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Autore: Amika_Chan    19/04/2016    0 recensioni
Beacon High School, ultimo primo gorno di scuola per Scott e il suo branco.
Nuovi arrivi, nuovi guai e nuovi sentimenti adolescenziali, istinti irrefrenabili e passioni incontrollabili.
Amore, amicizia e fedeltà non sono mai stati messi alla prova come ora e lo sviluppo di una situazione estrema metterà in crisi i legami che legano il branco.
Sarà colpa di Theo, il nuovo ragazzo bello e dannato, arrivato da poco e così sospetto a portare il caos?
Oppure, perchè no, la nuova arrivata dai capelli bianchi e l'aspetto inquietanteche sembra però passare inosservata a tutti?
Morti che tornano in vita, un mannaro invincibile, creature strane e dei terrificanti dottori prenderanno piede nella contea e con loro arriveranno caos, morte, distruzione e guerra.
Riuscirà il branco del giovane Alpha a superare anche queste avversità o si scioglierà mettendo a rischio i rapporti che legano i nostri protagonisti?
Scopritelo in questa soria che avrà dei risvolti del tutto inaspettati!
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Argent, Donovan, Dr. Alan Deaton, Il branco, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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 << Scott io non mi fido. Non mi piace. Perché è qui? No, no. Non mi fido di Theo Raken. Assolutamente no >>  il ragazzo dai capelli castani sussurrava al suo amico che camminava a passo svelto verso l’ingresso della Beacon Hills High School con uno sguardo accigliato.
L’ultimo primo giorno di scuola non era ancora cominciato e già i due amici stavano discutendo dei loro problemi di fiducia e dei buoni propositi per il semestre che sarebbe iniziato da lì a poco.
<< Stiles, non dico di fidarci, almeno non subito. Ma perché non dargli una possibilità? Insomma perché non riesci ad accettarlo? >> rispose il moro, alzando leggermente la voce, contrariato dalla faccenda. Le persone accanto ai due si giravano spesso a guardarli, durante i primi anni di scuola ma ormai nessuno ci faceva più caso alle loro litigate nei corridoi o nel cortile; se infatti si fosse chiesto a qualcuno chi fossero i due,  qualsiasi essere vivente (e anche non) di quella scuola avrebbe risposto con facilità alla domanda: Scott McCall, capitano della squadra di lacrosse dell’istituto,molto popolare tra i suoi compagni e Stiles Stilinski, l’amico un po’ sfigato e con problemi di autocontrollo, nonché di fiducia nei confronti del prossimo. Nessuno sapeva che cosa avessero da confabulare sempre quei due, in qualsiasi momento della giornata, persino durante le lezioni ma fortunatamente a calmare o interrompere discussioni inutili le acque c’era sempre qualcuno, che fosse Malia Hale, fidanzata di Stiles o Lydia Martin, la ragazza più intelligente e popolare della Beacon High.
 Stranamente a bloccare la ormai inevitabile discussione sulla fiducia che sarebbe scoppiata nel giro di pochi secondi fu proprio il ragazzo che portava il nome di Theo Raken, nonché soggetto della discussione dei due amici.
Fisico scolpito e di bell’aspetto, Theo era il classico bad - boy con il chiodo in pelle nera e un sorriso malizioso sul viso, con un innato senso di altruismo ingiustificato nei confronti di Scott anche se non  era poi una cosa tanto fuori dalla norma dato che McCall aveva la terribile abitudine di aiutare qualsiasi essere vivente, buono o cattivo, simpatico o stronzo che fosse: tutti avevano diritto ad una seconda possibilità, per ripartire da zero, per rincominciare, senza eccezioni. Ecco, forse era anche grazie alla sua filantropia che era riuscito a sopravvivere e ad arrivare all’età di 18 anni senza una costola incrinata o una pallottola d’argento tra gli occhi o forse era tutto grazie alla sua natura di lupo mannaro, chi lo sa.  
