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Autore: jacksmannequin    27/04/2016    1 recensioni
[Pete/Patrick]
Patrick non prendeva mai l'iniziativa. Mai. Era sempre Pete a prenderlo da parte dopo un concerto, ad attaccarlo mentre stava tentando di comporre un riff o, addirittura, ad invadere il suo spazio personale durante uno show, facendolo quasi mandare a puttane mezza canzone.
Non viceversa.
Perché era così che andava fra loro due; Pete si comportava così con tutti, in ogni caso, mentre Patrick... beh, Patrick non lo faceva.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Patrick Stump, Peter Wentz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Well, hello! Ci tengo a precisare che questa... cosa è stata scritta in circa quaranta minuti dopo un pomeriggio passato a lottare contro Euclide e i delta quarti, perciò perdonate lo squallore. È stato più uno sfogo che altro, ma non è uscita poi così male so... here I am? Spero possa piacere a qualcuno, idk.
Forse è il fatto che non si tratti di una AU come tutte le mie fic a farmelo dire, ma: non è reale, non è mai successo, i personaggi purtroppo non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro. Andate in pace, pecorelle. La trovate anche su Wattpad, proprio qui.
-Dan x
***


one.
Patrick non prendeva mai l'iniziativa. Mai. Era sempre Pete a prenderlo da parte dopo un concerto, ad attaccarlo mentre stava tentando di comporre un riff o, addirittura, ad invadere il suo spazio personale durante uno show, facendolo quasi mandare a puttane mezza canzone.

Non viceversa.

Perché era così che andava fra loro due; Pete si comportava così con tutti, in ogni caso, mentre Patrick... beh, Patrick non lo faceva.

La prima volta che Patrick baciò Pete, fu in una cittadina sperduta del Nord Dakota; ancora erano quattro nullafacenti che tenevano spettacoli in bar e locali pieni di gente poco raccomandabile in giro per gli Usa, viaggiando sul camioncino mezzo scassato della madre di Joe, che per gentilezza - o per pietà - aveva deciso di darglielo in prestito.

Quella volta, Andy e Joe non c'erano. Andy era chissà dove in giro per la città ("sì, vado a farmi un giro, c'è questo mio amico che si è trasferito qui, non preoccupatevi, torno in tempo per il concerto, non è lontano"), mentre Joe... probabilmente con Andy. Come sempre.

Patrick non l'aveva minimamente programmato: era successo e basta. O almeno, questa era la scusa che aveva utilizzato.

Approfittando dell'assenza di Joe e Andy, aveva deciso di mettersi a leggere un libro, sperando di potersene stare tranquillo almeno fino a un'ora prima di quando avrebbero dovuto suonare. Non aveva tenuto in considerazione la presenza di Pete.

Che, come al suo solito, aveva deciso di prendergli il libro dalle mani e piazzarsi sulle sue gambe, iniziando a blaterare di cose poco rilevanti.

"Ehi, 'Trick, lo sai che ho scoperto che i palmi delle mani non si abbronzano?"

"Non mi dire."

"Davvero! Ti giuro, ci sono rimasto malissimo, ecco perché continuano a rimanere bianche! Mi hanno rovinato l'infanzia, non puoi capire-"

E lì fu interrotto dalle labbra di Patrick sulle sue, cosa che, se non altro, riuscì a farlo tacere.

Patrick, tuttavia, non appena si accorse di quello che stava facendo - questione di due secondi e mezzo - si allontanò di scatto, lasciando Pete con la bocca aperta a metà e uno sguardo da ebete in viso.

Una volta ripresosi, lo guardò, sollevando un sopracciglio, con un'aria interrogativa. Perché appunto, Patrick non faceva mai la prima mossa.

Per tutta risposta, Patrick si strinse nelle spalle, e lo mise a tacere con un gesto noncurante ed un "parlavi troppo", nonostante il colorito roseo del suo viso dicesse tutt'altro.

two.
La seconda volta, erano entrambi, forse, un tantino troppo ubriachi.
Patrick non reggeva l'alcol; cosa risaputa.
Era il tipo di persona che da ubriaca diventa una specie di comico da Saturday Night Live, e anche quello era risaputo.
Ciò che non lo era, invece, era che l'alcol risvegliasse il suo interesse nei confronti dei suoi compagni di band. Uno in particolare.

"Peeeete! Guarda, riesco a toccarmi il gomito con la lingua", esclamò Patrick. Trattenne un lieve singhiozzo alla fine della frase, per poi sollevare il braccio e tentare di arrivare al gomito, solo per ritrovarsi a leccarsi l'intero avambraccio. 
No, forse non riusciva a farlo.
E sì, era andato.
Era giovane e in una band, come lo si poteva biasimare?

