Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Leti23    23/04/2016    0 recensioni
"Per ogni persona c'è sempre qualcuno destinato a rendere migliore la propria vita, o peggiore, dipende dai casi. In altri, un po' più rari ma meno di quanto si pensi, ciò che la migliora l'ha portata prima a peggiorare. Justin sapeva di pericolo, di corse contro il vento, di parole mai dette ed abbracci mai dati. Ricordava l'inverno, gli alberi secchi ed il freddo, dietro ai quali però c'era dell'affascinante, una sensazione che ti portava a volerne sempre di più. Lui mi aveva portata alle stelle per poi lasciarmi cadere."
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Selena Gomez, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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JUSTIN'S POINT OF VIEW. Avevo appena messo piede in quella scuola e già provavo un irrefrenabile voglia di andare via. Avevo lasciato la mia famiglia, o meglio ciò che ne restava, in Florida, avevo un compito da svolgere, all' apparenza facile, quasi di routine visto quanti ne avevo fatti fino ad allora, ma in quel caso avrei dovuto sconvolgere tutta la mia vita, seguire delle lezioni – cosa che non facevo da almeno tre o quattro anni – e restare in 'incognito', cosa che per me era assai ardua. Accanto a me Jaden camminava per i corridoi con le mani in tasca, totalmente disinvolto e attento a catturare quanti più dettagli poteva di quel posto a lui sconosciuto. Lui decisamente era un perfezionista, molto astuto ed aveva un buon occhio, coglieva i minimi particolari di ogni situazione giocandoli poi a suo vantaggio. Vincere era in assoluto la cosa che preferivo. L'adrenalina, il senso di soddisfazione ed appagamento erano alcune delle ragioni principali per cui vivevo. «JB, sembri nervoso.» mi prese in giro il ragazzo con una risata soffocata, alzai il dito medio tirando fuori dalla tasca della giacca il foglio con gli orari, pieno di pieghe e strappi. «Abbiamo un ora spagnolo. Dovremmo andare verso destra. No sto scherzando, questa dovrebbe essere verso sinistra.. ma che diamine di frecce sono? Perché è così difficile decifrare questo coso.» sbuffai non capendo nulla della mappa. Sembrava fatta da un bambino, le linee confuse senza una direzione precisa, come se già non fosse abbastanza difficile orientarsi in quell' edificio. «Dammi qua grande genio-» guardò un attimo in torno cercando di decifrare quello schema. «-verso sinistra, idiota.» sollevai le spalle leggermente offeso, e soprattutto svogliato, non avevo alcuna intenzione o voglia di entrare in quella classe, ero già stanco senza neppur aver cominciato. «Ho ancora una possibilità di svignarmela?» chiesi speranzoso, ma lui, giustamente, scosse la testa tirandosi su il cappuccio. Avevo paura di trovarmi gente troppo studiosa, che non parlava, scherzava o rideva – comunemente chiamati sfigati – e quindi, di annoiarmi tutto il giorno. «Non può essere così male come dici, magari è la volta buona che ti fai la ragazza, grande orso single non parlatemi Bieber.» schernì dandomi un ultima pacca sul petto prima di aprire le porte dell'inferno. La professoressa era una donna abbastanza giovane, decisamente sulla trentina ma aveva l'aria da pazza nevrotica, come le gattare. Anzi, se avessi dovuto immaginarla sicuramente sarebbe stata in una casa puzzolente, piena di gatti, gelato e disperazione. «Dicevi, Jad?» chiesi retoricamente scuotendo la testa, sarebbe stata una giornata molto lunga. Il ragazzo accanto a me sollevò innocentemente le spalle facendosi avanti. All'interno dell'aula tutti gli occhi erano fissi su di noi e mi sentivo con una sardina in scatola, paragone poco fine ma che esprimeva al meglio la situazione imbarazzante che si stava creando. «I signori Bieber e Smith?» domandò la professoressa abbassandosi gli occhiali sulla punta del naso, i suoi piccoli occhi marroni ci scrutavano