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Autore: Nell    24/04/2016    5 recensioni
Dal testo:
"[...] Ritrovandosi nella completa oscurità della stanza, sospirò avvilita, ripensando a quello che doveva essere un altro incubo: l’ennesimo di una lunga collezione di notti insonni e uno tra i prossimi che sarebbero venuti. [...]"
Fanfiction realizzata grazie a una fan art (link alla fine).
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Petra Ral
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Petra continuava a rigirarsi tra le morbide coperte del piccolo letto in un movimento così frenetico che l’attorcigliarsi della stoffa incominciò a infastidirla a tal punto da impedirle di muoversi.
Aprì gli occhi di scatto, riuscendo a malapena a trattenere un grido.
Ritrovandosi nella completa oscurità della stanza, sospirò avvilita, ripensando a quello che doveva essere un altro incubo: l’ennesimo di una lunga collezione di notti insonni e uno tra i prossimi che sarebbero venuti.
Si portò una mano sulla nuca, avvertendo qualche goccia di sudore sotto la pelle.

Non ne poteva più di quelle situazioni, ne usciva sempre spossata.
Oltre la fatica che doveva sopportare il suo corpo durante gli intensivi addestramenti e pericolose spedizioni al di fuori delle mura, nemmeno nel sonno riusciva a trovare un momento di serenità.
Sembrava che tutta la sua vita da soldato e le sue responsabilità si concentrassero intensivamente anche nel mondo dei sogni, diventando via via sempre più insopportabili.
Alcuni di essi erano così raccapriccianti e verosimili che alcune visioni si sarebbero potute avverare un giorno nella realtà.
Troppe volte le capitava di sognare la figura minacciosa della morte divertirsi a giocare a nascondino dietro le vite dei suoi poveri e ignari compagni; di dover rivivere quegli orribili momenti in cui, impotente, aveva dovuto guardare la raccapricciante scena di un soldato implorante che stava per essere smembrato dalle fauci di un gigante.
Forse la cosa che l’angosciava ancora di più era ricordare come in certi momenti della sua carriera da soldato d’élite, lei stessa avesse rischiato di rimetterci la pelle.
Non era raro che il subconscio la portasse a immaginare di essere afferrata e stretta con violenza da quelle enormi e callose mani, senza vedere nient’altro se non la disperazione e quel sorriso da ebete che ogni gigante ha stampato in faccia.
Oltre l’ansia del sonno, in quei momenti nemmeno la coperta poteva essere di grande aiuto: l’avvolgente piumino spesso simulava perfettamente la scena, attorcigliandosi intorno al corpo in maniera soffocante e claustrofobica.

Il cuore le batteva ancora instancabile, e il respiro ci mise un po' prima di tornare al suo costante equilibrio; ormai i suoi occhi si erano abituati alla presenza del buio.
Ritornata alla realtà, si rese conto si essere rivolta nell’angolo tra la parete e il letto.
Ruotò lentamente il busto, cercando di non dare fastidio alla figura del capitano stesa al suo fianco; temeva di averlo svegliato con tutta quella serie di calci che molto probabilmente gli aveva inconsapevolmente rifilato.
Almeno ora può sapere cos’ha provato Eren.” Pensò con una smorfia lei, mentre rasserenandosi guardava il suo compagno dormire profondamente a pancia in su.
Volse il suo sguardo più attentamente verso il suo volto: Rivaille nel sonno mostrava qualcosa di diverso rispetto alla veglia, nonostante tendesse a non abbandonare quel suo solito cipiglio isterico.
Quando capitava di dormire insieme, la ragazza notava che quell’uomo sembrasse un po' più umano. O tranquillo, per lo meno.
Ci sperava vivamente e con tutta l’apprensione possibile, visto che il suo stress non era paragonabile a quello di lui: tante sono le responsabilità che toccavano a uno del suo calibro, in particolare se gli veniva attribuito il tanto rinomato titolo di “uomo più forte dell’umanità”.
Tuttavia, era altrettanto straordinario come lui da solo riusciva a gestirle tutte, senza mai far notare o dar peso ai suoi momenti di stanchezza.
Rimase a osservarlo incantata da ogni particolare visibile quel tanto che bastava, nonostante il buio: dalle piccole ciocche dei capelli che disordinatamente gli ricadevano sulle palpebre chiuse, al movimento regolare del suo petto nudo rimasto scoperto dal piumino.
Lo aveva sempre guardato con ammirazione ma questa volta non poté fare a meno di provare un po' d’invidia.
La sua innata calma lo aiutava anche nelle situazioni più critiche e a consigliargli di agire quando era giusto farlo, contrariamente a lei che al minimo problema si lasciava sopraffare dalle emozioni; non a caso questo era l’unico motivo per quelle rare volte in cui era ammonita.
Persa la concezione del tempo e la vana speranza di dormire a causa del suo cervello fattosi improvvisamente iperattivo, decise di alzarsi; magari svolgere qualche compito le avrebbe alleggerito la giornata lavorativa.
Piegandosi i gomiti si mise supina sul materasso, facendosi accidentalmente scivolare dal corpo nudo la calda coperta.
Brividi di freddo le attraversarono la pelle, mentre cautamente e il più silenziosamente possibile cercava di prendeva la sua camicia lasciata disordinatamente sul bordo del letto.
Quando dormiva con lei, Rivaille per una volta tanto riusciva a mettere da parte la sua “fissazione” per l’ordine.
Prima che potesse stringere le dita nel tessuto, due mani agili le s’incrociarono intorno alle spalle e la tirarono all’indietro. Finì per appoggiarsi contro il petto muscoloso dell’uomo che fino a pochi secondi fa stava beatamente sdraiato.
Colta di sorpresa e leggermente a disagio per i suoi soliti gesti tutt’altro che gentili, sentì il respiro caldo di lui solleticarle il collo e i capelli sfiorarle i suoi.