"Non è vero, guarda, ti sei leccato mezzo braccio", rispose Pete, ridacchiando come se avesse detto la battuta del secolo. "Guarda, proprio qui." Per enfatizzare il punto della situazione, piantò un dito nel braccio di Patrick, approfittando della situazione per ritrovarsi faccia a faccia con lui.

"Sai dove altro starebbe bene la mia saliva?" mormorò, con un tono risoluto che la sua voce possedeva solo dopo essersi tracannato almeno due birre di fila.

"Magari sull'altro bracc-"

Le labbra di Patrick incontrarono quelle di Pete, e Pete si zittì.

three.
La terza volta, accadde su un letto d'ospedale. 
Il quale, oltre al bacio, fu testimone anche dello schiaffo che venne subito dopo.

"Patrick..." mormorò Pete, stordito allo stesso tempo dal bacio, così disperato, e dal sonoro schiaffo che aveva appena ricevuto.

"Oh, no, non ci provare nemmeno! Cosa cazzo ti è passato per la testa? Credevi di risolvere tutto? Di abbandonarmi così, con una bottiglia di pillole e nient'altro?" urlò Patrick, senza fare nulla per nascondere la lacrima solitaria che gli rigava il volto.

Pete sussultò, quasi impercettibilmente, ma lo fece. Patrick non diceva parolacce. Quasi mai.

"'Trick, io-"

"No", lo interruppe nuovamente, tentando di calmarsi, "Niente 'Trick'! Non hai il diritto di lasciarmi da solo, non ce l'hai."

Con quelle ultime parole, si lasciò cadere sul letto, dove Pete, un po' a fatica, lo avvicinò a sé e lo prese tra le braccia, stringendolo con le poche forze che aveva in corpo.

"Prometti, prometti che non lo farai mai più", gli disse, con le lacrime che ora scendevano senza controllo.

"Lo prometto, lo giuro, mi dispiace."

E così fece.

four.
La quarta volta, Patrick non tentò nemmeno di nasconderlo agli altri.

Agì d'istinto, cosa che lo fotteva sempre.

Fatto sta che, quando l'aveva visto incollato alla bocca, fra tutti, di William Beckett, non ci aveva più visto.

Eppure era abituato ad assistere a quel tipo di situazioni. Loro due non stavano nemmeno insieme, per la miseria, e Patrick lo sapeva. Non aveva il diritto di essere geloso. Era solo uno dei tanti con i quali Pete si intratteneva, un manichino sul quale sfogare i suoi attacchi ormonali durante i concerti.

In quel momento, però, non importava. Ciò che importava era che William Beckett aveva la lingua nella bocca di Pete, e che Patrick, per un motivo che non riusciva a spiegare, si sentiva male solo a guardarli.

Per lo stesso inspiegabile motivo, non appena William se ne sgattaiolò via sul bus dei TAI..., Patrick bloccò Pete mentre si dirigeva verso il bagno, bloccandolo al muro.

"Ehi, amico, che succed-"

Le parole gli morirono in bocca, o meglio, nella bocca di Patrick, quando quest'ultimo aggredì le labbra dell'altro, tirandolo a sé dalle spalle e ficcandogli la lingua in bocca quasi con rabbia.

Si staccò dopo un minuto buono, e si allontanò a grandi passi e rosso in viso senza dare a Pete nemmeno il tempo di avere una reazione.

five.
La quinta volta, accadde per nessuna ragione in particolare.

Stavano oziando sul divano di casa di Pete a Los Angeles, in attesa che il loro manager li chiamasse per comunicargli i dettagli del nuovo tour, in supporto a Folie à Deux.

Entrambi erano leggermente nervosi, ma non per la telefonata. C'era qualcosa nell'aria, quasi un presentimento, che rendeva Pete irrequieto. forse era Patrick, seduto troppo vicino a lui, con la gamba che sfiorava la sua, a dargli quest'impressione.

O forse era il caldo.

O forse era Patrick. Sì, era decisamente Patrick.

Quando Pete rialzò lo sguardo per vedere che stava facendo l'altro, se lo ritrovò davanti alla faccia, con un sorriso stampato sulle labbra.

Quel giorno, capirono qualcosa di importante, quando le loro labbra si unirono in un bacio quasi esitante.

Quel giorno, si dissero quelle due parole che avevano avuto entrambi troppa paura di pronunciare per oltre sette anni, e ritornarono a comportarsi esattamente come prima dopo averlo fatto, perché era così che funzionavano.

Quel giorno, Patrick smise di contare.

   
 
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