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Autore: monik    07/04/2009    4 recensioni
Musica. Caldo. Muovo il mio corpo a ritmo. E ballo per te. Perchè tu balli per me.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo

Capitolo Primo

 

“La musica è né più né meno che una scienza d’amore

Sotto specie d’armonia e di ritmo”

Platone, i ‘Dialoghi dell’amore’

 

 

 

 

“ Signorina Higurashi, la prego vivamente di prestare attenzione a me e non a qualche stupido volatile fuori dalla finestra!”

Mi voltai con una lenità disarmante verso il professore Totosai, docente di filosofia. Le mia occhiaie, però, dovevano essere così spaventose perchè egli tornò subito a spiegare la lezione, come se nulla fosse successo.

Probabilmente il fatto di aver fatto le ore piccole due notti consecutive portava esiti anche positivi.

Ovviamente non era stato del tutto di mia volontà. Al contrario, sarei andata a dormire presto la domenica sera, se mia madre non m’avesse svegliata ogni mezz’ora e m’avesse pregato di controllare che le porte e le finestre fossero ben serrate.

Ovviamente da quella meravigliosa esperienza avevo imparato che non dovevo far vedere mai più a mia madre film d’orrore. Evidentemente lei non aveva ancora capito che quei fantomatici mostri che andavano in giro per le città portando dolore, morte e distruzione, elaborati e creati da menti bacate, non erano altro che pupazzetti esanimi e senza alcuna capacità intelletuale.

Al contrario di mia mamma, io trovavo davvero molto comico il fatto di prendere in giro quegli stupidi mostriciattoli da quattro soldi che avrebbero dovuto spaventare le persone.

“ Signorina Higurashi! È la seconda volta che la richiamo! Ora, dato che non mi vuole proprio dar retta, esporrà alla classe l’Introduzione alla psicanalisi freudiana. Prego, esca alla lavagna!”

Alzandomi vidi la mia compagna di banco, nonché migliore amica, Sango preoccuparsi per me e elaborare celermente un modo per tirarmi fuori dai guai, ma le sorrisi. Non aveva ancora capito, dopo ben 5 anni di scuola passati sedute l’una di fianco all’altra, che io amavo confrontare le mie scienze con quelle dei professori?

Quando arrivai alla mia postazione, non potei far a meno di osservare il professore Totosai, abbastanza avanti con l’età, appropinquarsi per il fondo dell’aula.

Avete presente quei piccoli peluches tutti rammendati, dimenticati in un piccolo angolino lontano e quasi invisibile? Ecco! Il peluche della nostra classe era proprio il nostro professore Totosai. Avrebbe suscitato tenerezza anche nel lupo cattivo di cappuccetto rosso nel pieno del digiuno. Era impossibile non provare un’irrimediabile voglia di tirargli le guance!

“ Forza Higurashi! Noi stiamo aspettando a braccia aperte! Volevo dire… er… ad orecchie aperte!”

Vederlo grattarsi la testa in imbarazzo per la gaffe commessa mi fece solo sorridere involontariamente, ma prima che mi riprendesse un’ennesima volta, iniziai a parlargli dell’impostazione del libro, della divisione in lezioni, nonché in capitoli e della costruzione dell’opera.

Dopo circa 10 minuti venni rimandata a posto, con la sorpresa del professore e un bell’otto segnato in rosso sul registro.

Che mera soddisfazione della vita!

Pensare che quello era solo l’ultimo anno in cui avrei potuto fruttare così facilmente successi mi rendeva quasi nervosa. Di fatto avevo raggiunto la maturità poco tempo prima, ed era giunta l’ora ormai di prendere una grave decisione.

Come tutti prima o poi devono raggiungerlo, io ero arrivata all’ immaginario punto zero. Esattamente all’arrivo, esattamente alla partenza.

Mi trovavo di fronte ad un bivio, e la scelta della strada da percorrere mi avrebbe segnato per sempre. Sapevo già che qualunque decisione avessi preso, avrei perso in qualsiasi modo delle occasioni.

In fondo, tutti dobbiamo scegliere. Proprio come un bambino impara a camminare, arrivato al primo passo finisce il mondo della dipendenza fisica, inizia l’avventura.

