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Autore: darken_raichu    21/04/2016    2 recensioni
Pokémos è una terra lontana, dove i pokémon vivono divisi in 18 nazioni, tra i cui territori si estendono deserti, pianure, foreste e mari, che rendono assai difficoltosi i collegamenti tra i vari paesi. Fino a 10 anni fa la terra era in pace, ma ora le cose stanno cambiando…
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Normalia, Casa del confine, 14/07/4783, circa le 10
Raichu sospirò, uscendo dalla costruzione che faceva da ingresso e da uscita per Vulcania, costruita sulla Strada di Arceus come la costruzione da cui era entrato in precedenza. Si guardò intorno, ma non vide nessuno, salvo ovviamente Gliscor e Chande. Si guardò intorno. La terra della piana davanti a lui era brulla, anche se non spoglia quanto quella di Vulcania. Il terreno ormai non tremeva più, e l’unica cosa che faceva presagire cosa c’era oltre i colli alle sue spalle, le ultime propaggini delle Cime Ardenti, erano il caldo tremendo e i vapori che si levavano dal terreno nella pianura davanti a lui.
“Ci sono voluti quattro giorni.” Pensò massaggiandosi gli occhi “Ma giuro che non tornerò mai più in quell’inferno.”
Gli ultimi giorni a Vulcania erano stati i peggiori. Teoricamente, sarebbero dovuti arrivare al confine il giorno prima, ma Re Larvesta, o meglio il suo Generale Volcarona, aveva insistito affinché osservassero la partenza dell’esercito. Erano 30.000 soldati di Vulcania e 10.000 mercenari, un numero molto alto. Contando che avevano saputo che anche Re Houndoom e Re Charizard erano in movimento, e che gli eserciti erano circa delle stesse dimensioni, c’erano circa 120.000 Pokémon in marcia verso Elettria.
“Ormai Elettria sarà piena da scoppiare. Mi domando come procedono le cose laggiù.” Si disse.
«Non c’è nessuno. Direi che siamo arrivati primi.» Commentò Gliscor.
«Però sono preoccupato. Eelektross aveva detto che gli altri avrebbero dovuto riunirsi con noi, ma non li abbiamo incontrati. Quindi o sono indietro e semplicemente non ci siamo incontrati…»
«O non sono mai arrivati a Vulcania.» Completò Chande.
«Esatto. Ma in tal caso, potrebbero essere rimasti ad Arenia o aver attraversato il fiume direttamente a Normalia.»
«Se sono ancora ad Arenia, non possiamo far nulla. Se sono dietro di noi, ormai avranno saputo tutto sul nostro successo e si staranno muovendo per seguirci, quindi non dobbiamo preoccuparci. Perciò riflettiamo supponendo che siano arrivati qui a Normalia. Anzitutto sono sicuramente sulla Strada di Arceus.» Disse Raichu.
«E vicini al confine, in modo da potersi riunire con noi.» Aggiunse Chande.
«Perciò ci conviene seguire la Strada di Arceus. Se va tutto bene, non dovrebbero essersi piazzati troppo lontano.» Completò Gliscor.
«Meglio sbrigarsi, allora. Secondo le guardie, da nord arriva una forte pioggia.» Rispose Chande.
«Come se un po’ di pioggia dovesse preoccuparci.» Commentò Gliscor, alzandosi in volo. E i tre si misero in marcia.
 
Vulcania, Strada di Arceus, 14/07/4783, circa le 13
«Tutta questa strada, e di fatto siamo stati costretti a tornare al punto di partenza.» Si lamentò Draak, mentre i tre percorrevano la Strada di Arceus, diretti a Normalia.
«Non ci si può far nulla. Sia la Strada Blu che la Strada Nera sono percorsi a fondo chiuso che portano a Fireduke City e Darkfyre City. Nel secondo caso, esistono strade che permettono comunque di raggiungere Normalia, ricongiungiendosi poi da lì alla Strada di Arceus, risparmiando parecchio tempo, ma da Darkfyre è impossibile, visto che non controlla i territori dell’ovest. Ci sono numerose strade che portano al mare, ma passare da lì per raggiungere Normalia… Troppo pericoloso.» Rispose Zangoose.
«Comunque ci hanno detto che se tutto va bene dovremmo raggiungere il confine domani o dopodomani. Per fortuna, con l’esercito in movimento, sulle strade non ci sono pericoli.» Commentò Emolga.
«Non sono convinto sia una buona notizia, visto che rischiamo di imbatterci nell’esercito.»
«E che problema c’è?» Rispose Emolga.