<< Ragazzi, non discutete. Posso aspettare, non è necessario tutto questo anche se fare parte del branco mi farebbe davvero piacere >> disse il ragazzo dal ciuffo biondo, per poi blaterare qualcosa sull’apprezzamento della fiducia data e quella non ricevuta. Ad interrompere il monologo del giovane fu Lydia Martin, comparendo alle spalle del ragazzo, e invitando i tre a non fare tardi anche quella mattina.
Al suono della campanella tutti entrarono nelle classi, pronti a riprendere la routine quotidiana scolastica, insieme per l’ultima volta.
La scuola era sempre la stessa, corridoi luminosi con le file di armadietti blu, studenti che parlavano, matricole agitate e un via vai di gente con volti conosciuti e nuovi.

***
 
Se glielo avessero chiesto solamente sei mesi prima Scott McCall non avrebbe mai sognato di iscriversi al corso avanzato di biologia data la poca voglia di studiare e gli impegni da Alpha del branco da portare avanti, eppure eccolo lì, seduto al primo banco, davanti ad una più che sconcertata Lydia e una sorpresa professoressa che prese la palla al balzo per fare qualche domanda ai suoi studenti per capire il livello di preparazione degli stessi, ottenendo degli scarsi risultati.
Il giovane Alpha non era però il solo lupo nella classe, tra le ultime file si trovavano due teste bionde, una conosciuta, con i capelli corti e accuratamente spettinati, quella di Theo e una testa più chiara, di un biondo platino, dal taglio di capelli particolare e gli occhi contornati di nero. Nessuno si era accorto della sua presenza, nonostante l’aspetto così particolare: i capelli non solo erano chiari, ma anche lisci e lunghi fino alla vita, nonostante fossero legati in una coda alta che lasciava cadere sulla fronte una frangetta corta e i lati della testa rasati, decorati con mandala, gli occhi erano di un colore talmente chiaro da risultare vitrei, ancor più risaltati dal trucco pesante.
 Neanche Theo si era accorto della ragazza, troppo occupato a stare attento all’Alpha in prima fila e alle sue amiche. Di contro, la giovane non aveva uno spasmodico interesse nel farsi notare più del dovuto, lo zio l’aveva preparata ed informata sulla situazione di quella strana città, così diversa da quella in cui era vissuta, così tremendamente cupa, anche alla luce del giorno.
 La puzza che aveva sentito appena varcata la soglia dell’edificio, la stessa che aveva percepito quando era arrivata in città, era talmente forte da darle un senso di nausea, un fetore che evidentemente solo lei sentiva. Nessuno storceva il naso, come invece stava facendo lei, a nessuno venivano conati di vomito per il fetore tipico dei cani bagnati. Sì, l’odore era quello di un enorme ammasso di cani bagnati oppure quello di sangue, carne putrida, di morto. La ragazza sapeva, lo aveva capito nel momento in cui era arrivata alla Beacon Hills High School, ci aveva messo meno di tre minuti per rendersi conto della natura di almeno tre dei suoi compagni di corso: in prima fila e accanto a lei aveva riconosciuto l’odore tipico dei lupi mannari, che nel corso degli anni aveva imparato a conoscere molto bene, grazie agli insegnamenti di famiglia, la stessa che le aveva imposto di non fare del male ai nuovi compagni.
Fortunatamente l’ora finì, dopo un tempo che sembrava interminabile, così gli studenti se ne andarono a passo svelto fuori dalla classe. Nessuno si era accorto della nuova compagna, la nuova probabile vicina di casa, quella stessa ragazza che, camminando a passo deciso, stava uscendo nel cortile dell’istituto, osservando vigile tutti i volti nuovi, cercando di associare ad ogni viso un nome, per quanto possibile, e dei dati tipici della prima impressione da analizzare in caso di necessità.
