Serie TV > Once Upon a Time
Ricorda la storia  |      
Autore: bettethelword    27/04/2016    4 recensioni
Lana è appena atterrata a New York dopo un breve soggiorno a Londra per la "Storybrooke – fairy tales & fantasy convention". Non è la solita storia d'amore, non c'è lieto fine e, d'altronde, non potrebbe esserci una fine per qualcosa che agli occhi del mondo non è mai esistito. In un piccolo hotel nel centro di Manhattan si cela un amore segreto, solo le pareti di quella camera d'albergo ne conoscono i dettagli, sanno quando tutto è cominciato ma non sapranno mai se tutto ciò avrà mai fine.
[Morrilla]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Voi sapete cosa succede alle persone normali? No?! Ve lo spiego io: si svegliano la mattina, fanno colazione, si preparano per uscire e fanno tutto quello che devono fare e si sentono soddisfatti.
Poi ci sono io, che mi sveglio la mattina, faccio colazione e penso ad una storia Morrilla e mi viene voglia di scriverla. Lo faccio e, a metà giornata, non ho concluso ancora niente di quello che dovevo fare ma, intanto, condivido questa con voi XD! Eccomi qua!
Allora, prima di leggerla, vi vorrei chiedere di immaginare Lana di ritorno dalla "Storybrooke - fairy tale & fantasy convention" tenutasi a Londra e che, una volta atterrata a New York, raggiunge un hotel al centro di Manhattan in attesa di un piacevole incontro. Ovviamente, voi già sapete con chi, non c'è bisogno di specificare nient'altro u.u.
Bene, vi lascio alla lettura. Adieu! :*
C.





A te, come sempre, amore mio.

Keep it secret, keep it real



Attraversare New York dalle sue arterie, dal suo interno, è qualcosa che l’ha sempre emozionata. Ha sempre provato quella sensazione di un pugno dritto nello stomaco, colpita tanto forte da farle mancare il respiro, da interrompere la ritmicità dei suoi battiti. E quando il cuore riprende a pompare sangue, questo arriva dritto al cervello ed i colori sembrano anche più vividi, le luci più accecanti, i suoni più assordanti. Gli occhi le brillano di stupore genuino, quasi come se fosse ancora quella bambina timida ed introversa di Chicago. Era sempre stato così e si chiedeva se mai quella città avrebbe smesso di farle quell’effetto. Il vetro del finestrino del taxi inizia ad appannarsi, così apre un piccolo spiraglio e ritorna a perdersi nella bolgia di bagliori ed anime; l’aria di fine aprile è stranamente fresca ma porta con sé l’odore della spezie dei bar gremiti di gente.
ꟷꟷꟷ


Anche di notte ci sono tante luci. New York è un cielo stellato, una galassia, un universo intero. Quand’era solo una ragazzina, trascorreva ore ed ore a fissare lo sguardo oltre i confini del piccolo appartamentino dove viveva, si trovava in quella piccola frazione di Brooklyn da cui si riusciva a vedere il ponte che portava al cuore pulsante della città più famosa al mondo e per questo motivo si riteneva più fortunata di chiunque altro vivesse in quel quartiere. Seduta lì, davanti alla finestra, immaginava storie, drammi, vite, ed immaginava di viverle tutte quelle vite senza nomi, quelle storie senza volti. Lo fa anche ora, dalla camera dell’hotel e sa che ogni finestra nasconde una luce, un racconto, cela un segreto. Ma, probabilmente, non ha bisogno di immaginarsi racconti o storie in cui intrufolarsi, perché il dramma di una storia come la sua ha appena aperto la porta, tagliando il buio della stanza di una luce gialla troppo forte.
ꟷꟷꟷ


Jennifer varca la soglia incerta, come ogni volta; riempie i polmoni come se stesse per tuffarsi nelle acque gelide dell’oceano Atlantico e spalanca gli occhi, prima di immergersi nella realtà del suo tormento. Perché, sì, Lana è il suo tormento, è la sua ossessione, la sua disperazione. Ma Jennifer è debole, non riesce a farne a meno; Jennifer è fragile e l’unica cura e l’unica malattia è sempre stata Lana. Chiude la porta alle sue spalle e ritorna nel buio, osservando l’ombra della donna davanti a sé ritagliata nella luce dell’ampia finestra, ne fa una fotografia sbattendo le ciglia lunghe che appenderà alle pareti della sua memoria. Quello che facevano non aveva mai perso il gusto né il sapore, ogni volta era come attraversare il fuoco, era come bruciarsi senza mai mostrare i segni sulla pelle.
ꟷꟷꟷ