«Il problema è che gli eserciti non sono composti solo da pokémon come te o Raichu. Ogni esercito ha le sue mele marcie, ed eserciti così grandi di sicuro ne hanno parecchie. Ci conviene sperare che l’esercito sia già passato di qua. Per fortuna abbiamo già superato Volcanic Crater, perciò probabilmente li abbiamo mancati.»
«Quindi secondo te l’esercito è già quasi arrivato a Arenia?»
«Spero di sì, visto che poi dovranno anche trasferirsi ad Elettria. Teletrasporto o no, è una cosa che richiede tempo.»
«Mi domando come vadano le cose laggiù. Non sappiamo nemmeno se la guerra è già cominciata.»
«Dipende da cosa intende fare l’Organizzazione. Se fossi al loro posto, non marcerei subito contro l’Alleanza, ma li costringerei ad aspettare.»
«Perché?»
«L’Alleanza è un agglomerato di soldati di vari paesi messi insieme in fretta e furia. Fa eccezione solo la Coalizione, che comunque non ha mai collaborato con altri che i suoi vicini. A tenerla insieme è un nemico potente. Ma se il nemico non compare, l’Alleanza è destinata a frantumarsi. E a quel punto, quando gli attriti raggiungeranno l’apice, sarà facile colpirla a sorpresa.»
«Ma non è pericoloso anche per loro aspettare?» Chiese Draak.
«Al contrario, per loro è un enorme vantaggio. Mentre il nemico rimane in attesa, senza sapere quando gli avversari colpiranno, loro sanno perfettamente dove si trova l’Alleanza. Inoltre, probabilmente ci sono spie nell’esercito. Con quelle, il nemico sa anche quanti sono i nemici e i loro piani per il futuro. In conclusione, ad avere i numeri per vincere è l’Organizzazione, al momento. Ovviamente, dipenderà anche da come condurrà la guerra, e da come risponderà l’Alleanza. Ho letto di eserciti sconfitti da nemici in numero di molto inferiore. Una guerra è sempre incerta, dall’inizio alla fine.»
«Sono certo che vinceremo.» Rispose Emolga «Ne sono certissimo.»
Zangoose annuì. In fondo, le cose non potevano sempre andare per il verso sbagliato.
 
Normalia, Piana dei Vapori, 14/07/4783, circa le 13
Eelektross e Luxray si guardarono intorno. Erano usciti dal territorio delle Fiamme Blu il giorno prima, ma ci era voluta un’altra giornata di cammino per raggiungere la Strada di Arceus. Ore e ore di camminata lungo la strada più vicina al confine con il paese dei Pokémon Fuoco erano sfiancati, anche se la strada era costruita a quasi tre ore di cammino dalle montagne vere e proprie, per colpa dell’umidità che si levava dal terreno umido e brullo, accompagnato anche da sbuffi di fumi e vapori, probabilmente gas sotterranei che sconfinavano dalle montagne.
«Finalmente all’incrocio.» Sospirò Eelektross «Da qui, la Strada è tutta dritta fino a Knowledge Castle, la Capitale di Normalia, ben lontano dalla Piana dei Vapori e da Vulcania. Gli altri ci staranno di certo aspettando più avanti.»
«E se non fossero ancora arrivati?»
«Se fossi al loro posto, aspetterei nel primo villaggio lungo la Strada di Arceus. Perciò, dato che non ricordo ci fossero villaggi qui nella Piana dei Vapori, dato che è un luogo troppo poco fertile in confronto al resto di Normalia per interessare a qualcuno, salvo forse per i pochi eccentrici baroni che la governano, credo che il primo villaggio sia più avanti. Se siamo fortunati, li troveremo laggiù.»
«Oppure alle nostre spalle.» Rispose Luxray indicando tre figure che avanzavano lungo la Strada di Arceus, ancora troppo lontane per essere chiaramente riconoscibili, complici anche i vapori che riempivano l’aria.
«Sei sicuro che siano loro, Luxray?» Chiese Eelektross, sorpreso. Lui intravedeva a malapena le figure, mentre Luxray sembrava non avere dubbi sull’identità di chi stava arrivando. Aveva sentito della vista eccezionale di quei Pokémon, ma non credeva arrivassero a un punto tale.
«Direi di sì, visto che mi pare che uno sia un Raichu e uno un Gliscor. Però il terzo non è un Lampent, è uno Chandelure.»
