Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Kengha    23/04/2016    4 recensioni
Erano passati quasi sei mesi da quello che era poi stato ironicamente chiamato “Inverno Perenne” e adesso il freddo, quello vero, era arrivato ad Arendelle. Il freddo e il ventiduesimo compleanno della Regina.
 Dopo le numerose pressioni di Anna, Elsa si era arresa ed aveva deciso di organizzare un ballo per festeggiare l’evento. Dopo le altrettante numerose pressioni dei funzionari di corte, era stato stabilito che a tale ballo dovessero essere presenti anche i pretendenti della Regina.

La voce si era sparsa in un istante, nonostante il categorico rifiuto della sovrana di fare degli inviti ufficiali: non avrebbe mai pregato nessun’uomo di prenderla come moglie.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Anna, Elsa, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Perché loro meritano un lieto fine tanto quanto lo meritiamo noi.
E perché la loro storia è diventata la nostra.
Ai pochi rimasti, a coloro che non ho ancora deluso ma, soprattutto,
al mio Amore.

Capitolo 11
 

Tre giorni dopo, al tramonto, Elsa era nelle scuderie e stava strigliando con cura Nàjera, con la quale era appena stata in passeggiata. La giovane cavalla era sempre una compagnia gradita e la bionda aveva approfittato del fatto che non nevicasse troppo per uscire a fare una rapida corsa nei prati bianchi.
« Un esemplare magnifico, Vostra Altezza ».
Elsa strinse gli occhi ed una morsa dolorosa le attanagliò lo stomaco. “Esci dalla mia testa” pensò, contrariata dal fatto di essere ancora profondamente tormentata dai suoi ricordi.
« Ancora più bella di quanto la ricordassi ».
E questa volta la Regina realizzò di non averlo immaginato. Si fermò all’improvviso ed ebbe paura di voltarsi, i suoi occhi erano sgranati e il respiro si era improvvisamente accorciato. Interminabili secondi trascorsero prima che la ragazza ebbe il coraggio di voltarsi e si sentì ugualmente mancare non appena il suo sguardo si posò sulla figura della principessa del Sud, che la osservava a diversi metri di distanza, sulla porta spalancata dello stabile.
« Leanne » biascicò, portandosi una mano guantata alla bocca, non potendo credere ai suoi occhi. La mora era un’ombra in controluce, ma Elsa non aveva bisogno di vederla nitidamente per sapere che si trattava di lei… Quante volte, nel corso dell’ultimo anno, aveva sognato quella figura? Quante volte le era parso di sentire la sua splendida voce?
Tante, decisamente. Troppe le volte in cui il suo subconscio le aveva giocato dei tiri mancini.
« S-sei davvero tu? » chiese balbettando, temendo che la figura immobile sulla soglia potesse sparire da un momento all’altro rivelandosi l’ennesima delle sue fantasie.
« Sono io. Parola di scoiattolo ». La ragazza alzò una mano in segno di promessa e la Regina non ebbe più il minimo dubbio che fosse reale. Lanciò con poca grazia la striglia sul tavolo e prese a correre nella sua direzione, accorciando rapidamente la distanza che le separava e stringendola forte a sé non appena le fu di fronte. Mise una mano dietro la testa della principessa, intrecciando le dita ai morbidi capelli e spinse il volto della ragazza contro il suo petto.
« Non posso crederci. Sei qui… » mormorò la bionda, mentre lacrime copiose si riversavano sul suo volto.
« Sono qui » rispose Leanne, ancora stretta contro il petto gelido della Regina di Arendelle.
Elsa circondò la vita della mora con il braccio libero e si concesse un lungo istante per guardarla attentamente in volto. Sorrise dolcemente e le spostò con delicatezza una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio.
« Sei cambiata » sussurrò piano, ammirando ogni dettaglio e riconoscendo su quel volto fin troppo noto dei tratti più maturi, adulti.
La principessa ricambiò quel dolce sorriso e, se ci fu un momento nella sua vita in cui fu certa di potersi perdere negli abissi degli occhi della Regina di Arendelle, fu quello.
Elsa spostò poi la sua attenzione sulle profonde occhiaie scure, che cerchiavano gli occhi ambrati della ragazza più piccola, stonando profondamente su quel volto raggiante e luminoso; con delicatezza fece scorrere un dito indice lungo di esse. Leanne strinse gli occhi di riflesso e le prese la mano, togliendole lentamente lo spesso guanto di cuoio per poterne baciare con amore il gelido palmo.
