Erano carezze di luce.
I suoi occhi lontani che inquadravi come un regista in primissimo piano.
Era la cadenza ondulata dei suoi fianchi.
Fra i tuoi capelli corone di fiori marcescenti.
Le aveva annodate con mani inesperte.
Ormai vecchie per questi giochi.
Era la primula che cadeva in mezzo al tuo seno.
Era lei mentre la coglieva.
Erano le sue labbra bagnate di vino rosso bevuto dal tuo bicchiere.
Ma erano anche le tue unghie che laceravano la stoffa del tuo vestito.

Sono carezze di buio.
Candele spente da un soffio che minacciano i tuoi occhi con la loro anima fumosa.
Sono gli ululati del vento, gli ansiti del suo amplesso con gli alberi.
Sono ginocchia arrossate.
Tracce di smalto su cosce graffiate.
Sei tu che trattieni il fiato, mostri le tue costole e le lasci contare.
Č lei senza pudore.
Č lei imperatrice.
Sono ciglia che macchiano di nero le guance.
Rumore di tacchi.
Caduti per terra.
Gių dal letto.
Come i tuoi capelli che penzolano insieme alle lenzuola.
La sua mano sulla tua bocca.
La tua mano fra le sue cosce.
Cosė strette, morbide.
Sudate.
La sua lingua che non ti bacia.
Urla trattenute.
Il vento si placa.