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Autore: guimug    27/04/2016    0 recensioni
Quanto bisogna soffrire per raggiungere la felicità? Dopo il fugace incontro descritto in "Juliet" Terence e Candy non si sono più visti, ma il destino ha deciso di rimescolare le carte. Candy dovrà pagare ancora un tributo al dolore ma nessuna notte è così lunga da impedire al sole di risorgere, ed il sole sorgerà ancora ad oriente!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Annie Brighton, Archibald Cornwell, Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Candy saga'
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BACK TO HAPPINESS

 




Cap. 3 – Il sole sorge sempre ad oriente

 


L’austera facciata del Mount Sinai Hospital li sovrastava nell’incerta luce di una sera inoltrata, rischiarata solo da qualche lampione si delineava quasi unicamente per le file di finestre illuminate ai vari piani, i tre ragazzi entrarono nell’atrio e si rivolsero ad un’annoiata infermiera che presiedeva il banco dell’accettazione.
Archie la salutò, “Buonasera signorina, potrebbe dirci se stasera è in servizio un’infermiera di nome Flanny Hamilton?”
La ragazza lo squadrò con aria sospettosa, che strano che un ragazzo così raffinato venisse a cercare quella sua collega così scontrosa e indisponente. Ma del resto c’è un dio dell’amore per tutte e Flanny evidentemente aveva pescato bene, a giudicare dai vestiti sembrava essere un ragazzo di ottima famiglia, quello che si definisce “un buon partito”.
“E brava Flanny!” pensò, “Allora sotto sotto anche lei è una ragazza come le altre!!” Comunque il regolamento vigeva per tutti e la risposta fu “Non sono permesse visite private durante l’orario di servizio! Nemmeno per i fidanzati…” aggiunse in tono malizioso.
Archie rimase interdetto senza sapere cosa replicare, fu Annie ad aggiungere “Il signore è mio marito, la prego di non fare commenti fuori luogo!”
“Allora a maggior ragione non posso farvi passare!”
“Ma è molto importante che noi vediamo la sig.na Hamilton subito!” proseguì Archie.
“Il regolamento parla chiaro, non sono permesse visite private durante il servizio a meno di gravi motivi familiari e solo da parte di parenti stretti. A quanto pare voi non fate parte di questa categoria quindi non posso farvi passare!”
Terence aveva ascoltato lo scambio di battute e ritenne fosse suo dovere intervenire “Signorina, non ci tratterremo molto a lungo, dobbiamo solo chiedere un’informazione alla signorina Hamilton e poi andremo via”.
Inutile, la testardaggine della ragazza era granitica “Vi ho già detto di no! Ora andatevene o dovrò chiamare la polizia!”
“Noi stiamo cercando una persona scomparsa che sappiamo essersi incontrata nei giorni scorsi con la sig.na Hamilton” sbottò Terence “ e se per causa sua a questa persona capita qualcosa di brutto solo perché non abbiamo potuto avere delle notizie importanti la riterrò responsabile! Provi a raccontare questo alla polizia!”
La ragazza sembrò accusare il colpo, “Va bene, va bene…Flanny è al reparto C, medicina interna al quarto piano. Salite le scale a destra, ma io non vi ho detto nulla chiaro?”
Senza nemmeno ringraziare i tre si avviarono verso la scala lasciando l’infermiera di guardia ai suoi scrupoli di coscienza, una volta arrivati al quarto piano imboccarono un corridoio ove si aprivano le porte delle corsie.
Fermarono un’altra infermiera e Terence chiese dove potesse trovare Flanny.
“Chi, cuore di ghiaccio Hamilton?” rispose la ragazza “E cosa vuoi da lei? Credimi, perdi il tuo tempo!”
Terence cominciava ad essere irritato, era evidente che Flanny non fosse molto popolare fra le sue colleghe ma questo non doveva diventare un ostacolo.
“Faccia meno spirito e mi dica dove posso trovarla!!” abbaiò il ragazzo e l’infermiera perse tutta la sua voglia di scherzare, “La seconda corsia a destra…mi scusi” ed in un fruscio di gonne inamidate si allontanò.
Entrati nel grande camerone scorsero vicino ad un armadio contenente cartelle cliniche una ragazza occhialuta con i capelli neri legati in una coda di cavallo, Terence le si rivolse chiedendole “Buonasera signorina, è lei l’infermiera Flanny Hamilton?”
“Si sono io, lei chi è? E cosa vuole da me?” rispose la ragazza con fare brusco.
“Mi chiamo Terence Granchester, e questi sono Archibald Cromwell e sua moglie Annie. Siamo amici di una sua ex collega di Chicago, Candy Andrew, che è scomparsa e stiamo cercando di trovarla.
Da alcune notizie in nostro possesso sappiamo che è venuta a New York per incontrarla, lei può dirci qualcosa in proposito?”
Flanny squadrò il ragazzo cercando di capire chi fosse, il viso le era familiare poi all’improvviso si ricordò di quando a Chicago Candy cercò con mille sotterfugi di cambiare il turno per incontrare il suo innamorato.
Ed ora eccolo qui, stavolta è lui che cerca lei! Da quello che sapeva questo ragazzo era un famoso attore che per un certo periodo era caduto in disgrazia a seguito di un incidente sul palcoscenico in cui era rimasta coinvolta una sua collega, ora però si era ripreso ed aveva saputo rilanciarsi alla grande.
Ma pensa un po', una celebrità che potrebbe avere tutte le donne del mondo era alla ricerca di una ex infermiera, perché? Possibile che quella cosa che chiamano amore esista davvero? Eppure Candy glie ne aveva parlato tante volte, anche in occasione del loro ultimo incontro…povera ragazza, quanto soffriva ancora in virtù di quel sentimento a cui lei, algida ed intransigente, aveva deciso di rinunciare.