« Non hai dormito molto » constatò la platinata, leggermente contrariata da quei segni scuri sul volto dell’amata.
« Non ho dormito affatto! » esclamò in risposta la principessa, ridendo. « La mia ultima notte di pace risale all’ultima trascorsa qui, più di undici mesi fa » aggiunse poi, abbassando lo sguardo, leggermente imbarazzata. « Ti ho sognata così spesso da aver finito per confondere realtà e finzione; a volte, il suono del battito del tuo cuore era così reale, così intenso, che svegliarsi e non trovarti faceva troppo male. Spesso ho preferito trascorrere intere notti sveglia, pur di non avere il tuo fantasma al mio fianco ».
Il cuore di Elsa venne stretto da una morsa gelida nell’ascoltare quelle parole: aveva dato per scontato che Leanne fosse abbastanza forte da superare la difficile situazione più velocemente di lei, ma, a quanto pareva, aveva commesso un madornale errore perché la forza di Leanne era tutta apparenza e lei lo sapeva bene. La principessa aveva sofferto tanto quanto lei… probabilmente di più, non avendo al suo fianco una persona come Anna, che la distraesse anche nei giorni più cupi.
« Sono sicura che non avremo più questo problema, per un po’ » rispose in un sussurro morbido, che richiamò subito l’attenzione dell’altra ragazza.
La principessa del Sud sorrise caldamente e rialzò lo sguardo appena in tempo per vedere la Regina di Arendelle accorciare ogni distanza e unire le proprie labbra alle sue in un bacio famelico, profondo e passionale. E continuarono ancora a baciarsi per degli interminabili minuti, staccandosi solo per riprendere fiato, ma continuando a cercarsi con gli occhi, a sfiorarsi, a sorridersi; erano state lontane così tanto tempo e si erano sognate così tante volte che a stento riuscivano a capacitarsi del fatto che fossero lì, insieme. Elsa affondò poi il viso nell’incavo del collo di Leanne e cominciò a lasciarle morbidi baci mentre respirava a pieni polmoni il suo odore.
« Non hai idea di quanto mi sia mancato » disse contro la sua pelle, spostandosi appena per strofinare il naso contro la guancia abbronzata della ragazza più piccola.
« Cosa? » domandò l’altra, non riuscendo a trattenere un sorriso a tutte quelle attenzioni.
« Il tuo profumo » rispose in un basso mormorio la bionda, rubandole un ultimo rapido bacio sulle labbra.
La risata cristallina di Leanne fu per la Regina una vera e propria boccata d’aria fresca e, prima ancora che se ne potesse rendere conto, si era ritrovata a guardarla di nuovo con il volto colmo di commozione e gli occhi pieni d’amore.
« Vorrei poter dire lo stesso di te, ma… ».
Elsa arrossì improvvisamente, ricordando di aver trascorso delle ore intere nelle scuderie e in groppa a Nàjera. La sua mente richiamò gli odori che emanava Anna dopo una passeggiata a cavallo e questo la fece arrossire ancor più vistosamente.
« Ehi, sto scherzando, tesoro » aggiunse poco dopo la mora, notando l’improvviso disagio dell’altra.
« Dobbiamo tornare al castello. Ho bisogno di un bagno » disse la platinata, parlando in maniera quasi meccanica, come fosse un mantra.
Senza aggiungere altro si voltò per raggiungere nuovamente Nàjera e poterla riportare all’interno del box. Si chinò per raccogliere la spazzola lanciata poco prima, quando era corsa incontro alla principessa del Sud, e Leanne non poté fare a meno di osservarla con gli occhi colmi di desiderio: era la prima volta che vedeva Elsa con dei pantaloni e quello su cui si erano posati i suoi occhi le piaceva dannatamente.
« Sai, ora che ci penso » iniziò, con voce suadente, avvicinandosi con passo felino alla figura della Regina, che le dava ancora le spalle, « …non credo di avere nulla da ridire riguardo le tue condizioni attuali ». Senza esitare accarezzò con lentezza disarmante la coscia definita della platinata, che sussultò all’inaspettato contatto e si ritrovò ad arrossire per la terza volta nell’arco di pochi minuti.
Elsa si rimise a fatica in posizione eretta, ma non ebbe il tempo di voltarsi perché la mora le circondò la vita con le braccia, tenendola ferma in quella posizione; poi, nonostante la differenza di altezza, Leanne avvicinò le labbra carnose all’orecchio della Regina, respirando contro la sua pelle e facendola rabbrividire.
La sua voce venne fuori in un basso ringhio molto malizioso: « Ma, se proprio hai fretta di fare un bagno, ti aiuterò molto volentieri ».

