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Autore: lou_louu    26/04/2016    2 recensioni
Sono passati due anni dalla battaglia finale, quella che ha deciso il destino degli umani e dei pokemon, che ha visto il ritorno dei due draghi leggendari, affiancati dai loro eroi.
E sono passati due anni da quando Touko non ha più visto N.
È diventata l'eroina di Unima, la campionessa della Lega, ha battuto Ghecis e sciolto il Team Plasma.
Ma tutto ciò non è niente a confronto con la cosa più letale e pericolosa del mondo: l'amore.
È stato proprio l'amore, quello che l'ha resa così felice in passato, che ha prosciugato tutti i suoi colori.
Tornerà l'arcobaleno nella sua vita?
[Ferriswheelshipping]
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Touko, Touya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Capitolo 1.



È strano come alcune cose cambino da un momento all'altro e altre invece non cambino mai.
Le foglie secche scricchiolano sotto i miei piedi, mentre cammino a testa bassa per il bosco precedente Spiraria.
È lì che vivo adesso.
Essendo diventata campionessa della regione di Unima, sarebbe mio diritto e dovere rimanere all'interno della Lega Pokemon, ad aspettare gli intrepidi sfidanti e offrire loro una lotta coi fiocchi e indimenticabile.
Ma non ci riesco.
Ci ho provato, veramente, ma il solo vedere la stanza che spetterebbe a me, mi viene la nausea e le gambe mi tremano.
Quel buco nella parete, sebbene sia stato coperto in tutti i modi possibili, è ancora lì, non lo si può ignorare.
Quel buco... È lo stesso che c'è nel mio cuore.
È automatico, ogni volta che entro lì dentro, le emozioni hanno la meglio e devo scappare a gambe levate, per non rischiare di svenire sul posto.
Quanto è brutto essere umani e provare emozioni. A volte vorrei essere un robot, così da fare sempre le stesse cose e, soprattutto, da non avere sentimenti. Da non poter capire quello che sta succedendo.
Non ho più messo piede nella Lega da quasi un anno ormai.
Non ho più cercato nessuno e non mi sono più fatta vedere dalle persone che conosco.
È egoista come cosa, lo so.
Ma non voglio recare altro male alle persone a cui voglio bene e non voglio nemmeno che me ne venga inflitto altrettanto.
Anche se ormai, di male ne ho talmente tanto dentro che non riesco più a distinguerlo dal bene.
Non ho più visto mamma. E mi manca da morire.
L'ultima volta che l'ho abbracciata è stato quando avevo vinto la Lega e avevo portato a termine il compito assegnatomi da Bellocchio.
Poi sono scappata.
Non ce la facevo a vederla sempre con quello sguardo preoccupato nei miei confronti, così triste che se avesse potuto, si sarebbe trasportata il mio male dentro di sé.
E io non volevo questo, non lo voglio tutt'ora.
Voglio solo una cosa adesso, ma è troppo lontana da me.
La sabbia sostituisce presto l'erba del bosco, facendomi alzare lo sguardo sul mare.
Il mare. Tanto bello quanto distruttivo. Come i suoi occhi.
Mi incammino verso la mia casa, l'ultima sulla destra, nell'angolo più buio. Sembra quasi che sia stata costruita lì apposta.
Ma mi piace, sebbene sia un po' troppo grande per i miei gusti.
A quanto pare, un campione equivale ad un re o a una regina, e va anche trattato come tali.
Mi sono rifiutata di avere persone lavoranti per me. Non mi sarei sentita a mio agio ad avere altra gente in giro per casa, oltre che a me e ai miei pokemon.
Arrivo quasi alla porta d'entrata, quando noto una figura scura starsene lì davanti, rivolta verso la facciata della casa.
Chi cavolo è adesso? È quasi ora di cena e i giornalisti stanno ancora in giro?
Sì, sono stata assillata per parecchio tempo da tutti quei microfoni e videocamere, talmente tanto da farmene venire la fobia. Mi seguivano ovunque, solo per riuscire a strapparmi alcune parole riguardanti la Lega Pokemon.
Sono arrivati addirittura a chiedermi di lui.
Da lì ho iniziato a chiudermi in casa o a stare in posti segreti, di cui solo io conosco l'esistenza.
Ho scelto di rimanere sola per tanti motivi. E non me ne pento. Almeno, per adesso.
Stringo gli occhi, cercando di riconoscere chi si sta aggirando vicino a casa mia, ma invano.
C'è troppo buio.
La mia mano si posa istintivamente sulle pokeball, ben allacciate alla cintura, mentre mi muovo tra i massi circostanti, cercando di non farmi vedere.
Mi metto a pensare alle peggio ipotesi, dai giornalisti, ai venditori ambulanti, persino quello psicopatico che ha tentato di uccidermi, che ancora mi fa fare gli incubi.
Ma tutte le mie convinzioni cadono, non appena lo sconosciuto apre bocca.
"Accinuzzoli! Dove acciderbolina si è cacciata quella femmina?!"
Un piccolo sorriso si forma sulle mie labbra, mentre mi siedo a terra, appoggiandomi contro al masso alle mie spalle.





