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Autore: Bishoujo Tensai Madoushi    29/04/2016    2 recensioni
Lina è stata ferita e per questo Gourry ha quasi paura a toccarla. Ma è arrivato il momento di tornare intimi...
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Ripubblico questa vecchia fic, pubblicata su un diverso account quando non riuscivo più accedere al mio vecchio account. Buona lettura!
 
 
 
La luna era alta, nel cielo scuro. Lina sospirò, rovesciando la testa sul bordo decorato della piscina e lasciandosi sprofondare nella calda acqua termale. L’aria fresca, che faceva piroettare le foglie autunnali intorno a lei, l’aiutava a mantenere una soglia accettabile di attenzione, mentre il suo corpo andava gradualmente rilassandosi. Non poteva mai abbassare davvero la guardia, neanche immersa in quella pozza bollente circondata da vapore in uno degli alberghi più lussuosi di Saillune, risarcimento di Phil per le gravi ferite che l’avevano quasi mandata in gita con biglietto di sola andata per il paese di L.o.N. Se avesse saputo che genere di demoni si sarebbe trovata a fronteggiare, avrebbe chiesto un compenso maggiore, anche se bisognava ammettere che Phil non era mai stato tirchio sotto quel punto di vista.
 
Era il primo giorno in cui si alzava e si muoveva per davvero, dopo ‘l’incidente’. Incidente di cui, per inciso, ricordava poco. Si toccò assentemente le costole spezzate, premendo con cautela. Non provava più vero dolore ma solo una specie di intorpidimento. Chiudendo gli occhi rivisse gli istanti in cui era partita la lancia magica. Il suono, una sorta di tonfo, che avevano fatto le sue costole. O forse era il grugnito che le era uscito dalla bocca? Nella sua mente quel momento assumeva contorni confusi. Aveva visto il demone lanciarle l’incantesimo? O si era solo accorta tardi? E perché?
 
Era quasi certa di essere caduta addosso a Gourry per poi raggomitolarsi a terra, come un animaletto ferito a morte, il sangue tra i denti e nella gola. Annaspava. Soffocava. Poi buio. Si era svegliata in un letto duro, stretta come una mummia da coperte ruvide, la puzza di erbe che le bruciavano le narici e la gola secca. Gourry era al suo fianco, pallido come un lenzuolo, il viso e la casacca sporchi di terra e sangue. La maga riaprì gli occhi e, raccogliendo le ginocchia, vi appoggiò il viso.
 
La loro vita vagabonda, fino a ieri così avventurosa e speciale, iniziava a preoccuparla seriamente. Ci era andata davvero vicino, questa volta. Quante volte avrebbe avuto la fortuna sfacciata di trovare qualcuno in grado di curare ferite simili? Quanti demoni si sarebbero sentiti attirati dal suo nome e avrebbero provato ad ucciderla? Quanti altri avrebbero fatto come Fibrizo?
 
Scosse la testa, lanciando in giro goccioline dalla frangia, che umida le ricadeva sugli occhi. Basta pensare a cose tristi e basta piangersi addosso. Gourry la aspettava già in camera, ne era sicura. Se lo figurava, seduto sul letto, preoccupato per la sua lunga assenza. Preoccupato per la sua salute. Preoccupato anche di non farle vedere quanto fosse preoccupato. Immaginava i suoi lunghi capelli dorati che scintillavano alla luce delle candele e il suo meraviglioso corpo, forse ancora umido dopo il bagno serale. A quel pensiero Lina sentì calore, un calore diverso da quello dell’acqua in cui era immersa, scaldarle il basso ventre.
 
Bramava il suo corpo e i suoi baci bollenti. Erano molti giorni che non facevano l’amore a causa di quello che era successo.
 
