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Autore: LumLumLove    25/04/2016    6 recensioni
Akane sta per sposarsi e mancano quindici giorni al grande passo. Ormai ha deciso, convolerà a nozze con un bravo ragazzo e inizierà una nuova vita, lontano da tutto ciò che conosce. Ma un'improvvisa scoperta manderà all'aria tutti i suoi piani, catapultandola in una bizzarra avventura, con una compagnia del tutto inaspettata: "Sono già sposata?! Com'è possibile?" - Storia originale in lingua spagnola di LumLumLove - Traduzione di Spirit99
Genere: Angst, Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quince días
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Capitolo 10: Venerdì 22
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Ranma
 
Accidenti... perché sto in questa posizione scomoda!? Apro gli occhi e non vedo niente, è tutto buio. Cerco di muovere i piedi ma mi rendo conto che qualcosa non va.
-Ma cosa...?- mi giro e mi accorgo di avere mani e piedi legati e sono sdraiato su una superficie comoda e imbottita... un letto? All'improvviso il ricordo di quella pazza di Kodachi mi invade completamente e inizio a sudare freddo... no, non può essere vero!
Mi giro su me stesso cercando di liberarmi da questa prigione di lenzuola e coperte in cui sicuramente qualcuno mi ha fatto entrare con la forza e finalmente intravedo uno spiraglio. Riesco a tirare un po' il fiato senza la coperta di mezzo. Vedo che è giorno e mi trovo in un luogo sconosciuto... ma non so neanche come diamine io sia finito qui.
Mentre cerco di sollevarmi sulle ginocchia sul bordo del letto perdo l'equilibrio e cado a terra aggrovigliato nelle coperte, restando penosamente arrotolato tra queste ultime come se fossi il ripieno di un maki. Con le mani e i piedi bloccati non posso fare granché, quindi inizio a strisciare come un verme cercando di liberarmi da quello che sembra nastro adesivo.
Allontanandomi dalle coperte e da un altro letto uguale al mio, percorro un corto corridoio finché non mi trovo davanti a una porta. Bene, ora devo solo alzarmi in piedi, uscire da qui e sperare che qualcuno mi spieghi quello che è successo.
E ora che ci penso... dov'è quella testona di Akane? Mi sforzo di ricordare gli avvenimenti del giorno prima e tutto è nitido fino all'incontro con mio padre, poi ci siamo separati e l'ho ritrovata per strada spaventata, mi ha abbracciato e...
Improvvisamente mi tornano in mente tutti insieme diversi ricordi imbarazzanti e non posso smettere di pensare al momento in cui le mie labbra avevano iniziato ad avvicinarsi pericolosamente alle sue in quel vicolo. Qualcuno dovrebbe dire a quella stupida che non si possono chiudere gli occhi in certe situazioni. È pericoloso. Per tutti e due.
Guardo la porta dal pavimento e mi ci appoggio contro. Per fortuna sono un esperto a scappare dai luoghi più inverosimili. Sto per muovere i piedi per alzarmi quando avverto un suono.
Qualcuno sta canticchiando.
Giro la testa verso destra e scorgo un'altra porta che non avevo notato in un primo momento. È socchiusa e una voce femminile si diffonde nell'aria intonando una lenta melodia. Con la punta delle dita spingo piano la superficie in legno e, involontariamente, mi trovo a vestire i panni del perfetto guardone.
Lei è di spalle, seduta su un piccolo sgabello di plastica mentre insapona scrupolosamente il suo corpo nudo. Seguo ipnotizzato il percorso della spugna sul suo braccio, poi fino alla nuca... infine fisso l'acqua che scorre lungo la linea della spalla.
Deglutisco a vuoto, con la bocca completamente secca. Chiudo lentamente la porta, lasciandola com'era prima, e cerco di recuperare la calma. Iniziare la giornata legato mani e piedi e con un'erezione potrebbe sembrare un po' compromettente, ma nel mio caso lo è senza ombra di dubbio.
Poggio la testa contro la porta alle mie spalle e la lascio cadere all'indietro, inspiro ed espiro lentamente, più e più volte. La colpa è di quel maledetto di Ryoga, tutto era perfetto finché non ha aperto la sua boccaccia.
"Ti piace".
Quelle parole mi riecheggiano nella testa. E quasi come se fosse una dannata sfida, ho cercato di dimostrare il contrario... altrimenti come mi sarebbe venuta in mente la stupida idea di trascinarla in quel vicolo?
Il vicolo... il vicolo! Spalanco di colpo gli occhi ripensando al momento in cui i miei ricordi si interrompono. È stato proprio in quel vicolo... qualcosa che si muoveva nella penombra... un gatto!
Al solo pensiero mi sento come se mi avessero gettato addosso un secchio d'acqua fredda, un brivido mi attraversa dalla testa ai piedi e spegne definitivamente i miei bollenti spiriti.
In quello stesso istante avverto i passi dall'altro lato della porta e il mio nervosismo per non essere beccato mi tradisce, quindi cerco goffamente di mettermi in piedi dimenticando di essere legato e cado a faccia in giù. I passi si fermano per un secondo e io striscio disperato sul pavimento cercando di tornare vicino al letto e mettere su la migliore faccia da bravo ragazzo.
La porta si apre proprio mentre mi trovo di nuovo aggrovigliato tra lenzuola e coperte e cerco di raggiungere il bordo del materasso.
Akane esce dal bagno già vestita e con un asciugamano sulla testa.
-Ah, sei già sveglio.- dice e posso intuire il suo tono arrabbiato.
-S-sì.- cerco di rispondere, temendo abbia capito quello che stavo facendo qualche secondo fa.
Cammina per la camera terminando di asciugarsi i capelli, si siede sul letto (abbiamo dormito di nuovo nella stessa stanza?) e mi guarda accigliata incrociando le braccia.
Restiamo in un silenzio teso e opprimente, poi mi schiarisco la gola.
-Ehm... eccooo... perché sono legato?- chiedo dal pavimento mostrandole le mani.
-Sei legato perché avevi iniziato a miagolare all'alba, hai distrutto una parete e una porta e ti sei infilato nel mio letto.- risponde senza battere ciglio.
-Cosa?!
-A quanto pare sei uno di quei gatti che non amano dormire soli.
-Gatto?- la parola mi causa un altro brivido. -Oh, non mi dire che... -non ho il coraggio di terminare la frase, è chiaro che i miei peggiori timori si siano avverati.
L'ha visto.
-Mi spieghi che diamine è successo ieri?- la sua voce ha un tono normale ma mi accorgo che si sta sforzando all'inverosimile per non iniziare a urlare.
