Hold

Nonostante il berretto di lana con tanto di pompon e la sciarpa che le avvolgeva elegantemente il collo, Vera aveva freddo. Era stata una pessima idea fare una passeggiata a quell'ora, ma osservare l'oceano da una finestra era imparagonabile al vederlo dal vivo. Questo pensava, muovendo senza fretta piccoli passi sulla spiaggia di Fiorlisopoli. Quel tratto era deserto, tempestato da un confusionario turbine di orme che la marea aveva cancellato solo in parte, come un pittore che spennella distrattamente il suo quadro. Quelle lasciate dagli stivali di Vera erano più evidenti e si susseguivano in linea discretamente retta a pelo della riva. Teneva lo sguardo sulla sabbia, meravigliandosi di quanto fosse fine e bianca, al contrario di quella d'un brillante color oro a cui era abituata a Hoenn.

Si fermò, ammirando l'immensa distesa scura che le si stagliava dinnanzi, confondendosi con il cielo rannuvolato. L'aria trasportava con sé un sapido aroma di salsedine, che le permeava nelle narici, al punto da darle l'impressione di sentirne il salino sapore in bocca. Era così strano rabbrividire in un luogo che di norma associava a un calore avvolgente e anche nei mesi più gelidi non perdeva la sua magia.

«Anche tu qui?»

Quella frase inaspettata la riscosse dai suoi pensieri, provocandole un sussulto. Si voltò con le pupille sgranate. Non era uno scherzo della sua mente stanca: quella voce era davvero di Drew, che la squadrava pochi passi addietro, anch'egli in tenuta invernale.

«Eh già…» commentò, volgendo di nuovo la sua attenzione alle acque, che continuavano ritmicamente a rigettare sull'umida battigia le loro onde. «Ci tenevo a vedere il mare, però fa un po' freddo, stasera.»

Il ragazzo si avvicinò, quel tanto da portarsi pari a lei. Voltò il capo, perdendosi a guardarla. Teneva gli occhi fissi al largo e si sentì quasi ammaliato dalla genuina bellezza che sprigionava, con la bocca un poco dischiusa e alcune ciocche di troppo che le incorniciavano il viso dai lineamenti armoniosi. Lo sguardo però gli cadde anche sulle sue mani, che tremavano quasi impercettibilmente ed erano di una carnagione così chiara rispetto al solito da far impressione.

Si lasciò pervadere da una scarica di audacia, afferrandole furtivamente la mano. A quel contatto la sentì trasalire, poi affondò timidamente la faccia nella sciarpa per nascondere le guance che sentiva di colpo bruciare, come un Pokémon pauroso che si rintana nella sua Sfera. Consolidò infine la stretta, molto piano.

«Così va meglio?» domandò lui, con una nota di premura, in attesa di una reazione.

«Forse un po'…» rispose Vera, portandosi un pugno al viso e abbassando gli occhi. Il suo cervello era andato nel pallone e una dolce sensazione di caldo, d'un tratto, le scaturiva dal petto diffondendosi piacevolmente nel resto del corpo, come la luce di un faro. Si lasciò cullare da essa e dal fervore nato in lei, pensando che uscire era stata la scelta migliore che avesse mai potuto fare. Perciò si trovò a dire un tacito grazie al mare, complice di quel piccolo momento d'intima dolcezza.