***

Tutto era così perfetto da sembrare surreale, solo un altro splendido sogno. Dopo cena, Elsa aveva congedato tutti i domestici e ormai da quasi un’ora lei e Leanne erano stese sul divano della biblioteca, l’una tra le braccia dell’altra, scambiandosi baci intensi, parole dolci e raccontandosi gli avvenimenti più importanti di quegli ultimi mesi.
« E alla fine ha bruciato il mio vestito! » esclamò la principessa del Sud, che stava finendo di raccontare una storia riguardante il suo cugino minore, di età nove anni, alle prese con il suo potere.
« Pericoloso, il ragazzino » rise la platinata, mentre continuava a giocare con le dita della mano sinistra di Leanne, stretta tra le proprie.
« Ora che l’intero Regno è a conoscenza dei nostri poteri è necessario che impari a controllarli, ma mi fido di lui: quel marmocchio ha fegato ».
« Mi dispiace che a causa mia siete stati costretti a venire allo scoperto. Considerata poi come è andata a finire con il matrimonio, i tuoi genitori saranno rimasti molto contrariati dal mio comportamento ».
La mora si soffermò a guardarla qualche istante e non fu sorpresa nel rendersi conto di amarla ancora di più di quanto già non facesse un anno prima. Probabilmente la distanza aveva aumentato il desiderio, ma era certa ci fosse qualcosa di più. Qualcosa che rendeva quella situazione ancor più reale ed emozionante di quanto non fosse già all’inizio.
Tornando finalmente a concentrarsi sulle parole della Regina, ricordò di non aver ancora aperto bocca e, istintivamente, scosse le spalle in risposta. « Vorrei potertelo dire, ma sono andata via prima che la notizia giungesse loro ».
Elsa la guardò, perplessa. « Cosa intendi dire? »
« Alexander. Lui è venuto a cercarmi non appena ricevuta la tua lettera, mi ha detto di aver capito e che era giusto che tornassi nel posto dove mi ero sentita finalmente a casa… qui con te. Fossi andata a discuterne prima con i miei genitori si sarebbe sollevata una questione di paese, avrei perso tempo e forse anche l’occasione di tornare ad Arendelle. Mio fratello mi ha promesso che se ne sarebbe occupato lui e che si sarebbe fatto sentire con delle lettere ».
« Stento a crederci » biascicò la sovrana, scuotendo lievemente la testa e non riuscendo a trattenere un sorriso spontaneo. Sapeva che di onestà il giovane principe ne avesse tanta, così come era sempre stata certa del suo animo gentile, ma mai avrebbe immaginato si sarebbe spinto a tanto per garantire la felicità alla sua sorella minore.
« Io no ». Sorrise in risposta Leanne, sollevandosi leggermente e ponendosi a pancia in giù, schiacciata contro il ventre della Regina, per poterla guardare in volto.
« Potrà sembrarti strano, vista la situazione in cui ci hai conosciuti, ma quello che c’è tra me e lui non è poi così diverso da quello che c’è tra te e tua sorella ».
Elsa la guardò con curiosità e la mora continuò a parlare, con un affettuoso sorriso sul suo volto ambrato: « Io per lui sono sempre stata al primo posto, anche se me ne sono accorta solo di recente. Ha cercato di proteggermi e di difendermi qualsiasi cosa facessi, o dicessi e, soprattutto, non mi ha mai giudicata per le mie scelte. Gli devo davvero tanto, Elsa ».
La Regina sorrise dolcemente in risposta, vedendo l’amore riflesso negli splendidi occhi di Leanne e comprendendo quanto profondo fosse il legame col suo fratello maggiore: abbastanza da spingerli inevitabilmente a ritrovarsi anche dopo un periodo particolarmente difficile, da spingere Alexander a farsi avanti con i loro genitori in nome dell’adorata sorella e dei suoi sentimenti.
« Ci sono debiti che dubito saremo mai in grado di saldare » constatò dolcemente la platinata, pensando inevitabilmente alla sua Anna. « Ma possiamo provarci. Non credi? »
« Naturalmente. Tuttavia, per quanto potrò mai tentare… ».
Leanne fece leva sulle braccia e si avvicinò ancora di più ad Elsa, arrivando a sfiorare con il naso il suo mento, si strofinò dolcemente contro di lei, lasciandole delicati baci per tutta la lunghezza della mandibola, tenendo ancora la mano stretta tra le sue. La Regina sospirò beata a quella sensazione di calore che tanto le era mancata nell’ultimo anno e rimase ferma in quella posizione a farsi coccolare dalla principessa del Sud, desiderosa di recuperare il tempo perso tanto quanto lei. La mora la stava riempiendo di attenzioni da ore, ormai, e la platinata era certa che non si sarebbe mai stancata di sentire le mani di Leanne sulla sua pelle, quelle splendide labbra carnose sulle proprie, il suo profumo intenso e, soprattutto, quel sapore nella sua bocca.
Si baciavano continuamente, lasciando spesso intere frasi o discorsi a metà. Volevano sentirsi, appartenersi, accertarsi che non sarebbero sparire con le prime luci dell’alba, come nei loro sogni.
« Domani andremo nella radura » propose dal nulla la Regina, trovata finalmente l’occasione di parlare.
La principessa straniera annuì piano e sorrise a quelle poche parole. « Non vedo l’ora ».