Evidentemente era qualcosa che sfuggiva alla sua comprensione, comunque rispose “Si, è venuta da me qualche settimana fa. Era sconvolta per la morte del marito, pensava che la scelta di inseguire la felicità si fosse rivelata un condanna per tutti quelli che sceglievano di starle vicino, mi ha raccontato che aveva deciso di lasciare la vita agiata per dedicarsi al servizio dei più sfortunati e, siccome io ho fatto la crocerossina sui campi di battaglia, riteneva che fossi la persona più indicata a darle informazioni su come avrebbe potuto fare.
Le ho chiesto se volesse riprendere il suo lavoro da infermiera in un ospedale ma lei mi ha fatto intendere che quel che desiderava era proprio il contatto umano con gente che non aveva nulla, una sorta di missione se vogliamo, ed allora l’ho indirizzata presso un medico che presta servizio al molo di Ellis Island dove ogni giorno arrivano bastimenti di disperati che hanno lasciato le loro case in Europa per inseguire un sogno in America.
Là forse avrebbe potuto trovare ciò che cercava.”
Terence impallidì, cosa era successo alla sua Candy? Dove la stava portando la disperazione? Davvero pensava che potesse anche minimamente essere responsabile per le disgrazie capitate?
Ringraziarono Flanny e corsero via, la giovane infermiera li guardò uscire pensando “Coraggio Candy, quando tutto sembra perduto c’è sempre un angelo che ti può salvare!” poi, quasi vergognandosi di quel pensiero troppo sentimentale, riprese il suo lavoro.
Fuori dall’ospedale Terence fece cenno ad un taxi, Archie ed Annie fecero per salire anche loro ma lui li fermò, “No ragazzi, lascitemi andare da solo! Ellis Island non è un bel posto, aspettatemi al mio albergo e prometto di farvi avere notizie al più presto!”
Archie protestò un po’ ma Terence fu irremovibile e la coppia dovette rassegnarsi, “Al porto presto!”, gridò all’autista e la vettura partì. Giunto sul molo Terence riuscì, non senza qualche difficoltà ed un bel po’ di dollari, a trovare un passaggio su una chiatta che faceva la spola fra Ellis Island e la terraferma trasportando rifornimenti in un viaggio e rifiuti nell’altro.
Ormai era notte fonda quando sbarcò, davanti a lui bassi edifici di mattoni mostravano la prima immagine che gli emigranti avevano dell’America; si diresse all’edificio che gli sembrava ospitare degli uffici e provò ad entrare. All’interno un poliziotto leggeva un giornale sorseggiando una tazza di caffè, quando lo vide lo apostrofò dicendo “Sei un po’ troppo ben messo per essere uno dei pezzenti che arrivano qui! Che cosa vuoi?”
Sorvolando sul fare maleducato della guardia Terence rispose “Sto cercando una persona, una donna bionda con gli occhi verdi e tante lentiggni…dovrebbe essere qui come infermiera o qualcosa di simile”
“Si…credo di sapere a chi ti riferisci, è arivata da poco. Sai, qui di infermiere non ce ne sono mica tante...tanto a questi morti di fame basta una bella spulciata e via, se sono sani entrano e se no restano qui finchè guariscono. Se non guariscono pazienza…uno di meno!!”
Terence fece ricorso a tutto l’autocontrollo che il suo sangue inglese poteva dargli per evitare di spaccare il muso di quel poliziotto arrogante e chiese ancora, ma mettendo un accento più duro nella voce “Dove la posso trovare?”
Il poliziotto, forse colpito dallo sguardo che non ammetteva repliche gli indicò un edificio a destra “ È laggiù, nel blocco dove ci sono le famiglie con bimbi piccoli”
Rigraziando con tono sarcastico (dopotutto era un attore navigato) Terence corse all’edificio indicato ed entrò, se poteva esserci un immagine dell’inferno in terra quell’antro poteva tranquillamente avvicinarsi…ovunque famiglie ammassate su giacigli di fortuna con le loro povere cose legate alla meglio che attendevano di poter avere il sospirato visto per il loro sogno americano, e lì da qualche parte c’era la sua Giulietta.
Cominciò a girare fra la gente, provò chiedere a qualcuno di loro ma nessuno riusciva a capirlo…chi gli parlava in italiano, chi in olandese e chi in tedesco e lui nonostante avesse girato l’Europa conosceva solo poche parole di quegli idiomi.
Comunque mettendo insieme qualche frase smozzicata ed aiutandosi a gesti quelle persone riuscirono ad indirizzarlo verso un ala del fabbricato, una specie di porticato che si apriva verso il mare aperto, col cuore in gola cominciò a correre in mezzo alla calca e raggiunse quella specie di loggione.
Lì era la sede degli uffici, il posto dove veniva deciso il destino di quei disgraziati con un timbro e lì c’era una figura china su una scrivania con la testa appoggiata alle braccia che dormiva.
Terence non aveva dubbi, una sola occhiata e l’aveva riconosciuta! Si avvicinò delicatamente per evitare di spaventarla e si fermò a guardarla. E fu allora che il dubbio lo colse! E se vedendolo non ne avesse voluto sapere nulla di lui? Se lo avesse scacciato in malo modo?
In fondo lui cos’era ancora per lei? Che diritti poteva avanzare?
Mentre si interrogava Candy si svegliò, ora doveva decidere e non ci sarebbe più stata un’altra occasione; oltre le finestre il sole stava sorgendo sul mare tingendo l’orizzonte di una striscia rosea e creando un effetto magico sui biondi capelli di Candy che in controluce brillavano.
Lui la guardò. Guardò i magnifici occhi verdi che ancora non lo avevano messo a fuoco e:
 