curiosi ma gli davano un aria da furetto. «Mi avevano informato del vostro arrivo, questa è la vostra classe di spagnolo, spero che non diventiate delle scimmie ammaestrate come alcuni dei vostri compagni. Secondo il vostro curriculum scolastico avete entrambi dei voti sopra alla media, inclusa la mia materia, spero che restino tali anche in questa scuola, signorini.» ci rivolse un ultima occhiata severa per poi tornare a dedicarsi al libro che aveva in mano. Ovviamente il fascicolo di presentazione era completamente inventato, un nostro amico nonché grande falsificatore di documenti ci aveva alzato di un paio di voti la media di all'incirca tutte le materie. Se non fosse stato necessario nemmeno ci saremmo sforzati di cambiarli, ma avevamo assolutamente bisogno di stare in questo paese, di conseguenza se per entrare nella scuola necessitavamo di voti alti, voti alti avremmo scritto. Seguii il mio amico fino a dei banchi in seconda fila, gli unici liberi. Dietro di noi erano seduti una ragazza, bellissima con lunghi capelli scuri, dello stesso colore dei suoi occhi, ed un ragazzo che pareva essere legato a lei proprio di fianco. Vicino a loro c'era un posto vuoto che supposi appartenesse alla ragazza che avevamo visto qualche minuto prima con un caffè fumante ed una brioche nel corridoio. «Voi siete le presunte scimmie vero?» domandai girandomi verso i due. Subito mi lanciarono un occhiataccia come a dire 'questo è fuori di testa', ma si ripresero subito rispondendo. «Esattamente, lei è la Ramires. Tratta così un po' tutti, e non l'avete ancora vista nei suoi giorni no. Una volta ci ha raccontato di come il suo fidanzato l'avesse lasciata a san valentino con un messaggio, triste storia. » rabbrividì il ragazzo facendo ridere quella accanto a lui. «Queste cose ve le ha dette la stessa donna che ci sta guardando come se fossimo cenere?» chiese Jaden indicando con un cenno la professoressa che era intenta a fulminarci con lo sguardo, di nuovo. «Sì, non fateci caso. Io sono Logan e lei è Selena, se volete fare casino potete contare su di noi.» Mi fermai qualche istante ad ammirare Selena, era davvero una bella ragazza, le guance paffute e il naso piccolino la facevano sembrare tenera, cosa in contrasto con ciò che aveva detto il suo amico. Non sembrava una gran casinista, al contrario nostro che sembravamo dei gangster malfamati, ma si sa, le apparenze ingannano. Le due ore passarono relativamente in fretta, la Ramires fece per lo più finta che non esistessimo, alternava una spiegazione a dei minuti di silenzio nei quali si sentivano solo i nostri mormorii, che ignorò prontamente. In più di un occasione nella nostra 'amichevole chiacchierata' mi ero morso la lingua per non far trapelare nessuna informazione compromettente, ne andava della mia vita all'infuori di quell'inutile istituto, e soprattutto meno persone venivano infilate in mezzo meglio era per tutti. Il mio lato nascosto sarebbe dovuto rimanere tale, o avrebbero rischiato tutti, non solo io. Gli ultimi minuti passarono lentamente, troppo lentamente. Le lancette si muovevano impercettibilmente in avanti, io restavo lì a contare i secondi che separavano al suono della campanella, da sfigati ma non ne potevo proprio più. Solo Selena pareva essere vagamente attenta alla lezione, ma non potevo dirlo con certezza. Quando finalmente la tanto attesa campanella fece la cortesia di suonare, la prima ad uscire fu la professoressa e con lei la puzza di depressione. Anche la maggior parte dei ragazzi si ammassarono sulla porta mentre io, con una calma estenuante, raccolsi la mia roba buttandola a casaccio nello zaino malandato che avevo preso quella mattina. Aspettai che la ragazza, Selena, uscisse, poi la seguii cercando di essere il più normale possibile senza passare per stalker ossessivo. Se dovevo vivere una vita normale, sarei dovuto andare a cercarmi una ragazza, e la brunetta