Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Small Wolf    18/04/2016    3 recensioni
-Sei triste, papà?
La domanda doveva averlo colto impreparato perché a stento riuscì a trattenere un’espressione stupita e un po’ imbarazzata.
Sasuke emise un piccolo sbuffo che col tempo la ragazza aveva imparato a classificare come una specie di risata. Poi sentì il corpo di lui avere un fremito e istintivamente le braccia si strinsero maggiormente attorno al ventre piatto dell’uomo.
-Si… anche lei mi somiglia. Anche lei.
(ATTENZIONE POSSIBILE SPOILER)
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
nSasuke era un uomo alto, forte e con uno sguardo a dir poco penetrante. Sebbene l’occhio sinistro fosse coperto da un liscissimo ciuffo nero, era percepibile la profondità di quel suo magnetico e misterioso potere.
Sarada aveva scorto l’iride violacea e dalle linee concentriche solo poche volte, in qualche attimo di distrazione da parte di suo padre. Lui non le permetteva di osservarlo a lungo e quando si accorgeva che lei lo fissava, girava con discrezione la testa nella direzione opposta, oppure, semplicemente, si alzava dai cuscini del salotto, dove la famiglia si riuniva dopo cena, e si dirigeva in camera da letto con appresso il proprio frequente silenzio.
La mamma non pareva esserne disturbata e prima che lui se ne andasse, socchiudeva gli occhi verde brillante in un cenno di sorriso, corrisposto dal marito con un lieve movimento del capo. La piccola Uchiha li osservava spesso, com’era stata solita fare sua madre alla sua età e con la sua stessa intelligenza, traeva le conclusioni. La mamma e il papà non erano una coppia che amava esplicitare i propri sentimenti anche se per lei era chiaro che si amassero. Non le erano sfuggite le carezze che Sakura gli faceva fra le scapole quando lo coglieva a guardare il cielo color acciaio, né le era stato impossibile notare come Sasuke stesso, modificasse il suo comportamento in presenza della mamma, come se lei fosse un tranquillante che gli permetteva di avvicinarsi mentre facevano cena, inginocchiati sul tatami, fino a toccarla col braccio e rimanerle più accanto possibile.
Allora lo sguardo pensoso del suo alto e forte papà si schiariva un po’ e il braccio che gli mancava pareva non essere un problema. Come se quei momenti in cui, le era capitato di vederlo osservarsi allo specchio troppo a lungo del normale per uno noncurante del look come lui, non fossero mai esistiti.
Quel giorno il sole brillava di un rosso particolare al tramonto, un rosso molto simile a quello dello sharingan. I raggi proiettavano lunghe ombre scure e il cielo e le nuvole in cui volavano libere le rondini appariva arancione e rosato insieme.
Sulla soglia del giardino interno della villa, Sasuke era intento a osservare qualcosa all’orizzonte e pareva assorto in chissà quali riflessioni. Sarada non amava vederlo in quel modo, più taciturno del solito.
Suo padre raramente lasciava trasparire i propri sentimenti ma quello era un giorno particolare, come le aveva detto la mamma, la quale si era anche premurata di farsi promettere che non lo avrebbe assillato con le classiche  richieste d’allenamento. Eppure qualcosa nel viso dell’Uchiha era ancora più misterioso del solito.
-Puoi uscire da lì, Sarada.
La voce profonda del moro la fece sobbalzare ed uscire dal suo rifugio dietro la porta scorrevole. Si avvicinò a lui in punta di piedi, come se volesse rimediare alla propria goffaggine. Poi si accucciò al suo fianco e si portò le ginocchia contro il petto, circondandolo con le braccina esili ma che nascondevano la stessa prominente forza di Sakura.
Sasuke la guardò e alzò un angolo delle labbra fini.
-Sei triste, papà?
La domanda doveva averlo colto impreparato perché a stento riuscì a trattenere un’espressione stupita e un po’ imbarazzata. Neanche sua moglie osava esplicitare così chiaramente l’analisi involontaria che faceva di ogni gesto di lui e l’unica persona che si fosse mai azzardata a fargli domande tanto dirette era stato suo fratello Itachi.
Sasuke era sereno con la sua famiglia e quella vita a cui con pazienza si era riabituato, nonostante gli sguardi della gente, nonostante la diffidenza dei suoi  stessi compagni dopo la battaglia finale contro Naruto da cui erano tornati entrambi mutilati ma con quel sorriso che ad alcuni ancora adesso, appariva poco chiaro sul volto pallido del moro. Nonostante questa serenità, però, le cicatrici che attraversavano la sua anima erano ancora aperte ed alcune volte, sanguinavano. Soprattutto in date drammatiche come quella corrente.
Voltò nuovamente il capo verso il tramonto e inspirò profondamente l’aria di primavera, prendendo tempo davanti allo sguardo curioso della sua bambina di sette anni.
-Oggi sono un po’ pensieroso, Sarada. Ma non è necessario che tu ti preoccupi.
Cercò di rivolgerle un’occhiata d’intesa ma la bambina rimase immobile e con un’espressioncina ancora più crucciata.
-E’ per lo zio?
Sasuke sentì una sorta di morsa afferrargli il petto e stringere quella specie di cuore che c’era dentro. Una scena gli passò nella mente come una pellicola e vi intravide il viso mai invecchiato del suo nii-san.
-E’ stata la mamma a parlarti di…
-Zio?-chiese la piccola, venendo in aiuto di quell’omone che ora gli appariva meno forte di quello che aveva sempre creduto mentre lo guardava allenarsi da solo nei boschi attorno a Konoha.
-Si… lui.
Sarada scosse il capo corvino.
-Ho trovato un vecchio album pieno di foto, papà. Dentro c’era questa.
Sasuke si irritò per qualche secondo: le aveva detto mille volte di non frugare negli scatoloni della cantina, ma il suo occhio nero divenne lucido quando si portò davanti al naso dritto la foto che ritraeva lui e Itachi piccoli e sorridenti durante la prima caccia al gatto che suo fratello gli aveva organizzato per farlo sentire un vero shinobi.
-E’ tuo fratello, vero papà? Vi assomigliate molto.
Il visino di Sarada si fece sorridente e la luce del suo sguardo innocente riempì Sasuke di pura commozione, commozione che raramente provava e che gli fece tornare in mente i tempi in cui anche lui aveva posseduto quello stesso viso pieno di inconsapevolezza ed incanto.
-Non c’è più, vero?-insistè.
Sasuke strinse il pugno sotto la manica lunga e scura del kimono e scosse appena la testa.
-E’ là-affermò con il viso rivolto al cielo.
Il sole illuminò con tutto il suo ultimo bagliore la faccia del suo grande e forzuto papà mentre il vento gli spostava il ciuffo all’indietro. In quel momento Sarada riuscì a vedere in lui gli stessi occhi del bimbo più piccolo nella foto e per la prima volta, il rinnegan non le interessò. Si perse ad osservare il profilo perfetto di lui e le sembrò strano che il bimbo allegro dell’immagine mollemente abbandonata fra le lunghe dita del papà, fosse lo stesso uomo serio che ora faticava a dire frasi tenere ed essere apertamente affettuoso.
Silenziosamente, come aveva imparato proprio dal suo papà, si avvicinò a lui e appoggiò la spallina contro il suo fianco.
Sasuke sollevò il braccio e circondò l’esile corpicino di sua figlia, stringendola a sé ancora di più, come se non volesse più lasciarla andare.
 