 Persino il grande capo McCall sembrava non averla notata ed il che era un avvenimento : lui era sempre attento a ciò che accadeva, ai volti nuovi, ai nuovi pericoli. Strano perché  lei lo aveva fissato per la maggior parte dell’ora di biologia, o meglio, aveva fissato la sua nuca dal fondo dell’aula per un tempo infinito, cercando di capire qualcosa di quel ragazzo che all’apparenza sembrava un idiota .
Aveva capito dall’odore più forte che il ragazzo era l’Alpha di un branco, probabilmente non  molto grande ma abbastanza forte e questo era bastato per farla ricredere sul conto, sembrava un po’ troppo ingenuo, di quella ingenuità tipica di chi vede la vita con gli occhi di un bambino, privo di ogni malizia e corruzione, quella ingenuità che non può portare qualcuno ad ucciderne un altro per diventare il capobranco, la stessa che porta l’essere umano a fidarsi di qualsiasi persona sembri affidabile, senza una conoscenza precisa.
 Lei non riusciva a capire quest’ingenuità, non aveva mai sopportato le persone che si fidavano delle altre senza neanche sapere chi fossero, senza conoscerle appieno e forse era per questo che aveva iniziato a provare dei sentimenti contrastanti nei confronti di quel ragazzo. Se il primo era un sentimento di ammirazione, l’altro era uno di estraniazione nei confronti di quella mentalità tanto fanciullesca del giovane, un sentimento che accompagnava il disprezzo nei confronti della sua natura da lupo, quelle creature che i suoi fratelli da sempre cacciavano, senza eccezioni. Corridoi, aule  e persino la biblioteca scolastica puzzavano di cane, chissà quanti mannari frequentavano la scuola e lei ancora non aveva avuto il piacere di incontrare, chissà perché, in quella stupida contea della California, sembrava che le creature mostruose come i lupi mannari e gli umani andassero d’amore e d’accordo, come se ci fosse stato uno strano patto tra le due parti. La calma di quella città era così inusuale per essere abitata da creature paranormali e non,  così tranquilla, tutti sembravano amici di tutti. Questo era quello che sembrava ad una prima occhiata di una qualsiasi persona di passaggio, peccato che la ragazza, la quale ormai aveva trovato un posto tranquillo dove stare  sugli spalti del campo dove i giocatori delle diverse squadre della scuola si allenavano, fosse un’osservatrice innata. Oltre agli eventi strani che avevano caratterizzato la città fino a quel momento, la ragazza aveva potuto osservare bene tutti gli studenti, in cerca di altre creature strane, con scarsi risultati.
 Impegnata nell’ordinare i propri pensieri non si accorse del ragazzo che le si stava sedendo accanto, con i capelli neri, corti e la pelle scura, un sorriso sulle labbra e gli occhi color ebano puntati sulla squadra di calcio che stava entrando nel campo.
Il ragazzo ogni tanto sospirava e, senza staccare lo sguardo dai ragazzi che avevano iniziato ormai a correre, biascicava qualche parola sconnessa, con qualche “wow” di mezzo. Neanche lui si accorse della ragazza che lo stava fissando da ormai più di mezz’ora fino al momento in cui, agitandosi sul posto, quasi non le diede una manata dritta in faccia, al che la ragazza gli afferrò il polso, bloccandone l’inesorabile percorso e facendogli anche un po’ male.

***

Mason Hewitt  aveva corso per quasi cinque minuti prima di riuscire ad arrivare al campo della scuola, nonostante non fosse così distante dall’edificio scolastico. Aveva fatto il possibile per arrivare in tempo per gli allenamenti della squadra di calcio, facendo attenzione a non inciampare nei suoi piedi, come spesso gli succedeva.
