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Autore: Kahlua    22/04/2016    2 recensioni
E Fede sapeva che tutta questa situazione non andava bene. Sapeva che gli era sfuggita di mano, lo sapeva ogni volta che si faceva un cifro, lo sapeva ogni volta che si trovava dietro le quinte a limonare con un ballerino senza nome, con il sostituto coreografo di quella settimana. Lo sapeva ogni volta che vedeva Michael guardarlo preoccupato, ogni volta che la Giulia gli diceva che era meglio non andare a ballare. Fede lo sapeva. Ma la situazione gli era sfuggita realmente di mano.
Era lui, quello che cadeva dal palazzo di cinquanta piani, solo che ormai non riusciva neanche più a rassicurarsi con il “fino a qui tutto bene”. Non riusciva neanche più a pensare a cosa andasse bene. Fede si stava perdendo, e non c'era più molto da fare.
[One shot Midez scritta quasi sotto costrizione.]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fino a qui tutto bene






Era sempre la solita storia, quella del tipo che mentre precipita da un palazzo di cinquanta piani, continua a ripetersi “fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene” ad ogni piano che passa, per farsi grosso mentre la situazione gli precipita tra le mani. Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio, e Fede sentiva che quest'ultimo si faceva sempre più vicino.
Non sapeva quando la situa aveva iniziato a sfuggirgli di mano, ma probabilmente si poteva ricondurre tutto quando aveva deciso che ciulare il posto di giudice ad x-Factor a Fabri Fibra era una cosa che poteva permettersi di fare, e che gli avrebbe fatto bene alla carriera. (E bene alla carriera gli aveva fatto, era passato dall'essere un rapper mainstream all'essere un artista mainstream, e persino le casalinghe di mezza età sapevano benissimo chi fosse). Aveva scritto quella mail, convinto che sarebbe stato solo una singola esperienza, annuale e sottopagata, ma di cui avrebbe poi visto i frutti dopo. E invece.
E invece una volta lì aveva iniziato a dubitare per la prima volta la sua decisione di non fare coming out; non gli era mai stato stretto il fatto di doverlo nascondere fino a quel momento, sia perché sapeva che metà del suo pubblico gli avrebbe voltato le spalle, e sia perché aveva la magra consolazione di non dover nascondere tutte le sue relazioni, essendo sempre stata una persona con la sessualità fluida, a cui non importava troppo il genere della persona, o cosa aveva nelle mutande. Pansessuale, lo chiamava sempre la Giulia, e lui scrollava le spalle; l'unica etichetta della quale gli importava veramente era quella discografica, per il resto gli andava bene tutto.
Quindi, aveva sempre avuto le sue convinzioni, ed era sempre rimasto convinto che il coming out, se fosse arrivato, sarebbe arrivato a fine carriera, e lui avrebbe magari fatto la vita di Lucio Dalla, con gente sempre pronta a negare la legittimità della sua relazione.
Poi era arrivato il momento di fare la conoscenza dei suoi tre colleghi, e la prima cosa che aveva notato era stato Mika, smilzo e con quel suo sorriso aperto, gli occhi limpidi che sembravano scavargli nell'anima. Michael, che portava la sua sessualità alta come un vessillo, che aveva girato il mondo e conosceva sette lingue, che ancora sogghignava se sentiva dire “cacca”.
Michael non lo aveva mai giudicato, neanche quando aveva esagerato un po’ una sera, e gli aveva confessato tra i fumi della fattanza di non essere etero. Non aveva mai pensato che fosse un sottone per la decisione di non fare coming out, gli aveva solo detto che era disposto ad ascoltarlo, qualora avesse avuto bisogno di parlare. Da quella serata in poi erano diventati confidenti e amici, perché a Michael poteva dire quello che solo sua madre e la Giulia sapevano.
Probabilmente avrebbe dovuto riconoscere i segnali nella caduta. Si era buttato credendo di avere un paracadute, ma invece di aprirlo aveva continuato a ripetersi “fino a qui, tutto bene”, ignorando i fatti.
(Che poi, doppiamente pirla, perché le stesse cose erano successe con Emiliano, ma lasciamo perdere.)
