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Autore: miketta99    24/04/2016    2 recensioni
Il suo mondo doveva rimanere nascosto, perchè era l'unico in cui poteva essere davvero felice.
I bulletti che ogni giorno si impegnavano a rendergli la vità più complicata non esistevano, essere "diverso" non esisteva, nemmeno la dislessia esisteva.
Solo lui e la sua musica.
Per questo si trovava in quel posto, come quasi tutti i giorni da qualche anno.
-Mikandy-
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Verde, tantissimo verde lo circondava.

 

Il colore acceso delle foglie e del prato attorno a lui era attenuato dalla solita atmosfera grigiastra londinese che aleggiava nel parco.

Michael se ne stava rannicchiato dietro un grande cespuglio, seduto sull'erba fresca, con lo sguardo puntato sull'acqua del fiume che scorreva silenziosa a una decina di metri davanti a lui.

 

In grembo teneva il suo quaderno dalla copertina blu, dove ogni giorno scriveva i suoi pensieri e disegnava i personaggi che la sua mente fantasiosa creava.

Fin da quando aveva 11 anni era solito mettere su carta tutto ciò che gli passava per la testa.

 

Anche se scrivere non era il suo forte, visto la dislessia, sentiva il bisogno di veder impresse dall'inchiostro sulla carta quelle parole che riempivano i suoi pensieri, come se solo scrivendole assumessero veramente una senso.

 

Doveva rendere concreti i suoi amici stravaganti, con i quali passava ore e ore a chiaccherare silenziosamente.

Un occhio esterno li definirebbe troppo colorati, con quei vestiti tanto eccentrici quanto inguardabili.

 

Ma per Michael erano semplicemente degli amici.

 

Anche ora, a 16 anni, le sue abitudini non erano cambiate, anche se la sua vita lo era eccome.

Quando era stato espulso dalla scuola per quella "questione" con l'insegnante di lettere, sua madre lo portava tutti i giorni al parco.

Sperava che in qualche modo riuscisse ad aprirsi al mondo che lo circondava, lasciandogli la libertá di svagarsi immerso nella natura.

 

Fortunatamente funzionò.

 

Dal mutismo in cui era quasi piombato in quel periodo disastroso della sua giovane vita, riuscì a ritrovare fiducia solo attraverso la spensieratezza che gli infondeva quel parco.

Li la sua mente iniziava a viaggiare, a creare.

 

Poi, assieme a sua madre, trovò il modo di incanalare tutto questa creativitá in qualcosa di concreto: 

la musica.

 

La musica era stata la chiave di tutto: ora le storie che vedeva ad occhi chiusi prendevano vita attraverso semplici note, a volte allegre, altre tristi.

Scriveva frasi su frasi tutti i giorni, la maggior parte delle volte anche sconnesse tra loro, ma la soddisfazione arrivava ogni tanto, quando riusciva a combinarle in canzoni.

 

 

Le teneva per sè, perchè non poteva permettersi di aprire le porte del suo mondo agli altri.

Avrebbero approfittato di lui come sempre, lo avrebbero deriso e non poteva permetterselo.

Il suo mondo doveva rimanere nascosto, perchè era l'unico in cui poteva essere davvero felice.

 

I bulletti che ogni giorno si impegnavano a rendergli la vità più complicata non esistevano, essere "diverso" non esisteva, nemmeno la dislessia esisteva.

 

 

Solo lui e la sua musica.

 

 

Per questo si trovava in quel posto, come quasi tutti i giorni da qualche anno.

Erano le quattro passate di un pomeriggio d'Aprile e Michael stava scrivendo sul suo quaderno blu vicino alla riva del fiume.

Probabilmente si trovava li da almeno un'ora, ma perfino il tempo non aveva importanza in quel posto.

 

Un leggero vento gli scompigliò con dolcezza i capelli, facendo ricadere sulla sua fronte dei riccioli scompigliati, che si preoccupò prontamente di spostare.

Teneva la matita in mano da un po', senza scrivere nulla, semplicemente osservava ciò che lo circondava, immerso nella quiete.

 

 

Sobbalzò quando sentì spezzarsi un rametto poco distante da lui.