 Era talmente preso dai suoi pensieri che, cercando il posto con la visuale migliore su tutto il campo, non vedeva nulla al di fuori dei giocatori che entrarono in campo nel momento in cui il ragazzo si era seduto. Aveva passato le ore più estenuanti della sua vita, alla ricerca di qualche informazione su dei simpaticissimi esseri che aveva avuto il piacere di incontrare qualche tempo prima e che sembrava avesse visto solo lui . Non voleva essere preso per pazzo ma quando finalmente era riuscito a dare un nome agli esseri mostruosi che popolavano i suoi incubi da ormai molto tempo, tenendolo sveglio di notte e tormentandolo di giorno, aveva iniziato a chiedere al suo migliore amico Liam e a Lydia, nonostante nessuno gli desse ragione o mostrasse il minimo interesse. Berserker, ecco il nome della creatura che aveva attaccato lui e Lydia tempo prima.
Aveva fatto ricerche su ricerche per dare un senso a quello che aveva visto, quello che fino a poco tempo prima credeva di avere visto. Non ne era sicuro, pensava di essere diventato pazzo tutto in un colpo, persino Lydia, la quale avrebbe dovuto darle ragione, essendo stata attaccata insieme a lui, sminuiva la faccenda mettendola in secondo piano. Come poteva lei vivere come prima dopo una cosa del genere? Come poteva vedere una “cosa” di ossa che se ne andava in giro e attaccava le persone, essere considerata normale? No, non era da Mason lasciarsi trascinare dagli eventi senza capire quello che succedeva, non era da Mason Hewitt lasciare correre ogni cosa.
Quando, un giorno, era riuscito trovare un riscontro in un sito on-line aveva tirato un sospiro di sollievo, finalmente aveva la certezza di non essere del tutto pazzo e questo gli aveva dato la spinta per continuare, con ancor più enfasi, nella ricerca della verità fra i suoi amici, che sempre più gli apparivano come degli estranei, dei perfetti sconosciuti. Non riusciva a capire come il suo migliore amico, Liam Dunbar, irascibile e con seri problemi di relazione con gli altri, avesse fatto amicizia in così poco tempo con quel McCall e il suo amico Stilinski.
Non che lui li trovasse antipatici o non degni di fiducia ma proprio non riusciva a capire come il suo migliore amico, solitamente così introverso, avesse potuto legarsi così facilmente ed improvvisamente al capitano della squadra di lacrosse. Fatto sta che nonostante tutto quella mattina Liam gli aveva mentito. Da quando aveva conosciuto Scott e Stiles, Liam non aveva fatto altro che mentirgli su molte cose: il suo radicale cambiamento lo aveva persino portato a chiedersi se il suo migliore amico facesse uso di sostanze illegali o facesse parte di qualche loggia strana, qualche setta magari. Eppure non riusciva proprio a pensare al suo amico come ad un drogato o un seguace di qualche organizzazione segreta.
Ormai Mason stava lentamente impazzendo, non si svagava più da molto tempo, passava le sue giornate a seguire Liam o a fare ricerche sulle creature mitologiche  per trovare qualche cosa, così Liam gli aveva consigliato di andare ad assistere agli allenamenti della squadra calcistica della scuola, così avrebbe potuto vedere finalmente dei muscoli, che mai avrebbero fatto male alla vista.
Di certo quella visione non poteva essere migliore di quella prevista: dal punto in cui era vedeva completamente il campo e aveva una perfetta visuale di tutti i compagni che correvano e sudavano come animali dietro ad una palla. Li aveva guardati facendo il tifo, particolarmente concentrato nei confronti di un ragazzo biondo che aveva incontrato per i corridoi della scuola un paio di volte e che non era per nulla male. Era talmente preso dall’allenamento che, in un impeto di felicità dato da un goal messo a segno dal biondo, non si accorse di essersi agitato sul posto, muovendo le mani e le braccia.
Se ne rese conto solamente nel momento in cui sentì un dolore allucinate al polso sinistro e ci mise qualche frazione di secondo per capire che il male che provava era dato da qualcosa che lo aveva afferrato.
Si girò di scatto, trovandosi davanti ad una figura prepotentemente bianca, simile ad un fantasma e si ritrasse abbastanza terrorizzato.
<< Mi stavi per rompere il naso >>
Il ragazzo non era poi molto sicuro che i fantasmi potessero parlare e, come si era girato, si rese conto di star davanti ad una ragazza mai vista prima.
