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Autore: Kuroi Namida    24/04/2016    1 recensioni
Uno sguardo di fuoco e uno di ghiaccio, un incontro che cambierà le loro vite e una passione in comune: il basket.
Uno scontro tra due personalità, una lotta per dimenticare il passato e una battaglia per la vittoria assoluta.
Nessuno sa cosa succederà.
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Seijuro Akashi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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-Avanti piccola, vieni fuori dalla gabbia, vieni a giocare.

La bambina, tremante, si strinse ancor di più contro il muro dietro di lei, il più lontano possibile da quella voce mielosa. Poi un'immensa mano si protese in avanti e le si avvicinò minacciosa. Le dita callose la presero per la caviglia e la trascinarono verso l'uscita. La piccola gridò e scalciò, tentando invano di togliersi di dosso quelle mani, ma alla fine fu fuori, vulnerabile.

L'uomo la prese e la portò verso il letto, sotto lo sguardo terrorizzato del padre. La mise giù e sempre senza lasciarla andare cominciò a toccarla e ad accarezzarla, godendosi i suoi mugolii. Dopo qualche istante sentì il coso muoversi nei pantaloni del carceriere e il suo respiro farsi pesante....poi la scena cambiò. Non erano più lei bambina e l'uomo a essere sdraiati sul letto, ora erano lei e Seijuro e c'era qualcos'altro oltre la paura, qualcosa che le impediva di allontanare da sè il ragazzo. Anche lui era diverso, non era il giovane che conosceva, ma era quello delle foto, con uno sguardo calmo e gentile. Sentiva che le proprie mani stringevano il tessuto della maglia di lui intorno ai fianchi con rigidità, mentre i suoi occhi erano ancorati a quelli rossi di lui, in attesa. Dolcemente il giovane le sorrise e con una mano le carezzò delicatamente il viso. Poi pian piano si chinò e avvicinò le labbra alle sue, sussurrandole qualcosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ebby si svegliò di colpo col fiatone e il corpo sudato e tremante, mentre le immagini sfrecciavano ancora vivide nella sua mente. In fretta si tolse le coperte di dosso, si alzò e uscì in balcone. Prese un bel respiro e tentò di calmarsi. Era ancora notte fonda, ma sapeva che non sarebbe più riuscita ad addormentarsi. Ormai era dalla lezione di ginnastica che faceva quel sogno e tutte le volte rimaneva a riflettere sulle parole di lui, confusa. Sapeva che il sogno era un messaggio che diceva che le cose non erano più come prima e che stavano cambiando, ma perchè scegliere Seijuro? In fondo loro due non avevano fatto altro che litigare sin dall'inizio. Con uno sbuffò rientrò e si rimise a letto, senza però riprendere sonno.

Il giorno dopo a scuola le fu del tutto impossibile concentrarsi. Sentiva la testa pesante e il corpo stanco e spesso i docenti dovettero richiamarla, tra lo stupore di tutti. Durante la pausa le amiche tentarono di convincerla ad andare a casa, ma lei si rifiutò, preferiva soffrire in aula che dare spiegazioni alla madre. Anche dopo la scuola, sapendo che la madre non era a casa, rimase a studiare per un'oretta, cercando di recuperare. Alla fine dovette rinunciare, così raccolse le proprie cose e uscì dalla scuola. Stava attraversando il cortile quando notò del movimento vicino alle palestre, si fermò e vide alcuni giocatori di basket entrare per l'allenamento, lasciando la porta aperta. Curiosa si avvicinò di soppiatto e rimase a guardare di nascosto. All'interno i ragazzi erano divisi in diversi gruppi: c'era chi correva, chi si allenava nei tiri, chi nei salti,... Mibuchi stava seguendo il gruppo nei tiri, col suo solito fare materno, Kotaro invece stava parlando con un ragazzone grande e grosso che continuava a mangiare, mentre Akashi se ne stava a bordo campo parlando con il coach. Rimase a guardare con attenzione per parecchi minuti, poi in un angolo notò un giocatore che se ne stava in disparte. Aveva i capelli che gli coprivano completamente gli occhi, ma quello che la rese attenta era la sua aura, era....vuota, immotivata. Se ne stava seduto leggendo un libro e senza preoccuparsi degli altri. La ragazza lo osservò con calma, poi, stanca, andò a casa.

Fu una settimana orrenda. Ebbe gli incubi praticamente ogni notte, non riusciva a concentrarsi a dovere e dovette subirsi un paio di attacchi da parte del Rosso.

Quando finalmente arrivò il finesettimana era distrutta e decise di cambiare aria e uscire.

Dato che era una calda giornata indossò una maglia leggera a maniche corte, pantaloncini in jeans neri, legò i capelli in una coda alta e prese la borsa dall'armadio. Ci mise l'occorrente per il viaggio, agguantò collare e guinzaglio da sotto il letto, li mise a Cream, aprì la scarpiera e prese il suo paio di scarpe sportive preferito. Una volta che fu pronta scese all'entrata e salutò la cameriera, quindi si avviò. Sin da quando era arrivata era uscita si e no un paio di volte con le amiche e non erano andate in posti particolari, quindi non conosceva ancora praticamente nulla del Giappone. Approfittò dell'occasione per guardarsi attorno e imparare qualcosa sulla città e sui mezzi di trasporto. Sapeva dove voleva andare così prese la metro e si godette il tragitto, con Cream che continuava ad annusare in giro entusiasta. Una volta scesa si guardò un momento attorno per fare mente locale e con calma si mise in marcia. Passò lungo una strada piena di negozi e locali e finalmente raggiunse la destinazione. Rimase ferma qualche istante, sperando che colui che cercava fosse lì, ma dato che sapeva che al Rakuzan c'era allenamento anche nei weekend, mise decisa la mano sulla porta e spinse.