Lana non ha bisogno di girarsi per sapere che Jennifer la sta osservando, immobile. Immobile come lei che resta in piedi di fronte alla finestra della camera d’albergo, preme il palmo contro il vetro e vorrebbe assorbirne il freddo, farlo risalire attraverso le fibre della sua mano come un brivido e farlo arrivare dritto al petto per fermare la corsa frenetica del suo cuore. Avrebbe voluto calmare i battiti che consumano ogni minuscola frazione di secondo, plasmando il tempo e lo spazio secondo le leggi di una relazione tanto sbagliata e tanto meravigliosa, perché solo Jennifer sapeva essere così sbagliata e così meravigliosa. Ma il freddo non arriva al petto, si ferma alle dita e, addirittura, scompare quando sente i polpastrelli della bionda serpeggiare sulle sue spalle nude e scendere giù per stringere la sua mano. Il calore della sua stretta sale come un fremito sino alle labbra che si dischiudono e lasciano uscire parole mute, superflue in quel momento.
ꟷꟷꟷ


Jennifer la tocca e ricorda tutti i motivi che l’hanno spinta, ancora una volta, a raggiungerla in quella stanza d’albergo, ricorda tutte le ragioni che ragione non hanno, ma non importa perché Lana è l’unica cosa giusta al mondo. Lana, per Jennifer, è come l’alba, è quel bagliore che attende per tutta la notte e quando arriva è anche più bello di come se l’aspettava, è come un tepore che la invade furioso e lento e la fa sentire viva veramente. Jennifer si maledice, perché ancora non cede, ancora non crolla, perché riesce a sostenere ancora il peso delle macerie di una storia mai respirata che si portano dietro. Jennifer si maledice perché la disobbedienza verso se stessa la rende felice, si maledice perché la tocca e ama morire sulla sua pelle, si maledice perché ha un modo vigliacco di attaccarsi ad una speranza, ad una voglia di restare sperando che ci sia qualcosa che in realtà non esiste e mai lo farà.
ꟷꟷꟷ


Lana adesso si volta e stringe il volto di Jennifer tra le mani per baciarla come se stesse raccogliendo tra i palmi l’acqua di una sorgente con cui dissetarsi, si lascia attraversare da quel fiume biondo di eterna bellezza e tenerezza e si nutre di lei fino a svuotarsi di ogni pensiero, di ogni passato ed ogni presente. Le parole non arrivano mai, perse tra labbra e gemiti, tra lingue e respiri. Lana sa che dovrebbe essere lei a fermare tutto questo, sa che è lei a dover ritrovare le parole e dirle di andare via e non tornare mai più, perché non è facile sopravvivere con il suo veleno che scorre nelle vene, anche se sa che Jennifer ha imparato ad amare quel dolore, ha imparato ad amarla comunque. Ma è l’obbedienza al peccato che la rende felice, è l’appartenenza a Jennifer che la rende completa, anche solo per poche ore.
ꟷꟷꟷ


Jennifer ha sempre amato perdersi, tra le parole di un libro, tra le scelte di una strada lunga una vita, tra le labbra di Lana. Perdersi è come cadere sapendo che c’è il vuoto dietro le spalle ed una mano a cui aggrapparsi davanti. Jennifer ora stringe e si aggrappa alla mano di Lana e cadono insieme su un letto di sogni, di ombre, di menzogne, si perdono in un amore profano e bugiardo, precipitano insieme, tra morsi e sospiri, in un errore che non smetteranno mai di commettere. Le sue unghie affondano in una bugia affascinante dai capelli neri e la pelle scura, graffiano schiena e spalle con le labbra arrotolate sul suo collo ed i respiri infranti sul suo petto. La notte scivola via sudata sui loro corpi che collidono sinuosi, i seni si toccano nudi ed umidi e le dita entrano in corpi fatti di luce e carne, di cuori sporchi, di quell’amore bugiardo ma il più reale che esista.

Lana lo sa che Jennifer guarda il mondo girarle tutt’intorno ma che le crolla dentro quando è con lei; Jennifer sa che il senso di colpa esplode dentro Lana e vorrebbe dirle che non può scegliere quello che non è, anche se quello che le appartiene le fa male. Jennifer si maledice perché è lei la causa del suo male, è lei il suo male, ma vorrebbe curarla e nutrirla come se la loro relazione potesse ancora vivere, ignorando i resti bruciati alle loro spalle. Lana la guarda negli occhi perché ogni volta riscopre ciò vuole, sa ciò che vuole, guarda i suoi occhi e sa che è lei ciò vuole, ogni volta di più. Forse è giusto così, abbandonarsi a pochi momenti, lasciarsi trascinare da un orgasmo che vibra e viaggia su tutto il corpo ed esplode in parole gridate in silenzio, sussurrate all’orecchio nel momento più alto.

Adesso Lana divampa come l’alba tra le mani di Jennifer e lei la osserva, la studia come se fosse la prima volta. Meravigliosa, sopra di lei, come un segreto che esisterà per sempre nei suoi occhi.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: bettethelword