-Non lo so.- rispondo, sincero. -Quando mi trasformo in gatto non ricordo niente di quello che faccio.
-Quando ti trasformi in gatto?- dice alzando la voce, incredula.
-È una storia un po' lunga.
-Non ho intenzione di muovermi da qui né di liberarti finché non mi spieghi tutto.
-Andiamo, non sarà successo niente di tragico! Vedo che stai bene e a quanto pare sono riuscito a liberarmi di quei due, no?- rifletto, con prudenza.
-No! Non sto bene!- esclama lasciandomi a bocca aperta. –Non sto affatto bene!
Si è alzata in piedi e mi guarda con gli occhi spalancati e i capelli umidi spettinati, io deglutisco dalla mia posizione di tremendo svantaggio.
-Va bene, calmati, ora ti racconto.- accetto, mentre mi chiedo quanti danni agli arredi urbani avrò fatto stavolta. –Esiste un'antica tecnica di combattimento chiamata "Neko-ken".
-Neko-ken?- ripete, aggrottando le sopracciglia.
-Sì, consiste nell'apprendere le capacità e l'istinto di un ga... ga... – non riesco a completare la parola, che resta sulla punta della mia lingua, impedendomi di continuare.
-Un gatto.- finisce lei per me.
-Sì, quello. Mio padre pensava che avrei dovuto apprenderla e per questo...- ingoio saliva ricordando l'orrore, la paura atroce che ho sentito in quei momenti mentre gli artigli e i denti affondavano nel mio corpo tenero -... mi ha gettato in un pozzo pieno di ga-ga-gatti affamati con un collare fatto di sardine essiccate.
Akane apre gli occhi e noto la tensione delle sue spalle allentarsi un po' mentre mi guarda attonita.
-E dato che non ebbe alcun risultato, ripeté l'esperimento con bastoncini di pesce.
-Che?
-E poi di nuovo con strisce di surimi...
Si alza in piedi perplessa e mi guarda dall'alto.
-Tuo padre ti ha fatto questo?
-E perché? Pensi che non ne sia capace? Dici così perché non lo conosci ancora abbastanza.- rispondo con sarcasmo.
-Quanti anni avevi?
-Sette, credo.- ricordo senza dare troppa importanza alla cosa. In quel momento il suo sguardo cambia, passa dal rimprovero alla comprensione.
Troppo tardi mi accorgo che i suoi occhi riflettono dispiacere, sente dispiacere per me. Serro i denti scocciato e inizio a muovere mani e piedi. Non voglio. Quegli occhi che mostrano la pietà che prova per me non voglio vederli. Non ho bisogno della sua compassione, non sono una persona così patetica della quale provare pena.
-E ora che lo sai, liberami, dannazione!
Si risveglia appena alzo la voce e il suo sguardo ora riflette di nuovo quella rabbia che mi piace tanto.
-Non parlarmi così! Ho dovuto prendermi cura di te tutta la notte! E mi hanno anche cacciato da un albergo a causa del tuo comportamento! Quindi sono stata costretta a cercarne un altro all'alba! Dovresti ringraziarmi, invece.- conclude, incrociando le braccia.
-E allora? Non sono me stesso quando mi trasformo in gatto! Non ricordo assolutamente niente!
Serra la mascella e anche i pugni, qualcosa cambia in lei, avverto che le succede qualcosa di strano quando i suoi occhi mi attraversano e un secondo dopo distoglie lo sguardo, sprezzante.
-Niente?- chiede, tesa.
Nego lentamente con la testa, sentendomi in trappola. Qualcosa non torna... cosa mi nasconde? Non so cosa mi succede quando il panico per i gatti si impossessa di me, so che mi sento solo e avvolto dall'oscurità, proprio come in quel profondo pozzo.
E so anche che di solito mi risveglio acciambellato in un angolo caldo, un luogo in cui mi sento protetto, sui rami alti di un albero o sul grembo di mia madre. Sono come un animale randagio alla costante ricerca di un luogo in cui poter tornare.
Akane cerca qualcosa nel suo zaino e tira fuori la cassetta del pronto soccorso dalla quale estrae un paio di forbici. Si avvicina senza azzardarsi a guardarmi in faccia e taglia bruscamente il nastro adesivo che mi lega mani e piedi.
Separo finalmente le gambe e le mani, staccando i resti di nastro appiccicati alla pelle, mentre lei si mette lo zaino in spalla e si avvia verso la porta senza proferire parola.
-Ti aspetto al piano terra.- dice senza aggiungere altro e sbattendo furiosamente la porta.
Sbatto le palpebre fissando la porta.
-Chi la capisce...- protesto, stiracchiandomi per terra sulle coperte arrotolate.
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Dopo aver impiegato neanche mezz'ora per prepararmi, lascio l'albergo e la trovo ad aspettarmi in strada. Si abbraccia da sola con lo zaino poggiato accanto ai piedi che saltellano per cercare di scaldarsi.
Che stupida... avrebbe potuto aspettarmi dentro.
Quando mi avvicino a lei, mi schiarisco la gola e guardo il cielo, per fortuna oggi pare che sia una bella giornata senza pioggia, nonostante il freddo.
-Hai fatto colazione?- chiedo, sentendo il mio stomaco vuoto, mentre infilo le mani nelle tasche della mia giacca e continuo a guardare in alto.
-Tu che dici?- risponde, ostile.
-Perché sei così nervosa, Cinquanta yen?- dico di proposito, con l'unico obiettivo di farla arrabbiare un po' di più.
-Perché non mi sono ancora liberata di te.
-Oh, hai bisogno urgentemente di un caffè!- rifletto, ignorando completamente i suoi inutili tentativi di offendermi, mentre lei fa una smorfia e gira la testa. Osservo di lato il suo profilo e un lieve e orgoglioso sorriso affiora sulle mie labbra, ma subito dopo mi accorgo del piccolo cerotto che ha sullo zigomo.
Le prendo il mento senza alcuno sforzo e la faccio voltare verso di me. Apre gli occhi sorpresa davanti alla mia determinazione mentre sollevo un bordo del cerotto dalla sua pelle in un solo gesto.
-Che diamine stai facendo?- protesta alzando il braccio e cercando di rimetterlo a posto... potrebbe starsene ferma e facilitarmi le cose. Le giro nuovamente il viso, esaminando il graffio con attenzione, dato che non ho potuto farlo ieri.