«Te la stavi svignando, vero?» Disse lui fintamente offeso e, allo stesso tempo, evidentemente provocante.
Cominciò a percorrerle la spalla con piccoli e lenti baci, alternando ogni tanto con fastidiosi morsi, come se fosse in parte una punizione per il suo affronto.
Anche mezzo assonnato, quell’individuo sapeva essere sempre dannatamente suadente, e più odioso del solito.
Petra guardò dritto davanti a sé, pensando a una maniera per controbattere.

«Ho solo avuto un incubo. Non riuscivo a dormire ed ho pensato di…»
Non riuscì nemmeno completare la frase che una delle due mani le afferrarono il volto e lo fecero ruotare verso quello di lui, ritrovandosi le labbra bloccate da quelle dell’uomo.
Evidentemente per Rivaille erano solo tutte chiacchiere.

«Ora capisco perché ho la gamba sinistra dolorante.» Disse lui staccandosi leggermente, non appena notò il necessario bisogno di ossigeno della ragazza e accarezzandole leggermente il braccio.
Che figuraccia!” pensò Petra, mentre staccò quel minimo contatto visivo, voltandosi dal lato opposto, e provando a ignorare l’ultima beffarda affermazione di lui.
Ringraziò mentalmente il buio che le permetteva di nascondeva la sua faccia palesemente arrossata.

«Caporale…» Interruppe il discorso con voce balbettante.
Si rese conto troppo tardi di stare dando del “lei”, come fa solitamente nelle situazioni dispiacevoli e imbarazzanti. Proprio come quella.

«Mi lascia indossare la camicia? Sto incominciando a sentire freddo così conciata.»
Domandò tentando di darsi un contegno e mascherando la più stupida bugia mai detta prima; il corpo caldo di lui l’aveva già riscaldata abbastanza, figuriamoci nel momento del bacio.
Nessuna risposta. Il silenzio che seguì fu così lungo, che Petra rimase parecchio perplessa.
Il caporale era talmente misterioso ed imperscrutabile che in certe situazioni la metteva pure in difficoltà su come comportarsi, visto che risultava impossibile capire cosa gli stesse passando per la testa.
Sentì il volto di lui allontanarsi e percepire le sue braccia staccarsi dal suo collo e dalla sua spalla; la sua schiena però era ancora saldamente accostata al petto di lui.
Lo struscio delle coperte interruppe l’eccessiva calma del momento.

«Tsk. Sei sempre così insicura.»
La voce seria di Rivaille riecheggiò improvvisamente.
Le sue forti mani tornarono ad abbracciarla, ma questa volta ad avvolgerla era anche il morbido piumino. Era come se la stesse inglobando a lui con i lembi del tessuto.
Petra cercò interrogativa i suoi occhi mentre lui tornò ad avvicinarsi a lei.
Si chiese se il capitano, anche se in quel modo rude e ambiguo, avesse capito tutta la sua falsa. Tuttavia, una cosa era certa: Rivaille non voleva farla alzare.

