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Autore: ChiaraBJ    24/04/2016    3 recensioni
Livyana testimone di un brutale omicidio, Ben e Semir faranno di tutto per proteggerla anche a costo della loro stessa vita. Fughe, complotti, fiducia mal riposta, sono alcuni ‘ingredienti’ che troverete in questa nuova F.F.
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Una serie di sfortunati eventi

Era un tiepido pomeriggio di fine maggio, i due ispettori della CID Semir Gerkhan e Ben Jager, dopo aver pattugliato per tutto il giorno le autostrade attorno alla città di Colonia, stavano concludendo l’ennesimo turno di lavoro.
“Finalmente una giornata relativamente tranquilla” esordì il piccolo ispettore alla guida della sua BMW argentata.
“Certo socio, come no…tranquillissima” rimbeccò con una punta d’acidità nella voce Ben “Se non consideriamo il pazzo che ha scambiato l’autostrada per  il circuito di Nürburgring o lo scellerato che alle due di pomeriggio era già così ubriaco da percorrere sette chilometri dell’A57 in contromano…è una fortuna che nessuno si sia fatto male e che la tua auto di servizio sia ancora tutta integra”
Il giovane poliziotto mentre parlava guardava serio il suo partner, che alla fine della frase si voltò verso di lui per un  istante, poi entrambi scoppiarono in una fragorosa risata.
“Effettivamente sì, un po’ movimentata lo è stata, abbiamo avuto un po’ da fare, ma almeno non siamo stati costretti a sparare o schivare pallottole. Dieter e il commissario ci ‘ringrazieranno’ per non aver ammaccato l’auto di servizio. A proposito d’auto” continuò Semir “Quando ti restituiscono la tua?”
“Stamattina hanno chiamato dall’autofficina, che tra l’altro è poco distante dalla stazione dei treni…”
“Vero, me lo avevi accennato ad inizio turno” replicò il piccolo ispettore interrompendolo “Oggi torna dalla gita scolastica Livyana”
“Già” replicò quasi con aria sognante Ben “Sai ti capisco quando mi parli  di quanto ti mancano le tue figlie…Andrea…”
“Ormai vivete insieme da quasi un anno, sei molto più di un fratello maggiore per lei oserei dire quasi un padre, anche se a volte mi sembra che sia più lei che ti fa da ‘balia’” Semir avrebbe forse voluto dire a Ben che Livyana era per lui una piccola mamma, ma se ne guardò bene.
Prima di iniziare il turno Ben era andato al cimitero per una fugace visita alla madre defunta, vi andava sempre in occasione della data del compleanno.  Il piccolo ispettore lo aveva aspettato all’uscita, sapeva che Ben in quei momenti voleva restare solo ed era sicuro che malgrado fossero passati molti anni  la madre gli mancasse ancora moltissimo.
Semir quindi cambiò tono anche per cercare di alleggerire l’atmosfera nel malaugurato caso che Ben avesse percepito i suoi pensieri, visto che ormai tra i due soci si era creata una sorta di empatia.
“Comunque da quando c’è Livyana ho notato che sei diventato più responsabile, un po’ meno spericolato, direi che stai mettendo la testa a posto…senza contare che quando lei non c’è ridiventi un ritardatario cronico” replicò Semir sogghignando un po’.
“Ci credo! Lei e le sue suonerie musicali, al posto mio ti alzeresti di scatto anche tu. Mi ha detto che arriverà verso le cinque e mezzo, deve raccontarmi un sacco di cose. E indovina chi ha incontrato per le vie di Berlino? Tom Beck, che l’ha subito riconosciuta” continuò Ben.
“Ah giusto dimenticavo… tu e ‘quello la ’ siete amici…figurati l’invidia delle sue amiche” ridacchiò Semir.
“Infatti pensa che insieme alla sua compagna di banco hanno fatto un ‘selfie’. Mi immagino già attaccata ad una parete della sua cameretta la gigantografia” sbuffò Ben alzando gli occhi al cielo “Se continua ad assillarmi così la prossima volta che lo vedo gli sparo”
“Via Ben, a parte che non lo faresti mai, dovresti sapere che le ragazzine di oggi sono così, io ne so qualcosa…ho una certa esperienza in materia” fece con fare saccente l’ispettore più anziano.
I due poliziotti si avviarono quindi verso l’autofficina.
“Eccoci arrivati” disse il piccolo ispettore fermando la sua auto davanti ai portoni dello stabile.
“Grazie del passaggio, Semir” rispose il giovane poliziotto scendendo dalla macchina “Ci vediamo domani”
“Puntuale, salutami Livyana, dalle un bacio da parte mia”
“Sarà fatto ‘zietto’ e non preoccuparti adesso è tornata la ‘sveglia’” ridacchiò Ben entrando  nell’autofficina a piedi per poi uscirne pochi minuti dopo a bordo della sua Mercedes rimessa a nuovo.

