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Autore: Dragana    27/04/2016    3 recensioni
Una raccolta di storie su Clarisse la Rue e le persone che le girano intorno.
Quando non li picchia, ovviamente.
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Chris Rodriguez, Clarisse La Rue, Silena Beauregard, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OSSA ROTTE

–Ehi, a cosa stai pensando, tesoro?
Clarisse era seduta nei pressi del campo da basket, la schiena appoggiata a un albero, con la gamba steccata. Sembrava insolitamente calma, mentre osservava la partita che si stava svolgendo.
–Silena.
Non girò nemmeno la testa. Silena era l’unica a chiamarla “tesoro” e Clarisse ogni tanto si chiedeva perché le permettesse di farlo. Le si sedette accanto e le allungò un paio di cioccolatini; lei ne scartò uno al peperoncino. Magari era perché le portava del cioccolato, pensò.
–Non posso muovermi. Will ha detto che devo restare ferma qui fino a nuovo ordine. Ho fatto incazzare i guaritori di brutto, stavolta.
–Will?
–Will Solace. Honey ha detto che il suo turno al PS era finito e che aveva un appuntamento, quindi mi ha mollata a lui.
Honey era la migliore guaritrice di Apollo. Ufficialmente la chiamavano così perché era parecchio bionda, ma in verità il soprannome era dovuto al fatto che era dolce come un cucchiaino di miele in un bicchiere di acido muriatico; in autunno sarebbe andata al college e quindi stava preparando Will Solace, che era molto portato, a sostituirla in infermeria. Sempre se “preparare” e “schiavizzare” potevano considerarsi sinonimi, ovviamente.
Silena le si avvicinò con aria cospiratrice. –Un appuntamento? Ma allora è vero che esce con Florian Wheat della casa di Demetra? Ha detto qualcosa?
–Non lo so e non me ne frega un cazzo–, sbottò Clarisse. I figli di Afrodite erano fastidiosi, sempre a spettegolare. Si rimise a fissare la partita.
–Cos’hai fatto per fare arrabbiare i guaritori, comunque?
Almeno aveva cambiato discorso. Sbuffò.
–Ho fatto a botte con Sherman e Mike, mi hanno fatto una leva e mi sono rotta una gamba. Quindi siamo andati in infermeria e Honey ha dovuto curare me e loro. Solo che poi sono uscita e ho rifatto a botte senza aspettare che l’ambrosia avesse fatto effetto, quindi mi sono di nuovo rotta la gamba nello stesso punto. La cretina mi ha mollato a Will, e lui ha detto che o rimango dove può vedermi, o la prossima volta mi manda a curarmi nell’ospedale pubblico, in cui sarò lasciata a morire perché la mia assicurazione sanitaria non copre le fratture causate da manifesta e ottusa deficienza.
–Cavolo. Tutte queste parole?
–No, ne ha dette di più, ma il succo del discorso era questo.
Silena guardò verso il campo da basket, in cui alcuni ragazzi delle cabine di Hermes e Apollo stavano disputando una partita che, basandosi sull’accanimento che ci mettevano, doveva essere un pochino più importante della finale di NBA. Will era seduto a bordo campo, leggeva un fumetto, e ogni tanto alzava lo sguardo nella loro direzione. Quando si accorse che lo guardavano fece il gesto del “ti tengo d’occhio”.
Silena rise e gli mandò un bacio. –Chi vince, comunque?
–Non ci sto facendo caso. Pensavo che Chris Rodriguez starebbe bene, con un tatuaggio.
Silena si girò a guardarla. Fece un sorriso da stregatto di cui Clarisse non si accorse, visto che guardava ancora il campo.
–Come ti è venuto in mente?
Clarisse si strinse nelle spalle.
–Ma niente, è che prima di iniziare a giocare facevano gli scemi e decidevano i tatuaggi che si sarebbero fatti. Quel coglione di Michael pensava a una freccia rivolta verso il pisello con scritto “è qui la festa”, Ethan il sol levante con dietro il monte Fuji e la scritta “banzai”, e Chris il cuore sul bicipite con scritto “perdoname madre por mi vida loca”. Una cazzata.
–Spero vivamente che cambino idea. Tutti.
–Ma mica dicevano sul serio. A parte Michael, lui è così scemo che magari sì. Però pensavo che a Rodriguez starebbe bene un tatuaggio sul bicipite. Non quella stronzata lì, un altro.
Silena fissò Chris Rodriguez. Effettivamente, Chris aveva questa abitudine di tenere sempre le maniche della maglietta arrotolate, e aveva un bicipite ben definito, nervoso, niente affatto male. Non era strano che qualcuno lo notasse. Ma che Clarisse la Rue ci fantasticasse su, ecco, quello era decisamente strano.
–Ti piacciono i ragazzi tatuati?
Clarisse fece una specie di strano verso, e arrossì leggermente. –No. Non mi piacciono i ragazzi tatuati. Perché devi sempre parlare di ragazzi, cazzo? Mi piacciono i tatuaggi, tutto qui.
–Mmh. E quando poi sei vecchio?
–Mia mamma dice sempre che tanto da vecchi saremo brutti lo stesso, tatuaggi o meno.
–È un punto di vista interessante. Anche se non credo che sarò brutta, da vecchia, avrò solo un tipo di bellezza diverso. Chissà cosa direbbe la mia, di mamma.
Clarisse si strinse nelle spalle, continuando a guardare il campo.
–Sai a chi starebbe benissimo un tatuaggio sul bicipite? A Charlie–, considerò Silena. L’altra la fissò.
–Chi?
–Charlie, della casa di Efesto!
–Ma chi è Charlie della casa di…
–Beckendorf!
–Ah! E chiamalo col suo nome, cacchio!
Silena scosse la testa. –Comunque quelli sì che sono bicipiti. Sarà tutto quel martellare.
–Mmmh. Se lo dici tu.
In quel momento, il campo da basket esplose in una serie di grida. A quanto pareva, la partita era finita; Travis stava urlando –Rivincita! E poi avete barato!–, e Lee gli faceva notare che detto da lui era decisamente poco credibile.
Chris si avvicinò a loro. Era tutto sudato ma sembrava non riuscire a stare fermo. –Ciao Silena! Clarisse, vuoi giocare?
–No!
A rispondere era stato Will, che non aveva nemmeno alzato gli occhi dal suo fumetto.
–Lascia perdere Clarisse, evita di fare una figuraccia, te lo dico perché sono magnanimo… lo sai cosa vuol dire magnanimo?
Clarisse non ne aveva idea, ma non avrebbe mai dato una soddisfazione a Michael Yew. Si alzò puntellandosi sulla gamba sana. –Ti faccio il culo anche con un osso rotto, Michael.
Will chiuse il fumetto. –Ospedale pubblico!
–Mi piacerebbe proprio vedere come faresti, Clarisse.
–OSPEDALE DI GREY’S ANATOMY!
Silena tirò Clarisse per la maglietta. –Michael, smetti di provocarla! E tu stai seduta e non dargli retta!
–La prossima partita, ok?–, le disse Chris.
Lei sbuffò e fece per rimettersi a sedere. Michael rise. –Che brava soldatina!
Clarisse si scagliò contro Michael, ma proprio quando stava per prenderlo, rovinò in avanti faccia a terra.