Si era ritrovato innamorato di Michael quasi senza accorgersene; non sapeva se lui se ne fosse accorto, ma sapeva che dalla sbandata che aveva preso non si guariva se non col taglio immediato di tutti i contatti e la cauterizzazione della ferita. Doveva solo aspettare che finisse x-Factor, e poi sarebbe stato libero di tornare alla sua vita di prima, quella in cui la sua migliore amica barra scopamica faceva finta di essere la sua ragazza, e sua mamma gli faceva trovare i manicaretti nel forno ogni domenica, e lui non aveva altre preoccupazioni che quella di sfottere Maurizio Gasparri.
E invece galeotto fu l'alcol e chi lo produsse, perché una sera in cui si erano visti con la scusa di dover parlare delle riprese, ed erano entrambi un po’ troppo pieni di nebbiolo, era successo l'irreparabile. Ed era stato lui a dare il via a tutto.
In prospettiva, non era stato molto; se lo era fatto, per dirla in maniera bruta, e Michael, sant'uomo che era, gli avrebbe anche dato la possibilità di far finta che non fosse successo niente, ma Fede non era abbastanza ubriaco da poter dare realmente la colpa all'alcol, quindi sicuramente non da potersene dimenticare.
La situazione era di stallo; da quel momento, si saltavano addosso non appena riuscivano a rimanere da soli, e non riuscivano a parlarne senza che finisse ad urli o che la tensione sessuale non prendesse il sopravvento. Fede sapeva che a Michael non importava che lui non volesse fare coming out, ma per quanto sarebbe riuscito a sopportare la situazione, se avessero definito il loro rapporto? Per quanto tempo una persona come lui, orgogliosa di essere un simbolo per i giovani queer in tutto il mondo, sarebbe riuscita a stare con un rapper milanese da strapazzo, impegnato per lo più nella politica del moVimento.
Non poteva stare con lui, non finché non fosse stato pronto per fare coming out, e sapeva che non lo sarebbe stato per un altro bel po’ di tempo, non quand'era all'apice della sua carriera, non quando aveva così tanto da perdere. E però allo stesso tempo non riusciva a stargli lontano, non sopportava l'idea di non vederlo per un periodo prolungato di tempo, il suo egoismo non gli faceva pensare alla possibilità di far dividere le loro strade.
Aveva accettato di fare di nuovo il giudice ad x-Factor per il secondo anno consecutivo, e lo aveva fatto consapevole del casino in cui si sarebbe andato a ficcare, con la Giulia che lo guardava preoccupata, e sua mamma che gli aveva offerto tutto l'aiuto che fosse stata in grado di dargli. Aveva accettato con la consapevolezza  del fatto che sarebbe stata una tortura.
Avevano deciso insieme che sarebbe stato meglio mettere un freno ai loro incontri fisici, così al dolore del non poter stare insieme si aggiungeva anche il dolore di non poterlo toccare, di non poterlo baciare, e di dover fare finta che nulla fosse successo durante le riprese, di dover star lì a scherzare sul loro matrimonio e sulla loro presunta ship, come se non gli si spezzasse il cuore ogni volta. Come se gli occhi limpidi di Michael non si intristissero ogni volta che lo guardavano. Come se davvero la preoccupazione più grande di Fede fosse quella di fare un video in cui prendeva per il culo Gasparri.
E Fede sapeva che tutta questa situazione non andava bene. Sapeva che gli era sfuggita di mano, lo sapeva ogni volta che si faceva un cifro, lo sapeva ogni volta che si trovava dietro le quinte a limonare con un ballerino senza nome, con il sostituto coreografo di quella settimana. Lo sapeva ogni volta che vedeva Michael guardarlo preoccupato, ogni volta che la Giulia gli diceva che era meglio non andare a ballare. Fede lo sapeva. Ma la situazione gli era sfuggita realmente di mano.
Era lui, quello che cadeva dal palazzo di cinquanta piani, solo che ormai non riusciva neanche più a rassicurarsi con il “fino a qui tutto bene”. Non riusciva neanche più a pensare a cosa andasse bene. Fede si stava perdendo, e non c'era più molto da fare.

Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: “Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene.” Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio.




 

NDA: ringrazio tanto Fede che da brava lombarda mi ha riletto e corretto la storia aggiungendo termini che non avrei mai immaginato neanche esistessero. Era da un po' che non scrivevo nulla in italiano, preferendo darmi all'inglese, quindi non so quanto questo pezzo abbia un senso. Spero vi sia piaciuta.

  
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