100 modi per uccidere
Barbabianca
#16
Gioco di carte
Ci
aveva provato con Marco, ma la cosa non era andata affatto a buon
fine. Così Ace non si era dato per vinto, e aveva progettato
di traviare
qualcun altro; qualcuno con lo spirito, forse, meno forte di quello del
Primo
Comandante. Ed era così che si era ritrovato a giocare a
carte nel pieno della
notte, sul ponte buio, fatta eccezione per alcune candele che lui
stesso si era
preso la briga di accendere. Al freddo per colpa di quel caspita di
vento che
si era alzato da mezz’ora buona. Con Satch.
“Tocca
a te fiammifero!” esordì quello, visibilmente
brillo.
Quella
volta Ace aveva fatto in modo che le difese del suo avversario
fossero nettamente più basse della volta precedente. E cosa,
meglio del buon
vecchio alcol, poteva rendere un uomo più vulnerabile? E,
soprattutto,
manipolabile?
“Tiè”
disse con un velato disprezzo, lanciando la carta sul tavolo con
sdegno. Sapeva che non era importante che vincesse, anzi,
più l’avrebbe tirata
per le lunghe e più possibilità avrebbe avuto di
uscirne vittorioso, ma era
davvero sfortunato.
Satch
proruppe in una grossa risata.
“Oh
ho carissimo, mi sa che hai perso!” era tutto gongolante e
rosso, e
si lanciò in una specie di balletto improvvisato.
Ace
colse il momento. Si alzò di fretta, con la scusa di andare
a
sorreggere il barcollante cuoco, e lo diresse verso la cabina del
capitano.
Satch
non si oppose e si lasciò trascinare, sentendosi dire parole
all’orecchio che però non riusciva a comprendere
troppo bene.
“Il
capitano…coltello…dorme…notte…”
quelle le aveva sentite
distintamente, ma non capiva quale senso logico avessero. Non riusciva
minimamente a collegarle tra di loro.
E
intanto Ace continuava con la sua tiritera, sorridendo
perché convinto
di avercela fatta, questa volta.
“Eccoci”
disse tutto felice, una volta che furono arrivati davanti alla
camera di Barbabianca.
“Dove?”
chiese il cuoco, guardandosi freneticamente intorno, non
riuscendo a mettere bene a fuoco cosa lo circondasse.
“Adesso
vai e fai quello che ti ho detto!” lo incitò il
moro, spingendolo
verso la porta. E fu in quell’attimo che Satch
rinsavì, sgranando gli occhi e
mettendo tutti i tasselli al loro posto.
“Tu…il
capitano…il coltello…”
ragionò, per poi scoppiare a ridere
fragorosamente.
“Non
ci pensare nemmeno!” rise ancora, allontanandosi quasi
zoppicando a
causa dell’alcol che gli girava in corpo.
“Non
ci posso credere, stava cercando di…di…insomma,
io uccidere il
babbo!” quelle parole accompagnarono il Quarto Comandante
finché non si dileguò
per il corridoio, lasciando Ace da solo con la sua rabbia per il misero
piano
appena fallito.
Decisamente,
quella ciurma era davvero difficile da corrompere.
L’aria
si beccò l’ennesimo calcio frustrato di Ace.
ANGOLO
DELLA DEMENZA
*Si
sentono cespugli rotolare*
Salve bella gente! Ebbene, il mio spazio
autore è tornato, almeno per ora. L’altra volta
ero stata troppo pigra per
aggiungerlo, e ammetto che avevo paura che il capitolo fosse fuori tema
e completamente
stupido. Beh, non che questo sia da meno, per carità sia
mai! Non posso proprio
smentirmi su queste cose!
Coooooomunque. Ricomincio la mia
tiritera con la solita polemica. Ma prima ringrazio sentitamente tutti
quelli
che lasciano un segno del loro passaggio quando leggono un mio capitolo.
So che la mia raccolta è qualcosa senza
pretese, ma serve (almeno quello era lo scopo principale) per far
ridere, o per
lo meno strappare un sorriso a chiunque la legga. Non ha implicazioni e
complesse trame, anche perché temo che non ne sarei in grado
e comunque non era
affatto mia intenzione. È per lo più qualcosa di
estremamente stupido che solo
io potevo tirare fuori.
Ora, non mi aspetto tutta questa
affluenza, per carità, io scrivo perché mi piace
e perché le mie idee nella mia
testa non ci vogliono stare. Ma quando vedo che la storia è
preferita da cinque
persone, ricordata da due e seguita da diciassette, quando nemmeno un
terzo di
questi lascia una misera recensione, beh, allora qui forse un
po’ la rabbia mi
viene. Se l’avete inserita in una di quelle parti, vuol dire
che comunque un’occhiata
ce la date, e i capitoli non sono mai letti da meno di cento persone.
Con questo
non voglio esaltare me o la mia storia, ed essere poco modesta,
assolutamente;
ma i numeri sono quelli e non mentono (a meno che qualcuno non si
diverta ad
aprire e chiudere la pagina del capitolo innumerevoli volte) e allora
perché
non potete anche spendere semplicemente due parole? Io lo scrivo anche
per voi,
e sarebbe carino e simpatico che mi diceste che cosa ne pensate. Anche
perché
altrimenti la mia storia non sarebbe finita tra quelle che leggete. So
che i
capitoli sono tanti, ma sono ancora all’inizio, ho un ritmo
(purtroppo) molto
lento nell’aggiornare e la storia non è per nulla
impegnativa.
Detto ciò, vi lascio sperando che anche
questo capitolo vi sia piaciuto, e grazie anche per essere giunti fino
a qui!
A presto! :*
P.s. vi voglio bene
comunque! <3