“E bravo Mason, come hai fatto a pensare ad un fantasma? Stiamo diventando scemi qui eh, forse è vero che stai impazzendo, genio” pensò il giovane, che non sapeva se picchiarsi per l’acume o per il fatto di non aver notato una creatura così particolare alla Beacon High. Gli occhi della ragazza erano talmente chiari da mettere paura e l’intero aspetto non aiutava, in nessun modo. Paradossalmente la giovane aveva, in qualche modo, qualche cosa di rassicurante, anche se non capiva bene cosa.
Il ragazzo scattò in piedi e si massaggiò il polso.
<< Scusami, scusami. Non volevo, sai ero preso dall’allenamento e non me ne sono accorto e... >> il ragazzo cercò di scusarsi, venendo però interrotto quasi subito dalla ragazza che si alzò in piedi e scrollandosi i vestiti.
<< Tranquillo, nulla di particolare. Non è niente, mica è la prima volta che cercano di tirarmi un pugno in faccia >> disse lei ridendo e grattandosi la testa.
Il ragazzo non l’aveva mai vista e questo era strano. Una persona così evidente avrebbe dovuto essere visibile quanto una mosca bianca tra le nere, con quei piercing sulla faccia e i tatuaggi su tutto un braccio.
<< Scusa, non mi sembra di conoscerti. Io sono Mason, mi spiace per prima, insomma sai … >> l’imbarazzo era palpabile ma fortunatamente la ragazza non sembrava troppo preoccupata.
<< Eh, già. La magia degli addominali eh? >>
I due si guardarono e non ci misero molto a scoppiare a ridere come polli.
Più si guardavano più Mason vedeva una persona alla mano e ironica, una potenziale amica mica male.
<< Scusa, io sono Avalon. Mi sono appena trasferita >>
Il ragazzo si dimostrò molto disponibile e rimasero a parlare per un po’ di tempo, del più e del meno fino a quando Mason si rese conto di essere abbastanza in ritardo per la lezione seguente così i due tornarono nelle loro aule.
***
Di nuovo Stiles Stilinski sentiva quella strana sensazione che provava quando qualcosa non gli tornava, una sensazione molto familiare per il ragazzo che ormai aveva imparato a conviverci. Dietro all’aspetto dello sfigato della situazione Stiles aveva infatti una gran mente, geniale ed un po’ folle, anche nessuno al di fuori di Lydia sembrava accorgersene.
Neanche Scott, il suo migliore amico sembrava apprezzarlo. Dopo quello che avevano passato assieme, prima e dopo la morte di Allison , Stiles non era più sicuro delle idee dell’amico. In fondo erano molto diversi, opposti e avevano idee contrastanti su ogni cosa, un esempio era proprio quel ragazzo, quel Theo Raeken,che  non gli piaceva ed in fondo non gli era mai piaciuto molto, neanche quando erano piccoli. Quel ragazzo era terribilmente perfetto, con la storia strappalacrime della sorellina morta che giustificava il suo essere terribilmente irritante, gli occhi azzurri e i capelli sempre perfettamente disordinati.
Certo, lui non poteva contare sugli amici, dato che gli unici con cui aveva una qualche relazione erano proprio Scott e Stiles, con i quali aveva un rapporto abbastanza singolare: il primo lo voleva accogliere nel branco, mentre il secondo lo respingeva come un appestato, cercando informazioni nei suoi confronti dalla sera in cui si erano rincontrati e senza avere molti risultati.
Come poteva essere un essere umano, seppur un lupo mannaro, così tremendamente perfetto? Non era possibile. E perché era tornato a Beacon Hills? Perché proprio in quel momento? Perché non prima? E che fine avevano fatto i suoi genitori, perché non si vedevano? La testa del giovane Stilinski era piena di domande a cui il ragazzo non riusciva a dare una risposta plausibile o trovare un collegamento logico con quello che conosceva.
