Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: JeanRavenclaw    28/04/2016    3 recensioni
Dal testo:
- "Abbiamo bisogno del suo aiuto." - disse l'uomo.
"Io devo aiutarvi?" - disse l'altro, ora curioso quanto sorpreso.
"Potrebbe diventare potente. Potrebbe avere l'intero Paese - magico e non - ai suoi piedi, se solo accetta di aiutarci" - rispose l'altro, senza smettere di fissarlo intensamente.
Il prigioniero rimase in silenzio, gli occhi spalancati a perlustrare di nuovo il nulla. All'improvviso la sua bocca si piegò in un sorriso maligno, il suo sguardo si rimise a fuoco e si piantò in alto, in quello dell'uomo.
"Va bene" - disse infine. -
Sono passati 7 anni dalla fine della Seconda Guerra Magica, ma l'Oscurità si muove come un'ombra tra la Londra magica e quella babbana. I Mangiamorte sono pronti a tornare, inisieme ad un aiuto prezioso.
Il mondo magico e quello babbano sarrano costretti a collidere.
Harry, Ron e Hermione, collaboreranno con le persone più improbabili, per salvare i due mondi: Draco Malfoy, Mangiamorte pentito del suo passato oscuro; e il babbano dalla mente più brillante, saggia - e razionale - che Londra abbia mai conosciuto: Sherlock Holmes.
Una bizzarra avventura attende questo bizzarro quintetto.
Il mondo magico e quello babbano, non saranno più quelli conosciuti fino ad oggi.
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Kingsley Shacklebolt, Mangiamorte, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1.
 
Erano tutti estremamente stanchi. Era stata una giornata parecchio movimentata e tutti avrebbero voluto dormire per ore, ma sapevano di non averne il tempo.
Avevano deciso, sul volere di Harry, di restare tutti a Grimmauld Place quella notte - vista l'impossibilità di muoversi di Sherlock e la situazione in cui si era cacciato Draco andando contro suo padre. Quest'ultimo, che ancora non si sentiva troppo bene, si era sistemato nella camera che un tempo era stata di Regulus Black, per riposare un po'.
Dopo aver bendato la ferita di Sherlock, Hermione si era occupata di chiamare il Ministro per avvertirlo di come si era svolta la loro missione e aveva insistito per imporre gli Incantesimi di Protezione intorno alla casa - nonostante sapesse che era già protetta dall'Incanto Fidelius, preferì essere il più prudente possibile. 
Si stava facendo buio, e oltre alla stanchezza, anche la fame iniziava a farsi sentire; così Harry scese in cucina per chiedere a Kreacher di preparare per loro uno dei suoi ottimi piatti. Tornato di sopra, si sistemò davanti al camino insieme a Ron e Hermione, mentre Sherlock era ancora appisolato sul divano.
Harry si sentiva abbattuto. Avevano rischiato tanto per non risolvere nulla. Quei tre babbani erano stati maledetti sotto i suoi occhi ed ora chissà dov'erano, e chissà quando avrebbero portato a termine la loro prova del nove.
"Credete che ci sia un modo per fermare l'attaco?" - chiese Ron, come leggendolo nel pensiero.
Harry scosse la testa, mordendosi il labbro inferiore - "Siamo arrivati troppo tardi. Ormai credo che l'unica cosa che ci resta da fare sia aspettare che attacchino e cercare di limitare il danno." - disse, anche se l'idea non gli piaceva per nulla.
"Draco ha avuto mal di testa per tutto il giorno..." - mormorò Hermione, che sembrava non averli ascoltati ed era rimasta ad osservare il fuoco, pensierosa.
Ron e Harry si voltarono a guardarla. "Cosa c'entra Draco?" - chiese Ron.
"È solo che questa mattina, quando è arrivato alla riunione, stava bene. Non capisco perchè poi abbia iniziato a sentirsi male di punto in bianco" 
"Sarà stato un effetto ritardato delle urla di suo padre.." - scherzò Ron, ignorando la sua espressione poco convinta.
"Draco non ha mai retto molto bene lo stress, tutto qua." - le disse invece Harry.
Hermione sospirò, immersa nei suoi pensieri. In quel momento, un grugnito di dolore di Sherlock giunse alle loro spalle: si era svegliato.
Harry si alzò, seguito dagli altri due, e si sedette sulla poltrona accanto al divano sul quale Sherlock stava tentando - con scarsi risultati - di tirarsi su a sedere.
"Dovresti restare coricato! - lo rimproverò Hermione, ma lui la ignorò.
"Mi stavate facendo la veglia per caso?" - disse, appoggiandosi a fatica sui gomiti.
"In un certo senso" - sorrise Harry - "Siamo rimasti nel caso avessi avuto bisogno di qualcosa, una volta sveglio"
"Non ho bisogno di niente" - rispose, vagamente scontroso, Sherlock. Una fitta di dolore lo costrinse a rinunciare agli sforzi e ad abbandonarsi di nuovo sui cuscini.
"Vado a dire a Kreacher di preparare qualcosa anche per te" - disse Hermione, avviandosi verso la porta.
"Non ho bisogno di cibo" - sbuffò Sherlock - "Ho bisogno del mio telefono - e dei tuoi libri. Abbiamo una ricerca da fare."
"Come puoi pensare alla ricerca in queste condizioni? Devi riposare!" - Hermione aveva assunto l'espressione e il tono d voce che a Harry e Ron ricordavano tanto la signora Weasley nelle sue giornate no.
"Mi sono riposato abbastanza!" - ribattè Sherlock - "Tu, piuttosto, come puoi pensare alla mia salute quando c'è un caso di massima importanza da risolvere?"
Hermione lo guardò con la bocca aperta, quasi scandalizzata, prima di rispondere - "Per poco non ti dividevi in due!!"
"Sì, ma non è successo - grazie a te" - le ricordò Sherlock - "Quindi possiamo benissimo pensare a cose più urgenti. Passatemi il telefono" - disse, tendendo la mano.
Harry lo tirò fuori dalla giacca del detective, che era stata appoggiata allo schienale della poltrona sulla quale si era seduto, e glielo passò.
Sherlock controllò i messaggi ricevuti e ne trovò un paio: uno da parte di Lestrade - che ignorò momentaneamente - e uno da parte di Mycroft, che diceva:
 
