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Autore: olivia301203    27/04/2016    3 recensioni
Dal primo capitolo:
< -Come ti chiami?- le chiede il demone,
-Clarissa- risponde lei con un sorriso, voltandosi.
-Bel nome- concede lui, ma prima che possa dire altro, lei sgattaiola dentro la stanza.
Izzy, che nel frattempo ci ha raggiunto, ci guarda con espressione allarmata.
-Dobbiamo entrare anche noi- dico, ed Alec ed Izzy annuiscono.
In pochi secondi entriamo nella stanza, proprio mentre la porta si sta chiudendo.
La camera è ingombra di cavi e cartacce, e completamente buia, ma grazie ad una runa che ci
conferisce la vista notturna, riusciamo a vedere la maggior parte di quello che ci circonda.
Ci nascondiamo dietro una colonna ciascuno, pronti a scattare.
Poi, il silenzio più assoluto viene interrotto dalla voce soave ed argentina della Mondana:
-Beccato!-. >
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Nuovo personaggio, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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“Throw your sticks and your stones, throw your bombs and your blows
But you’re not gonna break my soul
This is the part of me
That you’re never gonna ever take away from me”
                                                                                                                                                                          Katy Perry, “Part of me”



 

 

                   CAPITOLO QUARTO

                            VECCHIE CONOSCENZE      





POV CLARY

__
Pensi che si sveglierà? Ormai sono tre giorni... __
__Devi darle tempo. Il veleno dei demoni è forte ed è stata una puntura grave __
__ La gente muore come niente, eh? __
__ Isabelle, lo sai che porta sfortuna parlare di morte nella stanza di un
malato __.
 
Tre giorni, penso come al rallentatore. Tutti i miei pensieri erano densi e lenti come sangue, come miele. Mi devo svegliare.
 Ma non ci riesco.
 Mi trattengono i sogni, uno dopo l’altro, un fiume di immagini che mi trasportano come una foglia nella corrente. Vedo Pen che giace a terra, con la gola tagliata ed una lancia conficcata nello stomaco. Vedo Luke in piedi sopra una pila di ossa. Jace con delle ali bianche da angelo che gli spuntano dalla schiena, la ragazza del Pandemonium seduta nuda con una frusta raggomitolata accanto, come una rete di anelli dorati. Simon con delle croci marchiate a fuoco sui palmi delle mani. Angeli che cadono e bruciano. Che cadono dal cielo.
 
__ Te lo avevo detto che era la stessa ragazza __
__ Lo so. Che scricciolo, eh? Jace dice che ha ucciso un divoratore __
__ Sì. All’inizio, quando il demone Eidolon l’aveva avvistata ho pensato che fosse una fata. Però non è abbastanza bella __
__ Be’, è che con il veleno di un demone nelle vene non è che si dia proprio il meglio di sé. Hodge chiamerà i Fratelli? __
__  Spero di no. Mi danno i brividi. Chi si mutila a quel modo... __
__ Anche noi ci mutiliamo __
__ Lo so, Alec, ma quando lo facciamo noi non è permanente. E non sempre fa male... __
__ Se sei abbastanza grande. A proposito: dov’è Jace? E’ stato lui a salvarla, no? Pensavo che si sarebbe interessato almeno un po’alle sue condizioni __
__ Hodge ha detto che non è mai venuto a trovarla, da quando l’abbiamo portata qui. Credo che non gliene freghi niente __
__ A volte mi chiedo se lui... Alec! Guarda! Si è mossa! __
__ Il che immagino voglia dire che è ancora viva __  Un sospiro  __ Vado a dirlo a Hodge __.