Eelektross si rabbuiò. Un gruppo simile era troppo raro da incontrare perché potesse trattarsi di qualcun altro. Tuttavia, questo era un grosso problema. Conosceva abbastanza bene gli usi di Spettria e dei re, e se ben ricordava non ci si evolveva mai prima di raggiungere una certa età, per evitare alcuni effetti collaterali pericolosi della Neropietra ma soprattutto per non scontentare i famigliari che attendevano il loro turno. “Questa evoluzione potrebbe causare parecchio rumore all’interno della famiglia reale. Ma se si è evoluto, vuol dire che ha corso un pericolo grande abbastanza da fargli ignorare tutto il protocollo. Forse fungerà da attenuante.” Pensò, mentre le tre figure si avvicinavano, finché finalmente i due gruppi non si riconobbero.
«Eelektross! Luxray!» Gridò Raichu, sorprendendosi ad essere contento di rivedere i due criminali. Scosse la testa “Non vuol dire nulla, è normale che io sia felice di rivederli, sono pur sempre miei compagni in questa missione.” Si disse.
«Bene, vedo che voi tre ci siete. Gli altri?»
«A Vulcania non li abbiamo visti.» commentò Gliscor, scuotendo le ali per liberarle dalle gocce di umidità che le stavano ricoprendo.
«Allora sono più indietro o più avanti. In ogni caso, arrivati al primo villaggio ci fermeremo. Dobbiamo aspettare gli altri e decidere il da farsi.»
«Non dovremmo andare direttamente a Knowledge Castle?»
Eelektross sospirò «Vorrei che fosse così semplice.»
«Che intendi?»
«Ve lo spiego dopo.» Rispose Eelektross, riprendendo a muoversi seguito da Luxray e gli altri, guardando verso ovest, dove il cielo si stava scurendo, mentre nuvole nere si ammassavano minacciose dirigendosi verso di loro. Sotto di esse, si vedeva chiaramente una fitta coltre di pioggia. «Adesso dobbiamo sbrigarci ad arrivare al villaggio, prima che cominci a piovere. Anche se non è Gelia, in questa zona gli effetti di Vulcania si sentono, specie per quanto riguarda le pioggie. Avrete notato che la terra qui è brulla.»
«Già, ma credevo fosse colpa dei vapori sotterranei.» Rispose Raichu.
«Invece è molto peggio. Tutti i gas che si accumulano nel cielo di Vulcania vengono spinti a nord dai venti caldi prodotti dalla terra, verso il mare, e una volta lì in genere rilasciano la parte più tossica del loro contenuto. Poi, la brezza di mare le spinge di nuovo a sud. Una parte si disperde su Vulcania, nelle Valli della Cenere, poi si rimescola alle nubi e ai vapori diretti a nord. Le altre scendono verso sud ovest. E qui, piovono tutti i materiali leggeri che non sono precipitati prima. La pioggia di queste zone è acida. In genere da solo fastidio, ma se contiene grosse quantità di gas disciolti nel vapore, perché per casualità non ha scaricato tutto, potrebbe persino uccidere qualcuno.»
«Allora ci conviene sbrigarci, non sono sopravvissuto a Vulcania per farmi ammazzare da qualche goccia di pioggia. Quanto dobbiamo andare avanti per essere al sicuro?»
«Non molto. La pioggia acida si scarica tutta prima di oltrepassare il Draak, e scendendo verso sud oltrepassa il sud di Normalia e arriva a Gelia. Qui il terreno è già più fertile, guardate. Dobbiamo solo marciare ancora un po’, e saremo al sicuro.» Rispose Eelektross, accelerando tuttavia il passo. Il vento da nord-est aveva cominciato ad aumentare di intensità, segno che presto le nuvole sarebbero arrivate. E con loro, la pioggia.
Man mano che avanzavano, Raichu si rese conto che il paesaggio si faceva via via più fertile, assomigliando di più alle pianure di Arenia. Tuttavia, diversamente da quelle, dove l’erba era di un verde chiaro e il cielo era azzurro limpido, qui l’erba era verde scuro, e il cielo era attraversato da grandi nuvole grigie. La fertile Normalia d’altronde era nota in tutta Pokémos per le sue pioggie, che ingrossavano il Draak, che qui raggiungeva l’ampiezza massima in due luoghi chiamati Lago delle Lame e Lago Cornoalto, due bacini a poca distanza l’uno dall’altro.
I cinque pokémon continuarono a camminare, e alla fine raggiunsero un punto in cui si vedeva chiaramente un confine: superato quello, l’erba divenne uniforme, di un verde intenso. Fiori erano sparsi ovunque, e diversi alberi comparivano qua e là nella pianura. Dietro di loro, nel frattempo, la nuvola si avvicinò e raggiunse il punto in cui si trovavano prima. Raichu vide le gocce cadere dal cielo e fumare mentre toccavano terra. Si chiese se quella fosse solo pioggia che faceva male o se li avrebbe uccisi.