 
Touya mi osserva, da cinque minuti buoni ormai, tenendo tra le mani la sua tazza fumante di cioccolata.
Non ho ancora alzato lo sguardo su di lui, da quando abbiamo messo piede in casa mia.
Non ho il coraggio, so già che se lo facessi, scoppierei a piangere e lui non farebbe altro che abbracciarmi e consolarmi e convincermi che tutto andrà bene.
Quando non è affatto vero.
Le cose possono risolversi solo in un modo, il quale è ormai lontano, lontanissimo.
"Touko."
Stringo gli occhi, così come le mani intorno alla tazza, sentendo il caldo bruciarmele.
"Guardami."
No.
Non voglio. Non posso. Non ci riesco.
Se lo facessi...
Un forte tonfo sul tavolo mi fa sussultare e alzare lo sguardo spaventata. Quasi la cioccolata mi finisce addosso.
Touya mi sta fissando, a metà tra preoccupato e arrabbiato, con una mano salda intorno alla tazza e l'altra piatta sulla superficie di legno.
Deve aver sbattuto la mano per attirare la mia attenzione.
E per farmi venire un infarto.
Lo guardo, dritto negli occhi color cioccolato per tre, quattro, cinque secondi.
Per poi crollare.
Mi porto le mani al viso e libero tutto quello che mi porto dentro da anni, mentre sento due braccia circondarmi le spalle.
"Non puoi trattarti così, Touko." sussurra, accarezzandomi i capelli.
"Tu meriti di meglio. Sei una persona meravigliosa, solare, che non rifiuta mai una sfida e che mi fa il culo ogni volta!" una risatina mi scappa dalle labbra, mentre mi asciugo gli occhi con la manica della felpa.
"Vederti così... Mi fa spezzare il cuore. Dov'è finita la vera te?"
Già, dove sei finita, Touko?
Mi piacerebbe tanto saperlo. E mi piacerebbe riuscire a dire qualcosa. A parlare, a dare qualche segno di vita positivo, senza mettermi a piangere.
Invece me ne rimango lì, ferma, con le mani in grembo, la testa china e le spalle curve, come se su di esse ci fosse un peso.
Cosa mi è successo? Come ho potuto lasciare che tutto questo male dentro di me mi corrodesse in questo modo?
Sollevo lo sguardo su Touya, ancora inginocchiato accanto alla mia sedia, con gli occhioni preoccupati puntati su di me.
Non voglio più essere una fonte di preoccupazione per gli altri. Per questo ho tagliato i rapporti.
Ma rivedere Touya mi ha riacceso qualcosa, dentro, nel profondo, qualcosa che non so spiegare, ma è bella, davvero bella.
Mi ha fatto ricordare cosa significa avere qualcuno accanto, anche se per così poco.
Faccio scivolare la sedia indietro e mi chino accanto al mio amico, abbracciandolo forte.
Non so cosa fare: continuare a stare da sola, o ricominciare da capo?
Chi lo sa se ne sono capace davvero, a ripartire da zero.
Ma se non ci provo, non lo saprò mai.
"Resta con me." sussurro, mentre una nuova lacrima solca la mia guancia.





 
"Hai detto di avere un sogno. Quel sogno... Realizzalo! Se c'è qualcuno che può farlo, quella sei proprio tu."
Poi si volta verso la cavità nel muro, lanciando davanti a sé la pokeball, facendo comparire Zekrom.
I due si scambiano un'occhiata fugace e un semplice cenno fatto con la testa, dopodiché il pokemon nero sfreccia veloce nel cielo, lontano da qui.
N si volta di nuovo, questa volta con un sorriso amaro sulle labbra e le lacrime negli occhi.
"N..." lo chiamo, ma la mia voce è un sussurro.
"Spero di non averti fatto del male, Touko. E grazie, per tutto. Addio." è detto ciò, si avvicina al bordo della cavità, per poi saltare nel vuoto.
Il mio cuore si ferma a quella visione.
"NO!" urlo con tutta l'aria nei miei polmoni e corro verso il precipizio, per guardare giù.
E lui è là, steso a terra, inerme, con gli occhi chiusi.
E una chiazza vermiglia si espande sempre di più sotto di lui.
"N NO!"
 