 E’ come se qualcuno mi avesse cucito le palpebre. Mi pare di sentire la pelle che si strappa mentre le apro lentamente e sbatto gli occhi per la prima volta da tre giorni a quella parte.
 Sopra di me si estende un limpido cielo azzurro con nuvole a pecorelle e angeli paffuti coi polsi ornati da nastri dorati.
 Sono morta? , mi chiedo. L’Inferno è davvero una cosa così? Strizzo gli occhi e li riapro: questa volta mi rendo conto che quello che sto guardando è un soffitto a volta di legno dipinto, con una scena rococò di nuvole e cherubini.
 Mi metto dolorosamente a sedere. Mi fa male ovunque, ma soprattutto la nuca. Mi guardo attorno: mi trovo in un letto con le lenzuola di lino, in mezzo ad delle lunghe fila di letti simili, con testiere di metallo. Di fianco ci sono un piccolo comodino con una brocca bianca ed una tazza. Alle finestre ci sono tende di pizzo che schermavano la luce, ma riesco comunque a sentire in sottofondo i rumori del traffico newyorkese.
__ Così alla fine ti sei svegliata __ dice una voce secca __ Hodge sarà contento. Pensavamo tutti che saresti morta nel sonno __
Sollevo lo sguardo. La ragazza era seduta sul letto vicino, i lunghi capelli corvini pettinati in due grosse trecce che le scendevano sotto la vita. Il suo abito bianco è sostituito da un paio di jeans e una canottiera blu aderente, ma il ciondolo rosso le scintilla ancora al collo. Le rune sono sparite: la sua pelle è immacolata come la superficie di una ciotola di panna.
 __ Mi dispiace avervi delusi __ la mia voce è ruvida come carta vetrata __ Dove sono? __   
Mi guardo attorno: le finestre istoriate a sesto acuto in stile gotico, rappresentano varie parti della creazione degli Shadowhunters ove l’Angelo è sempre presente. Le varie colonne da abbellimento addossate alle pareti hanno i capitelli corinzi decorati con delle rune. E sopra ogni comodino vi è poggiato uno stilo.
 __ Sono in un Istituto __ mormoro, rispondendo da sola alla mia stessa domanda.  
E’ da innumerevoli anni che non metto piede in un Istituto, e non vorrei ricominciare adesso. Se sono qua significa che il Conclave sa di me...
 Mi alzo fulmineamente ed indietreggio, ponendo attenzione a dove metto i piedi: sono ancora molto debole. Tasto disperatamente con la mano intorno a me: sui letti e sulle testiere, nell’intento di trovare qualcosa da utilizzare come arma. Ma niente.
 La ragazza, resasi conto di avermi spaventato, mi si fa incontro con le mani aperte, lentamente, come si farebbe per un animale inferocito.
__ Tranquilla. Non ti vogliamo far del male. Io sono Isabelle, e tu? __
Chi sono io? Una domanda che mi ero fatta infinite volte a cui non sempre rispondevo come avrei voluto. Opto per una mezza verità.
__ Clarissa... Clarissa Crossblack __
Crossblack... geniale: quella casata viveva nell’estremo nord della Scozia, ed erano così chiusi che non andavano ad Idris durante gli Accordi nemmeno sotto la più brutale tortura. E poi giustificava anche i miei capelli rossi... anche se troppo rossi.
Un dolore. Un dolore allucinante mi invade lo stomaco, facendomi piegare in due, senza respiro. Annaspo, in cerca di aria.
__ C... Clarissa, tutto bene? __
__ Lo... lo stomaco! __
Mi raddrizzo, se pur questo movimento mi crea fitte lancinanti per tutto il torace.
__ Oh! E’ vero! __ esclama.
Afferra la brocca che prima avevo adocchiato e ne versa il contenuto nella tazza lì a fianco. Me la porge __
__ Tieni, bevi prima che si raffreddi __ ordina secca. Tutta la preoccupazione e la gentilezza di prima sono sparite, rimpiazzate da distacco e freddezza. Che cosa le avrò fatto?
Afferro la tazza e inizio a sorseggiare cauta il contenuto. Il liquido iniziò a scivolare caldo nella mia gola, facendomi sfuggire un gemito di piacere e sollievo. E’ la prima volta che ingurgito qualcosa da tre giorni, ci credo che ho mal di pancia!
__ Vado a dire ad Hodge che sei sveglia. Non muoverti, torno subito __
Va verso la porta, decorata da fregi rappresentanti rune di buon auspicio e di guarigione, con il suo passo ancheggiante e sinuoso. Apre la porta e mi guarda, ricordatasi di qualcosa.
__ Ah, ti consiglierei di vestirti, ti ho lasciato alcuni miei vestiti lì a fianco __
Ed esce dall’infermeria. Mi guardo: indosso una sottilissima veste di lino semitrasparente; con  –per fortuna-  sotto l’intimo nero e fucsia che mi ero messa qualche giorno fa. Mi vesto. I vestiti che mi ha dato mi stanno enormi, sembro il clown di un circo. Me li sistemo alla meglio.
Ovviamente, quando qualcuno dice Non fare... io capisco Fai... Così spingo la pesante porta ed esco.
Il corridoio è illuminato con una fioca e misteriosa, emanata da delle Stregaluci disposte sul soffitto. Alzo la testa e rimango senza fiato: il soffitto è color del cielo, del cielo notturno e terso d’estate; e milioni di minuscole Stregaluci risplendono andando a formare galassie e stelle. Mi ricorda tanto il cielo di Idris, quando andavo a vederlo di notte, in gran segreto, e rimanevo sdraiata sulla collina erbosa di fronte casa ad ammirare la luce del Creato. Ma quelli erano altri tempi. Tempi più felici.
__ Ti piace? __ chiede una voce melodica e calda alle mie spalle, mentre due mani affusolate e callose si appoggiano sulle mie spalle.
Sussulto e quasi tiro un urlo. Ma che succede ai miei sensi ultimamente? Fanno sciopero? Mi giro e vedo Jace che mi guarda, semi invisibile nella calda oscurità di questo luogo.
__ Che ci fai tu qui? __ chiedo cercando di non far trapelare la paura che mi ha messo.
Che ci fai tu qui? Davvero? Non avevi proprio nient’altro da dirgli? Faccio tacere la mia vocina interiore che tanto vorrei sopprimere.
Jace ride, con la sua risata meraviglio... fastidiosa.
__ Io qua ci vivo. Piuttosto dovrei chiederlo a te... ma so perfettamente cosa ci fai tu qui: ti ci ho portato io __
Rimango in silenzio mentre valuto le possibilità: potrei dargli un pugno nello stomaco e correre via... ma dove? O potrei schernirlo, ma non mi viene in mente niente.
__ Oh, a proposito. Ma non dovevi rimanere con Isabelle nell’infermeria? __ chiede curioso.
__ E’ uscita dicendo che doveva andare ad avvisare... qualcuno. Mi ha detto di rimanere lì... ma chissenefrega __
__ Mh... avrei dovuto avvertirla che non dai retta a nessuno __
Scrollo le spalle, quando mi rendo conti che le sue mani vi sono ancora poggiate. Me le tolgo, odio il contatto fisico con chi non conosco. Lui mi guarda, sorpreso. Non deve ricevere molti rifiuti.
__ Andiamo da Hodge, è da tre giorni che vuole vederti __ annuncia cambiando discorso.
Hodge... Hodge Starkweather? Se fosse lui sarebbe un problema... Mi agito, ma provo a fingermi indifferente agli occhi ingenui di Jace.
__ Ok... __
Tira fuori una Stregaluce dalla tasca e ci fa luce, mentre camminiamo in silenzio in quei corridoi che al buio mi sembrano infiniti.
Raggiungiamo delle porte di legno ad arco, tutte istoriate. Un gatto persiano blu con gli occhi gialli era acciambellato lì davanti. Quando ci avviciniamo, solleva la testa e miagola languido.
__ Ciao, Church __ lo saluta Jace accarezzandogli la schiena con il piede nudo.
__ Miao __ il gatto socchiude gli occhi.
Jace smette di accarezzare il gatto e apre la porta di fronte a noi, entrandoci.
Dopo una breve esitazione, lo seguo all’interno.
 