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli allenamenti stavano andando avanti già dalla mattina presto, ma i ragazzi non sembravano farci caso, anzi con la vittoria appena conquistata erano ancora più motivati.

Riko guardava soddisfatta i ragazzi che ci davano dentro e intanto pensava a nuovi tipi di allenamenti.

La quadra stava per concludere un'azione quando un missile bianco sfrecciò all'improvviso attraverso il campo per andare a fare le feste al piccolo Numero 2. Kagami, famoso per la fobia dei cani, stava per concludere a canestro quando l'animale gli passò a un soffio dalle gambe e mettendo in fallo un piede cadde malamente. Tutti si fermarono e guardarono stupidi il pastore che faceva le feste al cagnolino grande la metà di lui come se nulla fosse.

-Cream!

Da fuori li raggiunse una voce femminile e sentendola il cane fece dietro front e saltellò allegro verso una ragazza che si era affacciata alla porta. Quando l'ebbe raggiunta lei gli diede dei colpetti sul naso con un dito e gli disse qualcosa in inglese, subito l'animale si calmò e si mise a cuccia di fianco all'entrata. La giovane si rialzò e guardò la squadra.

-Chiedo scusa per l'intrusione, spero che nessuno si sia fatto male...

Tutti si voltarono a guardare Taiga ancora sotto shock.

-S-Sto bene.

Il gruppo ridacchiò, mentre il capitano si avvicinava all'ospite.

-Possiamo fare qualcosa per te?

-Sto cercando Kuroko Tetsuya, ho bisogno di parlargli.

I ragazzi si voltarono stupiti verso il ragazzo che stava aiutando l'amico ad alzarsi, ma che si bloccò non appena si sentì nominare e che quando si girò verso l'entrata trovò due occhi d'argento liquido che lo studiavano attenti.

-La conosci Kuroko?

-No.

Eppure lo guardava fisso, senza il consueto stupore di chi lo “vedeva” per la prima volta, lei sapeva che era lì.

Lui rivolse un'occhiata alla coach, che dopo un momento di esitazione e diffidenza gli fece un cenno affermativo. Tetsuya recuperò asciugamano e bottiglietta e seguì fuori la ragazza.

 

 

 

 

 

 

 

 

-Non sapevo sarebbe venuta in Giappone.

Tutti guardarono Kagami.

-Che vuoi dire? La conosci?

Lui scosse la testa.

-Non ci siamo mai parlati, ma l'ho già vista giocare.

-Che sport pratica?

Stavolta la Tigre sorrise feroce.

-Non si limita a un solo sport, ne pratica diversi, ma quello che preferisce è il basket ed è in assoluto una delle migliori, sono sicuro che terrebbe testa anche alla “Generazione Dei Miracoli”.

I suoi occhi ebbero un brillio.

-Si chiama Fairy Ebony, ma in America è conosciuta come “Silver Dragon”, anche se ho sempre avuto l'impressione che non avesse mai dato il massimo.

Nessuno fiatò, rimasero invece un momento in silenzio a guardare la porta, chiedendosi cosa volesse da Kuroko quella misteriosa ragazza, poi frastornati tornarono ad allenarsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ebony condusse il ragazzo su una panchina di fianco agli alberi e si sedette. Lui la imitò, poi rimasero in silenzio per qualche minuto, che Ebby concesse a Kuroko per riprendere fiato e rinfrescarsi, poi iniziò.

-Sono rare le persone come te negli sport, di solito quelle con così poca presenza scelgono altre vie.

-Hai fatto ricerche su di me?

Lei ridacchiò, poi lo guardò negli occhi.

-No, ti ho solo visto in foto.

Lui la fissò curioso.

-È difficile che le persone mi notino, anche in foto.

Il viso di lei si oscurò leggermente e distolse lo sguardo.

-Faccio solo....

Fece una smorfia.

-....attenzione ai dettagli.

-Non ne sembri felice, un dono del genere è utile.

La ragazza rimase in silenzio per qualche istante, ma Tetsuya vide un velo coprirle lo sguardo, così decise di cambiare argomento.

-Non so ancora chi sei.

Lei si scrollò di dosso il passato e gli sorrise dispiaciuta.

-Scusami sono stata sgarbata, mi chiamo Ebony, piacere di conoscerti.

-Di cosa hai bisogno da me Ebony?

Ebby lo guardò seria.

-Akashi Seijuro.

Il ragazzo la guardò sbattendo gli occhi.

-Sono in Giappone da pochi mesi e mio nonno ha voluto iscrivermi al Liceo Rakuzan, lì ho conosciuto il tuo ex capitano e beh, non mi ha presa molto in simpatia, ma c'è qualcosa in lui che non mi convince e dopo aver visto le vostre foto di quando eravate in squadra insieme ne sono ancora più convinta. È come se lui non fosse veramente lui.

-Perchè sei venuta da me? Non sono l'unico giocatore della squadra.

Gli occhi di lei si fecero ancora più intensi.

-Perchè sei l'unico ad amare ancora il basket.

Kuroko la fissò in silenzio. Ancora non capiva chi fosse realmente quella ragazza, come riuscisse con un solo sguardo a capire che genere di persona avesse davanti. Eppure non poteva fare a meno di fidarsi di lei, c'era un fuoco in quegli occhi che bruciava e che difficilmente si sarebbe smorzato. Pensieroso bevve lentamente un sorso d'acqua, poi le raccontò ciò che sapeva sul capitano della “Generazione Dei Miracoli”.

   
 
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