Nel
nostro giardino ti rincontrai
Quella mattina primaverile, quasi
estiva, monsieur Hoberaux non sentiva minimamente il peso della
vecchiaia:
provava infatti un’insolita sensazione di
felicità, si sentiva rigenerato, come
se durante la notte il suo corpo avesse subito una trasformazione.
Appena alzato dal letto
andò verso
lo specchio della sua camera, dapprima il suo sguardo
scivolò con affettuosa
nostalgia sul viso di lei, là sul comò,
sormontato dalla discreta cornice
argentea, poi iniziò ad osservarsi attentamente: non notava
nessun cambiamento
apparente. Le rughe che gli rigavano il volto da ormai più
di trenta anni erano
ancora lì a sbeffeggiarlo, ricordandogli la sua veneranda
età. Si tastò con le
mani come per assicurarsi di essere ben consistente, si
portò all’indietro i
pochi e canuti capelli ormai stopposi che ancora aveva sul capo per poi
rimanere fisso sul suo stesso sguardo riflesso nella superficie lucida
dello
specchio. Quella mattina gli sembrava di avere uno sguardo
più profondo del
solito: i suoi occhi, normalmente di un colore tendente al grigio, quel
giorno
erano di un azzurro intenso simile al colore di un cielo turbinoso,
trasmettevano uno strano senso di superiorità e di
onniscienza, nonché di
tranquillità interiore.
Per il tempo necessario a
quell’accurata osservazione monsieur Hoberaux aveva provato
una lieve
inquietudine, specialmente nella diversità dello sguardo, ma
subito la felicità
e quel senso naturale di leggerezza avevano di nuovo riempito il suo
cuore.
D'altronde era sempre stato un
individuo insolito il signor Hoberaux. Avvertiva un sincero e innato
amore per
la vita e per ogni sua manifestazione, la rispettava in qualsiasi forma
gli si
presentasse e, cosa davvero straordinaria, lo faceva con una
semplicità fuori
dal comune.
Quella calda mattinata con la
sua
solita gaiezza, fiero del cambiamento dello sguardo, dopo aver
consumato
un’abbondante colazione, si vestì con insolita
cura. Indossò un completo bianco
di cotone finemente lavorato e una camicia di seta nera coronando il
tutto con
un paio di scarpe di pelle appena lucidate, un cappello di paglia
anch’esso
bianco con una banda di tela nera e infine un bastone da passeggio nero
con il
pomello argentato che raffigurava la testa di un cavallo.
In quel giorno per lui tanto
importante
aveva deciso di vestire l’abito preferito dalla moglie.
Poco dopo scese
nell’ingresso e
prese lo scatolo rettangolare chiuso con un grosso fiocco rosso
poggiato sul
tavolo. Fu poco prima di uscire nel giardino. Lì si
fermò qualche secondo ad
occhi chiusi ad odorare il profumo dei fiori che circondavano quel
piccolo
spazio verdeggiante. Sentiva le lacrime affiorare per la gioia e per la
malinconia: si ricordava perfettamente quando sua moglie con santa
pazienza
aveva dato origine a quello sprazzo di paradiso terrestre,
coinvolgendolo nel
piantare tutte quelle creature. Si diresse verso il cespuglio di rose
rosse:
erano nel momento di massimo splendore. monsieur Hoberaux ne recise una
e se la
pose nel taschino odorandone prima la corolla. Ora si sentiva davvero
pronto:
guardò verso l’alto sorridente come sempre e
visibilmente emozionato.
Improvvisamente la luce solare
si
fece più forte avvolgendolo, ma lui non ne venne abbagliato,
anzi era come se
lo rifornisse di energia.
Poi la vide, sopra di sé che scendeva
delle scale invisibili c’era sua moglie con indosso una
candida veste lunga,
liscia. Assomigliava ad una sposa. Il signor Hoberaux trovò
che fosse di una
bellezza disarmante, non seppe se era una sensazione provocata dal
fatto che
erano ormai sette anni che non la vedeva, ma si rispose che in fondo la
cosa
non lo interessava più di tanto: lei gli sorrideva e questo
bastava a fargli
dimenticare tutti i problemi che aveva.
-Ciao mio Pierre..-
Lo salutò lei con
una voce che
giunse alle orecchie di lui leggermente vellutata.
-…sono venuta a
prenderti-
Gli riferì con un
sorriso angelico
rimanendo un gradino sopra l’uomo.
-Ti aspettavo mia dolce
Marianne-
-Ho notato, ti sei messo il
mio
vestito preferito-
Rispose lei imbarazzata come
al
primo appuntamento.
-E ti ho anche portato i tuo
cioccolatini preferiti-
Annunciò lui
raggiante.
-Ti ringrazio infinitamente
mio
amato, ma questi lassù non ci serviranno…-
Gli porse la mano, Pierre la
strinse e la raggiunse sul gradino invisibile e non resistette alla
tentazione
di stringerla a sé; i due rimasero lungamente a perdersi
l’uno nello sguardo
dell’altra.
-Ora puoi del tutto affidarti
a
me…-
Gli sussurrò lei,
interrompendo quel silenzio.
-E’ quello che ho
sempre fatto…-
Replicò lui con le
lacrime agli occhi per la contentezza.
Fu allora che lei si
avvicinò, baciandolo lievemente e,
proprio in quell'istante, vennero inondati di una luce divina che li
fece
scomparire.