"Uomini in postazione. Disarmati e sotto copertura come richiesto. 
In caso di attività sospette, sarai avvertito. In caso di morte di uno dei miei uomini... penso che tu sappia quali saranno le conseguenze, fratellino. - M"
 
"Novità?" - domandò Harry.
"Gli uomini di Mycroft sono già di guardia. Il Ministro è stato avvertito di quanto accaduto oggi?" - Harry annuì, e Sherlock aggiunse - "Molto bene. Il segnale di pericolo potrebbe arrivare in qualunque momento. Dobbiamo stare attenti."
"Dovremmo essere di guardia anche noi" - ricordò Ron, rivolgendosi a Harry.
"Non è necessario. Abbiamo già abbastanza punti di sorveglianza sparsi per Londra" - lo rassicurò Sherlock - "Tu e Harry potete aiutarci con la ricerca" - propose.
"Possiamo pensarci noi, così tu puoi riposare" - propose invece Harry, seguito da un cenno d'approvazione da parte di Hermione.
"Mi sono riposato abbastanza! Quante volte ve lo devo dire?" - ripetè Sherlock, in un nuovo tentativo di mettersi a sedere - "Dove sono i libri?"
"Ancora a casa tua" - rispose Hermione, in un tono che voleva informarlo che non gliel'avrebbe data vinta., mentre lui riuscì finalmente a tirarsi su, con una smorfia di dolore.
"E cosa state aspettando ad andarli a prendere?" - rispose, sollevando le sopracciglia.
"Ma Sherlock!" 
"Se non ci andrete voi, lo farò io." - minacciò, provando ad alzarsi in piedi.
"E va bene!" - si arrese Hermione - "Andremo a prendere i libri, ma tu devi promettere che non ti muoverai da quel divano!" - disse, puntandogli il dito.
"Non mi muoverò" - affermò Sherlock, con un sorriso angelico non troppo convincente.
"Ron, tienilo d'occhio" - disse Hermione - "Harry, andiamo."
 
