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Autore: RRecklessoul    25/04/2016    0 recensioni
Dal testo : "Cercò il suo sguardo, famelico, come se da ciò dipendesse ogni cosa, ma quando lo trovò non era sicuro di volerlo più addosso. Era troppo intenso, troppo carico delle emozioni più corrosive: Sconforto, biasimo, e quasi era sparita tutta quella rabbia che gli aveva riservato fino a quel momento. C'era una sorta di quiete nel verde dei suoi occhi, una luce spenta che Louis non avrebbe mai pensato di trovare in lui, in lui che dalla luce e dal colore sembrava essere stato plasmato.
C'era qualcosa di profondamente sbagliato, profondamente triste dentro i suoi occhi. Ora possedeva quella tipica bellezza, crudele e nostalgica, di un angelo ferito."
Harry e Louis sono alle prese con i propri sentimenti, nella continua lotta tra ciò che è giusto e ciò che invece loro desiderano più di qualsiasi altra cosa.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                 Harry & Louis ; The beauty of a broken angel. 

Teach me how to fight, I'll show you how to win. 

Osservò le luci del palco calare con gli occhi socchiusi, le urla dei fan spezzarsi con costrizione, fu un attimo - e forse lo fu solo nella sua testa - carico di un silenzio elettrico, ancora imbevuto di adrenalina. 
In un momento di lieve stordimento gli parve perfino di sentire il suo cuore battere forte e le vene pulsare sotto l'abbraccio della maglietta sudata, ma gli occhi non erano più semi chiusi, anzi, erano più vigili che mai, e nell'ultimo filo di luce riuscirono a trovare ciò che stavano cercando. 

Harry era ancora lì, ancora in piedi, e mentre gli altri avevano già lasciato il palco si erano ritrovati nuovamente soli. 
I suoi ricci erano umidi, il corpo esile ancora fasciato dai suoi jeans troppo attillati, ma lui sperò che si voltasse, che gli rivolgesse la sua stessa attenzione. 
Cercò il suo sguardo, famelico, come se da ciò dipendesse ogni cosa, ma quando lo trovò non era sicuro di volerlo più addosso. Era troppo intenso, troppo carico delle emozioni più corrosive: Sconforto, biasimo, e quasi era sparita tutta quella rabbia che gli aveva riservato fino a quel momento. C'era una sorta di quiete nel verde dei suoi occhi, una luce spenta che Louis non avrebbe mai pensato di trovare in lui, in lui che dalla luce e dal colore sembrava essere stato plasmato.
C'era qualcosa di profondamente sbagliato, profondamente triste dentro i suoi occhi. Ora possedeva quella tipica bellezza, crudele e nostalgica, di un angelo ferito.

Avrebbe dovuto dire qualcosa, qualcosa di carino, o meglio qualcosa di stupido, che gli riusciva anche meglio. Era sempre stato bravo a farlo ridere, e lo aveva fatto e rifatto ogni volta che sentiva crescere dentro sé il desidero di bearsi della sua risata, del modo in cui il sorriso scopriva le lievi fossette che aveva amato sfiorare con le dita, con le labbra, con la lingua. Avrebbe dovuto dire qualcosa, è vero, ma non disse niente, e adesso quel silenzio non era più colmo di energia, ma solo vuoto, corrosivo. 
Si diede del codardo quando, senza dedicargli nemmeno uno sguardo, Harry andò via, lasciandolo solo e senza difese.
Se solo avesse fatto la cosa giusta, poche ore prima. Se durante quell'intervista non avesse messo su il solito sorriso falso nel rispondere un secco " Sì, va tutto alla grande con Eleanor, lei è una ragazza fantastica!"

Sette ore prima, rientro in hotel dopo l'intervista. 