I cinque proseguirono, e finalmente cominciarono a intravedere anche le prime case. Perlopiù piccoli casolari dispersi in mezzo alla pianura, circondati da campi coperti da filari di alberi di Bacche. Alcune però erano grandi case con veri e propri giardini, sicuramente proprietà di qualcuno di ricco, come si deduceva anche dal fatto che dietro di esse si vedevano quelli che avevano l’aria di essere chilometri e chilometri di campi coltivati. Raichu non poté fare a meno di chiedersi quanto fosse grande Normalia, quindi lo domandò ad Eelektross.
«Normalia, se non sbaglio, è grande poco più del doppio di Elettria.» Rispose Eelektross «Il più grande paese di Pokémos, la Terra dell’Oro che i primi Pokémon abitarono una volta che si allontanarono da Gelia, prima di spargersi per tutta Pokémos. Normalia è una paese particolare: qui può vivere ogni specie di pokémon, senza che la Dominanza o qualsiasi altra cosa li spingano ad allontanarsi. Certo, ci sono delle eccezioni. Gli Eevee, ad esempio, che quando si evolvono si sparpagliano per Pokémos. Ma in generale, questo è un paese in cui tutti i pokémon si sentono a casa.»
«Non ti avevo mai sentito così appassionato in un discorso.» Commentò Raichu, sorpreso.
«Normalia è un paese che ammiro molto, lo ammetto. Anche se forse è perché sono riuscito ad impiantarvi una fiorente… attività, forse la più grande dopo quella di Elettria.»
“E ti pareva.” Pensò Raichu, sospirando. Comunque, doveva ammettere che passata la Piana dei Vapori Normalia sembrava davvero bella. L’aria era fresca, l’erba verde, il cielo sereno cosparso di grandi nuvole grigio chiaro, di quelle che d’estate portavano una pioggia rapida e rinfrescante, il sole splendeva alto, il Draak scorreva sorprendentemente limpido e le strade si stavano via via affollando di pokémon, diretti al lavoro dal paese o viceversa, se avevano terminato il raccolto, diretti verso il paese. Il pokémon Elettro, ascoltando i loro discorsi, sentì nominare alcuni pokémon più volte, alcuni con il nome di Lord o Combattente, ma non riuscì a raccapezzarsi.
Finalmente, videro il villaggio, un agglomerato di case intorno a una larga piazza centrale, dove sorgeva una locanda con un’insegna con disegnato un anello circolare, su cui si leggeva “All’Ansa dell’Ursaring”. Effettivamente, si rese conto Raichu, il villaggio sorgeva proprio in un’ansa del fiume Draak. I cinque si guardarono intorno, e in quel momento scorsero davanti alla locanda tre pokémon familiari. Avvicinandosi, riconobbero Tri, Zorua e Trubbish, intenti a parlare di qualcosa.
Raichu, vedendo il primo, sorrise. Poi i cinque si diressero verso di loro.
 
Elettria, Base dell’Alleanza, 14/07/4783, circa le 15
«Signore, sono io, Helioptile.» Disse il pokémon Elettro entrando nell’ufficio del Generale. Questi emerse dalla pila di documenti che ricoprivano la scrivania e scosse la testa. Helioptile si rese conto che il pokémon aveva occhiaie pesantissime sotto gli occhi. D’altronde, aveva passato gli ultimi due giorni sveglio, praticamente senza dormire.
«Helioptile? Allora, cosa succede? Avevo chiesto di non essere disturbato.»
«Ecco, riguarda l’attacco di due giorni fa.» Spiegò Helioptile. Due giorni prima, l’Organizzazione aveva colpito a sorpresa. Approfittando del momento in cui l’esercito era impegnato nella divisione in cinque armate, e quindi non era in grado di controllare efficacemente il territorio, l’Organizzazione aveva colpito, in massa e inaspettatamente, la città di Joulechester, nell’ovest. Era stata rasa al suolo, i suoi abitanti morti o scomparsi, e al centro delle rovine, sopra una pila di corpi dell’S.T. e dell’Alleanza, era stato persino lasciato un grande telo nero su cui qualcuno aveva lasciato un sinistro messaggio: “questo è solo l’inizio.”
Galvantula scattò immediatamente, come risvegliandosi «Dimmi tutto. Abbiamo qualche pista?»