–Io non ho intenzione di farmi curare da lui!
–E io non ho intenzione di curarti, quindi per una volta siamo d’accordo!
–Invece io di quello che volete voi due me ne frego.
Lee aveva imposto a Michael di seguire gli ordini di Will in infermeria, e lui stava facendo la sua migliore espressione contrariata. Clarisse, d’altro canto, era furibonda.
–Avanti, prova con l’inno.
–Ma non serve l’inno! Basta steccare e darle l’ambrosia, no?
–Certo, la prima volta. E la seconda. La terza, dovresti saperlo, non si rischia per queste stronzate.
–Michael non lo sa fare, l’inno. Sa solo stare nelle file dietro, dove non c’è la battaglia vera, a tirare le sue freccine del cazzo.
–Te le infilo nel culo da cento iarde, le mie freccine del cazzo, tritasassi decerebrata!
Will tirò un fischio da carrettiere che li lasciò a tapparsi le orecchie con i timpani doloranti. –Mike, fai quell’inno. E tu, zitta.
Clarisse imprecò. –Che cazzo era quel…
–Te lo faccio risentire, se non stai zitta.
Stette zitta. Michael eseguì la preghiera a suo padre più borbottata della storia. Suo padre non si degnò nemmeno di prenderlo in considerazione. Will glielo fece rifare. Ogni volta che i due provavano ad accapigliarsi, Will fischiava. Alla fine, Michael era completamente stremato e l’osso di Clarisse non era migliorato di una virgola; Will mandò via suo fratello e ci pensò lui. –È stato l’osso rotto più sofferto del mondo–, commentò.
–Honey ci avrebbe messo meno.
–Honey ti avrebbe dato altra ambrosia e se avessi preso fuoco avrebbe contato sul fatto che a mr.D non sarebbe fregato niente, credo.
Lei gli fece un mezzo sorriso. Era sempre contento, Will. Ed era bravo come guaritore, molto più paziente di Honey. Gli diede un cazzotto. Lui, che non se lo aspettava, lo prese tutto.
–A me “stai zitta” non me lo dice nessuno, ci siamo capiti, Solace?
Uscì dall’infermeria seguita dalle imprecazioni soffocate di Will. Silena era lì che l’aspettava, e Clarisse si chiese di nuovo cosa diamine voleva, quella figlia di Afrodite, da lei. Quando la vide le diede il cioccolatino che non aveva mangiato e la prese a braccetto, e lei pensò di scuoterla via in malo modo, ma preferì mangiare il cioccolatino. Silena sorrise.
–E allora, questi bicipiti di Chris Rodriguez?–, le chiese.








Note: Storia scritta per la Spring Shower, organizzata dal campmezzosangue, con prompt “Ossa rotte”.
Non so se si capisce (se non si capisce ve lo dico adesso), ma qui sono ancora tutti abbastanza piccoli: Chris e Ethan sono ancora al Campo, per cui la storia si svolge entro e non oltre la fine del primo volume della saga. Quindi Clarisse e Silena ancora non sono così tanto amiche (ma Silena l’ha già puntata, perché lei è figlia di Afrodite e vede le possibilità, e la acchiappa col cibo come i gatti <3 ), e nemmeno Clarisse e Will, che nel mio headcanon lo sono. Inoltre non potevo fare che Will era già il più bravo guaritore del Campo, non aveva senso, era troppo giovane; per questo mi è saltato fuori l’OC di Honey, che in realtà (e me ne sono resa conto solo dopo aver riletto la storia perché sono stordita) è già comparsa in questa raccolta, nella storia intitolata “Vecchie ferite”. A Clarisse non sta particolarmente simpatica.
Questa è la storia in cui si scopre una parte fondamentale del mio headcanon, ossia che Chris porta le magliette come Mark Lenders. Oh, è un headcanon importante: era un gran figo, Mark Lenders.
Grazie a tutti quelli che mi hanno seguita in questi deliri, e a presto, spero!



   
 
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