"NO!" urlo, mettendomi seduta e cercando il suo corpo da tutte le parti con lo sguardo.
Ma l'unica cosa che vedo è il mio letto e la mia stanza.
Era un sogno? Beh, un incubo se mai.
Poggio la mano sul mio petto, sentendo il cuore andare a mille e il respiro affannato.
Sembrava così vero, lui, laggiù in mezzo alla polvere, senza vita.
Come faccio a ricominciare da capo se anche i miei sogni sono legati a lui?
Perché non posso semplicemente riprendere la mia vita di prima?
"Touko!" la voce di Touya mi fa alzare la testa e lo trovo sulla porta di camera mia, con il viso ancora assonnato e i capelli spettinati.
Devo averlo svegliato.
Non avrei mai dovuto chiedergli di restare in ogni caso.
È stato solo un momento di debolezza.
Non posso permettermi di fare del male anche a lui.
Non posso.
"Scusa Touya... Era solo un incubo." mormoro, tornando a mettermi sotto le coperte.
Sento il ragazzo sospirare, per poi avvicinarsi a me e sedersi sul letto.
"Dai, fammi spazio."
"Touya, non voglio."
"Non mi importa. Fammi spazio."
"No."
"Touko."
"Non voglio ferirti."
Ecco.
Questo non dovevo proprio dirlo.
Mi porto le mani alla bocca, mentre alzo la testa dal cuscino e mi ritrovo lo sguardo confuso di Touya davanti.
"Che cosa?"
Lo guardo, cercando una risposta da qualche parte, ma nulla.
Preferisco lasciar perdere e tornare a dormire.
"Va a letto."
"No no no. Ora mi spieghi. Perché dovresti ferirmi?"
Faccio un respiro profondo.
Se c'è una cosa che conosco bene di lui, è la sua testardaggine. E insolenza. E arroganza. Potrei andare avanti per un bel po'.
"Beh... Ecco... Ho sempre pensato che... Se lui se n'è andato, è per causa mia. L'ho ferito. Gli ho distrutto l'unica cosa su cui aveva delle certezze. Io... Non voglio distruggere anche le tue. O quelle di nessun altro."
Il senso di colpa che provo è forte, ma non posso farci niente. Del resto, l'ha detto anche N: doveva andarsene per cercare se stesso.
E quella persona l'avevo cacciata io.
Touya fa un sospiro, per poi ridacchiare.
Alzo un sopracciglio, guardandolo stranita. Non mi è sembrato di aver detto una barzelletta.
"Ma ti senti quando parli?" le sue mani si posano sulle mie guance.
Sbatto le palpebre un paio di volte, continuando a guardarlo confusa.
"Tu non potresti mai ferirmi. Non faresti del male ad una mosca, figuriamoci ad un essere umano! Quello là, saranno affari suoi se ha voluto andare via. Non sa cosa si è perso."
Le sue parole mi avvolgono, lasciandomi come ipnotizzata.
Di nuovo, sento quella cosa, dentro di me, un calore piacevole, sembra quasi... affetto.
"Touya, io..."
"No. Tu niente. Non hai fatto nulla di male, toglitelo da quella testolina." e mentre lo dice, pianta un dito sulla mia fronte, facendomi sorridere.
"Adesso spostati e fammi posto, non voglio assistere ad altre scenate del genere."
"E io che speravo che la tua arroganza fosse stata rimpiazzata da questo lato dolce."
"Sono sempre lo stesso, io. E vedi di ritrovare la te stessa di una volta, non mi piace dire cose smielate."
Mi sposto un po' più a sinistra nel mio letto, facendo posto a Touya accanto a me.
Ci voltiamo entrambi l'uno verso l'altro, per poi sorriderci.
"Grazie, Touya. Per tutto."
"Mi ringrazierai quando sarai rinsavita. Adesso dormi, o ti porto da Belle domani."
"Non oseresti."
"Troppo tardi."
 





