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Autore: _Thurayya_    22/04/2016    0 recensioni
“Hai visto? Mi troverai sempre accanto a te.”
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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- "Tienimi con te e ti prometto che sarà la vita migliore che tu possa avere, piccola."
- "Addirittura la migliore?"
- "Aspetta e vedrai tu stessa"
- "D'accordo, ma prima dovrai prendermi."
- "C-cosa? Selene aspetta!"

Con il vento che giocava con i miei capelli, fuggivo tra l'erba verde del parco, mentre petali di fiori di ciliegio si posavano sulla mia pelle. 
Vidi una quercia possente dominare un piccolo rilievo del parco che era disseminato di cespugli di more: dovevo raggiungere quel tronco.
Arrivata a destinazione, trovai rifugio dal mio inseguitore, lasciando posto a risate sommesse dal fruscio della brezza primaverile.
Una curiosità divampava in me: dov'era finito? 
Sporsi leggermente il viso, scrutando attentamente ogni angolo di quella vasta area verde, ma di lui non c'era alcuna traccia.
Stavo allungando un passo oltre l'albero nodoso, quando una mano forte e sicura mi afferrò il polso, facendomi voltare con un piccolo sorriso puerile, di pura felicità: quella stessa mano ad un trattò divenne leggera e delicata, mentre accarezzava il mio sottile collo, per accompagnarmi dolcemente verso colui che mi aveva trovata.

- "Hai visto? Mi troverai sempre accanto a te."
- "E' una minaccia?"
- "No, è solo una previsione."
- "Sei diventato un indovino?"
- "Si. Te ne darò dimostrazione: Fra tre secondi esatti mi bacerai."
- "Tre, due, u.."

La sue labbra si erano posate sulle mie. Le sue braccia eliminarono i pochi centimetri di distanza che ci dividevano, cingendomi completamente. Piano, terminai quel bacio, allontanando la mia bocca dalla sua, nonostante i miei occhi fossero ancora legati ai suoi.

- "E comunque erano meno di tre secondi."
 

Loukas si era addormentato sulla coperta azzurra, quando la luce del giorno veniva tinta di arancio dai caldi raggi del sole. Notando in lontananza la sua figura dormiente, decisi di raggiungerlo, abbandonando la mia passeggiata. Presi fra le mani il suo volto, accarezzando la sua guancia più colorita dalla stella rossa, per posare poi la sua testa sopra alle mie gambe, facendo attenzione a non disturbare un sonno tanto lieve.
Iniziai a giocare con le ciocche dei suoi capelli, attorcigliandole fra le dita. I suoi lineamenti distesi mi trasmettevano una serenità che procedeva in me, lungo tutto il mio corpo, dispiegando ogni pensiero troppo complesso.
Mi lasciai andare adagio, verso il fusto della casa delle ghiande, fino a trovare una posizione che mi permise di chiudere gli occhi e prestare attenzione ai suoni che intono a me orchestravano: si potevano distinguere vari canti di uccelli tornati ai loro nidi dopo un lungo inverno, rumori di passi di bambini che ritrovavano i loro giochi dopo il freddo persistente, un fruscio proveniente dalle fronde del frutteto che costeggiava il viale di ingresso, lo squittio di radi scoiattoli che si rincorrevano fra i fitti rami delle querce, contagiose risate di anziani che sedevano sulle panchine più all'ombra, fino a sentire il mio stesso respiro unirsi al sibilo del vento.
Era un momento che avrei portato sempre nei miei ricordi, uno di quei scorci di vita a cui aggrapparsi quando il resto degli appigli sembra scomparso.

Un'increspatura sul suo volto preannunciò il suo imminente risveglio, così mi avvicinai alla sua fronte con calma e lì lasciai un piccolo bacio.
I suoi occhi verdi mi salutarono ancora prima che il torpore del sonno riuscisse ad abbandonare i suoi sensi. Passai le mie dita sul suo collo, sentendo quanto fossero sviluppate le fibre che lo costituivano, soprattutto ai lati.
Tentò di bisbigliare qualche parola, ma l'assopimento che lo aveva rapito era tale da non permettergli di essere completamente nelle sue facoltà.
Con movimenti pacati, si sollevò dalle mie gambe, così da porgermi una mano per aiutare i miei muscoli intorpiditi a sorreggermi.
Piegò la coperta subito dopo averla ripulita dalle tracce di erba che erano rimaste impigliate nel tessuto.
Intanto, io radunai la frutta rimasta dal pranzo nel cestino in vimini. 
Prima di percorrere il viale che ci avrebbe condotti alle nostre biciclette, ci fermammo per raccogliere alcune more da mangiare al rientro a casa.

Il vento era scomparso e il sole con esso.
Entrammo in casa poco prima del calar scuro della notte.
Prendemmo delle coperte, le more e una cioccolata calda: ci sistemammo sul balcone, sul nostro dondolo bianco e celeste a parlare e rubarci a vicenda dei baci sotto la pallida luce della Luna.
Mora dopo mora, le nostre risate si facevano più vive e le nostre chiacchiere più frizzanti.

- "Loukas dove vai?"
- "Aspettami solo un attimo, piccola."

Tornò una manciata di minuti dopo tenendo fra le mani il telescopio color argento che mi aveva regalato quando eravamo piccoli. Lo fissò sul tre piedi e prese dal mobile di fianco al dondolo un piccolo libro dalle sfumature di corallo. Lo aprì nella sezione che riguardava le costellazioni e orientò il piccolo intermediario fra la nostra vista e le stelle.

- "Guarda, è la costellazione del Lupo. Questa è composta da tante stelle, molte delle quali della stessa tonalità di azzurro dell'occhio che ha il lupo del tuo tatuaggio."
- "Ti ricordi anche la tonalità?"
- "Il tuo fianco non lo dimentico."

Arrossii in modo impercettibile e mi smarrii per la visione estatica di quella meravigliosa costellazione.
Nel momento in cui ero più vulnerabile, appoggiò le labbra sul mio collo, prima con baci piccoli e rapidi, poi con lunghi contatti che gravavano sui miei sensi.
Mi distolse dalla mia contemplazione, riponendo uno fra i regali a cui più tenevo. Tornò verso di me, mi sollevò dal dondolo su cui mi ero appena seduta e mi fece salire sulle sue spalle.

- "E le coperte? Le more? Il libro?"
- "Ci penseremo domani mattina, ora vieni con me sotto le coperte."
- "Ma io non voglio dormire, domani sarà già domenica e dovrò tornare a studiare."
- "Allora ci guardiamo un film."
- "Mh.."
- "Giusto amore, ci guardiamo un cartone."

Mi poggiò sul materasso morbido e mi rimboccò le coperte; si diresse verso il televisore per cercare il telecomando e poi tornò verso di me, spostando il mio capo sopra al suo petto.
Il suo profumo mi fece completamente assuefare alla protezione che mi dava. Mi sentii protetta, così si distesero i fili tesi e intricati dallo stress dell'ultima settima.

- "Buonanotte, amore mio."

   
 
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