Il giovane parcheggiò l’auto nel parcheggio antistante alla stazione ferroviaria di Colonia dopo di che si diresse verso l’entrata dell’enorme struttura.
Entrato diede subito una rapida occhiata al tabellone degli arrivi.
La piccola sarebbe arrivata a destinazione nel giro di pochi minuti.
Con una certa emozione Ben si diresse verso il binario, Livyana aveva trascorso una settimana lontano da casa e per lui, che l’aveva in affido da più di un anno era una novità.
“Ispettore Jager” una voce femminile e civettuola richiamò la sua attenzione.
Il ragazzo si voltò riconoscendo subito la persona che gli era arrivata alle spalle.
“Salve signora Pettersen ” rispose cordiale.
La donna era la madre di una delle compagne di classe di Livyana, era separata e ogni occasione era buona per poter conversare o vedere il giovane ispettore.
Ben sapeva dell’interessamento della donna, tra l’altro molto bella, ma il ragazzo gentilmente aveva sempre volutamente evitato di approfondire la questione.
“Non vedo l’ora che la mia piccola Patty arrivi…sa mi è mancata molto…al telefono mi ha raccontato un sacco di cose di quanto si è divertita, che con Livyana ha incontrato quel cantante…”
Ben cercò di prestare attenzione alle parole che sciolinava la donna, ma il suo sguardo fu attratto da un’altra donna che si guardava attorno con un modo che a Ben risultò quantomeno sospetto.
La donna, sulla quarantina, gli rammentava una collega di quando era all’LKA, ma erano passati alcuni anni, quella persona aveva i capelli corti e brizzolati, mentre la collega per come la ricordava aveva i capelli neri e lunghi.
Per una frazione di secondo i loro sguardi s’incrociarono, a Ben sembrò quasi che la donna volesse quasi dirgli qualcosa o per lo meno attirare la sua attenzione, ma la sua attenzione fu attirata dall’inconfondibile fischio del treno che stava sopraggiungendo.
Avrebbe rivisto Livyana a breve e niente per lui in quel momento contava di più.
Pochi minuti dopo il treno stazionava davanti a lui e un autentico plotone di festanti genitori si avvicinarono al mezzo per accogliere i loro figli che ad uno ad uno con ordine lentamente iniziarono a scendere.
Appena scesi il giovane li vedeva subito saltare al collo dei loro papà o delle loro mamme.
Ben si stava sempre più emozionando e la cosa lo fece un po’ sorridere: stava diventando quasi ansioso nei confronti della piccola. Se lo avesse visto Semir in quel momento, lo avrebbe sicuramente canzonato per un bel po’.
L’emozione però svanì per fare spazio a uno stato d’agitazione.
Erano scesi tutti.
Tutti tranne Livyana.
Ben salì con il cuore in tumulto sul treno e percorse il piccolo corridoio della carrozza dove era seduta la classe della bambina e fu lì che la vide, con accanto una delle maestre.
“Ben!” urlò di gioia la piccola appena lo vide.
“Livyana, ma dove eri finita, mi stavo preoccupando” replicò sollevato il giovane nel vederla.
“La piccola aveva urgenza di andare in bagno, ma quando il treno non è in movimento le toilette sono fuori servizio e le porte si chiudono…” delucidò la maestra.
“Credevo che dentro ci fosse qualcuno, così mi sono messa ad aspettare…fortuna che la maestra è venuta a chiamarmi…” ribatté un po’ imbarazzata la piccola.
“Dai coraggio scendiamo” la incoraggiò Ben “Prendo io la valigia, tu se vuoi vai pure tranquillamente in bagno, ti aspetto vicino al grande orologio che c’è all’entrata della stazione”
La piccola non se lo fece ripetere due volte e a passo svelto si diresse verso i bagni pubblici presenti all’interno del maestoso edificio.

