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Autore: JudithlovesJane    25/04/2016    5 recensioni
Tra gli abitanti del mare, Thetis di Mermaid è colei che più di tutti ha atteso il ritorno di Poseidone e, con lui, del suo passato.
"Di vita in vita, di corpo in corpo, ha passeggiato su tutte le spiagge del mondo, ha seguito l’andirivieni delle maree, ha danzato al ritmo delle onde, aspettando che le voci delle sue sorelle giungessero di nuovo alle sue orecchie, che il Cosmo dell’Azzurrocrinito si risvegliasse. [...] Ogni giorno, per qualche ora, si copre di pinne e scaglie scarlatte e si affaccia tra i riccioli di spuma dell’Egeo, per vegliare un ragazzino dagli abiti costosi e i capelli chiari che corre sulla spiaggia. Sa che si chiama Julian e che tra pochi anni non si limiterà ad osservarlo inseguire una palla sul bagnasciuga.
Lo guarda crescere e attende con trepidazione il momento in cui gli porgerà il Tridente e riconoscerà nei suoi occhi celesti lo spirito del suo Re."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Poseidon Julian Solo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il Ricordo e l'Attesa
Il Ricordo e l’Attesa






Nelle notti di tempesta, quando il cielo di Atlantide si fa un groviglio di gorghi e il fragore delle onde rimbomba assordante, Thetis ricorda.
Ricorda di un tempo in cui aveva un figlio, che i Fati avevano predetto più grande del padre, un figlio il cui grido in battaglia sapeva atterrire più del peggiore dei fortunali. Ricorda la guerra sotto le mura di Ilio, uno scudo forgiato da mani divine, lacrime inconsolabili e una vendetta feroce. Ricorda di aver stretto le ginocchia di Zeus, lei sola ad essere stata desiderata ma mai posseduta.
Sono memorie che la fanno tremare, vivide e terribili nel buio degli abissi, prima di ritornare nei recessi della sua mente, concedendole riposo.

Quando Sorrento suona le sue melodie nel lontano Atlantico del Sud, incantando tutte le creature del mare e allietando i loro cuori, anche allora Thetis ricorda.
Ricorda cinquanta sorelle dalle caviglie sottili, gli occhi ridenti e la voce sublime, che passavano giornate ad intrecciarsi i capelli, a tessere e danzare tra le alghe e i coralli. A giocare col cuore dei mortali sfuggendo alle loro prese mutandosi in acqua, in fuoco, in pesce dalle scaglie lucenti all’ultimo minuto. I delfini erano loro compagni di giochi, i Tritoni la loro orchestra.
Ricorda un giorno di sole in cui il Signore dei mari incoronò regina una di loro, dopo averla inseguita e corteggiata a lungo, impacciato come un giovane alla prima cotta.
La musica del passato si fonde con quella del presente e i suoi piedi si muovono senza che se ne renda conto, i capelli fluttuanti nell’azzurro come fili d’oro, le dita a disegnare volute di bolle sopra la sua testa.

Quei momenti sono passati da molto, molto tempo. La sua vita spensierata è finita quando la Glaucopis ha vinto il dominio sull’Attica. L’Ennosigeo ha desiderato vendetta e ha perso, rimettendoci il suo corpo divino e trovandosi rinchiuso sotto un sigillo. La capitale del suo regno sottomarino è lentamente andata in rovina, fino a lasciare soltanto colonne incrostate di spugne e bassorilievi coperti di alghe. I loro corpi antichi si sono dissolti, mescolandosi ai flutti, le loro voci e le loro musiche perse per sempre nella risacca.
Le anime delle figlie di Nereo hanno continuato a vivere, in animali o in persone, giocando ancora con il cuore dei marinai, ma separate per sempre, molte nemmeno ricordando il loro passato, i loro ricordi sigillati con l’anima di Poseidone.
Thetis, però, in ogni vita si è portata dietro le sue memorie. Il Cronide le ha concesso di mantenere la coscienza di sé, un dono che aveva il sapore della beffa quando la nostalgia si faceva insopportabile.
Ha atteso a lungo, la sposa di Peleo. Di vita in vita, di corpo in corpo, ha passeggiato su tutte le spiagge del mondo, ha seguito l’andirivieni delle maree, ha danzato al ritmo delle onde, aspettando che le voci delle sue sorelle giungessero di nuovo alle sue orecchie, che il Cosmo dell’Azzurrocrinito si risvegliasse.

E poi, qualcosa ha scosso il suo cuore. La voce del mare è cambiata, richiamandola a sé, dalla città del Nord in cui era rinata. L’Armatura color corallo che l’Ambidestro aveva forgiato per lei migliaia di anni prima ha baluginato tra i flutti, la sua forma così simile a quella della statua del porto che attirava tanti turisti. E nei suoi occhi azzurri di bambina ha danzato la sua antica volontà divina.
Non più Christine, ma Thetis.
Il cuore le è balzato in petto quando il suo sguardo si è posato su un’Atlantide ricostruita, i marmi di nuovo lucenti e la vita di nuovo pulsante tra le sue mura di basalto e madreperla. Finalmente, dopo secoli, ha riconosciuto nella corrente che le lambiva le braccia ed i capelli le voci delle sue compagne e zie, le Oceanine dalle caviglie sottili. Le sue risa gioiose hanno ipnotizzato i pesci, che le si sono radunati attorno come un corteo di benvenuto.