E se già durante gli anni precedenti, il ragazzo non avesse la minima voglia di studiare o partecipare alle lezioni, quell’anno era iniziato particolarmente male, con problemi di concentrazione e quesiti a cui non sapeva dare una risposta. Per una mente così aperta, come quella di Stiles, non era stato difficile accettare la trasformazione del suo migliore amico, esaminando ogni opzione possibile e valutare ogni rischio, con piani anche abbastanza infantili e nonostante tutto geniali.
Ecco, l’aggettivo più corretto per definire Stiles era, appunto, “geniale”, con una mente brillante ma poco considerato persino dai suoi amici. Tra tutti i pensieri che affollavano la mente del giovane quelli più insistenti erano rivolti al nuovo compagno di corso che non tardò a farsi vedere durante l’ora di economia e che si sedette accanto a lui, iniziando a blaterare qualcosa che il moro non ascoltò troppo; non era una delle sue caratteristiche l’attenzione a discorsi inutili, che non fossero prettamente necessari, e pensare che quelli erano proprio il suo forte, la sua arma vincente, insieme all’ironia che contornava ogni parola che usciva dalla sua bocca.
 “Eccolo, ora cerca di convincermi, cerca di portarmi dalla sua parte. Non ci riuscirà, io non sono Scott” pensava il giovane Stilinski, per nulla interessato alla lezione o alle parole del biondo che pareva non voler smettere di assillarlo.
L’ora passò così lentamente che quando la campanella suonò, Stiles corse fuori dalla classe, senza neanche aspettare che il professore finisse di parlare, con lo zaino su una spalla e i piedi che andavano da soli, verso l’uscita dell’istituto.  
Non sapeva bene cosa fare, l’unica cosa certa era che avrebbe dovuto cercare il suo migliore amico, alle prese probabilmente con la sua ragazza, infischiandosene delle persone che lo chiamavano dal corridoio e di quelli che gli stavano attorno.

***

Lydia era la ragazza più bella del liceo, con i capelli biondo fragola e un viso che avrebbe fatto invidia a quello di una bambola di porcellana, con la pelle chiara e gli occhi da cerbiatto e, nonostante per molto tempo avesse cercato di nasconderlo, anche l’alunna più brillante della Beacon Hills High School.
Conosceva un po’ di tutto, dalla letteratura alla chimica passando per la matematica e la storia.
Nessuno aveva mai visto oltre al suo bell’aspetto, nessuno tranne Stiles e Allison Argent.
Allison, quanto le mancava la sua migliore amica.
A nulla era servito fare nuove conoscenze, nuove amicizie; il dolore che le aveva causato la morte della cacciatrice era stato immenso, reso incolmabile dalla morte di Aiden e niente poteva cancellarlo, Lydia poteva solamente andare avanti, cercando di vivere al meglio le sue giornate assieme a Scott, Stiles, Malia e Kira, le new entry del branco nonché fidanzata dell’alpha McCall. Non che le stesse antipatica o altro ma la “nuova” non avrebbe mai potuto sostituire Allison, non del tutto: lei era stata la prima ad esserle davvero amica, la prima a capirla nonostante le sue maschere, la prima ad avvicinarsi senza doppi fini.
Lydia Martin, la banshee che aveva lasciato morire la sua migliore amica e il ragazzo che amava perché incapace di gestire e di comprendere i propri poteri, ecco come si sentiva: inutile nella sua natura, non avrebbe voluto sentirsi in colpa eppure non poteva farne a meno.
Ed ecco, quella sensazione che la affliggeva da ormai diversi anni, farsi strada nella sua mente, fino ad arrivare nelle profondità del suo Io; ecco di nuovo quel dolore al petto, quel contorcersi dell’intestino che lei sapeva non avrebbe portato nulla di buono. Lo percepiva nell’aria, nelle persone e presto avrebbe trovato quell’ago nel pagliaio che la faceva stare male.