«Non posso farti passare gli incubi, né tanto meno cessare la tua paura...» Parlò lui dopo interminabili secondi.
«E’ un sentimento così forte che a stento pure io riesco a tenergli testa.» Sospirò rumorosamente.
«In fondo, in questa merda di mondo siamo pur sempre esseri umani… Che fregatura.»
Petra rimase zitta, immobilizzata da quella frase.
Chiaro e conciso, riusciva sempre a spiegare la realtà dei fatti con la sua solita sicurezza; ma questa volta c’era una nota di amarezza in quelle parole.
Lui sembrava diverso. Lui sembrava… preoccupato?
Percepì i muscoli di lui stringerla più forte. La tirò ancora una volta all’indietro, ma con più forza, e si lasciò cadere con lui sul morbido materasso.

«Non ti posso promettere quanto lunga sarà la mia vita, né se le mie scelte saranno sempre quelle giuste, ma proprio come fa questa coperta con noi col freddo, ti difenderò quando ne avrai bisogno…»
Voltò la testa verso quella di Petra appoggiata all’incavo del suo collo. La ragazza non parlò. Seppur non lo guardasse, l’uomo avvertì chiaramente i suoi gli occhi divenire lucidi.
Era l’ultima cosa che voleva.

«Ora dormi.» continuò lui, sdrammatizzando il momento venutosi a creare e scompigliandole lievemente i capelli.
La ragazza finalmente ebbe il coraggio di guardarlo, sorpresa dal cambiamento così improvviso di tono.

«Più tardi dobbiamo pulire tutto il castello.» Proseguì lui impassibile.
Dalle labbra di Petra uscì un lieve sorriso consolatorio. In fondo amava come riusciva a ribaltare le situazioni drammatiche, anche se in modo non del tutto carino e dolce.

«Anche il giardino?» Chiese retorica lei.
«Se dico “tutto”, è tutto. Se non fate un buon lavoro vi faccio dormire nelle stalle con i cavalli.»
«Compresa me?»
Domandò sempre sorridendo. Il suo sorriso era la parte migliore di lei.
«Magari a te faccio stare in un box vuoto. Ora dormi. E’ un ordine.»
Concluse lui col suo fare autoritario e severo.
«Sì… Rivaille.»
Rispose lei semplicemente, affondando il volto ancora di più contro la pelle dell’uomo.
Chiuse subito gli occhi, lasciandosi cullare dal movimento del suo respiro e il calore emanato da entrambi; si sentiva immune da qualsiasi cosa adesso.
Per il resto della notte, Petra non ebbe più incubi, ma Rivaille ci rimise un po' prima di riaddormentarsi. Troppi pensieri si stavano accavallando, insieme alla paura del domani.

[…]



Seduto in una sedia della sua stanza, Rivaille non si apprestava ad alzarsi. Non ne era capace, ma ciò non era causato dal dolore lancinante alla gamba sinistra.
I raggi del sole del nuovo giorno filtrarono dal vetro della finestra, illuminando la sua camera da letto. Non aveva dormito tutta la notte a causa dei suoi incubi.
Si era stretto attorno a se la coperta con cui aveva abbracciato Petra: non sentiva freddo, ma in quel momento si sentì così dannatamente debole.
Chiuse gli occhi e abbassò il capo, nascondendolo tra i lembi delle pieghe; ancora emanavano il suo dolce profumo.
"L'unica cosa che ci viene permesso di fare è di credere di non pentirsi delle scelte precedenti.”
Ormai si ripeteva mentalmente questa frase come se fosse un mantra, dall’inizio fino alla fine delle missioni, durante il conto delle perdite.
Era la sola cosa con cui cercava di trovare un minimo di conforto rispetto alla realtà dei fatti: la sua scelta non gli aveva permesso di proteggerla.





Angolo della tizia che shippa la Rivetra:
Ciaoz!
Grazie di cuore se siete giunti fin qui! Significa che non ve ne siete scappati alle prime tre righe... xD
Comunque, ribadisco che questa One-shot è stata scritta grazie ad un'immagine trovata su internet (http://www.pixiv.net/member_illust.php?mode=medium&illust_id=56070099): è talmente dolce e -ahimè- triste, che il mio cervello ha incominciato a elaborare questa fanfiction.
Spero di non aver alterato troppo i personaggi, almeno per quanto riguarda con Petra; trovo sempre difficoltà nel cercare di rendere il più inerente un personggio come Rivaille, visto il suo simpatico carattere.
Accetto molto volentieri pareri, sia positivi che non, e/o consigli; sto cercando il più possibile di migliorare la mia scrittura, per cui sarebbero molto utili. :)
Se torno viva dagli esami, alla prossima! ^^

   
 
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