 
Entriamo in quella che deve essere indubbiamente la biblioteca.
E’ una stanza circolare con il soffitto a cono, come se fosse costruita in una torre. Le pareti sono tappezzate di libri e gli scaffali sono così alti che a intervalli regolari ci sono delle scalette su rotelle per raggiungere i volumi che non sono a portata di mano. Anche i libri non sono libri qualsiasi, ma tomi rilegati in pelle e velluto, chiusi da lucchetti e cerniere di ottone e argento.  Le loro coste sono tempestate di pietre preziose e incise da scritte in caratteri dorati. Hanno un’aria consunta, ed è evidente che quei libri non sono solo antichi, ma anche molto consultati ed amati.
Il parquet lucidato è impreziosito da intarsi in vetro raffiguranti l’ennesima scena della creazione con l’Angelo eccetera eccetera.
Al centro della stanza c’è una magnifica scrivania. Ricavata da un’unica lastra  di legno, un grande e  massiccio pezzo di rovere che rimanda il tenue barlume degli anni. La lastra poggia sulle schiene di due angeli intagliati nello stesso legno, le ali dorate e i volti sofferenti, come se il peso che sostengono gli spezzasse la schiena. Dietro la scrivania è seduto un uomo magro coi capelli brizzolati e un lungo naso aquilino, che cerca invano di risultare calmo.
__ Clarissa... __
__ Hodge Starkweather
 
