Julie
doveva resistere ancora mezz'ora alle richieste del capo.
Alle
17:00 avrebbe potuto finalmente tirare un calcio alla porta
dell'ufficio e tornare a casa da Joel a preparare le valigie. Il mese
appena passato le aveva portato nuove responsabilità al
lavoro, era
diventata la responsabile marketing alla J&W, un'importante
agenzia pubblicitaria, ma questo l'aveva sommersa di stress e la
vacanza alle isole Keys, programmata come ogni anno con Oliver e
Felicity, le avrebbe fatto staccare finalmente la spina.
H17:30
Arrivata
finalmente a casa si buttò tra le braccia di suo marito
gridando:
“Keys
arriviamo”. Non voleva più pensare al lavoro per
la settimana
successiva. Voleva semplicemente dedicarsi al suo sposo, ai suoi
amici e a se stessa. Ne aveva bisogno.
Da
cinque anni ormai, Julie e Joel affittavano a Giugno una casa sulla
spiaggia alle isole Keys in compagnia dei loro amici.
Julie
e Oliver si conoscevano da una vita. Lei, la ragazza più
invidiata
del Dade college di Miami era la migliore amica di lui, il ragazzo
più desiderato dell'università.
Figlio
di Robert Queen, ricco imprenditore di Miami, Oliver era bello oltre
misura, ricco, atletico: il ragazzo più ambito
dell'università. E
lui certamente non disegnava le attenzioni di tutte quelle ragazze
che gli si buttavano ai piedi.
Tra
i due però non successe mai niente. Forse erano troppo amici
per
pensare di poter rovinare tutto con una storia.
Julie
si accontentò sempre di averlo come amico e non ne fu mai
delusa. Se
agli occhi della gente Oliver sembrava un ricco spocchioso e senza
riguardo per gli altri, a quelli di Julie era semplicemente un
ragazzo giovane che ne sapeva ancora troppo poco della vita. Fino a
quando, un'estate, Oliver visse il naufragio del suo yacht e vide suo
padre morire. Il ragazzino viziato si trasformò in un uomo
sensibile
e coraggioso. Il suo modo di pensare e di comportarsi si
trasformò
completamente. Non volle più vicino a se persone vanitose e
superficiali, anzi si avvicinò a Felicity, una ragazza
conosciuta
alle lezioni di informatica. Bionda e occhialuta era diversa dalle
ragazze che era solito frequentare; brillante ma non piena di
sé,
colpi Oliver con la sua trasparenza e determinazione.
I
due iniziarono a frequentarsi e ben presto Felicity diventò
una cara
amica di Julie. La nuova fidanzata di Oliver non la vide mai come un
pericolo, tanto limpido era il loro rapporto. E l'affetto tra le due
crebbe talmente tanto da potersi reputare amiche.
Vere
amiche.
L'entrata
in scena di Felicity portò con sé inoltre il suo
amico Joel
Edwards, che da subito perse la testa per Julie: i lunghi capelli
scuri e ondulati di lei, i suoi occhi grandi e verdi, il suo
carattere spiritoso e un po' sfacciato, avevano fatto breccia nel
cuore di Joel.
Lui,
aspirante scrittore, era esattamente l'opposto di Oliver.
Julie
se ne innamorò pazzamente. Fu conquistata dalle sue
attenzioni. Da
subito capì di aver trovato un uomo protettivo e maturo, che
a
differenza dei ragazzi incontrati fino a quel momento seppe regalarle
emozioni nuove.
Il
college finì e le strade delle due coppie si divisero,
seppur
continuarono a frequentarsi. Julie e Joel si sposarono a Miami subito
dopo l'università, lei ottenne il lavoro di pubblicitaria
che aveva
sempre desiderato e lui invece iniziò a scrivere il suo
libro. Le
loro vite procedevano come previsto.
Oliver
divenne un architetto e si trasferì subito dopo la laurea ad
Orlando, dove gli fu offerta la direzione di un importante studio di
interior design.
Felicity
ovviamente lo seguì senza indugiare e anche loro in breve
tempo si
sposarono.
E
tralasciando i particolari delle vite e dei matrimoni comuni si
ritrovarono al 16 Giugno. Alle Keys di nuovo. A guardare il tramonto
dalla veranda della villetta sulla spiaggia.
Solita
routine? No, solito paradiso.
Julie
continuava a ricevere conforto da quella casa che negli ultimi cinque
anni li aveva ospitati. Continuava a trarne energie positive.