Si materializzarono in un vicoletto sulla Merylebone Road. Era buio ormai, e le strade iniziavano a svuotarsi; alcuni negozi avevano già tirato giù le serrande. 
Dopo aver svoltato in Baker Street, Hermione notò che Harry continuava a guardarsi alle spalle con fare guardingo.
"Cosa c'è Harry?"
"Controllo solo che nessuno ci stia seguendo" - rispose lui. 
Arrivati al 221B, suonarono in campanello e poco dopo la signora Hudson aprì loro la porta. Indossava un paio di guanti di gomma verde e un grembiule a fiori.
"Oh, siete gli amici di Sherlock!" - sorrise, dopo averli riconosciuti - "Prego, entrate! Dove l'avete lasciato?"
"È impegnato in un caso" - rispose Harry, dopo un attimo di tentennamento. Non era sicuro che sarebbe stata una buona idea dirle della ferita, così decise di sorvolare - "Temo che non rientrerà a casa stanotte"
"È sempre il solito" - rispose lei, sospirando, mentre chiudeva la porta - "Una volta è stato via una settimana intera - non avevo idea di dove si fosse cacciato - e quando è rientrato era tutto ricoperto di sangue! Non avete idea del disordine.."
Harry pensò che doveva essere un'avvenimento abbastanza comune per Sherlock, poichè la signora Hudson - che se fosse stata qualunque altra persona, si sarebbe angosciata - sembrava, invece, alquanto tranquilla nel parlare di cose simili.
"Signora Hudson, ci dispiace disturbarla così tardi, ma credo di aver dimenticato la mia borsa qui oggi, quando me ne sono andata" - disse Hermione.
"Oh, ma certo!" - l'altra si tolse i guanti e sparì nel suo appartamento. Tornò subito dopo con la borsetta di Hermione. "Eccola qua, cara. L'ho notata e ho pensato di portarla giù nel caso fossi passata a riprenderla" - disse, rendendogliela. "Che buffo, quando l'ho sollevata mi è parso di sentire come un rumore di libri caduti al suo interno! Non è strano?" - aggiunse poi, divertita.
Harry e Hermione si lanciarono un'occhiata eloquente e sfoggiarono entrambi un sorriso tirato.
"La lasciamo tranquilla, signora Hudson" - disse Harry.
"Grazie infinite per la borsa" - la ringraziò di nuovo Hermione.
La padrona di casa li accompagnò alla porta e li salutò con un gran sorriso.
Di nuovo sulla strada, il sesto senso di Harry tornò sull'attenti e, una volta giunti sulla strada principale, il suo sguardo volò dritto al vicolo dal quale lui e Hermione erano venuti e il suo cuore mancò un battito. Si fermò di colpo, afferrandole il braccio. Lei lo guardò interrogativa e lui le fece cenno con la testa di guardare l'imboccatura del vicolo buio. 
Quello che Harry aveva notato erano dei movimenti nell'ombra, come se qualcuno si fosse appostato tra i cassonetti ad aspettarli. Harry ne era certo: erano i Mangiamorte. Non fu felice nel constatare che la sensazione che l'aveva seguito da quando si erano materializzati fosse corretta. 
Strinse l'impugnatura della bacchetta nella sua giacca, e seppe che Hermione stava facendo lo stesso con la sua. 
Harry sapeva che sarebbe stato più sicuro, per loro, smaterializzarsi da dove si trovavano, ma non potevano permettersi di lasciarseli scappare un'altra volta - non quando c'era la possibilità che stessero per attaccare. Così ripresero ad avanzare lentamente finchè non furono nel punto dove i palazzi si dividevano per lasciare spazio a quello stretto tratto di strada; si fermarono di nuovo, gli occhi fissi sulle scure silhouette di tre uomini.
"Sapete..." - disse l'uomo al centro, avanzando di qualche passo - "...non sono queste le ore più adatte per una passeggiata romantica. Potreste incontrare qualche borseggiatore, o qualche ubriacone..." - nel punto in cui si fermò, la luce dei lampioni sulla strada principale riuscì ad illuminargli il volto, ed Harry lo riconobbe come l'uomo che poche ore prima aveva tentando di sparargli - "È difficile trattare con personaggi del genere. Ma voi siete fortunati!" - esclamò, con un battito di mani - "Noi saremo più gentili, e aspetteremo, prima di farvi del male...".
A queste parole, i due Mangiamorte alle sue spalle sfoderarono le bacchette le puntarono contro di loro; istintivamente, Harry e Hermione fecero lo stesso.
"Dovete solo dirci dove si trova.." - continuò Moriarty, con il più falso dei sorrisi dipinto in volto, mentre li studiava con i suoi profondi occhi neri.
"Dove si trova cosa?" - domandò Harry, mostrando sicurezza.
Questa volta, nel sorriso di Moriarty guizzò per un lampo una punta di preoccupazione - "Non fingere che a questa domanda non vi siate già dati una risposta, Harry Potter."
"Diteci dove avete portato qui tre uomini e noi vi diremo dove si trova" - tentò Harry, che in realtà non aveva la più pallida idea di che cosa stesse parlando.
L'altro finse di rifletterci su un momento. "Nah.." - disse poi, con fare annoiato, mentre dalla sua giacca tirava fuori la pistola e la puntava alle loro teste - "Così è troppo semplice.."
Harry deglutì, senza sapere cosa fare, e guardando obliquamente Hermione si accorse del suo respiro affannoso. Aveva paura. Anche Harry ne aveva; non si era mai trovato a fronteggiare un'arma da fuoco prima di quel giorno e - chissà per quale ragione - quel pezzo di ferro riusciva a terrorizzarlo più del pezzo di legno che lui stesso reggeva tra le dita.
"Stiamo perdendo tempo" - li spronò Moriarty, avanzando lentamente verso di loro - gli altri due al suo seguito - "E io inizio ad annoiarmi..."
Un lampo di luce illuminò per un momento il vicolo; prima che Harry potesse realizzare cos'era accaduto, si sentì afferrare per una mano e fu inghiottito dalla smaterializzazione.
 