***

Il tempo le aveva separate a lungo ed aveva affievolito a poco a poco i ricordi, fino a far divenire sempre più flebili le memorie delle sensazioni, degli odori… delle voci.
“Il tempo guarisce ogni ferita” si dice, fin troppo spesso è però sottovalutato il prezzo che questo richiede. Ci erano voluti mesi interi per dare ad Elsa la forza necessaria dal decidersi a smettere di scrivere lettere e, se da un lato questo avrebbe dovuto portar pace, aveva finito irrimediabilmente per distruggerla in maniera più spietata e profonda.
Leanne si era legata a lei fino a diventarne una parte integrante, fino a rappresentare qualcosa che nemmeno Anna sarebbe mai stata in grado di darle – nonostante una piccola parte della Regina sapesse che il suo cuore, se costretto, avrebbe sempre messo la sua sorellina al primo posto, più in alto di Leanne o di se stessa.
« A cosa pensi? » La morbida voce della principessa del Sud la distolse immediatamente dai suoi pensieri e subito si voltò verso di lei.
« A nulla… » mentì la bionda, così debolmente da non riuscire a convincere nemmeno un minimo se stessa.
La mora spronò il suo cavallo, raggiungendo in pochi secondi Elsa e Nàjera e costringendo così la splendida puledra ad arrestarsi. « Non mentirmi » biascicò debolmente, guardandola con eloquenza. La bionda sospirò stanca ma, comunque, non disse una parola.
Leanne allungò una mano e le carezzò dolcemente il braccio. « Ehi » la richiamò piano. « Anna capirà ».
Gli occhi della Regina si fecero lucidi alla sola menzione della sorella e la principessa ebbe la conferma che fosse effettivamente quello il problema.
« Lei ti amerà sempre, a prescindere dalle tue scelte. Siete unite da un legame molto più forte di quello che unisce me ed i miei fratelli… E ci terrei a ricordarti che sono qui grazie ad uno di essi. Andrà bene, vedrai ».
Elsa annuì e Leanne sorrise.
« Allora, vogliamo proseguire la nostra passeggiata? »
« Va bene » affermò la Regina. « Però stavolta il ritmo lo decido io » aggiunse, guardando con complicità la compagna appena un istante prima di spronare Nàjera ed iniziare a galoppare nel sottobosco in direzione della radura. Nonostante tutto quello, era rimasto il loro posto speciale: un piccolo angolo di paradiso che sarebbe sempre stato il muto testimone del loro amore segreto.
Legarono i cavalli all’albero più vicino alla grotta nascosta e si addentrarono tra la pietra camminando l’una a pochi passi di distanza dall’altra, vicinissime, su quella strada percorsa fin troppe volte. Giunte alla grande scalinata di ghiaccio si guardarono un attimo negli occhi, si sorrisero, contemplandosi a vicenda per qualche lungo istante: erano di nuovo loro, di nuovo lì.
Nessuna delle due perse tempo a precipitarsi in direzione del lago, Leanne in particolare sembrava particolarmente entusiasta della cosa.
« Facciamo un bagno! » propose, iniziando già a spogliarsi.
« Te lo sconsiglio: l’acqua è gelida, non reggeresti » la schernì debolmente la Regina, guardandola dal basso della sua postazione sul verde prato.
