disturbo ossessivo compulsivo. 
Non importa, non mi lascio dire da gli altri cosa sono o meno.
Indossata la giacca, carte in tasca, nelle maniche solo gli assi; si va a prendere in giro qualche ragazzina.

In effetti la serata non è andata male, ovviamente la notte è ancora giovane. 
Lo sa meglio di me la ragazza sul divano, questa volta mora. 
Si è fatta abbindolare da un po’ di trucchetti, un vortice di carte accarezzate dal vento e tante, tante gran belle luci. 
Corrompere il custode del palazzo non è stato facile. 
Ho dovuto sborsargli cinquanta dollari ma direi che ne è valsa la pena. 
L’immagine della carta illuminata sul l’intera facciata dell’edificio è stata spettacolare. Tante luci che si confondevano con i lumi delle stelle più brillanti che ancora si riescono a vedere nel cielo di New York. L’inquinamento luminoso è un qualcosa di spaventoso e si deve ringraziare Dio anche solo se si riesce a scorgere il profilo della luna.
L’effetto comunque, mi ha ripagato dei soldi spesi. 
Non è vero, stavo scherzando, ma la ragazza non è male, ed io sono uno che si accontenta.
Della tipa non si può dire lo stesso, non si stacca, è appiccicosa, troppo. 
Me la devo tenere per una notte soltanto e per questo va bene. 
Cosa ci sarà di rassicurante nei rapporti destinati ad una botta e via io non lo so, ma qualcosa c’è, mi fa sentire al riparo e tanto mi basta. 
Cerco sul serio solo questo in un rapporto? Sì. Sì, sono così patetico da prendermi in giro da solo. Una donna soltanto è stata importante, da bravo coglione, quale sono, l’ho liquidata. Qual era la scusa? Troppo grassa. 
Ma che gran porcata da dire, troppo anche per uno stronzo come me.
Ecco, una delle cose che in tanti mi denunciano, oltre la totale assenza di chiarezza in ogni cosa che faccio, s’intende; è l’enorme e prepotente presenza del mio ego.
Diciamolo, io sono un grandissimo mago; ma non c’è bisogno di essere bravo come me o di avere qualche potere sovrannaturale per capire quando qualcosa non va.
Poggiata sul comodino, ai piedi del divano in pelle, sotto la pila di giornali, rimane incastrata una strana carta. Non è mia, questa è nuova.
«Aspetta un attimo, ferma.»
La ragazza smette di mangiarmi la faccia. Si guarda intorno borbottando, ma non mi interessano i capricci di una ragazzina.
Tempo cinque secondi e faccio in modo di levarmela di dosso, cade rovinosamente per terra. Sì, sono proprio una merda di persona. 
La ragazza continua a maledirmi mentre raccoglie la sua roba ed esce dalla stanza in tutta velocità, non chiudendo neanche la porta.
Strana carta, davvero. Su un lato c’è la figura di un grande occhio, linee tondeggianti ed eleganti, colori misteriosi e un indirizzo stampato con inchiostro bianco: 
Questa storia già mi piace.
Sull’altra faccia, una rosa impressa con colori sgargianti. 
«L’amante»
Sul serio? Cos’è, uno scherzo del cazzo?!

 

HEY!

Ebbene eccomi ritornata. Dopo mesi di assenza ho di nuovo pubblicato qualcosina. Questa one shot è nata dal nulla, frutto di una notte insonne; di quelle Domeniche che non finiscono mai. Spero vi piaccia almeno quanto io ho amato il film a cui è ispirata. Commentate e fatemi sapere la vostra, critiche sempre ben accette. Ci si vede :3

 

   
 
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