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Autore: Alice Vicious    19/04/2016    0 recensioni
Mancavo molto su questo sito e dopo molta indecisione ho deciso di aggiornare il mio account pubblicando questa Flashfic. E' abbastanza nonsense e allegorica, lascerò a voi l'interpretazione (se vi va, scrivetemela nelle recensioni :D).
"And for a minute there, I lost myself, I lost myself"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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PREMESSA!:
L'idea mi è venuta in una serata "molto particolare" mentre ascoltavo Space Oddity di David Bowie e Karma Police dei Radiohead (canzoni che consiglio di ascoltare mentre leggerete questa cosa delirante, lol).

***

"For a minute there, I've lost myself"

 

La Venere arrivava da un posto molto molto lontano. Nessuno sapeva precisamente dove. Giravano voci sul fatto che probabilmente apparteneva ad un’altra galassia, che fosse venuta qui grazie ad una navicella, quella da film spaziali, nuda con i capelli lunghissimi sciolti.

Nessuno conosceva il suo nome, la chiamavano “La Venere” da sempre. Raramente si vedeva in giro La Venere e se la si vedeva sembrava sempre un’apparizione mistica. Spesso passeggiava al chiaro di luna, sulla spiaggia del paese, nuda con andamento elegante e lento.

I ragazzini, all’inizio la prendevano in giro. La chiamavano “La pazza”, ma un giorno mentre la importunavano gettandole dietro la testa dei  piccoli sassi, lei si girò e li guardò intensamente. Qualcosa di mistico accadde, perché da quel momento in poi, nessuno osò più farsi beffa di lei.

Inspiegabilmente tutti l’amavano. Uomini, donne, bambini. Ma nessuno riuscì mai ad averla. Ogni volta che provavano ad avvicinarsi e parlarle lei li guardava e sorrideva con occhi malinconici. Una volta, un ragazzo durante un giorno di pioggia le offrì il suo ombrello e poi le chiese:

“Sembri triste, come mai?”.
Dopo qualche minuto di silenzio sorrise di nuovo mestamente e mormorò indicando il cielo:
“Gli angeli muoiono.*”

Una notte d’estate, il mare era molto agitato. La Venere, incostante, continuava a passeggiare con al collo un foulard bianco che fluttuava per la brezza insieme ai capelli, creando un groviglio armonico. I vigilanti della città la richiamarono senza successo:

“Signorina, scusi! Lì non può stare, è pericoloso!”. Lei sembrava non sentirli.

I vigilanti allora iniziarono ad alzare la voce; molta gente usciva dalle abitazioni incuriosita. Quando tutto il paese si strinse a vedere quell’inusuale scenario, lei si girò e sorrise alla platea:

“Sei coperto della lozione
Che stava dentro di me.
Ti getterò nell’oceano,
Ti affiderò al mare.
Dalle mie ossa
Nelle mie mani.
Dal mio sangue
Nelle mie mani.**”
E poi si gettò tra le onde. Nessuno la rivide più. La Venere è morta, noi l’abbiamo uccisa.


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*Testo preso dalla canzone dei Crystal Castles "Knights", non sono possessore di questa canzone non è a scopo di lucro e blablabla
**Testo preso dalla canzone dei Crystal Castles "Black Panther", (come sopra)

  
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