Si alzò di scatto, uscì dalla piscina afferrando uno dei morbidi teli bianchi a disposizione dei clienti dell’albergo e si avviò verso la loro camera, nella mente le sensazioni che mani di Gourry producevano sul suo corpo quando la toccavano, accarezzando dolcemente le sue forme mentre la lingua si insinuava tra le sue cosce, dentro di lei.
 
Lina aumentò il passo, intrecciandosi con dita agili i capelli bagnati.
 
In pochi passi era giunta alla loro stanza e la stava aprendo. Gourry era là davvero, proprio come lo aveva immaginato. Attraverso il vetro della porta che divideva il piccolo ingresso della camera e il letto, vide Gourry seduto sul materasso, con indosso solo i calzoni, immerso nei suoi pensieri. Quando chiuse la porta lui sembrò riscuotersi e le sorrise.
 
“Sei arrivata, finalmente.” Le disse, omettendo sicuramente il seguito. ‘Iniziavo a preoccuparmi.’
 
La camera di letto era illuminata da una moltitudine di candele bianche che accendevano i capelli dello spadaccino di riflessi. Il desiderio di affondare le mani in quella cascata d’oro puro, di baciare le sue labbra era sempre più intenso. Il suo desiderio era adesso quasi un dolore fisico, pulsante. Lo spadaccino nel frattempo si era girato, dandole le spalle. Armeggiava con la sua sacca da viaggio.
 
“Il guaritore… quel… Grey? Greyson? Sì, insomma, mi ha dato un unguento alle erbe da spalmarti quando la ferita esterna fosse ben guarita… non riesco a trovarla in tutto questo casino… comunque poi pensavo di aiutarti a metterla, va bene?”
 
La maga si tastò di nuovo le costole, per sicurezza, ma ancora una volta non avvertì dolore. L’idea di farsi spalmare di crema non era male, anche se non poteva aspettare. Adorava i preliminari ma adesso lo voleva subito.
 
“Certo.” Rispose a Gourry e la sua voce era roca e carica.
 
L’uomo si voltò a nella sua direzione mentre lei lo raggiungeva, il telo ancora stretto addosso. Quando fu davanti a lui, lo lasciò cadere a terra.
 
“Lina?”
 
“Gourry.”
 
Gli sorrise e si avvicinò ancora più, completamente nuda e pronta per lui.
 
“Io non… io non penso che sia una buona idea.”
 
La desiderava. Ne era certa. Ma temeva di farle del male perché l’aveva vista spezzata e sanguinante, perché l’aveva raccolta da terra moribonda, lui che aveva giurato di proteggerla e che sentiva di aver fallito. Lina poteva leggerlo ormai come un libro aperto e sapeva quello che passava nella sua mente come se si trattasse della propria. Doveva cancellare quello sguardo triste e timoroso.
 
“Allora non pensare.”
 
Gli mise le mani sulle spalle e lo abbassò sul letto, sdraiandosi sopra di lui. Puntando le mani sulle coperte si abbassò fino a far premere il suo corpo su quello di lui e si mosse, spingendo i fianchi contro i suoi ancora e ancora. “Non…” sussurrò la bocca dello spadaccino ma quello che diceva il suo cervello contraddiceva la risposta che la maga avvertiva nella durezza del suo membro.
 
Gli leccò le labbra, con colpetti ritmici, per fargliele schiudere e poi, quando lui aprì la bocca, lo baciò in modo vorace. Lui rispose, la lingua che cercava la sua, la accarezzava, la sfidava. La maga interruppe il bacio, sollevandosi appena per sfilargli i calzoni. Doveva averlo subito, doveva sentirlo immediatamente dentro di sé. Lo spadaccino si abbassò i calzoni con urgenza, la stessa che provava lei, fissandola con quegli occhi chiari che adesso erano liquidi di voglia.
 
Sempre a cavalcioni su di lui, prese in mano il suo membro, facendo gemere piano lo spadaccino,e  lo guidò dentro di sé poi, muovendosi lentamente, le mani di lui sui suoi fianchi, iniziò la dolce tortura.
 
  
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