Oliver
e Felicity arrivarono circa un'ora dopo i coniugi Edwards e la
vacanza ebbe inizio. Era passato più di un mese dall'ultima
volta
che si erano visti e la serata non poté che passare allegra
e
leggera.
Una
buona cena, un buon vino, la brezza marina che soffiava delicata
all'interno della casa dalle grandi finestre lasciate aperte. Il
profumo del mare era intenso.
Le
due coppie erano in perfetta sintonia, ogni volta che si vedevano mai
uno screzio rovinava le loro giornate.
Tre
bottiglie di vino e molte risate più tardi, l'oasi di pace
di Julie
venne però interrotta dalla telefonata del collega Russel
che, con
tono minaccioso, le ricordò l'imminente scadenza di un
lavoro che
non poteva aspettare le vacanze di nessuno.
Si
fece ora di andare a dormire. Julie e Joel andarono a letto. Joel si
addormentò praticamente subito, Julie invece continuava a
girarsi e
rigirarsi nel letto, ansiosa di dover finire il lavoro in scadenza.
Decise allora di alzarsi e provare a lavorare. Il legno del letto
scricchiolò delicatamente, svegliando Joel che le chiese:
”Dove
vai tesoro?”
“A
lavorare un po', non riesco a dormire. Tu dormi tranquillo”
rispose
Julie e uscì dalla camera.
Scendendo
le scale si accorse che le luci della sala da pranzo erano accese,
Oliver infatti non era ancora andato a dormire.
“Che
fai in piedi?” chiese lui.
“Voglio
finire quel lavoro altrimenti non riuscirò a godermi questa
vacanza,
e ne ho bisogno” rispose Julie.
Oliver
la invitò a sedersi vicino a lui per due chiacchiere e Julie
gli
chiese che ci faceva sveglio.
“Avevo
bisogno di stare in silenzio.”
”Perché?”
”Sono
pieno di impegni ultimamente, ho poco tempo per me, avevo realmente
bisogno di non dover pensare a niente per un attimo.”
”Sei
sicuro di stare bene, Oliver?”
Lui
le rispose di stare tranquilla, andava tutto bene. Semplicemente a
volte capitava di accumulare della stanchezza mentale.
Parola
dopo parola, passò quasi un'ora. Un'ora che bastò
a ritrovare la
vecchia confidenza. Era così facile per loro parlare. Lo
avrebbero
potuto fare per ore.
Oliver
guardò Julie e le chiese da quanto tempo non parlavano
più cosi.
”Da
quando sono entrati nelle nostre vite Felicity e Joel!”
”Hai
ragione. Perché?”
”Forse
perché abbiamo trovato in loro nuovi amici. Forse
perché all'inizio
delle nostre storie con loro, pensavamo che la nostra unione li
avrebbe fatti sentire esclusi. Forse perché non volevamo
perderli e
credevamo che l'amicizia tra uomo e donna sarebbe stata guardata con
un po' di malizia...”
”È
successo sicuramente questo” controbatté lui
“ma siamo stati
degli stupidi allora.”
”È
vero. Mi sei mancato, Oliver Queen. È
bello parlare con te.”
… poi le parole mancarono. Ci fu un attimo in cui i loro sguardi si incrociarono e i loro visi si fecero più seri. Oliver guardava fissa Julie. Pochi secondi sembrarono interminabili. Nei loro occhi si leggeva la confusione che sentivano in quel momento. Non riuscivano a decifrare i loro pensieri.
Poi
Oliver si protese verso di lei. Erano seduti vicini, spalla contro
spalla. E i loro visi si avvicinarono. Oliver fissava le labbra di
Julie, come se le vedesse per la prima volta. Il respiro si fece
leggermente più pesante. Il battere più forte dei
loro cuori quasi
faceva rumore nel silenzio della notte. Era come se i pensieri si
fossero interrotti, come se la coscienza non riuscisse a esprimersi.
Ma d'improvviso Julie trascinò in dietro la sedia,
alzandosi, e gli
gridò sottovoce:
”Che
cazzo fai?”
Oliver
subito si alzò in piedi scusandosi, cercando di avvicinarsi
a lei
per calmarla. Ma di nuovo la ragazza si scostò e senza dire
niente
andò via.
La
notte passò agitata per entrambi, che non riuscivano a
capire come
fossero arrivati a quel gesto. Sembrava tutto surreale.
Stare
accanto ai propri sposi e dover nascondere l'accaduto. Dovevano
nasconderlo?