Harry era seduto sul lato del letto che dava ad una delle finestre più grandi dell'hotel, le gambe sottili lievemente aperte, i gomiti puntellati sulle ginocchia ossute, le mani chiuse a pugno a sostenere il viso stanco, tirato. 
In quella posizione rigida non riusciva nemmeno a godersi la comodità del materasso su cui sedeva, perché i pensieri erano concentrati sulla tristezza che gli aveva circuito il cuore e che sembrava non volerlo abbandonare. 
Dalla finestra riusciva a scorgere la figura di un ragazzo nella vetrata del ristorante sottostante all'albergo; Aveva le spalle più larghe delle sue e il corpo era fasciato da un ridicolo grembiule bianco che, anche se non era riuscito a farglielo indossare, non sarebbe stato di certo ridicolo su Louis, la priva volta che aveva cucinato. 
La prima volta che aveva cucinato per lui. 
Goffo come pochi, aveva combinato così tanti disastri anche sotto la sua guida che Harry si era quasi arreso, ma Louis no, testardo, voleva cucinare per lui per una volta e non viceversa.
Allora si era seduto ed era rimasto a guardare, pensando di potersi godere la scena, ma per non smentirsi il ragazzo dagli occhi blu si era messo a fare lo stupido, e l'aveva fatto ridere, ancora una volta. Louis non era un grande cuoco, e forse aveva fatto uno strano mix di elementi in quel caso, ma incredibilmente ad Harry sembrava di non aver mai mangiato nulla di più buono, condito con il sapore di quelle labbra che poche volte aveva fatto sue, e che anche se fossero state migliaia non sarebbero bastate. 

Ma la porta della stanza si aprì in un movimento fluido, rumoroso esattamente come colui che l'aveva aperta, ed Harry fu costretto a scivolare via dai ricordi e scontrarsi con la realtà, amara e logorante. 

- Adesso si che hai l'aria da primadonna. - La voce di Louis spezzò il silenzio, caratterizzata dal solito tono ilare e leggero.
Non rispose. Probabilmente in un altro caso l'avrebbe trovato divertente, gli avrebbe tirato un cuscino in faccia e l'avrebbe preso in giro a sua volta, ma tutto ciò che scatenò quella domanda fu una tacita rabbia. Perché Louis sembrava così leggero, mentre ad Harry pareva di star morendo dentro? 

- Okay, questo è decisamente da primadonna. Avrei dovuto bussare, riccioli d'oro? - 

Ma, anche questa volta, non giunse alcuna risposta. Louis sentì un peso piombargli sul cuore, una strana ansia chiudergli la bocca dello stomaco in una morsa dolorosa, mentre con sospetto si decise ad avvicinarsi al letto. 
Si posizionò davanti alla finestra, poggiò la schiena alla parete e lo guardò, quando si decise a parlare era così teso che la voce risultò essere un sussurro. 
- Perché non mi parli? Perché non mi guardi? -

Finalmente Harry alzò gli occhi dagli stivali, e gli rivolse uno sguardo incandescente, quasi collerico.

- Io ti guardo, Lou. Io ti guardo sempre. Ti guardo anche quando non dovrei, quando ti chiedono di lei ed io sono costretto a guardarti per capire se il tuo sorriso è reale o se è solo un gioco. Perché ho bisogno di saperlo, e ne ho bisogno perche sei tu che non mi parli, e non posso avere una risposta da te perché non ti volti e non mi fai capire nulla. Tu non mi parli, tu non mi guardi. - 

Uno schiaffo in pieno viso. Louis era sicuro di volere delle spiegazioni, ma ora che le aveva ottenute voleva solo sparire, perché lui non era bravo ad aprire il suo cuore come faceva Harry, non era bravo come lui a dire "guardami, sono arrabbiato" oppure "guardami, sono fottutamente felice. Tu, mi rendi felice" . 

- Che cosa vuoi che ti dica? - chiese allora, quasi arrendevole.

- La verità. - Rispose, senza lasciare i suoi occhi. - Vorrei sentirmi dire un mucchio di cose in realtà, ma ho bisogno solo della verità, adesso. Voglio sapere perché stai con lei. La ami, Lou? - 

Non si aspettava una domanda così diretta, ma si aspettava di avere la risposta già pronta, in realtà. - No. Sai che non la amo, sai che non potrei. - 

L'espressione di Harry parve ammorbidirsi, così come il suo corpo teso parve rilassarsi un po', ma lo sguardo sembrava ancora lo stesso, se non fosse stato per quel guizzo di luce che li attraversò: Speranza. 
Harry si alzò, e lentamente si avvicinò a lui. - Perché? - Chiese, in un sussurro, ma la risposta non arrivava. 
Le mani corsero al suo viso, e le dita ossute si posarono sulle sue guance, i suoi zigomi che riuscirono a sfiorare con una delicatezza disarmante, quasi come se con un passo falso potesse far sgretolare tutto. - Non puoi perché ami me, Louis? Mi ami? - 

