Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: lena21    23/04/2016    6 recensioni
Fulsere vere candidi tibi soles.
Risplendevano davvero giorni luminosi per te, quando, ancora adolescente, te ne andavi dove il vento ti conduceva, solcando quell'immensa distesa azzura come nessuno aveva mai osato prima. Quando ancora ti libravi in volo nel cielo assieme ai gabbiani, libero come mai lo eri stato, o quando ancora la spuma delle onde lambiva le tue navi e la salsedine impregnava le tue vesti.
Tu, il Grande Impero Britannico, allora osavi sognare ancora.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Shall I compare thee to a summer's day?

 

 


Fulsere vere candidi tibi soles.

 

Risplendevano davvero giorni luminosi per te, quando, ancora adolescente, te ne andavi dove il vento ti conduceva, solcando quell'immensa distesa azzura come nessuno aveva mai osato prima. Quando ancora ti libravi in volo nel cielo assieme ai gabbiani, libero come mai lo eri stato, o quando ancora la spuma delle onde lambiva le tue navi e la salsedine impregnava le tue vesti.

 

Tu, il Grande Impero Britannico, allora osavi sognare ancora.

 

Ma ora, ora sei qui, fermo sotto la pioggia battente e lontani sono quei giorni di sole, in cui abbracciavi colui che ora, in piedi, ti sta di fronte.

«Why.» Dicesti solo, anzi sussurrasti solo, alzando lo sguardo verso colui che tanto amavi e che, nonostante tutto, tu ami ancora.

«Why!» Ripetesti più forte, sbattendo un pugno sulla nuda terra, ora impregnata da quelle goccie che, thank God, coprivano le tue lacrime.

«Perché tu, perché tra tutti coloro che potevano tradirmi, proprio tu!» singhiozzasti disperato, la tempesta che, livida, ululava sopra di voi a rappresentare perfettamente il tuo animo lacerato, quel maledetto giorno a Yorktown.

Alfred non rispose alle tue domande, né avrebbe risposto a quelle seguenti, lo sapevi benissimo, eppure, nel profondo della tua anima addormentata, ancora speravi di sentire quella tanto agognata risposta, bugia o verità che fosse. Qualsiasi cosa ti sarebbe andata bene in quel momento, a dire il vero, tutto pur di far cessare quel dolore sordo al petto e coprire quel maledetto sussurro che, nonostante la tempesta, tanti e tanti anni prima, quando davvero ti trovavi in quel campo di battaglia, avevi udito esserti rivolto da lui, insieme ad uno sguardo carico di pietà.


«You used to be so big... »

 

 

***

 

«NO!» Urlasti, svegliandoti di soprassalto, il cuore impazzito e la mano destra ancora tesa a cercare di afferrare qualcosa, qualcuno, che davanti a te non c'era. Sbattesti un paio di volte le palpebre, confuso, quando ti accorgesti, nel buio della notte, di essere nella tua casa, a Londra. Sospirasti allora, esausto, strofinandoti gli occhi verdi con il dorso delle mani, quando finalmente realizzasti di aver avuto l'incubo che da più di due secoli, tormentava le tue notti.


Di nuovo.

 

Scendesti dal letto ben sapendo che non saresti riuscito a riprendere sonno, non quella notte e, dopo esserti infilato le ciabatte -rigorosamente con la tua Union Jack- ti trascinasti giù per le scale, diretto in cucina, in una routine testata più e più volte nel corso degli anni. Giungesti nella tua piccola cucina, arredata in modo piuttosto semplice e modesto seppur così accurato da rendere l'ambiente elegante e armonico, come tutta la tua casa d'altronde. Ancora sovrappensiero accendesti la luce e tirasti fuori dalle credenze tutto ciò che ti serviva per mettere a bollire il tuo amato tea con gesti rapidi e risoluti, gesti, questi, compiuti decine di centinaia, se non di migliaia, di volte.

Mentre aspettavi che l'infuso fosse pronto gettasti un'occhiata all'orologio che, di fronte a te, scandiva con i suoi rintocchi il silenzio cupo della casa.


Erano le 04:32 di mattina del 23 aprile. Non male, considerando i tuoi soliti standard.


Dopo aver spento il bollitore e aver filtrato il decotto, ti versasti il tea in una tazza, pronto a berlo senza nemmeno che fosse zuccherato. Appoggiatoti poi di schiena al piano cottura te la portasti con entrambe le mani alle labbra e soffiasti piano, per raffreddare un po' il liquido in essa contenuto, riflettendo su come altri, per la stessa occasione e con la stessa azione, avrebbero spento, soffiando, le candeline su una torta.


«Tanti auguri, Arthur.» mormorasti, bevendo un po' di Earl Grey, cercando vanamente nella bevanda un po' di quel calore che tanto avresti desiderato ti riscaldasse.