Non sembra profondo e mi auguro che non le resti una cicatrice. Già così sarebbe imperdonabile... sfregiare il viso a una donna! Quel disgraziato pagherà caro il momento in cui ha sentito il mio nome per la prima volta.
-Hai finito?- replica impaziente, ma per qualche motivo la sua voce suona meno contrariata, quasi dolce.
-Per te è un problema?
-Eh?
-Nessuna sposa dovrebbe essere in queste condizioni il giorno del suo matrimonio.
I suoi occhi castani mi attraversano, sono così grandi, così belli. Sento la mia volontà vacillare mentre allontana il volto, frustrata. Prima i capelli, ora il viso, quale sarà il prossimo guaio che patirà per colpa mia? In questo momento quasi dubito di riportarla a casa tutta intera.
Tutto questo sta diventando pericoloso, però... però non voglio che se ne vada, almeno non finché non riesco a dimostrare di essere in grado di risolvere tutto, di non essere una persona inutile ma qualcuno su cui si può contare.
Sospiro, spostandomi davanti a lei e rimettendole a posto il cerotto, ripasso la mano sulla zona a contatto con la pelle un paio di volte, assicurandomi che sia attaccato bene.
-Gliela farò pagare.- dico e capisco immediatamente che si tratta di una dichiarazione di intenti. Lo farò davvero... un po' di pazienza e poi vedrà.
Akane annuisce lievemente e io tossicchio, improvvisamente a disagio.
-E dove andiamo ora?- chiede cercando di rompere l'imbarazzo, cosa che apprezzo molto.
-Ehhh... a dire il vero non ci ho pensato.- ammetto, non è che posso tirare fuori un piano B ogni volta che succede qualcosa.
-Quindi?- la guardo pieno di dubbi.
-Prima il caffè.
Un attimo dopo entrambi ci troviamo seduti su una panchina del parco, con due bevande calde e alcuni panini al vapore acquistati in un posto qui vicino. Akane gusta il suo caffè e io mastico lentamente.
-Tua madre non sa niente?- chiede, riprendendo il filo del nostro ultimo discorso, ma io mi stringo nelle spalle.
-Anche se lo sapessi, ora è impossibile sapere dov'è, credimi, sa nascondersi davvero bene.
-E pensi che... abbiano catturato tuo padre?
-Ma neanche per sogno, il vecchio uscirebbe illeso persino da una catastrofe nucleare.
-C'è una cosa che non mi quadra.- dice con aria riflessiva mentre dà un morso alla sua colazione. –Se quella katana è così importante perché te l'ha raccontato? Avrebbe potuto mentirti e basta, tuo padre non aveva motivo di svelarti questo segreto.
-Sì, è vero, ma non si può dire che quel vecchio agisca sempre secondo una logica.
-E se invece avesse un motivo nascosto?
-Che motivo?
-E se in realtà te l'ha raccontato perché ha bisogno di te?
-Di me? Impossibile, non l'ho mai aiutato con i suoi affari loschi, figuriamoci per una roba così assurda.
-Non so... tua madre non sembra una donna qualunque, forse aveva un piano.
-Un piano?
-Pensaci.- dice, mentre alza il dito indice con fare solenne. –Sicuramente sa che la katana che ha venduto tuo padre era di suo nonno.
-Sì ma questo non vuol dire che sappia qualcosa del tesoro. –la contraddico, non mi piace che insinui qualcosa su possibili doppi fini di mia madre.
-Come potrebbe non saperlo? Ne è a conoscenza persino tuo padre.
-Perché mio padre è pazzo! Non esiste nessun tesoro! Dobbiamo prenderlo prima che continui a seminare il caos con quell'arma rubata.
-Ti ha chiesto di aiutarlo, te ne sei forse dimenticato? Ha un senso, in fin dei conti sei il legittimo erede e forse l'unica persona in grado di decifrare il mistero della spada.
La guardo incredulo... cosa pensa che sia tutto questo? Una serie poliziesca di second'ordine?
-Ho saputo solo ieri della sua esistenza.- chiarisco per fugare ogni dubbio.
-Forse non è qualcosa di cui sei cosciente, magari è un ricordo d'infanzia, qualcosa che ti ricordi tua madre...
Termino la mia lattina di tè caldo e la schiaccio nella mano, trasformandola in una pallina, prima di lanciarlo verso un cestino della spazzatura a più di dieci metri di distanza, facendo un centro perfetto.
-Basta con le cospirazioni, ok?- incrocio le braccia, infastidito da tante supposizioni.
-Ora l'unica cosa che possiamo fare è cercare di nuovo il vecchio e sottrargli la katana.
-Se sta cercando davvero di decifrare il messaggio avrà bisogno di aiuto, non credi che possa tornare?
-No, sa che con me perderebbe solo tempo.
-Allora se non può contare né su di te né su tua madre cercherà l'aiuto di un'altra persona cara che abbia informazioni utili.
Quasi scoppio a ridere... persona cara? Nella mia vita non c'è mai stato niente di simile... sempre in viaggio, sempre nuove conoscenze e posti diversi. A malapena ho un'amica di infanzia.
Un momento!
Il sangue mi si gela dalla testa ai piedi, mi alzo all'improvviso mentre una certezza mi colpisce in pieno.
-Ucchan!- mormoro a voce alta, Akane mi guarda ancora seduta sulla panchina. Le sopracciglia le si increspano.
-Credi che... sia andato a cercarla?
-È mia amica, se è messo alle strette potrebbe farlo.- mi volto velocemente, sono cosciente del cambiamento della mia espressione, ora di pura preoccupazione. –Dobbiamo raggiungerla prima di lui, quello stupido potrebbe metterla in pericolo!
Akane annuisce mentre mi guarda attentamente, si alza e sembra dirmi con lo sguardo che è d'accordo, pronta per proseguire fino in fondo in questa follia.
Mi sento così abbattuto... vorrei dirle di resistere ancora un po', anche un solo giorno in più basterebbe, riuscirei a risolvere tutto. Alla fine ne uscirà sana e salva.
Iniziamo a camminare fino alla stazione degli autobus, se quello stupido di Ryoga non si è sbagliato, Ucchan dovrebbe essere a Osaka a occuparsi dei suoi affari, con un grande evento da organizzare che la metterà di sicuro al centro dell'attenzione di chiunque.
Il nostro autobus passerà a mezzogiorno. Con il treno arriveremmo in meno di tre ore ma costa troppo e non sono sicuro di poter arrivare alla fine di questa avventura senza debiti. Prendo posto al suo fianco, questa volta non voglio correre rischi.