Avrei dovuto rinunciare a parecchie cose, ma in fondo crescere significava anche questo, e di conseguenza non ero affatto preoccupata.

Se però esisteva una cosa a cui pensavo non avrei mai rinunciato mai era la danza.

Non che io la praticassi agonisticamente, ma amavo ballare, seguire la musica con il mio corpo, parlare tramite esso.

Andavo in discoteca da quando avevo 15 anni, sempre accompagnata dalla mia amica Sango. Sempre con il lasciapassare, sempre fino le 2.22.

Era divenuto ormai un rituale. Ed era ormai da otto mesi che non saltavo un sabato.

Tutti mi conoscevano. Sapevano bene che non dovevano provare ad avvicinarsi, perché io amavo sì ballare, ma da sola. Trovavo estremamente stupido andare in discoteca per ‘ciulare’, come detto dalle mie compagne di classe.

Nulla mi distraeva mai, nessuno mi disturbava. Quasi non avevo legami con quel posto, quindi avrei potuto rinunciare anche a quello.

Ma non lo feci.

Semplicemente per un motivo.

Inuyasha.

Al tempo era solo un nome, un nome così inusuale e perfetto. Non lo conoscevo neppure, eppure era per lui che andavo ogni sabato sera lì. Non avevo mai saltato un 'appuntamento' con lui. Da quando otto mesi prima ci eravamo guardati, ogni notte ballavamo lontani, voltati, da soli. Anche tu, come me, forse odiavi ballare per conquistare?

Che sciocca che ero.

Non so nemmeno quanti anni tu avessi, dove tu abitassi, che cosa tu facessi nella vita. Semplicemente non sapevo chi tu fossi, eri solamente, apparentemente un nome. Tra l’altro eri un nome storpiato da Sango a qualche tuo amico contro la mia volontà. Come se avessi potuto dedicare il mio tempo ad un ragazzo.

In un certo senso allora capivo Sango, che pur essendo stata figlia di un ricco commerciante aveva avuto intenzione di farsi suora e di rinnegare tutti i beni da ereditare.

Probabilmente entro poco, quando avrei dovuto prendere la mia strada, avrei dovuto dirti addio, porti in un cassetto con tutti i miei più bei ricordi.

Sapevo, però, che non ce l'avrei fatta comunque.

Un tuo sguardo mi faceva battere il cuore, un tuo movimento mi faceva emozionare, un tuo sfioramento mi faceva morire. Proprio come il sabato precedente. Probabilmente il contatto fra una piuma ed il terreno sarebbe stato più percepibile. Eppure a noi era bastato, non è vero Inuyasha?

Adoravo il tuo viso.

Adoravo il tuo corpo.

E adoravo il fatto che tu mi cercassi con finta, ignobile indifferenza, quando invece entrambi sapevamo che ci attraevamo.

Per questo io non mancai mai una data.

“Ka-chan, devo dirti una cosa.”

Il solito tono del lunedì mattina alla quinta ora. In quel momento mi avrebbe detto sicuramente che il sabato seguente non sarebbe potuta venire.

“ Questo sabato non posso venire, Kagome. È il compleanno di mia zia.”

Bè, avevo pensato davvero di peggio. In quei otto mesi ero stata anche capace di farla rinunciare a qualche matrimonio. Di sicuro se sarebbe mancata alla festa di sua zia, non se la sarebbe presa.

Provai a convincerla come mio solito, ma quella volta negò dapprima col capo e poi iniziò a parlare.

“ Non posso rinunciare, questa volta. Mi dispiace Kagome.”

Avete presente un vetro perfetto?

Benchè voi continuiate a pulirlo ed a lucidarlo, se ci sbattete sopra è inevitabile che quello s’incrini. Bene, i miei piani avevan preso esattamente l'incrinatura del vetro. Benchè preparati e ben disposti, furono scombussolati, sconvolti, e rimasi con le mani in mano.

Non potevo mica incolpare la mia migliore amica di aver dovuto partecipare alla festa di sua zia, o sbagliavo?

Certo che no.

“ Non importa, sarà la prossima volta.”