Vanamene, perché ciò che cercavi non te lo avrebbe dato un oggetto -oh questo lo sapevi benissimo anche tu- ma una persona. Persona che, al momento, probabilmente dormiva oltreoceano.

Finito l'infuso, appoggiasti la tazzina nel lavabo, probabilmente l'avresti lavata dopo, dirigendoti poi con passo tranquillo verso le scale che conducevano al piano di sopra, e conseguentemente alla tua camera, per cambiarti, pronto a svolgere tutte le numerose -e noiose- pratiche che si trovavano sopra la lucida scrivania in mogano nel tuo studio.


-“Chissà”- pensasti un po' più di buonumore, ammirando da una finestra i tenui colori dell'alba tingere appena il cielo ancora addormentato, -“magari oggi non tutto è perduto”-.


Arrivato a metà scala ti parve di sentir suonare il campanello, ripetutamente. Eri piuttosto sicuro si fosse trattata di un' allucinazione sonora, perché chi diavolo si sarebbe messo a suonare il campanello alle cinque di sabato mattina in quel modo?! A te poi.

Perplesso e anzi, decisamente scocciato, scendesti i pochi gradini, borbottando una sequela di improperi e maledizioni che decisamente non appartenevano al lessico di un gentleman -ma a quello di un pirata sì- dirigendoti a passo di marcia verso il portone principale, pronto a dirne quattro a quel buzzurro che si era permesso d'interrompere la tua pace.


«Si può sapere chi diamine...» cominciasti ad asserire, inveendo contro quel povero malcapitato, salvo poi perdere completamente l'uso della parola quando, alzando lo sguardo, incontrasti un paio di occhi chiari, azzurri come il cielo d'una giornata estiva, che, entusiasti, fremevano come tutta la persona a cui appartenevano.


«A-Alfred?!»

 

«Happy b-day, Arthur!» Urlò allora quello, abbracciandoti stretto fino a farti mancare il respiro.


No, decisamente, non tutto era perduto, magari sarebbe stato lui, quella persona che avrebbe riportato il Sole nella tua vita.

 

***

 

Note dell'autrice

1- Il titolo, manco a dirlo nel Shakespeare's day, deriva -a mio parere- da uno dei suoi sonetti più belli , Shall I compare thee to a summer's day (o sonetto 18), che il poeta dedicò al ragazzo di cui era innamorato, promettendogli, attraverso la sua poesia, l'immortalità.

2- La seconda citazione, la cui traduzione è ripresa immediatamente nelle prime righe del testo, invece deriva dal mio carme preferito del poeta latino Catullo, il Miser Catulle (o carme 8), che il poeta scrisse a se stesso dopo la fine della storia tormentata avuta con la sua amata Lesbia, in cui si riprometteva, dopo aver ripercorso dall'inizio la loro relazione, di resistere e non cercarla mai più. Seh, povero illuso.

3- Ho deciso di ambientare il ricordo di Iggy nella battaglia di Yorktown avvenuta nel 1781, e non il 4 luglio 1776 (anche perché non vi è stato affatto un combattimento in quella occasione) in cui gli inglesi furono sconfitti ed accettarono definitivamente l'indipendenza americana.

4- Il compleanno di Arthur nella mia mente, come in gran parte del fandom, è il 23 aprile, il giorno di S.Giorgio, protettore dell'Inghiterra, oltre ad essere la data di nascita (probabile) e di morte di Shakespeare stesso. Più inglesi di così. E comunque non lo cambierei lo stesso, visto che è due giorni dopo il mio.

 

Ciao a tutti!

Sono lena21, ed è la prima volta che pubblico nel fandom di Hetalia. Se devo essere sincera con me stessa, pensavo assolutamente di non riuscire a fare in tempo a pubblicare questa storia, davvero, ma era un progetto troppo importante per permettere alla mia pigrizia (e se devo essere sincera del tutto, anche alla mia 'ansia da prestazione') di prevalere. Così, in barba a tutti gli impegni e le cose da studiare mi sono impegnata e nell'arco di una settimana ho finito ciò che mesi e mesi fa avevo solamente abbozzato.


Dedico questa one-shot, nella speranza che la leggano, a due mie carissime amiche che mi supportano e sopportano di continuo. Alla prossima!


P.s. Giulia, se finalmente ti sei decisa a iscriverti, sappi che questo è il mio regalo speciale per il tuo compleanno, hai visto, ti ho inserito persino Shakespeare (ora pretendo una statua);

Maria, invece a te la dedico per tutta la pazienza avuta nei miei confronti, davvero, non sarei riuscita a pubblicarla (e a scriverla, ma sono dettagli) senza il tuo aiuto.

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: lena21