Osservo il suo sguardo perdersi nel paesaggio urbano che scorre rapidamente oltre il finestrino... perché sembra così assente?
-Qualcosa non va?- chiedo guardandola, gesto che non ricambia.
-No, niente.- risponde senza spostare gli occhi dal finestrino.
Oh-oh. Persino io so che quando una donna dice "niente" in realtà significa "tutto".
Raddrizzo la schiena e guardo di fronte a me, di certo non le mancano i motivi per essere arrabbiata ma il problema è capire quali sono.
Presto o tardi mi farà uscire di senno.
-Si tratta di quello che è successo ieri?- chiedo ancora una volta. Deve mancarmi sul serio qualche rotella se insisto per iniziare una discussione con lei sapendo che passeremo diverse ore chiusi qui dentro.
Akane gira la testa e i suoi occhi marroni si posano nei miei, in attesa.
-Perché se vuoi delle scuse, allora puoi scordartele.- rispondo con orgoglio, o forse è l'unica risposta che mi suscitano i suoi occhi accusatori, ma non sono disposto a piegarmi a tanto né a chiederle scusa.
-Non voglio le tue scuse, che senso avrebbero se neanche ti ricordi?
-E cosa dovrei ricordare?
-Niente!- dice, voltandosi un'altra volta e appoggiando il gomito sul piccolo supporto del finestrino, guardando fuori. -Suppongo che per te sia una cosa normale.
-Ma di che diavolo stai parlando?
-Tanto non cambia niente, taci.- chiede, accavallando le gambe e dandomi completamente le spalle.
-Sei davvero cocciuta! Forse è perché mi sono infilato nel tuo letto? Ah! Se non lo sapessi, i gatti cercano calore, non l'ho fatto con secondi fini, quindi puoi anche smetterla di fare l'offesa.
-Non sono arrabbiata per questo, pezzo di idiota.- risponde, mentre osservo la sua schiena e il collo bianco che sostiene la sua testa contro lo schienale.
-E allora? Forse non mi sono liberato dei "cattivi"?
-Dimmi una cosa.- dice all'improvviso, girandosi verso di me, cosa che mi fa indietreggiare istintivamente. Annuisco senza troppa convinzione mentre il suo viso si avvicina al mio. -Quante ragazze hai baciato?
Impallidisco e subito dopo sono certo che la mia faccia abbia assunto una tonalità bluastra. La guardo senza capire né la domanda né che caspita le passi per la testa per chiedermi una cosa del genere.
Attende un paio di secondi mentre io resto immerso in un silenzio sepolcrale, poi curva leggermente gli angoli delle labbra in una smorfia.
-Non lo sai neanche.- dice, girandosi di nuovo.
-M-ma cosa c'entra questo?
-Lasciami in pace, cercati un altro posto.- si stringe su se stessa, io la guardo a bocca aperta e capisco sempre meno quello che sta succedendo.
-Che ti importa? Andiamo, nessuno tiene il conto di queste cose, per caso tu ricordi quanti uomini hai baciato?
-Certo che lo ricordo.- risponde altezzosa, senza voltarsi.
-E quanti erano? Otto? Dieci?- chiedo, la verità è che non mi piace per niente la piega che sta prendendo questa conversazione.
-...
-Cinquanta yen, non sei un granché con gli indovinelli.- appoggio le braccia sulla mia testa mentre la guardo di traverso, non si muove ma le sue labbra sì, e confessano qualcosa di sorprendente.
-Tre.- dice fermamente e io mi giro interessato, sto per parlare, quando lei si volta di nuovo e scopro i suoi occhi castani inondati di lacrime. -Ti ho detto di lasciarmi sola!- grida mentre mi spinge cercando di allontanarmi, mi tira fuori dal sedile e mi fa schiantare contro la fila del lato opposto.
Resto mezzo sdraiato su entrambi i sedili, con le gambe sopra la testa mentre sbatto le palpebre senza capire come sono arrivato qui.
-Ma che ti prende?- mi alzo in un salto e mantengo l'equilibrio nello stretto corridoio mentre il veicolo attraversa una piccola strada di montagna.
-Dimenticami!
-Credimi, lo farei se potessi, quale individuo sano di mente vorrebbe avere a che fare con un maschiaccio violento come te?- le urlo furioso.
La vedo cercare con affanno qualcosa nel suo zaino, forse con l'intenzione di trovare oggetti da lanciarmi addosso come fa sempre quando si arrabbia. Afferra quello che sembra un flacone di shampoo e lo solleva al di sopra della sua testa ma prima di poterlo lanciare, l'autobus frena bruscamente.
Urta contro i sedili anteriori e io rotolo per il corridoio fino a sbattere contro l'autista.
Quando sollevo lo sguardo, mi trovo davanti un uomo di mezza età, in uniforme, con un'espressione decisamente infuriata.
-Fuori!- ordina, indicando la porta.—Tutti e due!
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Il nostro mezzo di trasporto si allontana per la strada, lasciandoci a piedi. Al centro di non so dove, osservo impotente la lunghissima strada asfaltata, circondata da alberi sempreverdi. Akane invece è sul marciapiede, si è seduta sul suo zaino e non mi rivolge la parola.
Ok... stavamo discutendo un po' animatamente ma non così tanto da essere buttati fuori.
-Due alberghi, un bar e un autobus.- conta lei, aprendo bocca per la prima volta dopo un bel pezzo. –Di questo passo diventerò un pericolo pubblico entro la fine della settimana.
E si prende anche il lusso di lamentarsi! Siamo stati cacciati per colpa sua!
-Stavolta te la sei cercata da sola.- le dico, incrociando le braccia davanti a lei, che resta seduta, accigliata.
-Stai insinuando che è stata colpa mia?- chiede sdegnata.
-E di chi, sennò?- rispondo, non sono disposto ad assumermi la responsabilità di tutto quello che ci succede, se mi distraggo un attimo rischio di diventare colpevole di crimini contro l'umanità.
-Se ti fossi scusato non sarebbe successo niente.
-Eh? Deciditi una buona volta! Hai detto che dato che non so cosa ho fatto non avrebbe senso scusarmi!- ripeto le sue parole ricordando perfettamente la nostra discussione, cosa che sembra infastidirla parecchio. Si alza e prende il suo zaino senza dire una parola e inizia a camminare in salita, in direzione del punto in cui si è ormai allontanato l'autobus.
-Non è di là.- la correggo alzando la voce e senza muovermi di un millimetro. –Un quarto d'ora fa siamo passati accanto a un paese.
-Ma tu vuoi andare a Osaka, no?- chiede dal punto in cui si trova, ossia più di venti metri.