Si alzò di scatto in piedi vedendo arrivare quel ragazzo dai capelli neri con la solita aria da sbruffone.

Aveva quel sorriso beffardo di chi sa di avere in pugno la propria preda.

 

Jeremy era ormai a pochi metri da lui, ma Michael aveva le gambe completamente bloccate dal panico.

L'unica cosa che riuscì a fare era stringere al petto il suo quaderno con tutte le forze che aveva, come se fosse un pezzo di lui.

"Penniman, che piacere trovarti qui!" esordì sogghignando.

 

 

Il ricciolino arretrò quasi impercettibilmente, tenendo lo sguardo fisso sulle proprie scarpe, sperando con tutto sè stesso che Jeremy se ne andasse senza fargli del male.

"Andiamo, non sei felice di vedermi? Credevo che ti mancassi, ti ho visto qui solo soletto e ho pensato di farti compagnia, che dici?"

 

Gli mise un braccio attorno alle spalle come se fossero due amiconi, trattenendo a stento le risate nel vedere come Michael fosse rigido.

Più che altro era terrorizzato.

Il ricciolino continuava a mantenere il silenzio, non rispondere era sempre la scelta migliore per non peggiorare le cose.

 

"Cos'abbiamo qui?" Disse incuriosito il ragazzo, strappando dalle mani il quaderno a Michael e allontanandosi da lui.

 

"Ridammelo!"

 

Non riuscì a trattenersi.

Quello era il suo quaderno. 

Dentro a quelle pagine c'era lui.

 

"Cos'è, il tuo diario segreto?" Jeremy iniziò a sfogliarlo, ma dovette fermarsi quando Michael lo riprese, spingendolo all'indietro.

Non aveva idea da dove venisse tutto quel coraggio, sapeva solo di dover proteggere a tutti i costi il suo quaderno.

 

Vedere l'altro leggere quelle pagine era stato troppo da sopportare, ecco perchè aveva semplicemente agito d'istinto e scattando in avanti era riuscito ad afferarlo, per poi spintonare il bulletto allontanandolo da sè.

Ci mise un secondo a realizzare di esserci realmente riuscito, ma evidentemente fu troppo.

 

Si ritrovò steso a terra con il ragazzino sopra di lui.

Jeremy teneva una mano premuta sul suo collo, impedendogli di respirare.

Michael mollò la presa dal quaderno e cercò di liberarsi.

 

"Non avresti dovuto farlo Penniman."

 

 

Un pugno gli arrivò dritto sul naso, facendolo sanguinare all'istante.

Il ragazzo dai capelli neri mollò la presa dal suo collo.

Michael si sentì leggermente stordito, prese un grande respiro per cercare di riprendere fiato, ma le cose peggiorarono quando Jeremy iniziò a riempirlo di colpi allo stomaco.

 

Dopo quelli che sembravano minuti infiniti, il ragazzo si alzò soddisfatto del suo lavoro.

Michael se ne stava rannicchiato a terra su un fianco, con il capo poggiato sull'erba, il sangue continuava a uscirgli dal naso, mentre teneva le mani attorno al busto dolorante.

 

"Prova ancora a toccarmi e finirai peggio. E questo stupido quaderno adesso si fará un bel viaggetto"

 

Il moro lo prese da terra e con un lancio lo fece atterrare sulla riva del fiume, dove l'acqua scorreva appena sull terreno coperto di piccoli sassi.

Michael tentò di fermarlo, ma riuscì a malapena a mettersi seduto, prima che il suo quaderno atterrasse con un tonfo. Nello stesso istante un dolore lancinante lo face piegare su sè stesso, mozzandogli il fiato e facendolo tossire.

 

"Ci si vede, sfigato"

 

Quando Jeremy se ne andò, Michael lasciò che calde lacrime scendessero sul suo viso.

Un senso di impotenza e angoscia lo avvolgeva: per l'ennesima volta non era stato capace di difendersi e soprattutto di difendere il suo quaderno.

 

Lo fissava disperato, sperando con tutto il cuore che non si fosse rovinato irrimediabilmente.