 
Vi è mai capitato di annegare? Di avere i polmoni che bruciano bisognosi di aria. Il bacino percorso da spasmi. E una tosse che invece di espellere l’acqua te ne fa entrare ancora di più?
   E’ così che mi sento adesso. Incapace di respirare, incapace di formulare dei pensieri coerenti. Il mio primo istinto sarebbe quello di prendere un coltello e di buttarmi addosso a quello sporco leccapiedi. Ma non posso. Sono impotente. Se uccido Starkweather poi dovrei uccidere anche gli altri, e io non uccido degli innocenti.
 Un’amara soddisfazione si fa strada nel mio cuore. Non è messo molto meglio di me: è pallido, teso, e sembra volersi rannicchiare per terra in posizione fetale e piangere come un lattante. Beh, da parte di un sessantenne sarebbe alquanto imbarazzante. 
 Sembra riprendere un po’ di contegno.
 __ Isabelle, Alexander, Jace, uscite. Subito __ ordina.
 __ Cosa? No! Clary, sono io che ti ho salvato, non vuoi che esca, vero? __
esclama Jace.
 Jace. Mi sono completamente dimenticata di non essere sola con quel mostro. Mi guardo attorno. Sul divano rosso di fronte al grande camino ci sono Isabelle con un altro ragazzo che le somiglia molto. Jace è di fianco a me e tende la mano, come per invitarmi a ballare. Abbasso la testa, in segno di dissenso. Non voglio ferirlo, è un bravo ragazzo, eccentrico, egocentrico, esaltato e troppo sicuro di se, ma un bravo ragazzo.
__ Solo gli amici mi chiamano “Clary”__
 Mi guarda, rattristito e deluso, e non posso fare a meno di sentirmi male per lui. So di esser stata crudele.
 __ Avanti Jace, Hodge ha detto di uscire __ dice Alec poggiandogli una mano sulla spalla, guardandomi male.
Il biondo arretra, senza levarmi gli occhi di dosso, manco fossi Raziel in persona; pardon, in angelo.
Appena tutta l’allegra combriccola esce i miei occhi si fiondano su Hodge.
__ Clarissa... pensavamo fossi morta __ dice triste.
__ Così mi dicono __ ribatto incrociando le braccia al petto.
La mia mano scatta verso la fondina al fianco, istintivamente, ma purtroppo non ho né la fondina né un coltello. Fregata.
Ma Hodge se né accorto.
__ Non ti serve. Non ti voglio far del male __ prova a rassicurarmi.
Ma non sono un tipo facile da convincere, figuriamoci da lui. Vedendo che sono tutt’altro che disponibile, riprova.
__ Clary, sta tranquilla, non ti voglio far del male. Fidati di me __
__
Fidarmi di te? Fidarmi di te! Come posso fidarmi di te dopo tutto quello che hai fatto!? Che mi hai fatto! __ urlo.
Inizio a vedere i margini del mio campo visivo rossi, il che non è un buon segno. Reprimo le lacrime, io non piango, nella mia vita non ho mai pianto. Con una piccola eccezione.
__ Solo i miei amici mi chiamano Clary __ mormoro sommessamente, come ho fatto con Jace.
Gli volto le spalle, non riesco a sopportare la vista di quel mostro un momento di più. Mi incammino, con passi pesanti verso la pesante porta di mogano, verso l’uscita.
Sono a pochi passi dalla soglia quando una mano callosa e forte mi prende per il polso. Mi volto sorpresa, e mi ritrovo Hodge dietro, che mi fissa con occhi imploranti
__ Hai ragione. Quando lavoravo per lui ero un mostro. Ma tu sei stata veramente mia amica. Quando ti ho tradito... perdonarmi. Te ne prego, sono cambiato. Sei libera di odiarmi, di non credermi, e avresti ragione __. Tace, in un silenzio ad effetto; ma che non credo sia fatto apposta.
Oh, solo l’Angelo sa quanto gli vorrei credere. Ma è anche vero che mi ha fatto soffrire tanto, troppo. Mi ha tradita, ma dovrei forse fidarmi di lui?
Fidarsi di lui sarebbe come aprire ingenuamente il finestrino di un aereo in volo, sarebbe come giocare con il fuoco.
__ Io... __ “Non mi fido di te, e mai più mi fiderò” __ Mi fido di te __.



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ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti! mi scuso moltissimissimissimissimissi.....(AVETE CAPITO) per l'immensissimo ritardo.
Spero che questo capitolo vi piaccia.
vi prego, recensite in molti!!!! Ringrazio vivamente chi mi ha recensito fino adesso!!!!
Bacioni,
                                                                                                                                                     olivia301203
   
 
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