tutto pepe mi spirava davvero tanto, per quanto quest affermazione mi facesse maniaco. Provarci con le ragazze non mi era mai riuscito molto bene, principalmente non ne avevo bisogno, erano loro a venire da me. Così quando vidi la ragazza girarsi, sorridermi iniziando a venire nella mia direzione mi sentii sollevato. Mi appoggiai all'armadietto tenendo premuta la spalla contro l'acciaio dipinto di blu. Ricambiai il sorriso cosa che la fece arrossire leggermente, ma nonostante quell'accenno di rossore riuscivo ancora a vedere tutta la sua sicurezza, era una ragazza sicura di sé, sapeva cosa voleva, glielo si leggeva negli occhi e in ogni suo passo. «Scusa, quello è il mio armadietto.» indicò alle mie spalle. Rimasi abbastanza deluso, speravo volesse provare a parlarmi, ma le mie speranze andarono in fumo quando aprì l'anta e ne estrasse alcuni libri mettendo via quelli già usati. «Penso che il tuo sia quello più avanti, il 324, è l'unico vuoto.» mi sorrise dolcemente avanzando per il corridoio verso la sua prossima lezione. «Selena!» la bloccai facendola girare. «Sei sexy, volevo dirtelo.» lei annuii sparendo poco dopo. Sbattei la mano sulla fronte maledicendomi in ogni lingua conosciuta per la mia immensa stupidità. «Amico, era proprio terribile!» mi prese in giro Jaden alludendo alla mia figuraccia. «Sono un idiota.» «Sì, decisamente.» ---- SELENA'S POINT OF VIEW Justin Bieber era strano, molto strano, fin troppo. Partendo dai disegni criptici ai suoi modi di fare rudi ma anche dolci. Un fuori di testa, decisamente. Ero lusingata del fatto che mi trovasse sexy, insomma chi non lo sarebbe se un ragazzo così bello glielo dicesse? Ma di certo non mi sarei mai aspettata un complimento, anche se un po' rozzo, mentre alloggiava sul mio armadietto. «Cosa voleva?» domandò Logan con uno sguardo truce, eravamo davanti alla nostra prossima classe, aspettavamo sperando che nessuno arrivasse e che le ore finissero il prima possibile. Odiavo quel posto, odiavo quella scuola e pure quella città. Era troppo piccola, troppe persone conosciute, mi sarebbe piaciuto andare a vivere in un posto al mare, dove c'era tantissima vita, gente in giro ad ogni ora, totalmente diverso da com'era lì. «Niente, ha solo sbagliato armadietto. Non lo trovi un tipo...» «Inquietante?» continuò aggrottando le sopracciglia. Scossi la testa spostando una ciocca di capelli, non era inquietante, forse leggermente, ma lo nascondeva bene. «Volevo dire particolare.» corressi andando a sedermi accanto alla finestra. Sembrava che l'aria iniziasse a rinfrescarsi, le foglie degli alberi ondeggiavano creando ombre che si riflettevano su tutto l'asfalto del cortile principale e sulla finestra bianca. «Penso sia un tipo interessante.» mormorò sedendosi al mio fianco buttando a casaccio lo zaino sul pavimento. Il suo viso era illuminato dalla luce, i suoi occhi parevano diventare più chiari, i capelli ribelli sparati in tutte le direzioni mentre era concentrato a scrivere qualcosa con la sua penna nera. Sorrisi ricordando quando, all'incirca di un anno prima, portava una frangia relativamente lunga che gli copriva gli occhi e indossava gli occhiali, era incredibile quanto poco più di trecentosessantacinque giorni l'avessero cambiato. Era decisamente più maturo, mascolino e bello, il ragazzo sfigatello che passava le serate davanti ai videogame e scriveva tutto abbreviato era solo più un lontano ricordo. «Quindi pensi che sia interessante?» chiesi curiosamente mordicchiando la punta della matita. Logan sospirò rivolgendomi la sua attenzione «Sono abbastanza sicuro che sia tutto tranne che un prete, se è quello che vuoi sapere. È un tipo strano, ma ho paura di chiederti perché la cosa ti interessi tanto.» sorrisi maliziosamente non badando alla porta della classe che veniva chiusa. «Bene, non mi piacciono gli innocenti.»
   
 
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