“Tomo-chan,usciamo a cena”

Prima ancora che potessi rispondere mi trovai a seguire Takashi verso la sua auto. Fortunatamente avevamo avuto il tempo di cambiarci dopo il concerto,anche se entrambi eravamo ancora truccati. Almeno avremmo evitato di attirare eccessivamente l’attenzione o,peggio,di prendere freddo visto il lieve vento che si era alzato quella sera.
Mi sedetti nella sua auto,allacciandomi la cintura prima di osservare attentamente gli oggetti che si trovavano nella vettura. Ogni cosa era così familiare. C’era persino un piccolo peluche che gli avevo regalato anni prima steso sul sedile posteriore.
A volte mi chiedevo perché si ostinasse a conservare tutte quelle piccole cose insignificanti,ma poi mi bastava guardare i suoi occhi per trovare la risposta.
Erano regali che gli avevo fatto,alcuni risalivano persino ad anni prima,quando ancora non uscivamo insieme, ma erano pur sempre regali che gli avevo fatto io.
In effetti se dovevo essere sincero anche io facevo lo stesso: tenevo tutti quei regali,spesso insignificanti, all’interno di una scatola riposta sotto il letto e di cui solo Takashi ne sapeva l’esistenza.
Socchiusi gli occhi,battendo le dita a tempo della musica che passavano in radio, uno dei tanti brani pop che ti trovavi ad ascoltare senza il minimo interesse mentre in auto o in un qualche negozio, mentre osservavo Takashi guidare. Parlava di quanto fosse stato bello il concerto eppure non riuscivo a seguire bene il discorso,preso com’ero ad osservare i lineamenti del suo viso, il lieve rossore sulle guance e quel sorriso che gli si dipingeva sulle labbra di continuo.
Quando notò che lo stavo fissando arrossì lievemente,sgridandomi per il fatto che non lo stessi ascoltando davvero, il che mi fece sfuggire una lieve risata.
Notai poco dopo che ci eravamo fermati, così spostai lo sguardo sul parcheggio,scendendo dall’auto poco dopo il chitarrista. 

“Dove vuoi andare a mangiare?”,chiesi ma in risposta mi trovai solo la sua mano nella mia mentre mi incitava a seguirlo nuovamente. Dopo qualche minuto mi trovai davanti ad una pizzeria italiana e mi sfuggì un sorriso soddisfatto. In effetti amavo la cucina italiana.
Entrammo e subito chiese Takashi chiese per il tavolo riservato a sua nome,il che mi fece sfuggire un’espressione alquanto stupita. Aveva persino prenotato un tavolo? Quindi non aveva semplicemente deciso all’ultimo di uscire?
Seguimmo la cameriera al tavolo, sedendoci uno di fronte all’altro. Subito notai il suo sorriso mentre mi guardava e gli risposi con uno sbuffo divertito.

“A che devo questa cena?” chiesi, appoggiando il viso sul palmo della mano mentre lo guardavo negli occhi,divertito.
“Segreto” rispose,prontamente, gongolando però come un bambino. Certe volte sembrava proprio un ragazzino, ma infondo era una delle tante cose che amavo di lui.


Chiacchierammo del più e del meno,come sempre,mentre mangiavamo e alla fine mi trovai a farmi offrire la cena a causa dell’insistenza del chitarrista.

Ci ritrovammo nuovamente in macchina e,prima che potesse mettere in moto l’auto, mi sporsi verso di lui, rubandogli un tenero e delicato bacio. Amavo le sue labbra, per me erano semplicemente la perfezione.
Sorridendo mi guardò negli occhi,posando una mano sulla mia guancia prima di di baciarmi nuovamente,sussurrando un tenero “Ti amo”.

In una decina di minuti fummo a casa sua. Subito lo abbracciai e lui mi strinse le braccia attorno al collo sussurrandomi un “Buon anniversario del nostro primo incontro, Tomo-chan”. Ogni anno me ne scordavo ed ogni anno finiva col sorprendermi in quel modo tenero.