Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: supersara    28/04/2016    4 recensioni
Partecipa al contest "Giochi o non giochi? (solo yaoi/shonen-ai/slash)" indetto da rhys89 sul forum di EFP.
Inizialmente la storia è ambientata ai tempi della giovinezza di Hashirama e Madara: da bambini cominciarono un gioco, "obbligo o verità", che a causa della guerra non riuscirono a finire. A distanza di anni continueranno a giocare.
Genere: Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hashirama Senju, Madara Uchiha
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
FRA OBBLIGO E VERITÀ

 
 
Le rive del fiume erano colme di ragazzini che giocavano felici, gli unici a cui neanche la guerra poteva togliere il sorriso.

Hashirama raggiunse in fretta Madara, che lo stava aspettando già da un po’ mentre si intratteneva con la combriccola di giovani ninja: bambini appartenenti a diversi clan, probabilmente anche nemici fra loro, ma abbastanza saggi da non rivelarsi mai le rispettive origini (scelta dettata più dal non voler perdere un amico anziché dal buon senso di non mettere a repentaglio la propria vita).

Anche quel pomeriggio lo passarono felicemente, correndo fino allo sfinimento e giocando innocentemente a combattersi fra loro. Dopo ore ininterrotte di gioco, si sedettero tutti a terra, sdraiati fra l’erba fresca, desiderosi di riposarsi, ma poco disposti a rinunciare al divertimento.

E inevitabilmente, una ragazzina del gruppo, trovò una soluzione che avrebbe consentito a tutti di restare adagiati a terra, continuando comunque a giocare tra loro.

“Giochiamo a obbligo o verità!” Esclamò entusiasmata dalla sua stessa idea.

Com’era prevedibile, alcuni acconsentirono immediatamente, altri rinunciarono, altri ancora dovettero farsi pregare. Quest’ultimo fu proprio il caso di Madara, poco propenso a prestarsi a quel tipo di gioco in cui si rischiava di dover parlare troppo e di compire gesti ridicoli.

Alla fine però anche il giovane Uchiha dovette cedere all’insistenza di Hashirama. Per quest’ultimo il gioco si rivelò a dir poco snervante: prima di lui c’erano un gran numero di ragazzi, e come accade ogni qual volta si aspetta qualcosa con ansia, il tempo sembrava scorrere con una lentezza disarmante.

“Hashirama, smettila di agitarti! Mi stai facendo innervosire!” Lo ammonì Madara, che era certo che l’impazienza dell’amico riguardasse lui: sapeva che il Senju gli avrebbe chiesto di scegliere fra obbligo e verità, e questo lo agitava al punto che il fatto che il suo turno sarebbe venuto prima di quello di Hashirama era passato in secondo piano.

Quando finalmente toccò a Madara, inizialmente prevalse il desiderio di far pagare in anticipo all’amico il turno che avrebbe giocato solo secondariamente, ma quando Hashirama, dopo una meditata riflessione disse: “verità”, Madara non poté non formulare una domanda fin troppo seria per dei ragazzini.

“Se ci trovassimo in guerra, l’uno contro l’altro, saresti capace di uccidermi?”

Un silenzio di tomba calò sulla compagnia. Per quanto dei bambini non fossero in grado di dare il giusto peso a una domanda del genere, vivevano pur sempre in un’epoca di guerra, e in qualche modo quella era una domanda più che fondata, con la quale forse un giorno i diretti interessati avrebbero fatto i conti.

Hashirama, nonostante la giovane età, aveva già visto morire molti membri della sua famiglia, e sapeva bene che la loro morte era stata causata dal clan di Madara. Nonostante ciò, riconosceva che Madara aveva perso altrettanto a causa del clan Senju. Erano due membri di fazioni nemiche, che mai, per nulla al mondo avrebbero potuto essere amici, eppure ad Hashirama non importava, così come non importava a Madara. L’amicizia che li legava era troppo forte, troppo pura per essere abbattuta dall’astio delle reciproche famiglie e più di una volta si erano già confessati questo sentimento vivo nel cuore di entrambi.