2.
 
"Harry! Hermione! Che cosa è successo?" - esclamò Ron, balzando in piedi, non apenna li vide rimaterializzarsi e finire a terra con due facce per nulla rassicuranti.
"Si tratta dei Mangiamorte? Hanno attaccato?" - chiese Sherlock, che - ovviamente - non aveva mantenuto la promessa e si era alzato dal divano.
"Non proprio..." - rispose Harry, rialzandosi e tendendo una mano a Hermione per aiutarla.
"Cosa significa non proprio?" - domandò, con urgenza, Sherlock.
"Significa che ci hanno circondati e puntato contro due bacchette e una pistola, ma siamo riusciti a scappare - a proposito" - disse Harry, assumendo un'espressione confusa, rivolgendosi a Hermione - "Come siamo riusciti a scappare?"
"Claudoculus" - rispose lei - "Un antico incantesimo che produce una luce tanto potente da abbagliare momentaneamente gli avversari. L'ho trovato mentre cercavo informazioni sulla Maledizione". Harry le rivolse un sorriso ammirato.
"Hai detto che uno di loro era armato di pistola" - interloquì Sherlock, assottigliando lo sguardo, mentre si accingeva ad entrare nel suo stato di profonda riflessione - "Significa che Moriarty era presente..". Harry annuì e lui continuò, parlando tra sè e sè - "Perchè non hanno attaccato subito?... Perchè non attaccare? - Che cosa volevano?" - domandò poi, rivolgendosi a loro.
"Moriarty voleva sapere dove nascondiamo qualcosa... ma non capisco a cosa diavolo potesse riferirsi!" - rispose Harry, nervosamente.
"Qualcosa... o qualcuno" - mormorò Sherlock. I lineamenti del suo viso si erano distesi nell'espressione di chi ha appena fatto una scoperta promettente e gli brillarono gli occhi. Harry sapeva che, per quanto a lui sembrasse sempre più complesso, per Sherlock quel puzzle stava iniziando, in qualche modo, a semplificarsi.
"Come hai detto?" - lo incalzò, ma quello fece un gesto con la mano borbottando qualcosa tipo "Non è importante" e prese a misurare la stanza a passo svelto, con le mani giunte sotto il mento e i muscoli del viso contratti, nell'evidente sforzo che gli costava tutto quel muoversi.
"Hai portato i libri?" - chiese all'improvviso, fermandosi e guardando Hermione.
"Sì, sono -"
"Perfetto, mettili da parte" - la interruppe - "So esattamente cosa dobbiamo fare."
"Cosa? Ma hai detto che dovevamo fare la ricerca!" - protestò Hermione. Lei e Harry avevano rischiato di farsi ammazzare per prendere quei libri e ora non servivano più - ma certo.
"Non c'è tempo per la ricerca! Svegliate Draco!" - ordinò, senza smettere di fare avanti e indietro.
Ron, Harry e Hermione si scambiarono uno sguardo pieno di confusione e curiosità; poi Harry uscì e si recò al piano superiore a svegliare Draco.
 
