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Autore: _E r i s_    26/04/2016    7 recensioni
| HiroMido, RanMasa, BanGaze |
1#: [...] - E sei noi fossimo in un film?
Calò qualche attimo di silenzio tombale, nel quale Ryuuji sbatté per interminabili secondi le palpebre, scrutando allucinato il 'fratello adottivo' dai capelli fulvi - il quale, di sicuro, non aveva tutte le rotelle nel posto giusto.
2#: Il pugno che, però, gli colpì violentemente il capo poco dopo non se lo sarebbe scordato facilmente.
3#: Quell'arsura - la sentiva sotto la pelle ogni volta che i loro sguardi s'incrociavano - era troppo reale ed evidente per essere solo frutto della sua fervida immaginazione, ma l'unica risposta che vagava solitaria nei meandri oscuri della mente di Haruya era fin troppo paradossale e inconcepibile per essere altrettanto vera.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Claude Beacons/Nagumo Haruya, Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~IF...






~
If we are in a film 

- Sei sporco.
Ryuuji sussultò lievemente, voltando poco dopo il capo verso il ragazzo dalla pelle diafana al proprio fianco. Saettò con lo sguardo color dell'abisso fino a giungere agli occhi dell'interlocutore, paragonabili a schegge di vetro tanto erano chiari.
- Cosa? - mugugnò sommessamente; la stretta intorno al cono comperato poco prima si indurì ulteriormente. - Dove?
Hiroto lo scrutò qualche attimo, portando la propria attenzione a quella microscopica macchia candida alla vaniglia, la quale creava un contrasto splendido sulla pelle ambrata del giovane dalla chioma color prato. Dopo qualche secondo, dati gli sguardi perplessi che Midorikawa gli lanciò, sfiorò in un movimento meccanico con la mano pallida la propria guancia destra, riportando la concentrazione sugli opali color pece del compagno - ricordava che da bambino adorava osservarli, soprattutto per tutte le sfumature che essi contenevano.
- Qui. - mormorò e il più giovane sentì le gote incendiarsi apparentemente senza apparente motivo. Trafficò per qualche attimo con la cerniera della tracolla, voltando il capo in direzione opposta a quello dell'amico - più che altro per non far notare l'evidente color porpora sulle guance.
- Un attimo. - udì e nuovamente, come attratto da una forza superiore, si ritrovò a ricercare impaziente gli occhi di Kiyama, sul cui volto si era dipinto un sorriso sornione - e i sorrisi maniacali di Hiroto non promettevano mai nulla di buono. Infatti, il ragazzo dai capelli rossi mosse qualche - a sua detta timido - passo verso l'altro giovane, il quale, come se stesse vivendo il classico cliché dei film romantici - quelli che detestava tanto - , si impose di indietreggiare lentamente. Ignorò quel miagolio - "ci penso io" - del rosso e ritornò a trafficare con la borsa, afferrando poi dall'interno di essa un  pacco di fazzoletti, non impedendosi di lanciare un'occhiata truce al ragazzo.
- Non guardarmi in quel modo, baka. - la sua voce suonò terribilmente incrinata e graffiata, probabilmente a causa della vergogna, tradendo così la figura autoritaria che cercava disperatamente di interpretare. - Faccio da solo.
- Ma, Mido
~ , devo pulirti io, è d'obbligo.
- E perché? - pigolò a bassa voce il verdino, cercando di non prestare troppa attenzione agli occhi estremamente maliziosi dell'altro.
- E' la classica scena dei film. E sei noi fossimo in un film?
Calò qualche attimo di silenzio tombale, nel quale Ryuuji sbatté per interminabili secondi le palpebre, scrutando allucinato il 'fratello adottivo' dai capelli fulvi - il quale, di sicuro, non aveva tutte le rotelle nel posto giusto.
- Sei ubriaco?
- La tua espressione è più dolce del cioccolato
~.
- Io odio il cioccolato. E anche tu.
- Ah...
- E' meglio se chiudi la bocca, Hiroto.






