Enjorlas affronta la strada come se calcasse una parata militare.
I lampioni proiettano la sua ombra in forme oblunghe, e Grantaire, poco più indietro, si diverte a camminarci dentro. Non c’è stupore, nel fatto che Enjorlas stia tutto dritto e fervente - hanno avuto diversi colori di capelli, parlato altre lingue e cambiato troppi nomi, ma se Enjorlas non si comportasse come se avesse già affrontato l’apocalisse rivoluzionaria, Grantaire si preoccuperebbe.
Quindi lo segue, poco curante di una direzione che, se non avesse lasciato il vino andargli alla testa, troverebbe familiare. Pensa che ha fame, che potrebbero andare in quel posto aperto fino a tardi, visto che Enjorlas è sicuramente digiuno, e lui è – beh, ubriaco, ma appunto per questo dovrebbe riempire lo stomaco.
«Avevate tanto di cui parlare, tu e Colette.». Enjorlas non ha aperto bocca da quando hanno salutato i Les amis. Anche quella è una cosa che fa, di tanto in tanto. Grantaire si dispiace che Marius non sia lì, per difendere il deturpato nome della sua amata.
«Cosette?»
L’altro fa un cenno con il capo.
«Oh, sai.» Grantaire non può trattenere un sogghigno. «Entrambi amiamo parlare di come il nostro sia a heart full of love.».
Nonostante la trovi una battuta splendida – Grantaire si è anche messo di impegno, ha intonato la fine della frase – Enjorlas non lo degna di fermarsi, o di sbuffare, o di prestargli attenzione. Canti una volta, ti giochi la carta per sempre. Aumenta il passo, e continua «Insomma, con uno come Marius, non ti aspetteresti mai una così carina.» fa un cenno con la mano, sebbene non possa essere visto.
«Quanto sia carina sembra essere l’argomento preferito di Marius.»
«Da quando ascolti ciò che dice Marius?» R si ferma, fingendosi sorpreso «Non dirmi che adesso ti importa della sua anima solitaria.»
Può chiaramente sentire la frustrazione di Enjorlas.
«Una volta è successo, che ti importasse, mai stato ignorato come in quella versione lì, anche se sei sempre un maestro nel riuscire a-»
Enjorlas si blocca, e R quasi rischia di sbatterci contro. Lo vede voltarsi e fare un’opera di contegno. Dice solo «Sembravate andare d’accordo.» lapidario, ed è lì che le rotelle di Grantaire iniziano a funzionare: uno può essere ubriaco, ma non cieco.
«Non dirlo come se fosse una cosa strana.».
O forse, proprio perché un po’ cieco lo è, gli viene sempre facile – non importa in quale vita, con che causa o in che misura – mettere a fuoco Enjorlas. E il fatto che sia irritato, perché Cosette è simpatica, e carina, e Grantaire la trova meglio di come Marius l’aveva descritta, è inedito.
Si limita a fissarlo per qualche secondo, con uno sguardo non particolarmente intelligente, pensando che ci sono state altre volte in cui Enjorlas è stato irritato. La barriere du maine, la ricorda bene, e quella volta al caffè, la prima in cui Marius era entrato parlando di fantasmi; e ancora, il Corinto, più chiaro di tutte quelle memorie frammentate messe assieme.
La tua testa tende a essere un luogo strano, quando vivi tante vite, le ricordi tutte e tutti i ricordi sono un minestrone di alcool.
Enjorlas sembra starsi spazientendo, in quel silenzio. A volte apre le bocca come se volesse dire qualcosa, ma poi la richiude e stringe le labbra. È uno spettacolo divertente da osservare. Infine, Grantaire gli posa una mano sul viso, il pollice dietro l’orecchio.
Enjorlas è più irritato di prima. «Lo trovi divertente?» porta una mano sulla sua, stringendogli il polso.
«Immensamente.» ammicca «Potrei passare più tempo con Cosette. Possa la tua Ira Divina infiammare su noi poveri mortali.»
Gli occhi di Enjorlas si incupiscono. La prende, come ogni questione, molto seriamente. «Sicuramente su di te.»
«Non vedo l’ora.»
Sbuffando, Enjorlas prende la mano nella sua. Apre il palmo sfiorando le linee disegnate nell’interno, con strana delicatezza, e vi posa le labbra.
Grantaire, per una volta in vita sua, è sinceramente sorpreso. «Almeno questo non è l’unico bacio che hai dato in questa vita.». Enjorlas, alzando gli occhi, sorride. Si deve abituare, al poter vedere il sorriso di Enjorlas tutto intero, e non solo in una metà che non fa in tempo a finire.
Senza sprecare tempo, R lo prende per mano, e ritorna a calcare la sua ombra sui passi di casa.