-Sei matta se pensi di arrivare in tempo a piedi, è molto meglio andare in paese e cercare un nuovo mezzo pubblico.
La vedo sbuffare, le spalle sembrano incurvarsi, poi si rimette in marcia e si avvicina a me.
-Come vuoi.- dice iniziando a camminare per la carreggiata. Se i miei calcoli sono giusti, il paese non può essere più lontano di quindici chilometri, dunque ci aspettano un paio d'ore di silenzio e risposte vaghe.
Proprio non capisco... perché è tanto arrabbiata? Non l'ho vista così neanche quando l'altro giorno ci siamo svegliati nello stesso letto seminudi... scuoto la testa mentre osservo i suoi capelli corti che ondeggiano, devo smetterla con questi pensieri poco casti, ma non sono mica di pietra!
Maledizione, lei fa l'offesa e io non la smetto di scervellarmi... perché ha tirato fuori questa storia dei baci? Davvero ha baciato solo tre ragazzi in tutta la sua vita? Non posso fare a meno di provare una certa amarezza... cosa sarebbe successo se l'avessi conosciuta prima? E perché mai mi sto facendo una domanda del genere?
Ahh, mi esploderà la testa!
-Quindi...- abbozzo, sapendo già che ignorerà completamente le mie domande -...tre?
-Ti sembrano pochi?- risponde immediatamente e io sospiro compiaciuto, preferisco discutere con lei piuttosto che sopportare i suoi silenzi.
-Al contrario, mi sorprende che esistano tre folli con il coraggio necessario per baciare una belva come te.
-Non ci crederai, ma ce n'è uno che si è comportato da codardo.
-Ah sì?- chiedo interessato mentre lei accelera il passo. –Per caso ti hanno rubato il primo bacio?
-No, il mio primo bacio è stato con Yoichi Tsuda al liceo.
Faccio un fischio di ammirazione.
-Lasciami indovinare, gli avevi tirato un pugno.- dico mentre anche io accelero e mi adeguo alla sua andatura, contemplando le sue adorabili guance arrossate.
-Mi ha baciato il giorno del diploma e dopo non l'ho più visto.
-Eri un tipo popolare?
-Qualcosa del genere. Non so come iniziò a correre la stupida voce che chiunque fosse riuscito a battermi sarebbe potuto uscire con me.
-Batterti?- chiedo sorpreso. Bene, a quanto pare non sono l'unico ad aver avuto un'adolescenza complicata.
-Per tanto tempo ho dovuto lottare con i ragazzi e ho finito per odiarli tutti.
-Tranne Yoichi.- chiarisco, sorridendole maliziosamente.
-Non avevamo una storia né nient'altro, solo... è successo.- dice, abbassando lo sguardo senza smettere di camminare.
-E il secondo?- incalzo, ammirando il rossore che inonda il suo viso.
-Shinnosuke.
Sollevo un sopracciglio.
-Il caccia-orsi?- qualcosa non quadra.
-Shinnosuke è molto timido per quanto riguarda il contatto fisico, ci ha messo più di un anno per prendermi per mano.
-Scherzi!?- rispondo automaticamente. Che tipo lento.
-Ci siamo baciati la prima volta solo l'anno scorso.
-Che?- smetto di camminare. Dice sul serio? Ma dove l'ha trovato un imbecille del genere?
-Perché sei così sorpreso?- dice girandosi come se niente fosse. Io mi obbligo a muovere di nuovo i piedi per non sembrare un cretino, ma soprattutto cerco di mantenere la mia abituale maschera di indifferenza.
-Però... voglio dire...- mi schiarisco la gola, nervoso. -E il terzo? Per caso tu...?
-Il terzo è stato un errore.
-L'hai tradito?- non posso fare a meno di chiederlo, spalanco così tanto la bocca che rischio di slogarmi una mascella. La piccola Akane è un vulcano di sorprese!
-No!- urla infuriata e trafiggendomi con uno sguardo carico d'ira. –Un codardo che mi bacia contro la mia volontà non fa di me una traditrice!
Cavolo! Sembra che la sua calamita per i guai funzioni in più di un senso.
-E lui lo sa?- tento, non so perché ma immagino la risposta. Una parte di me gioisce al solo pensiero.
-Come vuoi che gli dica una cosa del genere? Mi odierebbe...
-Ma se state per sposarvi dovresti dirglielo, almeno perché dia una bella lezione al tipo.- stringo il pugno in un gesto piuttosto chiaro, senza dubbio è quello che farei io. Farei saltare tutti i denti a chiunque osasse avvicinarsi a lei.
-Certo, come no, ma Shinnosuke non è per niente aggressivo. Di sicuro mi sorriderebbe e direbbe qualcosa come "non importa".- risponde e, non so se è la mia immaginazione, ma mi sembra di avvertire tristezza e solitudine nelle sue parole.
-Mi sembra chiaro che non conosci bene gli uomini. Per quanto pacifico possa essere, di sicuro reagirebbe diversamente a una cosa del genere.
-Non lo conosci.
-E a quanto pare neanche tu.
Si ferma, il vento soffia scompigliandole i capelli e io mi mordo la lingua. Ho davvero la lingua lunga, non ho potuto trattenere ancora questo tarlo che mi sta consumando da giorni: la sensazione che conosca davvero poco l'acchiappainsetti. E lo stesso vale per lui.
-Ti sbagli.- conclude, e ho la certezza assoluta che la nostra piccola disputa termini qui. La lascio avanzare e resto indietro appena un paio di metri, intuendo che probabilmente voglia stare un po' sola con i suoi pensieri. Forse stavolta ho esagerato.
In fondo è libera di fare quello che vuole, per me è lo stesso chiunque decida di sposare. Potrebbe essere il peggiore dei delinquenti o un ricco principe di un Paese europeo. Non mi importa che sia felice o no, che rida o pianga, che si senta sola...
Non me ne importa niente.
-Ad ogni modo neanche io ho baciato tante ragazze.- mormoro più a me stesso che mosso dall'intenzione di farla parlare. –Non so quante fossero, ma non è che ho perso il conto, semplicemente non mi importava molto.
Noto i suoi passi vacillanti e approfitto per accorciare la distanza tra noi, mentre continuiamo a scendere per la strada da cui si inizia a intravedere il paese in lontananza e, più in fondo, il mare.
-Non gioca molto a tuo favore.- risponde, evasiva. Con una falcata la raggiungo di nuovo senza alcuno sforzo.