~If I hug you

- Spiegami quali complessi depressivi dovrebbe avere un ragazzino della tua età per stare impalato sotto la pioggia a non fare nulla.
- Taci, senpai. E poi sei più grande di me di solo un anno, non atteggiarti da mammina apprensiva.
- E tu da scricciolo capriccioso.
L'ombrello era troppo piccolo per entrambi e ciò comportava che dovessero stare vicino, tremendamente vicini.
Masaki roteò lo sguardo verso l'orizzonte, o almeno quello che si poteva intravedere al di là del palazzi e della fitta nebbia causata dal mal tempo.
- E spostati un po', mica sei da solo! - masticò fra i denti il suo 'salvatore' - non a sua detta - , dandogli uno spintone lieve, ma forte quanto bastasse per farlo quasi capitombolare giù con il viso rivolto verso il marciapiede - e ci sarebbe mancata solo quella, oramai.
- Se volevi avere lo spazio tutto per te, potevi anche lasciarmi sotto quell'albero, non ti pare? Che poi perché, ogni volta che voglio stare da solo, sbuchi dal nulla tu?
- Gli alberi attirano i fulmini e non avrei voluto riportarti mezzo bruciacchiato a casa tua, sai? E comunque sei tu che sbuchi dal nulla quando sono tranquillo.
Kariya, ignorando lo sbuffo d'aria condensata che scivolò poco dopo dalle labbra del senpai, si strinse di poco nelle spalle, inalando un profondo respiro e congiungendo le mani vicino alle labbra, nel vano tentativo di riscaldarle.
Di certo uscire di casa, ben consapevole della tempesta che sarebbe avvenuta, con una sola felpa indosso non era stata una grande mossa.
- Ehi, tutto a posto? - Ranmaru, tenendo ben saldo il manico dell'ombrello, spostò lo sguardo ceruleo sul kohai, curvo lievemente su se stesso. Solo allora si accorse di un lieve tremolio che lo scuoteva irrimediabilmente.
- Stai congelando. - osservò qualche istante dopo, apparentemente calmo. - Tieni. - sussurrò poi, alludendo all'ombrello e facendo già per levare la propria felpa di dosso - a malincuore.
Il giovane dai capelli turchesi lo scrutò per qualche secondo come stupito, ma poi corrugò le sopracciglia e saettò con lo sguardo dorato altrove.
- Non la voglio, la tua giaccia. - si strinse ulteriormente in sé stesso e incrociò le braccia al petto nell'inutile possibilità di scaldarle.
Kirino parve quasi offeso da quell'affermazione, tanto che gli lanciò un'occhiata torva, ma, comprendendo l'evidente disagio del minore, tentò di sorridere cautamente.
- E se... - mormorò piano, attirando così l'attenzione del kohai, il quale stranamente sobbalzò. - E se allora ti abbracciassi?
Vide Masaki sussultare, per poi respingerlo con qualche insulto biascicato, ma il linguaggio del suo corpo - gli occhi improvvisamente brillanti, le gote rosse, il corpo erroneamente rigido - bastarono come risposta affermativa. Il pugno che, però, gli colpì violentemente il capo poco dopo non se lo sarebbe scordato facilmente.







~If I fall in love with you 

Quelle carezze, quelle 'dimostrazioni d'affetto' - perché non era sicuro di poterle definire tali - andavo avanti ormai da tempo immemore. Non rammentava nemmeno quando avessero cominciato. Era partito tutto da qualche stretta di mano, una carezza innocua e debole. Sembrava essere divenuta un'assuefazione per ambedue le parti e, al posto di diminuire come era giusto, l'ardore nella loro essenza cresceva smisuratamente, fino a divenire insopportabile. Sarebbe stato inopportuno parlarne, tra loro c'erano sempre state poche parole - e probabilmente ciò aveva influito particolarmente sul loro rapporto. Eppure a Nagumo non appariva come qualcosa di solamente carnale, come spesso tendeva a sottolineare Suzuno.
Quell'arsura - la sentiva sotto la pelle ogni volta che i loro sguardi s'incrociavano - era troppo reale ed evidente per essere solo frutto della sua fervida immaginazione, ma l'unica risposta che vagava solitaria nei meandri oscuri della mente di Haruya era fin troppo paradossale e inconcepibile per essere altrettanto vera. Ma, a discapito di entrambi, non pareva esserci altra possibilità.
- Fuusuke. - chiamò piano, come se avesse temuto di essere effettivamente udito. L'albino, seduto a gambe incrociate sul letto di fronte al suo, alzò immediatamente lo sguardo turchese, che si scontrò in perfetta sincronia con quello ambrato di Haruya. Gli occhi di Suzuno gli erano sempre piaciuti; erano freddi e talvolta aggressivi, ma il fulvo era sicuro che racchiudessero altro al loro interno. Poi erano azzurri e lui, nonostante paresse il contrario, gradiva molto quel colore. Gli piaceva osservarlo negli opali chiari del compagno, scrutare e studiare ogni sfumatura di essi. Al contrario, Fuusuke lo guardava raramente negli occhi, vagamente intimorito dall'allegria che essi emanavano - nonché l'arroganza.
Il giovane dai capelli candidi non proferì parola; il suo sguardo era puntato sullo zigomo sinistro dell'altro, quasi avesse avuto modo di studiare il suo volto per la prima volta.
- E se mi fossi innamorato di te?
L'albino lo scrutò finalmente negli occhi; in volto la solita smorfia indecifrabile.
- Di certo non sarebbe un problema mio. - ma la nota di ilarità nella sua ferma voce - quella che utilizzava sempre quando mentiva - e la lieve esitazione nel replicare, fecero capire il vero a Nagumo, il quale, inevitabilmente, sorrise.
  
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