La cosa peggiore di essere una banshee era sentire il male avvicinarsi ovunque e di certo abitare nella contea di Beacon Hills non aiutava per nulla: tutto il male che poteva esistere sembrava concentrarsi in quelle vie, tra le case di quella città, persino tra le mura delle case.
Ma qualcosa le stava sfuggendo, qualcosa di nuovo e di terribilmente pericoloso, anche se non riusciva a capire cosa fosse.
Ed ecco che, alla fine del corridoio principale nel quale stava camminando a passa svelto, vide i suoi amici discutere davanti all’ingresso, tutti erano presenti: Scott e Kira, Stiles e Malia e persino Liam, stranamente senza il suo migliore amico, solitamente sempre accanto a lui.
Si affiancò al gruppetto di ragazzi che stava discutendo di uno degli argomenti principali della giornata: accettare Theo Raken nel branco? Sì? No? Boh, forse. 
Le solite tragedie greche e i soliti schiamazzi per nulla, per poi silenziarsi di colpo quando un Mason alquanto trafelato e scosso dalla corsa fatta, tutto emozionato.
Tutti lo fissarono senza sapere bene che fare eppure lui sembrava non farci caso, troppo impegnato a blaterare cose a Liam.
<< Ma possibile che non l’abbia vista? Appena la vedo te la presento! Fa troppo ridere >> e come un fiume in piena, Mason iniziò a raccontare all’amico di quella strana ragazza incontrata qualche ora prima e che, a suo dire, era la “più strana ragazza mai vista alla Beacon High”.
<< Oddio! È lei, ve la presento, aspettatemi! >> e nell’arco di due secondi lasciò tutti a fissare la sua schiena mentre questo correva verso un punto poco identificato del corridoio.
Solamente quando si fermò i ragazzi notarono davanti a chi si fosse messo il giovane: una ragazza, indubbiamente bella e talmente “particolare” che la mascella di Stiles per poco non cadde dritta sul pavimento.
Scott non era di certo sorpreso meno rispetto all’amico, infatti se anche l’amico avrebbe potuto non notare la nuova presenza, lui avrebbe dovuto subito farci caso: il suo odore avrebbe dovuto sentirlo, il rumore delle scarpe nuove, ogni cosa. E invece no, non l’aveva vista neppure quando il suo sguardo aveva seguito il migliore amico del suo beta, fino a quando non si era fermato. Eppure tutti avrebbero dovuto notare la ragazza dai capelli biondo platino e la pelle diafana, tendente al bianco se non altro per il suo abbigliamento particolare: una t-shirt nera oversize che le arrivava a metà coscia abbinata a un paio di pantaloni a righe bianche e nere a l polpaccio, il tutto abbinato a una moltitudine di braccialetti e collane argentati e orecchini di diverse forme, nonché da delle zeppe nere, con la suola a carro armato bianco.
Mason trascinò l’albina verso i suoi amici, che li fissavano senza sapere bene cosa stesse accadendo e, a dire il vero, anche a ragazza non capiva molto cosa stesse andando a fare insieme a quel ragazzo conosciuto solamente quella mattina, sapeva soltanto che aveva subito provato una forte simpatia nei confronti di quel ragazzino più piccolo e tanto spontaneo da farla ridere, che non era una cosa così facile da fare.
Mason aveva un odore gradevole rispetto ai suoi amici, non puzzava di cane bagnato, come invece il suo amico biondo con il quale si era messo subito a parlare cercando di presentarla ma senza trovare le parole.
Così il Vero Alpha si fece avanti e si presentò da sé, tendendo una mano alla ragazza amichevolmente.
<< Io sono Scott McCall, piacere di conoscerti >>
La ragazza non sapeva come rispondere, non esattamente. Non aveva idea di cosa dire, come comportarsi, così rispose gentilmente, accennando un mezzo sorriso, riuscendo soltanto a far risultare la sua espressione un po’ meno terrificante.
<< Ah sì, siamo nello stesso corso di biologia, piacere di conoscerti. Io sono Avalon Argent >>

  
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