Leanne si chinò allora sulla superficie dell’acqua ed immerse appena un dito: l’intero specchio d’acqua brillò per un solo istante e, alla fine, tornò esattamente come prima. Almeno nell’apparenza, in quanto la temperatura si poteva dire che fosse notevolmente aumentata: era tiepida, ottima per accontentare i desideri della giovane principessa del Sud.
« Sei ancora dello stesso parere? » ghignò la ragazza.
« Irremovibile ». Asserì la sovrana, spostando la sua attenzione sul libro che teneva accanto, mentre cercava di ignorare con tutte le sue forze la snella figura – sempre più esposta e nuda – a pochi passi da lei. « Anzi, sai cosa? Mi allontanerò. Conoscendoti, bagnerai qualsiasi cosa nell’arco di venti metri ». La platinata si tirò in piedi, ma subito venne fulminata dalla successiva constatazione della principessa.
« Elsa cara… io non voglio bagnare tutto. Mi accontento già solo di te ».
La Regina non ebbe nemmeno il tempo di avvampare per il duplice significato di quelle parole che venne trascinata in acqua da Leanne che, senza troppi problemi, l’aveva spinta con lei.
La bionda riemerse prendendo una lunga boccata d’aria, l’acconciatura totalmente sfatta, i vestiti incollati al corpo – evidenziandone notevolmente le forme – e il libro irrimediabilmente rovinato.
« Leanne! » gridò seccata. « Il linguaggio! »
La principessa straniera, in risposta, si aprì in un’ampia risata che, alla fine, contagiò anche Elsa stessa. Era così bella Leanne quando rideva, ancor di più bella in quel momento con la pelle luccicante per via dell’acqua e gli occhi ancor più luminosi del solito, così intensi da sembrare esser fatti d’oro puro.
« Ti avrei raggiunta comunque ». Ci tenne a precisare Elsa, poco dopo. « Solo più tardi ». Lanciò il tomo bagnato sul prato alle sue spalle e finalmente si girò per dedicarsi alla sua compagna.
« Non ne dubito, ma io ti voglio adesso » sibilò Leanne, cingendola da dietro ed iniziando a spogliarla degli abiti ormai zuppi.
« Immagino dovrò accontentarti » sospirò fintamente infastidita la Regina, girandosi nella sua stretta per essere esattamente di fronte a lei. Lei che rappresentava una delle sue poche costanti e che aveva già gli occhi lucidi di lussuria. Congiunse con fretta ed enfasi le proprie labbra a quelle della mora in un bacio necessario e profondamente desiderato.
« Spogliati » ringhiò Leanne, mordendole il labbro inferiore.
« Ci sto lavorando » mormorò Elsa, scalciando sott’acqua in un disperato tentativo di togliersi i pantaloni da equitazione e il suo ultimo indumento intimo.
Finalmente libera da quelle costrizioni, allungò le mani sott’acqua, afferrando la principessa e prendendola in braccio, tenendola in modo tale che le sue gambe cingessero il proprio bacino.
« Ora va meglio » constatò Leanne, poco prima di avventarsi sul collo della Regina, la quale sbuffò roteando gli occhi, nonostante l’ombra di un sorriso fosse già spuntata sul suo volto perfetto.
« Immagino dovrò ricominciare a mettere i vestiti a collo alto ».
« Puoi giurarci ».