Mi ero dimenticato di quanto fosse bella Unima.
Le città illuminate e sempre piene di frenesia, la natura rigogliosa, i ponti, che legano le varie sponde della regione. È veramente unica.
Sono passati due anni dall'ultima volta in cui ho messo piede in questo posto. 
Due maledettissimi anni. 
E non sono stati per niente semplici.
Per tutto questo tempo non ho fatto altro che pensare a tante cose.
Innanzitutto, a mio padre. 
Beh, almeno credo. 
Non sono ancora riuscito a capire se è veramente lui che mi ha dato la vita, o se semplicemente si è colorato i capelli del mio stesso colore e si è fatto passare per tale. 
Potrebbe anche averlo fatto, conoscendolo. 
Mi sono scervellato abbastanza sulla sua vera natura e ancora non ho trovato risposta. 
Perché ha fatto tutto ciò? 
Perché ha voluto nascondermi dal mondo?
Perché mi ha detto delle bugie?
Non è vero che il mondo è crudele, nemmeno gli uomini lo sono. 
E questo, invece, l'ho capito molto bene, grazie a lei
Lei è stata l'altro oggetto dei miei pensieri per questi due anni.
Lei è semplicemente perfetta: ama i pokemon ed è sempre pronta a battersi per loro e con loro, è dolce, gentile, sempre pronta ad aiutare il prossimo. 
Anche me. 
Ed è proprio questo che non capivo, allora, in quella stanza del mio castello. 
Perché voleva aiutarmi? 
Perché voleva a tutti i costi che io cambiassi idea?
Perché lei è fatta così. Crede in ciò che pensa ed è determinata a fare tutto il possibile, affinché i suoi ideali diventino realtà.
E io, perché mi sono arreso? 
Perché sono scappato? 
Questo non lo so. 
Me la sono data a gambe?
Sì. 
Sono un codardo?
Direi, anche uno bello grosso. 
Avevo paura? E se sì, di cosa?
Di quello che sarebbe stato il mondo senza il Team Plasma, senza una famiglia, se così si può chiamare, senza più costrizioni e obblighi.
Ma di stare insieme a lei, tutti i giorni, fino alla fine, di quello non avevo paura. Anzi, ero prontissimo ad amarla e a rispettarla.
E allora, perché?
Ho agito d'impulso. La mia testa mi diceva di andarmene, di scappare, ma il mio cuore mi urlava di restare e di lasciarmi andare.
Lasciarsi andare. È questo allora il vero problema?
Sì.
No.
Non lo so.
La verità è che speravo di schiarirmi le idee, visitando nuovi posti e cambiando un po' l'aria, ma in realtà sono riuscito solo a renderle ancora più confuse.
E quindi ho deciso di tornare. Soprattutto, di rivederla. 
So già che tutto diventerà più chiaro nella mia testa, non appena la rivedrò davanti a me, sorridente come sempre e con il solito cappellino rosa sulla testa.
Sono stato un idiota a lasciarla, questo l'ho capito. Ma ora voglio rimediare al mio errore.
Ora voglio cercarla, trovarla e amarla.
E giuro solennemente di non lasciarla più andare via dalle mie braccia.
Abbasso lo sguardo verso il basso, scrutando le case che sfrecciano veloci sotto di me.
"Qui, Zekrom. Fermiamoci qui." dico, accarezzando il manto scuro del mio pokemon, non appena riconosco il ponte Freccialuce.
Ho deciso di ripercorrere tutta la regione, a piedi, come due anni fa. In questo modo, sarò costretto a visitare tutti i posti e le città della regione. Solo così riuscirò a ritrovarla.
Scendo dal dorso di Zekrom e cammino davanti a lui, poggiando la mano sul suo muso.
Il pokemon chiude gli occhi rossi ed emette un versolino di gradimento.
"Grazie amico. Ora puoi riposarti. Abbiamo viaggiato a lungo, te lo meriti." e schiaccio il pulsante sulla pokeball, che subito emette una luce rossa che circonda la creatura, portandola al suo interno.
Allaccio lo strumento alla cintura, mentre riprendo a camminare, guardandomi intorno.
La neve ricopre i tetti e le strade, mentre il sole si nasconde sempre di più dietro alle case, colorando il cielo di un arancione tenue.
Le mie labbra si tirano in un sorriso, quando una dolce e lieve melodia arriva alle mie orecchie.
L'avevo sentita anche quel giorno, prima del discorso di Ghecis, proprio su quella collina a due passi da me.
Qui è iniziato tutto. A Quattroventi.
Qui l'ho vista per la prima volta.
Qui mi sono innamorato.
 















Alohaaa!

Ciaaaao micetti belli :3
Eccoci con il primo capitolo! Eh sì, siamo messi ancora male.
Qua tutti si fanno delle domande.
Touko che non capisce quello che deve fare, N che non sa neanche quello che pensa.
Che babbi. lol
Ma dddai sono cuccioli loro, vedrete che succederanno belle cosine più avanti :33
E poi c'è il mitico Touyaaaaa, che sì, in questa storia sarà lo scemo del villaggio, preparatevi ^^
Quiiiiindi niente, lasciatemi un commentino se volete e vi ringrazio di cuore di seguire la mia storia <3<3
Vi lancio tanti cuoricini <3
Al prossimo capitolo ^^

Lu :3
  
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