“Buon pomeriggio” salutò la piccola incrociando una donna che usciva dalla toilette per dirigersi verso un lavandino per lavarsi le mani.
“Ciao piccola” ricambiò il saluto la donna.
Livyana quindi entrò dentro la toilette.
Passò un minuto quando…
“Ehi ragazzi, ma non lo avete visto il cartello? Non sapete leggere?” sbottò la donna intenta a lavarsi le mani vedendo entrare due uomini.
“Questo è il bagno delle signore e voi non mi sembrate delle donne” continuò acida sempre senza voltarsi.
“Non ti preoccupare, usciamo subito” replicò sprezzante uno dei due sbarrano la porta con una sedia trovata all’interno mettendola sotto la maniglia per impedire l’accesso a chiunque, mentre l’altro prese dalla tasca un cappuccio mettendolo in testa alla donna.
La giovane cercò di divincolarsi, ma il cappuccio le impediva di urlare, inoltre l’uomo che la teneva ferma era molto forte. Poi improvvisamente la stessa cadde a terra senza vita. Il complice con un colpo secco e deciso le aveva reciso la carotide con un coltello.
Nessuno dei due uomini nelle concitate fasi dell’omicidio fece caso a Livyana che sentendo dei strani mugugni aprì appena la porta per spiare cosa stesse succedendo. Per sua fortuna nessuno dei due l’aveva vista entrare, e nessuno si accorse che la piccola stava assistendo alla terribile e agghiacciante scena.
Impaurita la piccola rientrò subito nel bagno. E d’istinto si chiuse nuovamente dentro stando attenta a non fare il minimo rumore. Si tappò con entrambe le mani la bocca, avrebbe voluto gridare chiamare ad alta voce Ben.
Uno dei due uomini si mise a frugare nelle tasche della donna e ne estrasse un cellulare, poi prese il piccolo zainetto che aveva con se, la borsetta con all’interno il portafogli e i vari documenti. Nessuno l’avrebbe identificata, almeno non subito.
L’altro invece si lavò accuratamente le mani sporche di sangue.
“Andiamocene, svelto” ordinò asciugandosi le mani.
“Sì, ma aspetta un attimo, meglio essere sicuri, vedo se ha con se qualche altro documento o altro…tu intanto controlla che non ci sia nessuno all’interno dei bagni”
“Non c’è nessuno.. dai filiamocela…” quasi urlò l’altro.
“Un attimo meglio controllare…” replicò severo.
L’uomo cominciò ad aprire ad una ad una le porte dei bagni. La piccola era impietrita dalla paura, ma ebbe lo stesso la forza di allungare una mano per controllare che la serratura fosse chiusa bene.
Intanto uno dei due assassini continuava ad aprire le porte, fino a che una gli resistette. Dietro ad essa c’era la piccola Livyana.
L’uomo estrasse quindi una pistola vi montò velocemente il silenziatore dopo di che con un calcio scardinò la porta. Se dietro ci fosse stato qualcuno lo avrebbe freddato seduta stante.
Vuoto.
Il bagno era vuoto.
“Qui non c’è nessuno, usciamo” disse poi.
L’uomo fortunatamente non si chiese il perché della porta chiusa e riponendo la pistola nella fondina uscì con il suo complice dalla toilette della stazione.
La piccola li sentì uscire. Si era salvata dalla furia dell’uomo armato rotolando nel bagno accanto attraverso il divisorio che non arrivava a toccare terra.

Nel frattempo Ben stava aspettando Livyana sotto il grande orologio della stazione.
Non voleva passare per una persona apprensiva, ma secondo lui Livyana ci stava mettendo un ‘eternità.
Stava quasi per raggiungerla quando la vide correre verso di lui impaurita e ansimando.
“Livy…ma…” quasi balbettò Ben vedendola arrivare di corsa e in quello stato.
La piccola non disse nulla, ma il ragazzo capì subito che qualcosa di grave era accaduto e quando lo accompagnò nei bagni delle signore i suoi sospetti ebbero una terribile conferma.
In un lago di sangue giaceva a terra il cadavere di una donna.
 
N.D.A Questa storia è nata dopo l’ennesima visione di un film che appartiene alla mia giovinezza. Alla fine vi dirò il titolo e non ora in quanto potrei ‘rovinarvi la sorpresa’ visto che sono presenti alcune analogie. Tra l’altro oltre al preziosissimo aiuto della mia Amica Beta MATY, in questa nuova FF ho avuto la collaborazione di mia madre nella ricerca dei titoli che rammentano film/libri (mia madre che non manca mai di rimproverarmi e rimproverarci per come trattiamo il povero Ben, a detta sua ormai vicino all’assomigliare a Frankenstein!). Bene dopo questa doverosa precisazione…
Angolino musicale: Canzone ispirata da …Maty/Semir (Paradiso, ‘il nostro’, non quello di Dante…cap. 2) Michael Bublè ‘Home’ (Casa).
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=lbSOLBMUvIE
Un altro giorno d'estate È arrivato ed è andato via A Parigi e a Roma Ma io voglio andare a casa Forse circondato da Milioni di persone io Mi sento ancora solo Voglio solo andare a casa Mi manchi, lo sai…Sto bene piccola, tu come stai? ...ma voglio andare a casa Devo andare a casa  Lasciami andare a casa Sono troppo lontano Da dove sei tu Voglio andare a casa E sento come se stessi vivendo  La vita di un altro è come se me ne fossi andato Quando tutto stava andando bene E so perché tu non potresti venire con me Questo non era il tuo sogno Ma tu hai sempre creduto in me...Andrà tutto bene  Sarò a casa stasera Sto tornando a casa …
 
 
  
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