«Forse sì, signore.» Rispose il pokémon «Un Cacciatore era nei boschi intorno a Joulechester quel giorno, intento al lavoro di raccolta, quando ha avvistato del fumo dalla città. Pensando a un incendio, si è avvicinato con cautela passando per i boschi, dove era difficile scorgerlo, e invece ha trovato la città rasa al suolo. Joulechester era una cittadina di medie dimensioni, anche se non dotata di difese eccezionali, quindi la cosa lo ha terrorizzato. Però si è fatto coraggio e ha osservato meglio la situazione.»
Galvantula annuì «E cosa ha visto?»
«C’erano circa migliaia e migliaia di pokémon intenti a distruggere la città. Stavano radunando gli abitanti al centro della città, mentre ammassavano quelli che erano chiaramente corpi. Tra di loro quelli che sembravano i comandanti erano una Roserade, uno Spiritomb e un Banette. Non sappiamo però se questa impressione fosse corretta, perché a loro volta questi mostravano una sorta di rispetto per un Durant, visto che spesso si rivolgevano a lui non come se stessero dando ordini ma come se ne stessero ricevendo. Dopo aver raccolto numerosi corpi e aver incatenato tutti gli abitanti superstiti, se ne sono andati. Da quel che ha visto, si sono diretti verso nord.»
«Il che significa che la loro base si trova sopra i Monti Tonanti, proprio come pensavamo. Ottimo, almeno abbiamo un indizio. Grazie Helioptile, c’è altro?»
«Sì signore. Un altro tipo di informazione, questa volta. Una soffiata. Ci è arrivata una lista composta da una ventina di nomi, inclusi anche i reggimenti di appartenenza. Secondo questo misterioso informatore, si tratterebbe di spie dell’Organizzazione infiltrate nel nostro esercito. Non ero certo se fossero vere o meno, perciò sono venuto a rivolgermi a lei.»
Galvantula afferrò il foglio e prese a leggerlo. Dieci erano membri dell’esercito della Coalizione, tre dell’Aviazione, uno della Marina, due dell’esercito di Alvearia. Nessun membro dell’S.T., il che poteva essere un bene o un male. Prima di tutto però occorreva verificare che si trattasse proprio di spie.
«Falli arrestare, ma discretamente. Cerca di chiamarli nelle prigioni con delle scuse. L’importante è che non si sappia del loro arresto fin quando è possibile. Se qualcuno si lamenterà della cosa, troverò una scusa. Nel frattempo, è di primaria importanza scoprire se di questo documento ci si può fidare o no.» Decise infine il Generale. Helioptile chinò il capo e uscì. Nel frattempo, Galvantula scorse nuovamente la lista, cercando di scoprire qualcosa in più sull’informatore.
“Sono tutti soldati semplici, quindi non deve essersi unito da molto all’esercito.” Pensò il pokémon “Il che significa che deve essere un membro dell’S.T.. Fino a poco tempo fa sarebbe stato semplice scoprire qualcosa. Ma con l’arrivo di nuovi invasati convinti di lottare per il loro signore e dell’esercito di Lord Molg, abbiamo avuto un paio di giorni di confusione. In mezzo a tutti questi, è impossibile dire chi sia questo informatore.” Decise infine “Potrebbe anche trattarsi di un gruppo di informatori, il che spiegherebbe più facilmente come hanno raccolto tutte queste informazioni in così breve tempo, ma se è così ho ancora meno indizi.”
Galvantula rifletté. Di solito, avrebbe sospettato che si trattasse di Eelektross. Non sarebbe stata la prima volta che il Pokémon Elettro, per proteggere i suoi affari, si impacciava in compiti che avrebbe dovuto svolgere l’S.T., come quando, undici anni prima, appena rientrato da un lungo viaggio, aveva sconfitto un gruppo di Cacciatori di Taglie. Galvantula ricordava bene che il Pokémon, quando aveva visto la squadra da lui comandata arrivare, si era limitato ad aspettarli, comodamente seduto sopra alcuni avversari, sconfitti. E quando si erano incontrati, tutto quello che aveva detto era stato “Sei in ritardo, alcuni sono scappati. Voi dell’S.T. siete sempre un passo indietro.” Poi se n’era andato, lasciando a Galvantula il compito di catturare gli sconfitti.
“Ma adesso Eelektross è a mille miglia da qui. Per quanto potente possa essere, non è possibile che ci sia lui dietro.” Si disse, scuotendo la testa “E il compito di tenere ordine in questo esercito è mio.” Concluse, riprendendo a sfogliare le pile di documenti che coprivano la sua scrivania.
  
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