“Qual luce erompe da quella finestra! Là è l’oriente e Giulietta è il sole!
Levati o sole bello a cancellar l'invidiosa luna già malata e livida di rancore, perché tu, sua ancella, sei molto più bella di lei!!”

 
Candy rimase interdetta, spalancò gli occhi e vide nell’incerta luce del mattino il volto del ragazzo.
Per un momento si chiese se stesse ancora sognando, se fosse un’allucinazione creata dalla stanchezza ma poi allungò una mano e carezzò quel volto tante volte sognato.
Terence, era davvero Terry che era venuto a cercarla…non era rimasta sola! Di colpo sentì che il macigno che le premeva sul cuore era scivolato via, come quella volta a Londra con una corsa indiavolata a cavallo Terry l’aveva guarita dal male per Anthony ora era tornato ancora per riportarla indietro verso la vita lasciando che il dolore per Albert cominciasse a trasformarsi in una quieta e malinconica nostalgia.
Era ancora lui, lo stesso della nave, lo stesso della carrozza a Chicago quando potè vederlo per un solo momento e d’improvviso capì che lui non era mai andato via dal suo cuore, che Albert era stata solo una romantica parentesi ma che lei era sempre e solo sua.
Alzò lo sguardo verso di lui, ormai illuminato dalla luce del sole nascente ed esclamò:
 
“Oh Romeo! Romeo! Perché sei tu Romeo!”…e si sciolse nelle sue braccia.

 

  
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