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Autore: strawberrycake    22/04/2016    2 recensioni
Adolf si alzò, con la foto in una mano, e prese a passeggiare su e giù per il piccolo studio. Una lacrima rigò la sua guancia mentre pensava al momento che sarebbe rimasto impresso nella sua mente fino alla fine dei suoi giorni.
Genere: Fluff, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Novecento/Dittature, Olocausto
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La sua bella Germania era caduta in rovina. Il suo sogno era andato distrutto dagli Alleati. E soprattutto la persona più importante della sua vita era morta pochi giorni prima, tra umiliazioni e insulti. E lui era rimasto completamente solo. C'era Eva, ma non era mai stata più di un piacevole passatempo, per lui.

Si alzò dalla sua comoda poltrona al sicuro nel bunker di Berlino. Tutti i momenti che aveva condiviso con Benito gli passarono davanti come un film. Aprì il cassetto e tirò fuori la foto che rappresentava uno dei momenti più felici della sua vita. Lo ritraeva insieme all'uomo che era stato il suo più caro amico e amante, l'unico che lo avesse veramente capito.
Erano nella sua elegante macchina, sorridevano per una battuta stupida che non ricordava. Era il 14 giugno del 1934, era la prima volta che i due si incontravano dal vivo dopo una fitta comunicazione epistolare. Appena Adolf guardò Benito negli occhi capì che aveva trovato un'anima affine alla sua per la prima volta nella vita. I giorni che andarono dal 14 al 16 giugno furono i più spensierati che avesse mai trascorso, ebbe l'occasione di visitare la bellissima Venezia, vanto dell'Italia. Appena sceso dall'aereo, Il Duce lo accompagnò all'hotel in cui avrebbe alloggiato e furono lasciati soli per la prima volta in quella giornata. Passarono la serata a discutere amabilmente davanti a un buon bicchiere di vino. Le idee di Mussolini piacquero parecchio a Hitler, si ricordò di aver pensato che l'Italia non avrebbe potuto avere una guida migliore dell'uomo che sedeva di fronte a lui.

A fine serata, allegri per effetto dell'alcool bevuto, Benito accompagnò il nuovo amico alla sua stanza di hotel.
 Adolf si alzò, con la foto in una mano, e prese a passeggiare su e giù per il piccolo studio. Una lacrima rigò la sua guancia mentre pensava al momento che sarebbe rimasto impresso nella sua mente fino alla fine dei suoi giorni.
Ridendo e scherzando, si accomodarono sul divano per qualche altra chiacchiera prima di andare a dormire. Mussolini iniziò a parlare delle sue mire per l'Italia, voleva dare alla piccola nazione la fama e la gloria che meritava, come Hitler voleva dare fama e gloria alla sua Germania. Quelli che dovevano essere gli ultimi minuti prima di andare a dormire si trasformarono in delle ore trascorse a discutere in modo concitato e i due rimasero a parlare fino a notte fonda.
 Le sporadiche lacrime che scendevano dagli occhi del Fuhrer, ora si erano trasformate in un fiume inarrestabile.
Alle prime luci dell'alba, Mussolini si stupì e chiese scusa all'amico per averlo tenuto sveglio per così tanto tempo, soprattutto dopo la giornata stressante che aveva avuto. Hitler gli rispose di non preoccuparsi, in fondo, quando ci si diverte, non ci si accorge del passare del tempo. Accompagnò l'italiano alla porta. Quest'ultimo lo guardò sorridendo, aveva un'espressione serena e felice, come se avesse rivisto una persona cara dopo tanto tempo. Improvvisamente e inaspettatamente il tedesco vide il viso paffuto dell'altro a due centimetri dal suo. Le loro labbra si sfiorarono in un bacio veloce e delicato.
 Adolf si asciugò le lacrime e cercò di darsi un contegno, era pur sempre il Fuhrer della Germania. Ripercorrere il ricordo più felice della sua vita gli diede la forza per fare quello che fece. Aprì di nuovo il cassetto e prese la pistola che teneva sempre lì per le emergenze, presto avrebbe rivisto il suo caro amico. Alle 15.30 del 30 aprile 1945 si sentì uno sparo provenire dallo studio del Fuhrer.  Linge, il cameriere, entrò nello studio con Bormann a seguito. Quello che videro fu il corpo del loro capo, con una foto in una mano e una pistola nell'altra.

   
 
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