“Sì, ne sarei capace, ma non lo farei. Non lo farei per nulla al mondo, neanche per il mio clan. Se dovessi arrivare a pensare di ucciderti, dovrebbe essere perché tu stesso mi persuada a farlo con una condotta negativa... ma forse neanche allora potrei…” Rispose Hashirama con il cuore in mano.
Madara sorrise: era esattamente la risposta che avrebbe dato lui. Nessuno dei due poteva sapere quanto fossero vicini alla futura realtà.
“Tocca a te!” Fece Hashirama impaziente.

Madara sobbalzò: il momento della risposta era stato così intenso che aveva dimenticato quello stupido gioco.

Di sicuro non si sarebbe messo a nudo come l’amico, odiava mostrare i lati più intimi del suo carattere, e sicuramente la domanda di Hashirama sarebbe stata troppo indiscreta: tanto valeva prestarsi a compiere una delle sue buffonate.

“Obbligo!”

Ma Hashirama non fece in tempo a formulare la sua richiesta: proprio in quel momento alcuni membri del clan Uchiha fecero la loro comparsa, e i bambini colti in flagrante scapparono nella foresta per tornare il più in fretta possibile alle proprie case. In riva al fiume potevano dimenticare di essere in guerra ed essere tutti uguali, ma la presenza degli adulti ricordava a tutti che fra gli amici, purtroppo si nascondevano nemici del clan.
Quella fu l’ultima volta che Hashirama e Madara giocarono spensieratamente insieme: si sarebbero rincontrati sul campo di battaglia.

Passarono anni: la battaglia fra i diversi clan per ottenere il dominio sul territorio imperversava senza sosta. Hashirama e Madara erano divenuti uomini e rispettivamente capi del clan Senju (il primo) e del clan Uchiha (il secondo), quindi l’uno l’antagonista dell’altro.

Hashirama aveva dimostrato di essere disponibile a una tregua in più di un’occasione, ma la mentalità del clan Uchiha era troppo aggressiva: giungere a un negoziato era come ammettere la propria debolezza e nonostante molti membri del clan cominciassero a desiderare la fine della guerra, Madara non poteva e non voleva cedere.

Una svolta decisiva ci fu quando Izuna, ultimo fratello rimasto in vita di Madara, cadde in battaglia contro Tobirama Senju.

Per il capoclan degli Uchiha fu un colpo durissimo, che invece di tradursi in un desiderio sfrenato di vendetta, lo fece sprofondare nello sconforto.
La battaglia successiva a questo episodio fu decisiva: sullo stesso campo di battaglia, i due capoclan si incontrarono e si batterono fra loro in uno scontro epico.

L’Uchiha era accecato dalla disperazione, deciso a combattere fino alla morte più per stanchezza che per la gloria del proprio clan. Il vincitore di quello scontro fu Hashirama, che inaspettatamente, invece di dare il colpo di grazia al nemico, propose un’alleanza.

Madara, steso a terra, ferito e pronto alla sua dipartita e a quella del suo clan, restò esterrefatto.

“Perché?” Chiese “perché mi proponi la pace quando ormai hai vinto? A che scopo privi il tuo clan dei vantaggi che puoi ottenere da questa vittoria?”
Hashirama si portò una mano alla testa grattandosi la nuca dicendo: “Nessuno di noi ha mai voluto tutto questo… possiamo essere migliori e costruire un futuro insieme!” Concluse porgendo la mano al suo avversario per aiutarlo ad alzarsi.

Madara alzò gli occhi pensando che anni di guerra non erano riusciti a mutare quel carattere benevolo e ottimista che aveva sempre contraddistinto il Hashirama.

“Non hai scelta, Madara” fece improvvisamente vedendo che il suo interlocutore non si muoveva.

L’Uchiha lo guardò con aria interrogativa.

“Mi devi ancora il tuo obbligo!”

Seguì un minuto di interminabile silenzio durante il quale Madara riuscì a ricordare a cosa si stesse riferendo Hashirama, e non poté fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata, alla quale il Senju rispose con un sorriso che in qualche modo ostentava la serietà della situazione.

Madara strinse la mano di Hashirama. L’alleanza era stata stretta.