"Hai ancora male alla testa?" - chiese immediatamente Hermione, vedendo entrare il biondo, seguito da Harry.
"Dormire mi ha fatto bene. Sto un po' meglio ora" - rispose lui.
"Evitiamo i convenevoli e passimo al dunque" - li zittì Sherlock.
"Quale sarebbe il dunque? Ci vuoi spiegare cos'hai in mente?" - chiese Ron, che iniziava ad infastidirsi per tutta quell'aria di mistero - come se non ce ne fosse stata già abbastanza senza che Sherlock ci mettesse del suo.
Il detective si sfregò le mani e tornò a sedere sul divano - tra Harry e Draco - stringendo un'altra volta i denti per il dolore causato dal movimento. Iniziò a parlare.
"Grazie a quello che è successo questa sera abbiamo la certezza che i Mangiamorte non aspettano altro che noi ci facciamo vivi. Perchè? Perchè vogliono qualcosa che noi abbiamo - e sono certi che noi sappiamo di cosa si tratta."
"E noi lo sappiamo?" - chiese Ron, incerto.
"Sì - beh, io lo so - ma non è necessario che lo sappiamo tutti" - aggiunse in un tono secco, dissuadendo Ron dal porgli ulteriori domande - "Domani li accontenteremo e permetteremo loro di attaccarci."
"Che cosa?" - esclamò Hermione, interdetta - "Se permetteremo loro di attaccarci, come potremo impedire a quei babbani di uccidere qualcuno?"
"Il loro obiettivo principale è momentaneamente cambiato. Se i miei calcoli sono esatti, non metteranno in atto la prova del nove prima di aver ottenuto ciò che vogliono. Il nostro compito è quello di restare buoni finchè non lo otterranno. Risponderemo all'attacco solo quando sguinzaglieranno i babbani - prenderanno due piccioni con una fava, tenendoci impegnati mentre si portano via il loro bottino. "
Quando Sherlock parlava con tanta sicurezza era semplice fidarsi di lui senza fare troppe domande sui particolari, ma nonostante ciò, fu inevitabile che si creasse una sorta d'inquietudine nel non sapere che cosa, esattamente, si sarebbero presi i Mangiamorte.
Rimasero a lungo in silenzio, a meditare sulle parole del detective, mentre lui se ne stava appollaiato sul divano con lo sguardo che scorreva velocissimo, studiando nel dettaglio quel piano che loro non potevano vedere.
Si era fatto molto tardi, così Harry propose di scendere in cucina a vedere cos'aveva preparato per loro Kreacher. Sherlock insistette per restare di sopra e mettersi sui libri, ma alla fine si lasciò miracolosamente convincere - se non a mangiare - perlomeno a far loro compagnia.
Si sedettero così tutti a tavola, tra gli sguardi sconcertati di Sherlock alla vista dell'elfo domestico; i lamenti di Ron su quanto stesse morendo di fame; e l'ansia che attanagliava i loro animi nell'attesa di ciò che sarebbe accaduto il giorno seguente.

 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Eccomi! Ritorno ancora una volta dopo una lunga attesa, perdonatemi!
Inizano a smuoversi le acque, come vedete! Siete curiosi di sapere che cosa accadrà nel prossimo capitolo? ;)
Cooomunque, prima di salutarvi, eccovi un piccolo chiarimento: l'Incanto Claudoculus è una mia invenzione; ho fatto ricorso a quel poco di latino che ancora mi è rimasto in mente, eheh.
Non c'è null'altro da dirvi per oggi.
Questo capitolo è stato faticoso; quella che avete letto è la seconda stesura e, a dire il vero, non ne sono pienamente soddisfatta. Spero che a voi sia piaciuto! Fatemi sapere i vostri pareri, che per me sono sempre importanti! :)
Alla prossima miei cari lettori, e grazie infinite per il tempo che spendete a leggere le cose che scrivo! :-* :-*
 
-Jean
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: JeanRavenclaw