-Ma è la verità.- e lo è, non so perché le sto dicendo i fatti miei ma non voglio vedere quel viso così triste.
-Davvero non ti sei mai innamorato?- però! Neanche lei scherza quando vuole ficcanasare!
-C'era una ragazza che mi piaceva molto ma non posso dire che ne fossi innamorato...
-Ucchan?
-Giro il collo fino a farmi male e la guardo con quella che deve essere la migliore faccia da idiota della storia.
-Che?!? No, no, ti sbagli di grosso con Ucchan, io non l'ho mai vista in quel senso, lei è sempre stata il mio amico!
-"Amico"?- arriccia il naso.
-Beh, è complicato, ma io non l'ho mai vista come se fosse una ragazza.- mi gratto nervosamente una guancia mentre sento i suoi occhi castani che mi trapassano la testa. -E comunque che noia, sempre con questa storia dell'amore! Come se fosse chissà cosa! Per caso si può provare che uno è innamorato? Come ti accorgi di esserlo?
Akane non mi guarda, sembra che si nasconde ancora di più dentro il colletto del cappotto.
-Penso che non si possa sapere, ma solo sentire.- risponde un po' triste. È proprio quello che pensavo.
Mi schiarisco la gola un paio di volte e sollevo le braccia sopra la testa, per dare l'impressione di essere rilassato.
-E se... e se quell'idiota che diventerà tuo marito non vuole dare una lezione al tipo che ti ha baciato senza permesso, allora lo farò io.- e da quando sono capace di dire cose tanto sdolcinate? Avverto un certo calore sul viso, apro timidamente un occhio e non posso fare a meno di allarmarmi quando vedo un'espressione divertita sul suo volto.
-Davvero?- chiede e io deglutisco a vuoto, non so come uscirne stavolta. -Però devi dargli davvero una bella lezione perché è quello che si merita.
-C-certo.- annuisco e le sue labbra si curvano in un sorriso maligno. –Devi solo dirmi chi è e io...
Si ferma e la sua espressione cambia, vedo il suo dito indice sollevarsi e posarsi davanti al mio naso. Non so che stia facendo ma non capisco. Resta lì ferma in questa posizione mentre le sue iridi lanciano saette e subito dopo ritira velocemente la mano e riprende a camminare con passi rapidi.
Increspo le sopracciglia mentre la osservo allontanarsi in tutta fretta. Che diamine è successo? Mi gratto la testa pensieroso e la mia mano, distrattamente e contro la mia volontà, imita il suo gesto. Mi ritrovo a indicare me stesso con un dito. I miei occhi osservano il ciglio della strada, cercando di trovare la soluzione al problema.
Lentamente le mie sopracciglia si rilassano, apro gli occhi e spalanco la bocca quando l'unica spiegazione possibile al suo comportamento mi colpisce in pieno come una martellata.
-Eh??- dico mentre indietreggio di un passo, cercando di superare lo shock e non cadere per terra. -EEEEEEHHHHHHH??
Sono così scioccato che divento di pietra. Sento le gambe tremarmi, arrossisco come non mi è mai successo in vita mia e inizio a balbettare da solo cose senza senso.
Non capisco! Come? Quando? Perché? Ma solo una persona può togliermi tutti i dubbi.
Corro per la strada a tutta velocità, tanto che mi si surriscaldano i piedi e non riesco a frenare in tempo la mia corsa, dato che ho superato Akane di una decina di metri. Finalmente mi fermo piantando le mie scarpe sull'asfalto, mentre intorno a me si sollevano nuvoloni di polvere, alzo lo sguardo sentendo il sudore scorrermi lungo la schiena.
Akane si è fermata e mi guarda con diffidenza.
Apro la bocca, devo dire qualcosa, cerco di pronunciare qualche parola coerente ma inizio a balbettare penosamente ancora una volta.
Inspiro, cerco di tranquillizzarmi. Devo farlo.
-Ti ho baciato?- sputo come una mitragliatrice, facendo tutto il possibile per tenere a bada i miei nervi, sono sicuro di essere arrossito così tanto che potrei andare a fuoco spontaneamente.
Lei distoglie gli occhi dai miei, a disagio.
-Non importa, so che non eri in te.
-Ti ho baciato in stato di neko-ken?- ripeto, non mi pare di aver mai fatto una cosa del genere prima d'ora. E il fatto che sia successo con lei mi sembra surreale. –Ascolta, io...
-Lo so che non ricordi niente.- mi interrompe con impazienza, iniziando ad avanzare verso di me, come se all'improvviso avesse fretta di arrivare a destinazione. –Non pretendo di essere più importante di tutte le altre.
Auch. Questo mi ha fatto davvero male. Perché mi dice parole tanto velenose? Finirà per mandarmi del tutto fuori di testa.
-Se vuoi delle scuse te le farò.- cammino alle sue spalle, senza azzardarmi a sorpassarla. –Però cerca di capire che non posso prendermi la responsabilità di quello che faccio quando divento un gatto!
-Lo so, me l'hai già spiegato!- urla, senza preoccuparsi di dissimulare la sua rabbia.
-Allora cosa dovrei fare?
Si ferma, tende il braccio destro e lo fa indietreggiare prima di allungarlo verso la mia faccia, ma io lo schivo di pochi millimetri. Era così forte che avrebbe potuto rompermi il naso.
Giro di novanta gradi per allontanarmi dalla sua zona di impatto ma lei non si ferma e cerca di assestarmi un altro colpo che stavolta evito senza alcuna fatica.
-Hai detto che avresti colpito il tipo che mi ha baciato!
-L'ho detto prima di sapere che il colpevole fossi io!
-Bugiardo! Almeno resta fermo!
-E aspettare che tu mi faccia fuori? Neanche per sogno!
Respira agitata con le mani ancora strette a pugno, serra i denti e recuperando la sua dignità, per un attimo perduta, si sistema i capelli e riprende a camminare.
Sospiro, questa storia mi ha sconvolto.
-Le vuoi queste scuse o no?
-No!
Faccio una smorfia e infilo le mani in tasca. Che stupida, lei almeno può ricordarlo, per me tutto quello che è successo ieri non è altro che un buco nero nella mia memoria.
Senza accorgermene arriviamo in paese, si tratta di una zona costiera e, a causa della stagione invernale, quasi tutte le attività commerciali sono chiuse. Almeno sembra che faccia meno freddo. Cammino dietro di lei in silenzio, mentre le sue parole mi rimbombano in testa.
"Non pretendo di essere più importante di tutte le altre".
