Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Small Wolf    24/04/2016    1 recensioni
-La tua piccola cresce Sasuke.
Quelle parole, dette mentre si alzava per posare il vassoio con le tazze sul lavandino, gli crearono inspiegabilmente uno strano senso di vuoto ed accentuaeono la sensazione che si stesse perdendo qualcosa.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
aErano mesi che gli occhi attenti di Sasuke notavano movimenti strani all’interno della villa che era ormai casa sua e di Sakura. Qualcosa decisamente non era regolare, specialmente per quanto riguardava l’atteggiamento di sua figlia. Sarada, infatti, non era mai stata una ragazzina particolarmente attenta a vestitini ed acconciature. Il suo sogno, proprio come quello di zio Naruto, era di diventare Hokage e fin ora aveva preferito passare i pomeriggi ad allenarsi nei campi appositi di Konoha piuttosto che girare con le sue ex compagne d’accademia alla ricerca delle ultime tendenze in fatto di stile. Così, fin all’età di 14 anni, era stata quasi completamente disinteressata a certe frivolezze, diversamente della madre quando aveva la sua età.
-Sarada, sembri appena uscita da uno scontro-le ripeteva spesso un Haruno un po’ preoccupata per quella mancanza di femminilità esteriore che rendeva la sua “bambina” molto più simile ad un maschietto dai lineamenti fini.
Sasuke, davanti al viso contrariato della moglie, tratteneva il sorriso a fatica, segretamente contento che sua figlia non fosse una di quelle da lui definite sciocche ragazzine che giocano a fare i ninja. Era segretamente soddisfatto quando la spiava allenarsi o leggeva i rapporti delle missioni alle quali lei partecipava, notando i suoi progressi e provava addirittura un sentimento simile all’orgoglio quando si accorgeva di quanto quella minuscola creatura che era stata in fasce fra le sue braccia e che gli aveva cambiato l’esistenza, mostrasse la stessa determinazione (seppur più genuina e innocente) di se stesso da bambino.
Ora però qualcosa stava cambiando e per quanto Sasuke si sforzasse di capire cosa, proprio non riusciva ad arrivarci. Ultimamente, dopo gli allenamenti, Sarada si concedeva lunghi bagni rilassanti a base di sali, il cui profumo si spargeva puntualmente per tutta la casa, ed i capelli corti e neri, erano periodicamente sistemati da zia Ino, che di tagli carini ne sapeva, e tenuti in ordine da una pinzetta sulla tempia.
-Ciao, io esco!-esclamò quel pomeriggio assolato dal corridoio mentre infilava un paio di sandali davvero poco adatti ad un allenamento.
Sakura si sporse, facendo sbucare il capo rosato oltre la porta scorrevole che dalla cucina dava sul corridoio e sorrise complice.
-Va bene tesoro, divertiti!
Sasuke, invece, sollevò accigliato, lo sguardo dalla tazza di the verde che stava sorseggiando e le rivolse solo un’occhiata indagatrice dal fondo del tavolo a cui sua figlia non badò: era occupata a specchiarsi un’ultima volta, controllando in maniera maniacale le piccole imperfezioni sulla sua pelle da adolescente prima di uscire con uno sbuffo irritato.
Anche se provò a non far notare la propria perplessità, la risatina petulante di Sakura confermò quanto stesse perdendo la tecnica del bel misterioso che era stato e di come la rosa, giorno dopo giorno, aveva imparato ad accorgersi meglio di lui di qualsiasi piccolo particolare riguardasse la sua famiglia.
-Ti diverti, Sakura?-borbottò con voce che non risultò così scorbutica come avrebbe voluto.
Lei si avvicinò maliziosamente e gli mise le mani sulle spalle.
-Assolutamente-sussurrò all’orecchio prima di sederglisi accanto e stuzzicarlo con gli occhioni verdi dispettosi come quelli di una bambina-Sei preoccupato signor Uchiha?
-Pff…
La vide scoppiare a ridere, gettando la testa all’indietro davanti alla propria espressione che per lei non aveva più segreti e la trovò allo stesso tempo tanto bella, illuminata dai raggi bianchi del sole, quanto irritante.
-La tua piccola cresce Sasuke.
Quelle parole, dette mentre si alzava per posare il vassoio con le tazze sul lavandino, gli crearono inspiegabilmente uno strano senso di vuoto ed accentuaeono la sensazione che si stesse perdendo qualcosa.
 
Poche volte l’Uchiha si era sentito tanto in imbarazzo con se stesso per cose futili come delle sensazioni che non lo riguardassero in prima persona. Eppure ora, mentre passeggiava da solo nel bosco attorno alla città, in mezzo al canto dei passerotti e al frusciare delle fronde alberate, le parole di Sakura gli tornarono alla mente. Allora non gli aveva chiesto spiegazioni per orgoglio ed aveva pensato che presto quella lieve sensazione di disagio che lo afferrava, per non avere tutto sotto il proprio controllo e calcolo, sarebbe sparita mentre, invece, era ancora lì, pronta a ricordargli le sue insicurezze in fatto di rapporti umani e soprattutto la sua fragilità di padre. Sasuke si era occupato solo di se stesso fin dagli otto anni, alimentando i mostri nel suo cuore per poi combatterli, al termine della guerra, grazie al discreto aiuto dei suoi amici e l’amore giocoso ma mai invadente della sua Sakura. Tuttavia le ferite che aveva subito in passato e la sua psiche sotto molti aspetti delicata, non gli avevano mai permesso di riprendere la stabilità di una persona cresciuta in un ambiente sereno e con una famiglia accanto. Per questo ora, sebbene non lo facesse notare, i cambiamenti all’interno di quella che era la sua nuova famiglia, irrazionalmente gli creavano dubbi e un po’ d’ansia e Sarada che era l’emblema del cambiamento, con tutte le fasi che la crescita comportava, era ciò di cui temeva di più i riscontri.