La
sveglia suonò alle otto, Joel si girò e diede un
bacio a Julie per
svegliarla.
Scendendo
in cucina trovarono Oliver e Felicity già pronti per la
spiaggia.
Felicity, scoppiettante, non vedeva l'ora di stendersi al sole.
Oliver, silenzioso, era intento a preparare il caffè dava le
spalle
alla porta del corridoio da cui entrarono i suoi amici, ma
girò
leggermente la testa per cercare di scorgere il viso di Julie. Poi
abbasso nuovamente la testa verso la macchina del caffè,
imbarazzato, preoccupato.
L'Oliver
Queen dall'ostentata sicurezza non sapeva come comportarsi. E
raramente nella vita gli era capitato.
”Pronti
per la spiaggia?” chiese Felicity, e tutti risposero
affermativamente tranne Julie che, chiedendo perdono, spiegò
avrebbe
avuto bisogno di un'ora o due per terminare il lavoro in scadenza.
”Perfetto,
allora ti aspettiamo in spiaggia” le ribatté
l'amica.
Tutti
uscirono di casa, Julie si sedette al tavolo, prese il pc, ma subito
si ritrovò con la testa che le scoppiava tra le mani. Non
riusciva a
capacitarsi di ciò che era successo la notte prima, diede la
colpa
al vino "sì, è sicuramente colpa del vino,
eravamo un po'
brilli" pensò.
Cercava
una giustificazione, ma non la trovava. Doveva concentrarsi sulle
carte, ma era impossibile spostare i pensieri in un'altra direzione.
Il
senso orrendo di colpa lasciava spazio ai brividi che le percorrevano
lo stomaco ogni qual volta la sua mente visualizzava quel momento.
Dalla porta finestra della veranda, intanto, vedeva in lontananza Joel e gli amici distesi sulla spiaggia. Joel sembrava così felice e sereno e Julie non poteva credere di potergli far provare un dolore così forte. Decise quindi che tacere sarebbe stata la scelta migliore, sicura del fatto che ciò che era accaduto non avrebbe avuto un seguito.
Intanto,
in spiaggia, Oliver e Felicity prendevano il sole, mentre Joel si
spostò per salutare i vicini di casa che ogni anno
incontravano.
Felicity
si accorse di essersi dimenticata la crema solare e Oliver, per avere
la scusa di capire come si sentiva Julie, si propose di andare a
prenderla. Percorse la profonda spiaggia verso la casa ed entrando
per la veranda trovo Julie seduta al tavolo, intenta a fissare una
parete. Accortasi di Oliver, non disse una parola e tornò a
far
finta di concentrarsi sulle carte.
"Julie..."
sospirò Oliver.
"Oliver,
forse è meglio evitare il discorso" interruppe lei brusca.
"Julie,
ascoltami, ti voglio solo chiedere scusa. Non avrei mai dovuto
comportarmi così. Non so cosa mi sia capitato."
"Non
sai cosa ti sia capitato?" intervenne lei con un tono scocciato
e nervoso. "Oliver, le cose si fanno in due"
"Hai
ragione ad essere arrabbiata, senti Julie, ti prego, facciamo come
che non sia mai accaduto, dimentichiamo tutto. Ti Prego..."
Lei
subito reagì con una risatina isterica. Poi il suo viso si
incupì.
Diede un'occhiata alla spiaggia poi si rigirò da Oliver e
secca
aggiunse:
"Sono
arrabbiata? Certo che sono arrabbiata, Oliver. Non riesco a capire,
ci provo e ci riprovo, ma niente. Buio totale. E quello che mi fa
infuriare, Oliver, è che l'unica cosa a cui riesco a pensare
è come
sarebbe stato quel bacio!"
Oliver sgranò gli occhi dallo stupore capendo che, nonostante il senso di colpa, entrambi avevano provato lo stesso strano e inaspettato sentimento. Le si avvicinò veloce e la baciò. Come se sfogasse un desidero nuovo, ma represso. Un bacio a cui mai nessuno dei due aveva pensato. Eppure dal semplice guardarsi in maniera diversa la sera prima era scoccato qualcosa. La voglia di assaporare quel proibito, la curiosità di sapere cosa nascondeva l'intimo di quell'amico che fino a poche ore prima era innocente e innocuo. Una voglia difficile da non assecondare, che aveva sommerso i loro pensieri. E quel bacio era esattamente come in quelle ultime ore avevano immaginato. Caldo, sensuale e proibito.