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Autore: Small Wolf    25/04/2016    1 recensioni
Ad un tratto, le dita di Sasuke si contrassero, stringendo le sue mentre tentava di far uscire un qualche suono dalle labbra secche. (...)
Le sembrava tornato un po’ il ragazzino che durante la loro prima missione al di fuori del villaggio, si era contrapposto fra lei e un ninja della nuvola senza pensarci due volve, aprendo le braccia in un gesto di difesa. (...)
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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La sua pelle era incredibilmente bianca, più bianca del solito, in netto contrasto con i capelli neri che erano sparsi sul cuscino candido e sul suo viso.
Un taglio rosso attraversava come un fiume insanguinato la guancia destra e scompariva sotto le garze che gli avevano arrotolato attorno al capo per coprire quegli occhi dalle abilità oculari tanto uniche. Quando lei e Kakashi-sensei erano giunti alla cascata, luogo dello scontro finale fra Sasuke e Naruto, li avevano trovati stesi sopra le dita di pietra delle statue, insanguinati da capo a piedi e senza un braccio ciascuno. Sorridevano ma erano svenuti entrambi.
Adesso Hinata stava facendo visita a Naruto e lei, lei non aveva potuto evitare di raggiungere Sasuke nella sua camera, seppur sapesse che fosse assopito sotto gli effetti della morfina e che i loro sguardi non avrebbero potuto incrociarsi per molto tempo. Non, almeno, finchè quegli occhi lo avrebbero fatto impazzire di dolore.
Da quando erano a Konoha, Sasuke si era richiuso nel suo silenzio e l’unica cosa che la rasserenava e la rassicurava, come ai vecchi tempi, erano le parole di Naruto stesso. Era certo che questa volta Sasuke sarebbe rimasto. Lei non sapeva cosa si fossero detti con il fiato corto e i visi tumefatti dai pugni mentre erano stesi a gambe larghe sul terreno di pietra, né di come Sasuke non fosse riuscito a trattenere le lacrime e di come Naruto, prima di svenire, fosse scoppiato a ridere, liberandosi di un peso che lo opprimeva da anni.
Durante il trasporto verso Konoha, a bordo della sabbia volante di Gaara, aveva tenuto le mani sul petto di entrambi, alleviando col poco chackra recuperato, le loro sofferenze. Sasuke l’aveva guardata a lungo con la coda dell’occhio e la rosa aveva dovuto raccogliere tutte le proprie forze per non scoppiare il lacrime e urlargli quanto le avesse fatto male il modo in cui lui laveva messa a tacere con una tecnica illusoria.
Ora la rabbia e la delusione erano sostituite da una sorta di battaglia per ritrovare la normalità ed affrontare il dopoguerra e la tenerezza che aveva sempre provato per lui, riaffiorava davanti al respiro regolare che emetteva dalle labbra schiuse adesso che dormiva ferito ma tranquillo. Le garze che gli fasciavano tutto il corpo erano le stesse che si era premurata di cambiargli ogni giorno in modo da non far sviluppare infezioni.
Si alzò dallo sgabello accanto al materasso e prese, nuovamente, delle fasce pulite. Srotolò quelle vecchie dalla mano rimasta e iniziò a disinfettare i tagli e i lividi, sicura che l’Uchiha dormisse.
Ad un tratto, le dita di Sasuke si contrassero, stringendo le sue mentre lui tentava di far uscire un qualche suono dalle labbra secche.
Il cuore di Sakura era intrappolato in una morsa come il suo corpo fra quelle falangi dalla forza incredibile intanto che si domandava da quanto tempo fosse sveglio e se avesse percepito, durante i giorni di semi-coma, la sua presenza e le cure che si premurava di fargli.
-M-mi… mi dispiace per… per quel Genjutsu…-sussurrò la sua voce graffiata da ore di silenzio.
Sakura si morse il labbro senza opporre resistenza al legame con la mano di quel Sasuke che lì nel letto, feito e circondato dall’oscurità, gli sembrava tornato un po’ il ragazzino che durante la loro prima missione al di fuori del villaggio, si era contrapposto fra lei e un ninja della nuvola senza pensarci due volve, aprendo le braccia in un gesto di difesa.
Il tono lieve e sincero con cui pronunciò quelle poche parole fu quasi lo stesso di quasi cinque anni prima quando, dopo le sue suppliche contro l’idea che lui diventasse un nukekin, le aveva sussurrato un “grazie” realmente sentito e poi l’aveva addormentata per rendere il distacco da se stesso meno doloroso, pensando forse che i sentimenti della ragazza potessero estinguersi col tempo.
Gli strinse leggermente i polpastrelli mentre le lacrime calde iniziavano a scorrerle sul viso e i singhiozzi soffocati a scuoterle le spalle minute.
Lo vide sorridere appena alla sua oscurità.
-Sei… sei ancora noiosa c-come una volta.
Quella frase borbottata sotto un velo di nostalgia, la fece scoppiare a ridere fra le lacrime.
-Temo che dovrai sopportarmi ancora un po’, finchè non ti rimetterai-rispose.
Lui annuì piano.
-Grazie-aggiunse quasi impercettibilmente prima che Sakura ricominciasse a occuparsi dei tagli sulla pelle e iniziasse a prendersi carico di quelli che gli segnavano il cuore.
 
  
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