Siamo sposati. D'accordo, si tratta di un matrimonio imposto dai nostri padri ubriachi, ma è reale. Solo per questo lei è importante e con quel documento, in un modo o nell'altro, sarà sempre presente nella mia vita.
Akane sarà sempre la mia ex-moglie.
Serro i denti frustrato, forse per il silenzio.
-Potremmo cenare con ostriche alla griglia.- propongo mentre ci addentriamo in una stradina stretta e, davanti alla sua muta risposta, sbuffo infastidito. –Sai una cosa? Non so perché fai tante storie per un semplice bacio!
Sono sicuro che ora si arrabbierà, ma devo dire che sta mantenendo bene la calma, più delle altre volte. Chiaro che sto cercando di metterla alla prova.
-Beh? Forse ti è piaciuto più dei baci del tuo mangia-rane?
-Ritira quello che hai detto!- alla fine quelle guance rosse sono il segnale più evidente della sua rabbia sempre più nera e ottengo di nuovo tutta la sua attenzione.
-Di sicuro quello stupido non sa neanche usare la lingua.- infierisco offensivo, divertendomi più che mai dei miei pensieri. Lo noto, ormai ho perso le staffe e la mia boccaccia parla da sola, alimentata dall'incosciente desiderio che qualsiasi cosa io spari corrisponda a verità.—E di sicuro non è neanche capace di farti urlare di piacere a letto.
Sento un colpo, anche se non lo vedo. La sua mano fende l'aria e mi colpisce in pieno viso.
Bene, stavolta ne avevo bisogno. Entrambi avevamo bisogno di una bella dose di realtà.
Sono andato troppo oltre, qualcuno doveva mettere fine a tutto questo. Mi sforzo di ricordare che non posso parlare così, non so quando ho iniziato anche io ad arrabbiarmi fino al punto di perdere il controllo. Cosa mi ha spinto a sfidare mentalmente il suo futuro marito?
Era... gelosia?
-Quello che faccio con Shinnosuke non è affar tuo!
Mi passo la mano sulla parte colpita, risentito.
-O forse non ha avuto neanche il coraggio di farti perdere la verginità!
Non so che cazzo mi stia succedendo ma di sicuro sto accumulando molti punti per il secondo schiaffo.
Resto in attesa alcuni secondi serrando i denti, ma non arriva. Apro un occhio con timore, sollevo perplesso la testa per poter vedere un po' più in là dei capelli che mi ricadono sulla fronte.
Akane trema ed è arrossita fino all'estremo. Le labbra tremano come le mani, che serra in un muto gesto contro il suo petto. Perché all'improvviso sembra tanto indifesa davanti a me? No... per caso...? Forse...?
-Sei... vergine?- la mia faccia da idiota deve essere sicuramente da incorniciare. Resto a dir poco perplesso, le mie palpebre sono così sbarrate che in qualunque momento potrebbero fuoriuscirmi i bulbi oculari. Non posso evitarlo, sono sicuro di aver iniziato a sorridere, ma stavolta non si tratta di un gesto di superiorità o arroganza, di ironia o finta sicurezza: sorrido davvero. Ma è ovvio che lei lo interpreta in altro modo.
-E perché fai quella faccia?- urla, offesa.
-Sei ver...!- mi tappa la bocca con entrambe le mani e mi guarda fuori di sé.
-Non ti azzardare a ripeterlo!
Quando toglie i suoi palmi sottili dalle mie labbra sento un formicolio ma lei è così indignata a causa mia che non si rende conto di quanto sia meravigliosa ora, con gli zigomi alti arrossati e la sua espressione infuriata.
Riprendo a sorridere come un autentico idiota, lei mi volta le spalle e si allontana dalla stradina, cammina senza meta proseguendo in discesa, senza accorgersi che più scendiamo più ci avviciniamo al mare. Sembra che l'idea di cercare un altro autobus sia finita da un pezzo nel dimenticatoio e, di fatto, ora non ho più nessuna fretta di andare a Osaka.
Mi sento euforico, no, di più: sono felice. L'emozione mi avvolge in una maniera che non riesco a spiegare, ma non posso smettere di sorridere come un deficiente. Forse perché ho trovato un nuovo punto debole da usare contro di lei? O sono felice del fatto che il suo fidanzato sia tanto stupido?
Non so a che gioco stia giocando quello là, io al suo posto non riuscirei a toglierle le mani di dosso.
Ah, perfetto, ecco altri pensieri da vero pervertito.
Però proprio non riesco a capire.
-È gay?- interrompo il nostro silenzio con l'unico motivo che mi ronza in testa e lei mi guarda con la bocca aperta, spalancata.
-Cosa?!
-Non lo so, siete fidanzati da tanti anni... cioè... lui... tu...
-Nessuno di noi due è gay!- esplode, perdendo le staffe. –Shinnosuke è timido e ha avuto molti problemi di salute, non ha niente a che fare con quello che stai pensando.
Sbuffo. A me sembra solo una scusa o sarà il fatto che io al posto dello strappa-erba non ci penserei due volte neanche se fossi in fin di vita, a costo di morire nel momento clou.
Ok, devo smetterla con questi pensieri. Il fatto che sia vergine non significa che sia meno impegnata.
Alla fine quello stupido di Ryoga aveva ragione: mi piace.
Merda. Proprio ora, proprio lei, sembro davvero uno scemo.
E quando è successo? Comunque sia, devo trattenermi, non posso permettere che diventi un semplice capriccio. Già, dev'essere proprio per questo, mi piace perché non posso averla. Sono così contraddittorio, appena mi dicono "vietato toccare" mi fisso proprio sul proibito.
Senza volerlo, ci siamo quasi allontanati dal paese e siamo di fronte alla costa. Il sole inizia a calare lentamente e in uno dei lati del porto si avverte un inaspettato brusio di persone.
-Uh?- la particella scappa dalle sue labbra, indicando interesse.
Ci avviciniamo mentre continuo a crogiolarmi nel mio malessere per scoprire che si tratta di un piccolo mercato di beneficenza.
Dozzine di bancarelle artigianali si estendono davanti a noi, tutte disposte per tipi di articoli. Akane le guarda con distrazione e interesse allo stesso tempo e io la seguo rassegnato.
Perfetto, ora la sto anche accompagnando a fare shopping.
Si ferma davanti a una delle bancarelle ma non guarda gli oggetti in vendita, bensì un'anziana che consola un bambino piccolo dall'altro lato del banchetto. La vedo scambiare qualche parola prima di togliersi lo zaino dalle spalle e tirare fuori la sua cassetta del pronto soccorso.