Era vicino adesso, così vicino che il suo caldo sussurro gli sfiorò le labbra. E lui le guardò, desideroso di possederle ancora, di baciare nuovamente ogni singola parte di lui e sentirlo sospirare come se il suo benessere dipendesse da quello, da quanto dolcemete lo baciassero quelle labbra. E se quel desiderio, quella voglia di svegliarsi la mattina e trovarselo accanto, di vederlo sorridere, di prenderlo in giro e di farsi insegnare a cucinare, quel modo prezioso che aveva di alzare le braccia e mettere il muso quando le cose non gli stavano a genio, la sua schietta ironia, il suo coraggio nel dire sempre la verità, se nonostante tutto questo non fosse innamorato di lui, semplicemente non potrebbe essere sé stesso. Per cui sì, lo amava, e amava quando per farlo bastava veramente poco, come intrufolarsi nella sua camera d'albergo o abbracciarlo per strada quando ancora i pettegolezzi non erano così tanti e così insistenti. 
Ma adesso lo erano, era tutto grande, ogni cosa era insistente, e se Harry - per quanto piccolo - possedeva la forza per provare a fregarsene e combattere per ciò che amava, Louis invece non ne aveva. Non ne possedeva nemmeno un briciolo, nemmeno quel che bastava per dire a lui, e a lui soltanto, il suo piccolo segreto; Che amava Harry Styles e che in fondo ci sperava che un giorno - quando tutto sarebbe stato più smeplice - sarebbe potuto non essere più un segreto. 

Ma Harry intanto ancora aspettava, mentre le labbra ad un soffio dalle sue gridavano di essere unite alla loro metà, e soffrivano per quella breve e corrosiva distanza. Louis sapeva che quel silenzio gli sarebbe costato tutto, che forse avrebbe rovinato la cosa più bella che gli fosse capitata, ancora più bella della musica, e della fama, e degli arlberghi di lusso e i voli in prima classe. Sembrava tutto così stupido, così insignificante, se paragonato a loro. Sentì il cuore spezzarsi e provò quasi un dolore fisico mentre la decisione di far morire quelle parole dentro di sé gli fece capire chiaramente a cosa tutto ciò avrebbe portato. E fu così su due piedi che, dentro, decise di morire un po'.

La risposta non arrivò, ed Harry riusciva a leggere nei suoi occhi tutto ciò che lo avrebbe convinto ad abbandonarsi a lui nuovamente, a perdersi in lui con la speranza di non ritrovarsi più, non più a metà, non più da solo. Ma non bastava, non bastava che lui lo capisse, non in una situazione come quella, in cui per farsi sentire bisognava gridare forte come mai prima.
Lasciò che le dita sottili scivolassero via dal suo volto, come scottate, e indietreggiò di un passo. 

- Questo cambierà tutto, tra di noi? - La voce di Louis era dura, come se la paura di perderlo lo stesse facendo agire in attacco, forse, per dare la colpa a qualcuno che non fosse sé stesso, perché con sé stesso era già difficile dover convivere. 

- No. - Rispose, quasi con ovvietà, mentre sulle labbra si dipingeva un sorriso amaro.
- Sarò qui quando troverai il coraggio di mettere a nudo il tuo fottuto cuore e sarò qui anche se non deciderai di farlo. Io ci sarò comunque, per te, perché io ti amo, e non ho paura. - 
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Era da un po' che desideravo di scrivere una larry, perché questi due ragazzi mi hanno sempre ispirata con il loro ( sempre dal mio punto di vista ) complicato amore.
Tutto ciò che vi chiedo è di lasciare qualche commento, positivo o negativo che sia, perché sto ancora tastando il terreno delle larry come autrice e mi piacerebbe molto sentire dei pareri!
Inoltre, se non apprezzate questa coppia nessuno vi giudica, per cui evitate di farlo anche voi, questa è una mia personale interpretazione del loro rapporto e mi piacerebbe che venisse rispettata esattamente come io rispetto tutte le visioni contrastanti con la mia. 
Detto ciò, spero vi sia piaciuta, enjoy the larry! 
- Chicca. 
  
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