Ora Thetis passeggia tra i fondali, rapida e leggiadra nel suo corpo di fanciulla che si fa donna. Risveglia i coralli con il suo Cosmo, si allena alla lotta come imparando i passi di una nuova danza, accompagna il flauto della Sirena con la sua voce. Ogni giorno, per qualche ora, si copre di pinne e scaglie scarlatte e si affaccia tra i riccioli di spuma dell’Egeo, per vegliare un ragazzino dagli abiti costosi e i capelli chiari che corre sulla spiaggia. Sa che si chiama Julian e che tra pochi anni non si limiterà ad osservarlo inseguire una palla sul bagnasciuga.
Lo guarda crescere e attende con trepidazione il momento in cui gli porgerà il Tridente e riconoscerà nei suoi occhi celesti lo spirito del suo Re.
“Ancora poco, mio Signore” pensa tra sé, congedandosi da lui con un guizzo della coda traslucida.
Quando poi si immerge e torna tra le vie di Atlantide, dove rimbomba possente la voce del Drago del Mare, intento ad addestrare i soldati e i Generali più giovani, un sorriso si dipinge sulle sue labbra piene. Non avrebbe mai pensato che le sarebbe piaciuto così tanto combattere, anche solo per gioco; ma forse Achille a suo tempo non aveva preso solo da suo padre, dopotutto.
Osserva sempre i guerrieri di Poseidone allenarsi, nelle loro Scaglie di oricalco dai riflessi di sole al tramonto. All’appello mancano solo Scylla e il Kraken, ma l’unico in cui riconosce un condottiero, non solo per età ma anche per portamento, è senza dubbio Kanon. Quando se l’è trovato davanti la prima volta l’ha attraversata il dubbio che fosse lui il simulacro dell’Ennosigeo, con quello sguardo di tempesta e quei muscoli possenti; l’unico mortale che abbia visto imbracciare il Tridente senza esserne folgorato all’istante. Ammira i raggi rifratti creare un gioco di luci sul suo viso d’uomo, mentre grazie ai suoi insegnamenti i volti efebici dei suoi colleghi si fanno ogni giorno più adulti, le loro braccia più forti, le loro gambe più agili, le loro spalle più possenti. Sente che in lui risiede la fiducia dell’Azzurrocrinito e un pensiero malizioso si fa largo nella sua mente, restituendo al suo viso di bambola l’espressione maliziosa della donna che è stata, della dea che non ha mai smesso di essere.
“Non mi dispiacerebbe averlo in famiglia, in fondo!” sussurra ai pesci che le volteggiano attorno, enumerando sulle dita i nomi e le personalità delle altre Nereidi, chiedendosi a quale di loro potrebbe presentarlo.

Conta i giorni che passano, Thetis dalle chiome di sole. Continua ad aspettare, come fa da migliaia di vite, ma non c’è più nostalgia nel suo cuore; il dolore si è attenuato, perché ora è a casa. Tutto è pronto per il ritorno di Poseidone e con il Re tornerà la sua corte.
E con la corte, torneranno le sue sorelle.
Tornerà il tempo delle danze, della musica e delle risate ad Atlantide.
Finalmente, i suoi non saranno più solo ricordi.
























Note dell'Autrice: Ogni tanto riappaio con una one-shot una tantum... in mezzo alle miriadi di idee senza forma che mi vorticano in testa, questa volta è stata Thetis a sgomitare più forte degli altri e a guadagnarsi la prima fila. Se la merita, in fondo, anche se il titolo non mi convince granché.
Era da un po' che volevo scrivere di lei e ne ho approfittato per buttarci dentro anche qualche headcanon sul regno di Poseidone. Uno su tutti, che l'unica Mermaid a noi conosciuta del suo esercito in Saint Seiya non si chiami Thetis solo per vezzo di Kurumada per caso.
La nostra bionda sirenetta è quella Thetis. La madre di Achille, a cui tutti avremmo voluto domandare perché diamine ha immerso suo figlio nell'acqua tenendolo per il tallone (almeno io l'ho fatto all'epoca).
Per la proprietà transitiva, nella mia testa le Mermaid sono le Nereidi. Dato che, come tutte le ninfe, potevano modificare il loro aspetto a piacimento, le sirene con la coda di pesce entrate nell'immaginario dei marinai erano loro che prendevano il sole sugli scogli. Thetis è la più consapevole e per questo è la prima a tornare... se Poseidone si fosse completamente risvegliato subito anche le altre quarantanove l'avrebbero raggiunta un po' alla volta e, tra queste, anche Anfitrite.

Nel momento in cui si svolge questa shot nessuno ha ancora idea dei piani di guerra di Kanon; Poseidone è ancora completamente addormentato dentro al corpo di Julian e tutti pensano che l'addestramento serrato sia normale amministrazione - bisogna essere sempre preparati a tutto, no?
E poi, sempre a parer mio, i Generali dei Mari fanno ben più che star seduti davanti alla loro colonna, quindi se anche il Re dei mari fosse tornato in carne e ossa senza intenti bellicosi loro avrebbero comunque dovuto essere in forma e attivi.
Le Oceanine sono un altro gruppo piuttosto numeroso di ninfe - anche se per loro vale più il titolo di Titanidi, figlie di Oceano e Tethys. Sono zie di Thetis in quanto una di loro, Doride, era la moglie di Nereo. Giusto per incasinarvi un altro po' la vita, anche la madre di Athena, Metis, era un'Oceanina. Praticamente Athena e Thetis sono cugine.
Bella la mitologia, eh? *sarcasmo mode ON*
Stando a Seiyapedia, Thetis è danese (di dove poteva essere una Sirenetta, in fondo?); per aggiungere coincidenza alla coincidenza, nella mia testa si chiama Christine. Della serie, più richiamo alle fiabe di così...
È la prima volta che scrivo una storia usando il presente, spero di non aver cannato la consecutio e che il tutto sia scorrevole. Opinioni e critiche costruttive sono, come al solito, ben accette!

JudithlovesJane
  
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