Si arma di bende e iodio per iniziare a curare con tutta la pazienza e l'amore del mondo il ginocchio graffiato del piccolo.
Mi riempie di tenerezza e tristezza. Alla sciocca piace molto il suo lavoro.
Mi guardo intorno, sapendo che ne avrà per un po' e mi imbatto in qualcosa che attira la mia attenzione. Mi avvicino a un uomo anziano che espone le sue creazioni su un semplice telo poggiato sul marciapiede e mi chino per prendere un ciondolo. Sorrido se penso alla nostra diatriba personale sui nomignoli e lo rigiro tra le dita in controluce. È perfetto.
-Lo vuoi?- chiede con un sorriso. Io lo guardo con timidezza e mi vergogno di essere un libro aperto. –Si tratta di un'edizione commemorativa degli anni settanta realizzata in argento, compresa la catenina, te lo cedo a un buon prezzo.
Distolgo lo sguardo per osservare con la coda dell'occhio Akane che prosegue con il suo lavoro. Prendo l'estremità della catenina osservando che è lunga e lucida e di sicuro starebbe benissimo in contrasto con il suo collo bianco.
In fondo... che c'è di male a essere gentili ogni tanto? Passiamo tutto il maledetto giorno a discutere, non ha voluto le mie scuse e io non faccio altro che attirare le sue ire ed essere malmenato... un regalo non mi ucciderà.
Prendo il ciondolo e tiro fuori il portafogli, non vedo l'ora di vedere che faccia farà.
Mi allontano dall'anziano mentre si inchina ringraziandomi per l'acquisto. Arrossisco leggermente quando mi riavvicino ad Akane che ha finito di curare il bambino e si congeda da quest'ultimo e dall'anziana con un sorriso.
Mi tremano le mani, il cuore mi batte furiosamente.
-Sta meglio?
-Sì, era una ferita superficiale ma sanguinava un po', si riprenderà in fretta. -risponde felice, e ci allontaniamo dalla folla per incamminarci lentamente sul lungomare. Sembra di umore decisamente migliore, come se il semplice fatto di aiutare qualcuno l'abbia riappacificata con il mondo. All'improvviso noto il cappello di lana bianca con un grazioso ponpon che porta in testa, non gliel'ho mai visto finora.
-E questo?- lo indico, e lei arrossisce leggermente, portandosi le mani sulla testa e sistemandolo meglio.
-Me l'ha regalato la signora di prima per ringraziarmi, l'ha fatto lei, ti piace?
Deglutisco a vuoto, sì che mi piace. Anzi, credo che mi piaccia fin troppo.
-Ti sta malissimo!- rispondo mentre le tiro giù il bordo del cappellino per coprirle gli occhi.
Akane brontola scocciata mentre tocca il cappellino con entrambe le mani per sollevarlo e recuperare la vista.
-Sei l'uomo più odioso che...!- si blocca immediatamente nel momento in cui rimette a posto il bordo del berretto, scoprendosi gli occhi. Le sue pupille fissano l'oggetto che ho in mano davanti a lei.
Apre le labbra piccole e rosate in un gesto di stupore, solleva la mano e tocca con la punta delle dita la moneta argentata da cinquanta yen attraversata dalla catenina sottile.
Io mi schiarisco la gola e poso il ciondolo nel palmo della sua mano, fingendo indifferenza e sicurezza.
-L'ho visto e ho pensato che fosse perfetto per te, sai... così non dimentichi il tuo soprannome.
Resto in attesa per qualche secondo ma vedo che non mi risponde e inizio ad andare in paranoia.
-Davvero... è per me?- chiede commossa.
Annuisco una volta, così rapidamente e nervosamente che a stento si intuisce che la mia risposta è affermativa.
La osservo come se i suoi gesti fossero riprodotti al rallentatore. Prende la catenina e la mette al collo, forse è un po' lunga ma non sembra importarle. La moneta si poggia sul suo cappotto, qualche centimetro oltre il petto.
La osserva con gli stessi occhi pieni di tenerezza che aveva un attimo fa, mentre curava il bambino.

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Il sole cala del tutto dietro le onde del mare e l'orizzonte si tinge di rosa e indaco. Akane mi guarda senza timore né risentimento, senza rimprovero. I suoi occhi castani sembrano scrutarmi dentro e per un attimo temo indovinino quello che provo davvero.
Le sue labbra si curvano e si aprono, mostrandomi per la prima volta il suo meraviglioso sorriso.
-Grazie.
Ho la sensazione di sprofondare e il mio stomaco si riempie di farfalle che mi intossicano e mi stordiscono.
Quanto mi sbagliavo finora. La sua espressione corrucciata non può competere affatto con quello che ho appena visto, in alcun modo.
Mi sorride sincera, attraversando tutte le mie barriere, intuendo forse che tutta la rudezza che emerge dalle mie parole non è altro che una copertura bella e buona. Mi guarda davvero, come non l'ha mai fatto nessuno, guarda me.
E sono convinto, anzi assolutamente certo, che finora ho mentito a me stesso. Ora più che mai so che la mia durezza nasce da un desiderio egoista.
No, questo sorriso non voglio dividerlo con nessuno, non voglio che sia rivolto a qualcun altro: lo voglio solo per me.
Mi porto una mano sul volto e distolgo lo sguardo, prima che il cuore mi arrivi in gola.
Sono fregato.
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NdA: Ciao di nuovo!
Non esagero se dico che quando ho terminato questo capitolo avevo un terribile mal di testa. Vi giuro che ho spento il pc, ho preso un antidolorifico e mi sono messa a letto. Ancora oggi quando lo rileggo mi gira la testa per tutte le parole e gli andirivieni. Potrei dire che sia un lunga conversazione a pezzi, oltre a scoprire molte carte in più di un senso!
Ma passiamo ai ringraziamenti! Grazie a tutti coloro che leggono queste righe! Senza di voi non sarebbe lo stesso.
Ci leggiamo presto!
Lum

NdT
Salve! Stavolta ho fatto la brava e ho sfornato subito il 10! Spero sia stata cosa gradita da chi segue la storia ^.^ Presto arriverà anche l’11, non cambiate canale mi raccomando!
Ringrazio anche io chi segue e continua a seguire nonostante il ritardo dell’altra volta, e ringrazio anche chi mi ha fatto i complimenti per la traduzione. *Inchino*!
Un super grazie alla mia cara LadyChiara93 che mi aiuta tantissimo a tradurre le recensioni per LumLumLove!
E un saluto speciale alle mie Ladies adorate <3
Spirit99
   
 
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