***

Nel frattempo, Anna arrivò galoppando nel cortile del palazzo, tra le mani una lettera urgente del Principe Alexander: l’aveva intercettata quando lei e Kristoff erano ormai a metà strada, ad appena due regni di distanza da Arendelle. Inutile specificare come la principessa, imbattutasi casualmente nel messaggero di corte e venuta a conoscenza dell’esistenza di una missiva da consegnare con “estrema urgenza” – almeno queste erano state le parole dell’ometto – alla Regina di Arendelle, avesse insistito affinché potesse essere lei a consegnargliela.
Erano seguite discussioni, un paio di litigi – uno col postino, uno con Kristoff – ma, alla fine, la principessa era riuscita ad imporsi su entrambi gli uomini.
La rossa corse nel castello e subito si precipitò nello studio della sorella maggiore, certa di trovarla seduta dietro la sua scrivania a compilare pratiche o a leggere trattati.
« Elsa! » esclamò con un sorriso, spalancando la porta chiusa e rivelando così la stanza vuota.
Il suo entusiasmo si spense subito e solo in quel momento realizzò di non aver visto ancora nessun dipendente o maggiordomo reale dal momento in cui era tornata a casa. Persino Gerda e Kai, sempre presenti e a conoscenza di ogni avvenimento del palazzo, sembravano essersi dileguati.
C’era qualcosa di estremamente strano in quella situazione: quel silenzio spettrale era qualcosa di insolito anche ai tempi in cui la sfuggente Elsa era confinata nella sua stanza.
La giovane principessa fu indecisa se indagare o correre in paese alla ricerca di aiuto, quando i suoi pensieri vennero riscossi da una voce lontana e, in qualche modo, famigliare.
Estrasse con decisione una spada da una delle numerose armature del corridoio alla base della scalinata principale e, lentamente, iniziò a salire verso il piano di sopra.
Una leggera risata aumentò la sua perplessità, ma allo stesso tempo l’aiutò a comprendere che, chiunque fosse al castello a quell’ora dell’alba, era dentro la camera da letto della Regina, la cui porta era rigorosamente chiusa.
La ragazza avvicinò il volto lentigginoso ad essa, sperando di cogliere qualche altro stralcio di conversazione e capire chi effettivamente si trovasse lì dentro.
« Non dovremmo discutere di qualcosa di un po’ più burocratico? » La domanda era stata pronunciata dalla sconosciuta con la voce famigliare: quella voce calda e roca non era nuova nella sua mente, eppure non riusciva a collegarla ad alcun volto.
« Discuteremo più tardi di affari … ». Gli occhi chiari di Anna si dilatarono leggermente quando riconobbe la voce della sorella maggiore. « … I regni non vanno da nessuna parte ».
La rossa sorrise, rassicurata dal fatto che anche Elsa fosse dall’altra parte della porta e che, soprattutto, stesse bene. Probabilmente era ancora a letto e stava discutendo con qualche cameriera – sicuramente una delle nuove arrivate, vista la voce famigliare ma non abbastanza.
Le avrebbe fatto sicuramente una bellissima sorpresa apparendo con nientemeno di una nuova missiva da parte di Alexander tra le mani.
Si emozionò al solo pensiero della faccia che la sorella avrebbe fatto; prese un bel respiro, afferrò la maniglia e contò fino a tre.
Poi, spalancò la porta e guardò nella stanza.

   
 
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