Non avete mai pensato che dire ‘la prossima volta’ risuoni così falso e bugiardo? A me era sempre sembrata una nota stonata e fuori dal proprio pentagramma.

La domanda allora era solo una: Inuyasha mi aspetterà la prossima volta?

 

***

Guardare le macchine, le numerose vetture che viaggiano per le strade di Tokio mi aveva sempre messo l’angoscia. Tutta quella necessità di correre, di vivere in velocità mi aveva sempre fatto uno strano effetto. Forse perché io non avevo alcun bisogno di guidare come un folle e di rischiare quindi la mia sciocca vita.

Non avevo mai trovato nulla emozionante o adrenalinico, perché assillarmi allora?

Il fatto che fossi il figlio di uno degli architetti più famosi della città ormai mi aveva segnato un posto sicuro nel mondo del lavoro fin dalla nascita.

Dall’anno seguente avrei dovuto abbandonare gli studi e iniziare a lavorare al fianco del mio caro babbo. Avrei cominciato la vita adulta, la vita complicata, la vita senza gli svaghi.

Però non avrei rinunciato mai ad andare in un posto. Eh già. Come avrei fatto senza lei?

Lei, di cui non sapevo nemmeno il nome.

Così bella, così unica, così… lei!

E dire che la vedevo usualmente ogni sabato sera fino alle 2.22. Non so nemmeno cos’avesse di così speciale. Forse lo era il solo fatto che lei ballasse per divertirsi, che non ballasse per conquistare ragazzi, anche se lo faceva involontariamente, ad avermi colpito.

Il solo fatto che tutti la fissassero mi dava proprio sui nervi! Quelli non meritavano nemmeno di fissarle i piedi! Ormai da otto mesi a quella parte lei era mia, e non lo pensavo perché fossi un maniaco. Di sicuro non ero come Miroku, quel baka.

Però avevo deciso che quel sabato ci avrei parlato e soprattutto le avrei chiesto il nome. Cos'avevo da perdere? Lei era l’unica che riusciva a farmi stare bene anche solo con uno sguardo. E sfortunatamente il mio mondo ormai ruotava intorno a lei, che era diventata più bella di un fiore, più calda del Sole e più luminosa di una stella.

Vidi in lontananza una figura, che per mia sfortuna conoscevo fin troppo bene. Koga doveva arrivare sempre nei momenti migliori, vero?

Quel sorriso da strapazzo che era sempre posato sul volto riusciva sempre e comunque a farmi alterare, e purtroppo sentivo anche quel giorno il sangue ribollire nelle vene.

Fin da quando eravamo bambini v’era sempre stata una grande rivalità fra noi, forse perché ci eravamo contesi anche le bambine dell’asilo. Che bei momenti quando le bambine alla fine avevano scelto lo sventurato figlio dell’architetto e non il figlio dell’avvocato Yoro.

“ Ehilà, barbone! Vedo che sfortunatamente sei sempre in forma!”

Avete presente un bel punchball? Quei cosi rossi appesi al soffitto che dovete colpire con tutta la forza che avete in corpo? Ecco: Koga, a mio parere, era il più grosso punchball del mondo.

“ Già, e tu sei sempre il solito guastafeste, vero Koga?”

Fece una smorfia di disappunto.

“ Senti Inuyasha, sono 15 anni che siamo rivali fino al midollo. Che ne dici di una… come dire… Tregua?”

Sarebbe potuta sembrare anche una proposta veramente cortese, se si considerava che il ragazzo che aveva appena pronunziato quella frase fosse la persona più odiata del mondo.

Per quanto io lo odiassi, e dovevo ammettere che era davvero tanto il mio ribrezzo nei suoi confronti, non potevo far altro che ammirare davvero la sua astuzia.

“ Cosa vuoi Koga? Perché ovviamente ci deve essere qualcosa sotto. Forza, sputa il rospo.”

Come avevo immaginato, ecco quella piccola nota di vergogna sul suo viso! Dovevo dire tuttavia che se lui era astuto, io ero scaltro come una volpe.