Racimolò le sue forze e si mise in piedi, con l'unica intenzione di raggiungere la riva del fiume, non poteva abbandonare quelle pagine.

 

A fatica si avvicinò a passo incerto, cercando di ignorare il dolore fisico, ma quando si trovò affrontare la discesa di qualche metro per raggiungere l'acqua, si lasciò cadere di nuovo a terra.

Stava per arrendersi sconfitto, anche se fosse riuscito a scendere, non avrebbe mai avuto le forze per risalire.

La testa iniziò a girargli, mentre ogni respiro era una costante tortura.

 

Credette di avere le allucinazioni vedendo comparire nel suo campo visivo un paio di converse rosse.

 

 

 

 

Andreas passeggiava annoiato per quella parte del parco, abbastanza isolata, lasciando che il suo sguardo vagasse sul terreno che calpestava.

Stava calciando di tanto in tanto dei sassolini sul sentiero, quando scorse la figura di un ragazzo accasciarsi a terra a pochi metri dall'acqua.

 

Si precipitò da lui, avvicinandosi e rabbrividendo allarmato alla vista delle sue condizioni.

Si chinò cercando di incrociarne lo sguardo.

 

"Hey, riesci a sentirmi? Che ti è successo?"

Chiese preoccupato.

 

Non aveva mai visto quel ragazzo in vita sua, ma il suo istinto gli aveva urlato a gran voce di andargli in soccorso.

Michael però non rispose, aveva un solo pensiero al momento.

 

Si mise seduto con l'aiuto del ragazzo e finalmente riuscì a osservarlo meglio.

Aveva dei capelli biondi, quasi rossicci, sparati in tutte le direzioni e degli occhi azzurri limpidi come il mare.

 

"Il q-quaderno, io devo... devo prenderlo" gli disse Michael iniziando a singhiozzare, non riuscendo a trattenere le lacrime.

 

"Quaderno? Che cosa..."

Andreas seguì lo sguardo del riccio e anche lui lo vide: era malamente aperto sul terreno bagnato della riva, poco distante da loro.

 

Riportò l'attenzione alla figura del moro e i suoi occhi incontrarono lo sguardo quasi implorante del ragazzo.

Senza dire altro, si avvicinò cautamente all'acqua, scendendo a piccoli passi il breve pendio; una volta che fu abbastanza vicino, si chinò e allungando la mano afferrò il quaderno, per poi risalire con grandi falcate.

 

Il biondo lo porse a Michael, che lo prese con mani tremanti e lo esaminò con il cuore in gola.

Alcune pagine erano totalmente bagnate, ma la maggior parte erano solamente umide o sporche di terra, se non addirittura intatte.

Sospirò sollevato chiudendo gli occhi, tenendo l'oggetto stretto al petto.

 

Andreas osservò la scena stupito, quel ragazzo doveva tenere davvero tanto a quel libricino.

 

"Grazie..."  

La voce di Michael ora era meno tremolante, ma abbastanza forte affinchè Andreas sentisse.

Quest'ultimo si sedette cautamente al suo fianco.

 

Non sapeva perchè avesse aiutato quel ragazzo, ma c'era qualcosa il lui che lo incuriosiva.

"Figurati" gli rispose sorridendo.

"Io sono Andreas e tu?" Gli chiese pacatamente.

 

Michael impiegò qualche attimo a rispondere. 

Avrebbe dovuto fidarsi? In fondo quel ragazzo biondo lo aveva appena aiutato, chiunque altro lo avrebbe lasciato a terra, invece lui gli era corso in aiuto.

 

Perchè no?

 

"Michael. Mi chiamo Michael".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve!

 

Sono felice che siate arrivati fino in fondo a questa piccola cosa che ha creato la mia mente, in un momento di pura noia.

 

Che dire, è stato bello scriverla e spero lo sia stato altrettanto leggerla! Alcuni riferimenti nel testo sono veri, altri puramente inventati.

 

Ho voluto immaginare un ipotetico incontro tra quei due patati prima che Mika diventasse famoso ed è uscito questo! u.u

Sarei felicissima di sentire i vostri pareri, non siate timidi xD

A presto!

 

  
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