Ad un tratto una risata allegra e famigliare attirò la sua attenzione: era certamente sua figlia.
Seguì il suono di quella voce chiara che fino a quello che gli sembrava il giorno prima lo supplicava di allenarsi con lei e giunse ad una piccola radura accanto alla quale scorreva il fiume che attraversava anche la città. Utilizzò il passo furtivo da ninja per non farsi sentire fra gli scricchiolii delle foglie e dei rametti sotto ai piedi e si posizionò con accuratezza dietro il tronco di un grosso olmo. Seduti sulla sponda del fiume c’era la sua Sarada, riconoscibile per la costituzione minuta e il simbolo del proprio clan, ormai scomparso, dietro la maglia rosa ed accanto a lei Boruto, il figlio del suo migliore amico nonché settimo Hokage.
Erano stati compagni di classe all’accademia e da qualche anno facevano parte dello stesso team e Sasuke si era abituato a vederli assieme. Spesso Sakura organizzava ghiotte merende per gli amici della loro figlia e quel biondino, dallo sguardo furbetto e la lingua biforcuta, c’era sempre. A quanto ne sapeva, raramente erano d’accordo su qualcosa, qui due, eppure ora, gli sembrava che il loro rapporto decennale fosse diverso. Ridevano ma il rossore sul viso appena girato di sua figlia si notava sin dal punto in cui era nascosto e alla vista di una sua espressioncina imbarazzata, un pensiero nostalgico lo spinse ai tempi in cui Sakura lo fissava esattamente in quello stesso modo mentre lui faceva finta di non accorgersene. Per anni aveva ignorato forzatamente tutte le attenzioni che l’Haruno aveva cercato di dargli ma questa volta, le accortezze della piccola Sarada non sembravano passare inosservate agli occhi azzurri di quell’Uzumaki.
Non riuscì a trattenere un’espressione di sorpresa quando, dopo una lunga pausa, Boruto appoggiò la propria mano dalla carnagione abbronzata, simile a quella del padre. sul dorso molto più chiaro di sua figlia.Si trattenne a stento dal non andare lì ed interrompere quello che a lui pareva davvero eccessivo, meravigliandosi per quell’impulso. Sasuke era sempre riuscito ad essere controllato e riflessivo, eppure davanti allo sguardo sbarrato che fece lei e al gesto di mordicchiarsi imbarazzato il labbro inferiore di lui, per poco i propri freni inibitori non o tradirono.
Si voltò per non guardare oltre, quasi colto da un senso di disagio, seppure di consapevolezza nuova e, dando la schiena alla corteccia nodosa, sorrise un po’ rosso in volto, ammettendo quanto le parole di Sakura fossero vere.
Una folata di foglie gli arrivò addosso, dirigendosi verso i sue ragazzini che ora stavano vicinissimi, in modo che le loro braccina aderissero le une alle altre. Ingoiò un nodo di sensazioni scomode, un mix di rimpianto per i vecchi tempi andai e mai vissuti e una strana gelosia che non aveva mai provato neppure per sua moglie ma che ora, quasi lo costringeva ad andare là e fare una bella lavata di capo a quel piccolo impertinente che si osava a stare così appiccicato alla sua bambina.
Sospirò rassegnato e lievemente divertito per la sua stessa reazione prima di smatterializzarsi verso casa.
 
Sarada si guardava allo specchio, di nuovo, ancora lo stesso brufolino sulla guancia di cui pareva vergognarsi tremendamente.
Sasuke alzò gli occhi al cielo quando la colse ad occupare il corridoio intenta, inoltre, a scrutare il suo fisichino.
-Hey-la richiamò.
Lei si voltò di scatto, rossa d’imbarazzo per essersi fatta beccare a guardarsi con quella frivola attenzione critica.
-Smettila di guardarti e vieni in giardino. Ci alleniamo.
Un sorriso si dipinse sul volto di sua figlia dopo qualche secondo di stupore e quando gli fu accanto e circondò con naturalezza la vita del padre che solo a lei concedeva quei gesti d’affetto tanto esplicito, la strinse a sè, sentendosi sollevato di averla vicina.
-Sarada tu… devi diventare più forte- balbettò mentre vicini raggiugevano il giardino.
-Non devi preoccuparti papà, miglioro ogni giorno!-esclamò, cercando di coglierlo di sorpresa con un kunai, prontamente bloccato da quello dell’Uchiha.
-Bene, perché diventare Hokage è una cosa seria. Devi, migliorare ancora, sappilo-pronunciò quelle parole pensando a tutt’altro che al ruolo di Hokage.
-Promesso- gli rispose-so badare a me stessa!
Sasuke sorrise soddisfatto e speranzoso. Sapeva quanto la vita potesse essere dura eppure per sua figlia, si preoccupava sin delle più semplici cose come una cottarella adolescenziale. Avrebbe voluto proteggerla, proprio lui che aveva sempre lottato da solo, salvarla da certi dolori anche se era consapevole he prima o poi l’avrebbe vista piangere. Così si curò di farsi promettere che quella determinazione che mstrava non l’avrebbe mai persa.
-Se ti batti con tutta le tue forze, sarai un buon Hokage, Sarada.
“Un ottimo Hokage della tua vita” risuonò nella sua mente mentre con un gesto veloce, evitava uno dei fenomenali pugni della sua “bambina”.
 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Small Wolf