La luna era ormai alta e quando Sakura finì di lavare i piatti, raggiunse Sasuke al piano superiore senza però trovarlo nella loro camera da letto.
Cercò disorientata per le stanze finchè non notò che la porta della stanza della loro bambina fosse aperta. All’interno, alla luce argentea della luna che disegnava appena i profili spettrali della scrivania e dei giocattoli, la figura alta e snella del suo Uchiha aveva il capo chino verso il lettino in cui dormiva serenamente Sarada.
Il braccio buono di Sasuke era appoggiato alla testiera del lettino e il suo viso mostrava una nota di tenera riflessione mentre la piccola respirava regolarmente, abbandonata a quei sogni tranquilli che lui non aveva mai fatto.
-E’ noiosa esattamente come te-sussurrò al buio.
Sakura sorrise, consapevole che quello fosse il suo modo per dire loro quanto le amasse e gli circondò la vita da dietro.
-Però ti somiglia-ridacchiò l’Haruno-Anche lei ti somiglia.
Sasuke emise un piccolo sbuffo che col tempo la ragazza aveva imparato a classificare come una specie di risata. Poi sentì il corpo di lui avere un fremito e istintivamente le braccia si strinsero maggiormente attorno al ventre piatto dell’uomo.
-Si… anche lei mi somiglia. Anche lei.-mormorò Sasuke con una voce che neanche Sakura aveva mai sentito ed in quel momento una stella cadente attraversò il cielo nero e limpido.
 
 
 
 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Small Wolf