Lo vidi però stranamente indifeso, e mi provocò quasi compassione se non fosse stato per quella faccia da idiota che si ritrovava. Un po’ mi sentii in colpa, in fondo lo sapevo benissimo che nessuno era bello quanto me. Forse sarebbe parso il caso di dire che anche la modestia era una mia grande dote.

“ Ecco, Inuyasha. Io avrei… Bisogno del tuo aiuto.”

Probabilmente sul mio viso si sarebbe potuto leggere un enorme, immenso, gigante punto interrogativo e immaginai di aver assunto una faccia davvero scioccata. Koga Yoro mi chiedeva aiuto?

Quel problema doveva essere veramente pesante e grave se veniva a chiedere aiuto al suo peggior incubo.

Lui continuò, allora, imperterrito.

“ Sono innamorato, Inuyasha. Lo so, ora penserai che sono diventato pazzo. Ma sono davvero innamorato di una ragazza.”

Se non avesse specificato che era innamorato di una lei avrei potuto benissimo pensare che fosse passato all’altra sponda. Forse ero un po’ troppo acido e presuntuoso, ma quella disgraziatamente era la mia indole.

“ E io cosa dovrei fare, Koga?”

Rimase per un po’ in silenzio e mi resi conto che quella questione mi stava prendendo forse un po’ più del necessario e del concepibile. Infondo io odiavo quel tizio, perché avrei dovuto aiutarlo?

“ Aiutami a essere galante, ti prego! Io non so come fare per conquistarla! E’ la persona più… più scontrosa e testarda e scorbutica e bella… e dolce del mondo. Però lei sembra non guardarmi nemmeno!”

Se non fosse stato per la sua espressione disperata e per la tristezza nei suoi occhi, avrei cominciato a ridere. Ma forse era quella sua umiltà che mi spaventava, quella sua nuova, improvvisa subordinazione che mi lasciava spaesato.

A volte però l’amore è proprio un brutto scherzo. Se mi avessero detto 5 anni prima che prima o poi Koga Yoro e il sottoscritto si sarebbero innamorati, probabilmente avrei strangolato l’interlocutore. Ma ogni volta che mi veniva in mente lei, quella ragazza così perfetta, capivo che l’amore colpiva tutto e tutti. E forse era arrivato il nostro momento.

E forse era anche per questo motivo che promisi a Koga di aiutarlo, anche se secondo me aveva sbagliato persona. Io e la galanteria non andavamo molto d’accordo.

Mi sentii un emerito idiota a giurargli qualcosa, ma il fatto che lui patisse così tante pene per una ragazza mi metteva quasi paura.

E se anche io fossi stato innamorato? Se anche io, per la prima volta nella mia vita, avessi provato più che attrazione per lei?

“ Come si chiama Koga?”

Lo vidi sorridere. Possibile che mentre parlasse di lei, la vedesse davanti a sé?

Si chiama Kagome, Inuyasha. Kagome Higurashi. “

 

 

 

Fine capitolo primo.

 

^-^

Buongiorno a tutti.

Sono tornata, non siete contenti? *Monik si guarda intorno con circospezione*. Devo dedurre dagli sguardi pieni d’odio e dalle care clave che avete in mano che siate veramente molto ma molto felici!

^^’’

Tanto per cominciare: questo è il continuo, o forse è meglio dire una long-fic, costruita sulla precedentemente postata one-shot ‘Hot Dance’.

Per riassumere brevemente i personaggi abbiamo come protagonisti Kagome ed Inuyasha e ovviamente saranno anche i nostri piccioncini, FORSE. –Muahahahahah >.<-

Abbiamo poi Koga, per importanza, che invece conosce Kagome da un po’ di tempo, e nei prossimi capitoli spiegherò meglio, che ovviamente per una volta che si riappacifica con Inuyasha, dovrà litigarci perché chi è la bella in questione se non la nostra piccola Kagome? =)

Altri personaggi saranno Sango e Miroku, ma non saranno i co-protagonisti. Saranno comparse intermediarie e/o assistenti dei protagonisti.

Questo capitolo era una sorta di altro prologo e spero che sia piaciuto. ^-^! Cercherò di continuare al più presto!!!!

^-^! Grazie ancora per l’attenzione.

*Monik mette le gambe in spalla e scappa.*

  
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