La sera di quella battaglia gli accampamenti di Uchiha e Senju restarono divisi, tranne un piccolo gruppo di ninja misto (appartenente a entrambe le fazioni) che si era unito per definire le prime condizioni dell’alleanza, fra cui i due capoclan.

Quando a notte fonda finirono le discussioni burocratiche, Hashirama si offrì di curare le ferite di Madara, quindi si recarono insieme in una tenda. I primi momenti della loro solitudine furono silenziosi, il Senju era concentrato a fare un lavoro quanto più possibile perfetto. Alla fine fu proprio lui a rompere il silenzio.

“Adesso tocca a te!”

Madara lo guardò in maniera interrogativa.

“Obbligo!” Fece Hashirama.

“Non ci posso credere! L’hai presa sul serio questa cosa del gioco! Lo abbiamo iniziato tanti anni fa, è ora di finirla!”

“Ehi, non sottovalutare questo gioco! La nostra alleanza la dobbiamo a lui!”

“… Credi davvero che abbia accettato l’alleanza per questo?” L’Uchiha ormai era pronto ad aspettarsi qualsiasi cosa da un folle come quello.

“Un buon cinquanta per cento!”

“Basta con questa storia!”

“Ma tocca a te! Dobbiamo finire!”

“Esatto, dobbiamo finire! Hai scelto obbligo? L’obbligo è di finirla con questo gioco!”

Ci fu qualche secondo di silenzio finché ad Hashirama non venne un’illuminazione.

“Il gioco finisce quando tutti e due abbiamo avuto lo stesso numero di giocate! Tu con questa sei a due, io invece ne ho avuta solo una!”

Madara alzò gli occhi al cielo irritato dal carattere infantile di quella persona, ma ancora più irritato dal fatto che la sua compagnia gli facesse piacere e che stesse per accettare di nuovo di partecipare a quella frivolezza solo per accontentarlo.

“Obbligo! Ma sia ben chiaro che questo è l’ultimo turno!”

Hashirama si sfregò le mani e fece un finto ghigno al quale Madara rispose alzando un sopracciglio.

“Sei veramente sicuro di questa scelta?”

“Muoviti!” Incalzò spazientito.

“Benissimo!” Fece Hashirama avvicinandosi pericolosamente all’Uchiha, fino a che i loro volti non furono a pochi centimetri di distanza.

“Baciami!” Fece Hashirama diventando serio di colpo.

Era difficile riuscire a scomporre una persona come Madara, ma con quella richiesta Hashirama aveva abbattuto definitivamente quella maschera di composto contegno che ormai si reggeva a malapena.

“Ch… che…” L’Uchiha cercò di dire qualcosa, ma dato che le parole sembravano non volere uscire, decise di tacere, e preso coraggio, portò una mano sulla guancia di Hashirama, accarezzandola. Quest’ultimo non si mosse, lasciando che fosse l’altro a compiere quel passo.

Madara si avvicinò alle labbra del compagno e vi posò sopra le sue non senza una certa esitazione. Esitazione che nell’altro non era affatto presente, perché subito dopo il contatto, Hashirama portò la mano dietro la testa dell’Uchiha, tenendolo attaccato a lui, e l’altro braccio andò a cingergli le spalle. Quando fu sicuro che Madara non potesse sfuggire alla presa inserì la lingua all’interno della sua bocca, trovando quella del compagno e cominciando a danzare con lei, prima con un ritmo lento e incerto, dopo con più sicurezza e passione. L’Uchiha nonostante lo sgomento iniziale provò piacere da quel contatto e ricambiò il bacio.

Non sapevano che da quella alleanza sarebbe nato il Villaggio della Foglia e che si sarebbe rivoluzionato tutto il mondo ninja grazie all’istituzione della carica di Kage.

Non sapevano che avevano dato inizio a un periodo di pace e prosperità (seppur breve).

E soprattutto non sapevano che la loro storia d’amore e odio sarebbe stata dolorosa e struggente per entrambi.

L’unica cosa che sapevano era che erano finalmente uniti, come entrambi avevano sempre segretamente voluto. Quella notte dormirono insieme, così come tante altre a venire.
 
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: supersara